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Cardito

[EDITORIALE] CARDITO, una città ostaggio dell’ignoranza sostenuta dall’inciucio politico

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CARDITO – Se non fosse stato toscano e se non avesse avuto il sogno di vedere, anche lui, l’Italia unita, ma sarebbe vissuto ai giorni nostri a Cardito, Dante al Canto VI del Purgatorio ne “La Divina Commedia” avrebbe scritto così: “Ahi serva Cardito, di dolore ostello, nave senza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello!”.

Infatti negli ultimi due giorni, sembra di vivere proprio in una scena dantesca. Già nello scorso articolo ho avuto modo di descrivere quanto le vicende politiche carditesi non fossero torbide come quelle legate al comune di Grumo Nevano o del vicino Caivano. Eppure sembra che quella parte politica dentro e fuori le mura continua ad alimentare, ad insinuare e a sperare nella venuta di una Commissione d’Accesso. Ma è mai possibile che questi politici, anche loro cittadini carditesi, non si rendono conto di quanto male fanno nell’alimentare queste fake news? Non contenta, una certa opposizione fuori le mura ha costituito una vera e propria macchina del fango che punta le proprie bocche di fuoco all’indirizzo del primo cittadino. Quest’opposizione, in realtà, ha trasformato i propri contatti giornalistici attraverso i loro servi sciocchi in mezzi di propulsione. Tanto è vero che come scriveva un noto politico del territorio, Cardito è un piccolo paese dove tutti conoscono tutti, ed è proprio per questo che si riesce tranquillamente ad individuare la matrice di questa falsa notizia della Commissione d’Accesso partita da Cronache di Napoli. Proprio perché la geografia dell’informazione a nord di Napoli è ben conosciuta. Per non parlare dei legami che intercorrono tra le piccole testate, blog locali e quotidiani rinomati come “Cronache di Napoli”. Infatti nella maggior parte dei casi, quando una testata o un blog locale  – diverso da Minformo che ha la presunzione di ritenersi un mezzo di diffusione primario perché legato ad altri concetti di comunicazione – vuole dare maggiore amplificazione ad una notizia, sfrutta proprio questi canali per dare ampio respiro alla sua informazione, o fake news come in questo caso. Proprio perché magari così si favorisce la corrente politica che gli consente il sostentamento. Ed è proprio in virtù di queste mie informazioni che il cittadino carditese dovrebbe cominciare a domandarsi come fanno a sostenersi certi blog che ultimamente stanno nascendo come funghi, ma soprattutto se quei pochi sponsor – in alcuni casi anche senza alcun sponsor – presenti sul blog riescono a sostenere la professione del giornalista o del Responsabile, ma soprattutto se questi ultimi emettono regolare fattura nei confronti dei loro pochi sostenitori.

E’ dietro tutto questo vuoto d’informazione legittima e veritiera che si registra il torbido, il fango che puntualmente viene sparato all’indirizzo di chi fino ad oggi – e lo ripeterò all’infinito – è l’unico a detenere una forte e salda leadership politica a Cardito. Allora perché non misurarsi sul campo? Se davvero ci sono politici in gamba e più preparati dell’attuale sindaco Giuseppe Cirillo, perché non affrontarlo direttamente tra due anni in una sana competizione elettorale? Ovviamente se davvero il primo cittadino o qualche altro amministratore abbia davvero legami con la malavita è giusto che paghi e che l’amministrazione venga sciolta in maniera preventiva. Ma da che mondo è mondo non ho mai visto che una notizia del genere esca da illazioni fatte a mezzo stampa ancor prima di aver raccolto informazioni certe dalla Magistratura. Ecco perchè, Minformo e il sottoscritto, amanti della verità, cerchiamo di difendere con i denti, fino a prova contraria, l’onorabilità e la moralità del sindaco Cirillo e di tutta la comunità carditese.

Diversamente invece, stanno facendo alcuni giornalisti – muniti di tesserino da giornalista e solo per questo l’albo li dovrebbe radiare – e politici locali. La cosa triste è che questi hanno visto i propri natali nella città che stanno tentando di marchiare a vita con l’etichetta di “camorra”. Tutti i politici di governo, compresi quelli dissidenti, han cercato di fare quadrato intorno a queste notizie destabilizzanti, tranne due: Marco Mazza e Francesco Pisano. Quest’ultimo addirittura cavalca l’onda e butta benzina sul fuoco pubblicando un post provocatorio sul suo profilo Facebook all’indirizzo dell’amministrazione.

