Resta sintonizzato

Cardito

CARDITO, la nuova giunta rischia di saltare ancora. Si punta a commissariare Cirillo

Pubblicato

il

CARDITO – Quella che doveva sembrare una semplice verifica politica sta diventando la fotocopia di quanto avvenuto nel Giugno dello scorso anno, quando la verifica saltò e lì si è capito che il sindaco appena avesse mosso una sola pedina sarebbe crollato il castello. Adesso e già da mesi si parla di verifica politica, ma la nomina dei nuovi assessori viene rimandata da mesi in mesi, prima si parlava di prima del bilancio, poi dopo la riunione di maggioranza, poi appena passata l’approvazione del previsionale, poi quella del consuntivo. Fatto sta che ad oggi si preferisce non muovere nulla per non guastare gli equilibri.

Il quadro si è completato perché si è visto che i partiti se ne fregano delle esigenze del primo cittadino e ormai si muovono solo ed esclusivamente in maniera autonoma e l’unica cosa che li mantiene in equilibrio sono la messa in pratica delle prebende pattuite in campagna elettorale. Il sindaco Cirillo di questa cosa non può non tener conto perché qui ne va della credibilità della sua leadership ma soprattutto c’è il rischio di mandare all’aria anche quanto di buono fatto finora. Ma cosa è successo realmente, perché questi ritardi sulla verifica politica?

Per quanto riguarda il fronte PD: Raffaella Dolente non ne vuole sapere di abbandonare la poltrona e approfitta dei dissidi interni al proprio partito diviso tra chi vorrebbe un assessore di alto profilo e Luigi Fusco che vuole mantenere fede alla promessa fatta al non eletto Nino Brancaccio che seppur bravo non ha un vero e proprio alto profilo e non risulterebbe altro che un contentino elettorale visto che si tratta di un “trombato” delle ultime urne. Dall’altra parte, invece, gli altri pensano al nome di Eugenio Lago, nome di peso ed esperienza, i carditesi lo ricorderanno sicuramente con affetto, visto che sotto il suo assessorato all’ambiente, la raccolta differenziata ha toccato percentuali mai più viste sul territorio carditese. Quest’ultimo inoltre ha dalla sua parte anche un impegno elettorale del sindaco che dovrebbe mantenere. Oltre il Lago, in realtà, all’interno della sede del PD si fanno anche altri nomi altrettanto competenti e professionali che potrebbero tranquillamente ricoprire un ruolo da assessore ma chiunque si accinga a fare nomi trova sul suo cammino comunque una sorta di tappo istituito da Luigi Fusco per i motivi sopra illustrati. Logicamente un’amministrazione autorevole deve uscire da quest’immobilismo ma soprattutto il sindaco Giusppe Cirillo deve prendersi le proprie responsabilità e deve superare il problema di una giunta che ormai si sente precaria da un anno e che nei fatti ha ormai esaurito il suo corso.

Per quanto riguarda Insieme per Cardito, Russo e Michele Fusco, vorrebbero inserire nella lista un nome maschile al solo scopo di far cadere la figura di Antonio Giangrande di “A viso Aperto” che alle ultime elezioni, è bene ricordarlo, prese 400 consensi e solo per un mero calcolo tecnico non è riuscito a rappresentare il proprio elettorato nell’Assise pubblica e allora sollevarlo dall’incarico di assessore sarebbe un ulteriore smacco per il consigliere Giovanni Aprovidolo che durante i due anni di questa consiliatura ha dovuto sopportare qualche mortificazione in più e solo il suo essere umile e consapevole dei danni che può arrecare una sua presa di posizione alla cittadinanza, frena la sua possibilità di poter rappresentare l’unica vera alternativa politica a Giuseppe Cirillo. Viste tutte queste difficoltà, allora il sindaco decide di fermare la giostra e fermare le bocce dei partiti.

In Cardito Democratica la figura di Anna Auriemma era in bilico da tempo visto che una parte dei consiglieri voleva confermarla e una parte la voleva fuori, a tal riguardo si registrano le “minacce” politiche di Amirante che, dopo la figuraccia collezionata in occasione dell’approvazione del bilancio, avverte l’amministrazione di passare all’opposizione ma nessuno gli crede, visto che ha sempre fatto retromarcia quando si trattava di affrontare temi seri come la lotta agli sprechi.

Nel gruppo di Peppe Barra, invece, c’era un impegno che alla prima verifica Cristofaro Salvato, primo non eletto, doveva riempire la casella che doveva lasciare vuota il vice sindaco Castaldo e fare, contestualmente, posto in giunta per un altro nominativo. Impegno saltato, visto che il gruppo consiliare barriano ha confermato il buon lavoro di Castaldo decidendo di farlo restare al suo posto. Però non si capisce, quindi, come mai l’unico gruppo di maggioranza che ha chiesto una verifica politica, alla fine conferma la propria espressione in giunta e si accontenta dell’immobilismo. Sul piano politico si evince che questo gruppo esce con le ossa rotte, e ci si domanda: cosa sta succedendo a questa compagine?