Post del consigliere Francesco Pisano

Post del consigliere Francesco Pisano

Infatti nel suo post l’avvocato carditese insinua che chi si sta preoccupando di questa notizia, se proprio non ha nulla da nascondere, non si dovrebbe preoccupare dell’arrivo di un’ipotetica commissione d’accesso e che i giornalai – forse ce l’ha con me – che parlano a difesa non sono altro che uno strumento corrotto per favorire il sistema. Ma quale sistema? Ancora a parlare – anche nel post di oggi – di associazione a delinquere all’interno della maggioranza? Ma se ne è così convinto e se davvero conosce le persone  poco raccomandabili che hanno avuto rapporti diretti o indiretti con questa amministrazione comunale, allora perché non va prima a denunciare tutto alle autorità e poi ci fa sapere chi sono queste persone poco raccomandabili e soprattutto chi sono i politici che instaurano i rapporti con costoro? Se proprio non lo vuole dire ai giornalai, si può sempre fidare di quelli tesserati che tessono rapporti con i quotidiani rinomati e che sostengono i propri blog con entrate economiche discutibili. Purché, da buon politico qual è, renda edotta la cittadinanza carditese e soprattutto il suo elettorato che, dal momento che non l’ha visto sindaco, si aspetta che l’avvocato carditese facesse una sana opposizione per il bene di Cardito e non si limitasse solo ad alimentare la macchina del fango.

Per non parlare dei politici di criptopposizione che si nascondono dietro profili fake e che cercano di destabilizzare l’ambiente chiedendo cose inesistenti come la smentita di una notizia falsa. Logicamente solo un cittadino ignaro potrebbe credere ad un’affermazione del genere. Solo un cittadino che abbia una mente non pensante, quel tipo di cittadino che questi politici amano corrompere, potrebbe credere alle affermazioni di un profilo social falso. Allora mi domando, perché questi politici si nascondo dietro maschere digitali? Davvero covano il sogno di portare così in basso una nobile arte come quella della Politica? Ma soprattutto davvero questi politici sono così colti e intelligenti come qualche servo sciocco del dio denaro osa affermare? Non credo proprio. Un cittadino intelligente, sa riconoscere la matrice di una notizia. Riesce a individuare come nasce una notizia, chi la scrive e chi la sostiene. Chi perpetua queste strade non sono altro che quei politici che si servono di giornalisti in cerca di un impiego o di qualche sorso di birra al caldo chiuso in un pub, che credono ancora di poter prendere in giro la cittadinanza.

Che sia chiaro, io non difendo proprio nessuno. Le mie sono sempre opinioni personali legate al confronto sulla veridicità dell’informazione e alla conoscenza del territorio. Minformo è e resterà un organo libero ed indipendente che si mantiene sul fatturato della propria casa editrice e sul fatturato del suo concessionario pubblicitario. A differenza di altri organi di stampa è amante della verità e garantista in assoluto. Siamo pronti a chiedere scusa ai denigratori di oggi laddove qualche governante venisse beccato con le mani nella marmellata. Ma voi denigratori intanto, privi di prove che confutano ciò che affermate, cominciate a chiedere scusa a Cirillo e a Cardito.

 

Afragola

Stupri, violenze e omicidi. Facile fare il prete anticamorra con la legge che li obbliga a non denunciare

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Facile fare il prete di periferia negli addensamenti di povertà a nord di Napoli. Basta avere l’ambizione di andare a colmare un vuoto lasciato dalla politica e dalle istituzioni con l’aiuto della fede e della toga e un po’ di predisposizione all’egocentrismo. Aspettare che un tragico evento si verifichi e attendere, inesorabilmente, lo stuolo di colleghi giornalisti che, non sapendo chi intervistare, dato che a queste latitudini la politica è sempre assente per autoimplosione, si rivolgono al personaggio più populista e demagogo rimasto sul territorio.

Allora la riflessione che voglio fare oggi, così come esposta ai tempi dei fatti che riguardarono l’omicidio di Fortuna Loffredo è: la Chiesa che da secoli cerca di colmare i vuoti creati dalla cecità dei governatori sarebbe in grado di aiutare, fattivamente, le vittime di questi efferati delitti?

Tutti noi sappiamo che secondo l’art. 200 c.p.p. la legge italiana rispetta il segreto confessionale tanto che stabilisce che: il sacerdote a cui è stato confessato un reato NON può essere obbligato a essere chiamato come testimone in un processo. Al contrario, come recita l’art. 622 c.p., violare il segreto confessionale potrebbe costituire reato: il sacerdote che dovesse violare il segreto confessionale per un qualsiasi motivo NON previsto dalla legge, rischia la reclusione fino a 1 anno e una multa che può variare tre le € 30 e le € 516.