Il dato politico che emerge è quello che i partiti, per nulla in linea con il sindaco, tentano più di ottenere quanto stabilito dagli impegni, il commissariamento di Cirillo, visto che attualmente il primo cittadino non è in grado di stabilire una leadership forte e autorevole che affronti il problema nel migliore dei modi, piuttosto di rifugiarsi nel non cambiare nulla per non guastare. La cittadinanza carditese ha l’esigenza che la politica esca dal pantano e porti avanti il proprio programma, visto che con quest’andazzo si rischia di buttare via anche quanto di buono fatto finora.

Ecco perché la storia si ripete: in vista delle prossime elezioni, l’alternativa a Giuseppe Cirillo sta nella sua stessa maggioranza e quindi si è creata la spiacevole situazione che non si può muovere nulla perché alla prima occasione può crollare tutto e la cosa peggiore resta che parlando con i consiglieri di tutti i partiti, si lamentano dell’andazzo, ma oggi i malumori sono coperti dal fatto che siamo ad appena due anni di amministrazione, insomma troppo presto per decisioni clamorose. Ma il sindaco Cirillo deve sapere che continuando di questo passo e superato qualche altro mese di consiliatura, senza assumere provvedimenti seri, rischia di svegliarsi dal torpore e ritrovarsi solo. Questo è il disegno di chi sta costruendo l’alternativa a Cirillo, questo è il disegno che fino ad oggi, il sindaco non riesce a contrastare.

Cardito

CARDITO. Il Consigliere Russo attacca il Sindaco sul tema staff personale, riportando dati falsi

Pubblicato

il

CARDITO – Non sempre un giornalista critico della politica entra nel merito del dibattito pubblico se non per evidenziare le fake news legate alla demagogia spicciola che possono uscire fuori dalle dichiarazioni degli addetti ai lavori.

È quanto successo pochi minuti fa nel comune del cardellino con le dichiarazioni del Consigliere Andrea Russo che affrontando un tema demagogico come quello dello sperpero di denaro pubblico legato all’assunzione degli organi formanti lo staff del Sindaco, dichiara, attraverso un video postato sui social, alcune falsità al solo scopo di alimentare rabbia e impopolarità nella figura del primo cittadino. Ma andiamo ad analizzare i fatti.

Andrea Russo nel suo video asserisce che il Sindaco Giuseppe Cirillo abbia portato il numero dei formanti lo staff da 3 a 5 soggetti, lasciando intendere una volontà da parte del primo cittadino su un ulteriore esborso di denaro pubblico. Nulla di più falso. Gli staffisti nel comune gialloblu sono sempre stati tre. All’inizio furono assunti Andrea Fisher – staffista storico – Vincenzo Russo, Nicola Di Micco e Biagio Barra, poi si decise di nominare il Di Micco dirigente dell’ente sfruttando l’Art. 110 del Tuel, liberando così una casella dal capitolo di bilancio posto in essere sullo staff del Sindaco. Da allore quella casella è rimasta vuota per parecchi mesi, facendo risparmiare, in realtà, soldi ai contribuenti.

Oggi il primo cittadino, vuoi perché oberato di lavoro, vuoi perché abituato ad avere la segreteria con impegni suddivisi su tre elementi, ha pensato bene di assumere due figure part-time. Praticamente la casella lasciata vuota da Di Micco sarà riempita da altri due staffisti allo stesso costo di sempre da parte dell’ente.

Il dato politico che esce fuori è quasi pari a zero. A queste latitudini si cerca di fare opposizione sul nulla. Si comprende e va bene il gioco delle parti, ma non si può parlare a distanza di tre anni dopo aver passato gli stessi anni tra i banchi di maggioranza accompagnati dal mutismo selettivo cronico e svegliarsi su questioni, inesistenti tra l’altro, solo ora e per giunta raccontando frottole. Ci aspettiamo altro da un professionista come Andrea Russo che in quanto tale dovrebbe anche capire che anche il confronto con i comuni limitrofi non regge. Gli altri enti non hanno a capo un Sindaco che deve destreggiarsi tra impegni locali e metropolitani, quindi che ben vengano occhi vigili sul territorio atti ad arginare facili distrazioni o dimenticanze. Non mi si venga neanche ad incolpare il primo cittadino per la doppia carica, dato che la sua visione sovracomunale è sotto gli occhi della città e la ricezione di decine di milioni di euro non è da tutti.

Continua a leggere

Afragola

Stupri, violenze e omicidi. Facile fare il prete anticamorra con la legge che li obbliga a non denunciare

Pubblicato

il

Facile fare il prete di periferia negli addensamenti di povertà a nord di Napoli. Basta avere l’ambizione di andare a colmare un vuoto lasciato dalla politica e dalle istituzioni con l’aiuto della fede e della toga e un po’ di predisposizione all’egocentrismo. Aspettare che un tragico evento si verifichi e attendere, inesorabilmente, lo stuolo di colleghi giornalisti che, non sapendo chi intervistare, dato che a queste latitudini la politica è sempre assente per autoimplosione, si rivolgono al personaggio più populista e demagogo rimasto sul territorio.

Allora la riflessione che voglio fare oggi, così come esposta ai tempi dei fatti che riguardarono l’omicidio di Fortuna Loffredo è: la Chiesa che da secoli cerca di colmare i vuoti creati dalla cecità dei governatori sarebbe in grado di aiutare, fattivamente, le vittime di questi efferati delitti?

Tutti noi sappiamo che secondo l’art. 200 c.p.p. la legge italiana rispetta il segreto confessionale tanto che stabilisce che: il sacerdote a cui è stato confessato un reato NON può essere obbligato a essere chiamato come testimone in un processo. Al contrario, come recita l’art. 622 c.p., violare il segreto confessionale potrebbe costituire reato: il sacerdote che dovesse violare il segreto confessionale per un qualsiasi motivo NON previsto dalla legge, rischia la reclusione fino a 1 anno e una multa che può variare tre le € 30 e le € 516.

D’altro canto, invece, è pur vero che la Corte di Cassazione con la sentenza n. 6912 del 14 gennaio 2017 ha chiarito che il sacerdote che NON DEVE violare il segreto confessionale è tenuto a collaborare con la giustizia. Il segreto confessionale cade nel momento in cui il fedele confessa di essere, ad esempio, stata vittima di violenza. Il sacerdote che, in sede di processo, si rifiuta di testimoniare o mente durante la deposizione rischia la reclusione fino a 6 anni per il reato di falsa testimonianza.

La differenza sta proprio qui! Se a confessare il reato è chi commette il reato? Allora vale la prima ipotesi, ossia, il prete è tenuto a non denunciare ciò che gli è stato riferito in confessione. Ma questo principio ecclesiastico, condiviso anche dalle norme laiche della nostra Costituzione, in verità, quanta carità cristiana serba in sé?

Facendo un’opportuna riflessione sociologica, da anni il tema della religiosità dei mafiosi, o dei criminali in generale, apre lo scenario a molteplici piani di analisi: da una parte, occorre chiedersi che significato assumono le devozioni e le ritualità religiose e che ruolo svolga il ricorso alla fede all’interno di certi contesti, dall’altra è indispensabile valutare le posizioni che la Chiesa ha progressivamente espresso nella storia. Lo studio delle organizzazioni mafiose lascia emergere il dato piuttosto singolare di una religione che diventa strumento di legittimazione, offrendo motivazioni agli atti criminosi, alleviando le paure e le angosce nutrite dagli affiliati per il proprio destino personale. Ed è per questi motivi che si può benissimo pensare che anche un reato come lo stupro può facilmente essere confessato ad un protettore di anime.

Allora la domanda sorge spontanea: a quali responsabilità la Chiesa espone un prete di periferia, pastore di un addensamento di povertà come quella del Parco Verde? Quale peso deve sopportare un prete anticamorra se tali principi lo devono, per forza maggiore, relegare alla figura di un inerme testimonial della lotta? Ma soprattutto come si sentirebbe l’uomo che alberga sotto la toga a sapere di essere stato costretto a non evitare tale scempio?

Allora l’ultima osservazione che vorrei fare è quella del ruolo della Chiesa nella società moderna. Forse, dico forse, con tutta la modestia possibile, sarebbe il caso di far scendere realmente in trincea chi, almeno a parole, dichiara di voler salvare la vita alla povera gente su questo umile pianeta e far sì che chi sappia denunci immediatamente.

Continua a leggere

Caivano

Colpite delle auto di una concessionaria durante una sparatoria a Cardito

Pubblicato

il

Ieri notte alle ore 2:20 circa a Cardito, i carabinieri di Caivano sono intervenuti a via I Maggio angolo via della Repubblica per una segnalazione di colpi d’arma da fuoco. Alcuni colpi di arma da fuoco sono stati sparati verso 4 auto che erano all’interno di un concessionario, 7 i fori causati. Sono in corso le indagini della vicenda.

Continua a leggere

Popolari

Copyright © 2020 Minformo - Testata giornalistica reg. 20/2016 Tribunale Napoli Nord - Direttore Responsabile Mario Abenante - info@minformo.com - Privacy Policy