D’altro canto, invece, è pur vero che la Corte di Cassazione con la sentenza n. 6912 del 14 gennaio 2017 ha chiarito che il sacerdote che NON DEVE violare il segreto confessionale è tenuto a collaborare con la giustizia. Il segreto confessionale cade nel momento in cui il fedele confessa di essere, ad esempio, stata vittima di violenza. Il sacerdote che, in sede di processo, si rifiuta di testimoniare o mente durante la deposizione rischia la reclusione fino a 6 anni per il reato di falsa testimonianza.

La differenza sta proprio qui! Se a confessare il reato è chi commette il reato? Allora vale la prima ipotesi, ossia, il prete è tenuto a non denunciare ciò che gli è stato riferito in confessione. Ma questo principio ecclesiastico, condiviso anche dalle norme laiche della nostra Costituzione, in verità, quanta carità cristiana serba in sé?

Facendo un’opportuna riflessione sociologica, da anni il tema della religiosità dei mafiosi, o dei criminali in generale, apre lo scenario a molteplici piani di analisi: da una parte, occorre chiedersi che significato assumono le devozioni e le ritualità religiose e che ruolo svolga il ricorso alla fede all’interno di certi contesti, dall’altra è indispensabile valutare le posizioni che la Chiesa ha progressivamente espresso nella storia. Lo studio delle organizzazioni mafiose lascia emergere il dato piuttosto singolare di una religione che diventa strumento di legittimazione, offrendo motivazioni agli atti criminosi, alleviando le paure e le angosce nutrite dagli affiliati per il proprio destino personale. Ed è per questi motivi che si può benissimo pensare che anche un reato come lo stupro può facilmente essere confessato ad un protettore di anime.

Allora la domanda sorge spontanea: a quali responsabilità la Chiesa espone un prete di periferia, pastore di un addensamento di povertà come quella del Parco Verde? Quale peso deve sopportare un prete anticamorra se tali principi lo devono, per forza maggiore, relegare alla figura di un inerme testimonial della lotta? Ma soprattutto come si sentirebbe l’uomo che alberga sotto la toga a sapere di essere stato costretto a non evitare tale scempio?

Allora l’ultima osservazione che vorrei fare è quella del ruolo della Chiesa nella società moderna. Forse, dico forse, con tutta la modestia possibile, sarebbe il caso di far scendere realmente in trincea chi, almeno a parole, dichiara di voler salvare la vita alla povera gente su questo umile pianeta e far sì che chi sappia denunci immediatamente.

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Caivano

Colpite delle auto di una concessionaria durante una sparatoria a Cardito

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Ieri notte alle ore 2:20 circa a Cardito, i carabinieri di Caivano sono intervenuti a via I Maggio angolo via della Repubblica per una segnalazione di colpi d’arma da fuoco. Alcuni colpi di arma da fuoco sono stati sparati verso 4 auto che erano all’interno di un concessionario, 7 i fori causati. Sono in corso le indagini della vicenda.

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Cardito

CARDITO. L’uscita dei quattro di FI dalla maggioranza era un processo che andava consumato

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CARDITO – Questione di tempo! Questa è la sintesi giusta che si possa fare a chi da tempo cerca di strumentalizzare attaccando con pochi e futili argomenti l’Amministrazione Cirillo sull’obbrobrio politico che si stava consumando in maggioranza, facendo registrare contestualmente due partiti che ideologicamente e storicamente sono sempre stati agli antipodi, ossia PD e Forza Italia.

La stortura ovviamente non è nata dalla volontà del Sindaco Cirillo ma dalle scelte politiche, seppur legittime, di quattro consiglieri comunali che eletti in diverse liste civiche di sinistra che appoggiavano la candidatura del Sindaco Cirillo, scelgono un altro percorso politico, tradendo di fatto l’elettorato, andandosi a rifugiare sotto l’effige azzurra del partito di Silvio Berlusconi. Ma questa oramai è storia nota all’ombra di Palazzo Mastrilli. Veniamo adesso ai giorni nostri.

Ai quanti volevano strumentalizzare sulla coesistenza in maggioranza dei due partiti PD-FI si può solo rispondere che bisognava che maturassero i processi. La scissione è arrivata in maniera fisiologica, un po’ come avviene all’Università con la selezione naturale di chi porta al termine il proprio percorso di studi, così i quattro consiglieri Giovanni Aprovidolo, Orlando De Simone, Giuseppe Mirone e Andrea Russo hanno scelto il modo e il momento più sbagliato possibile per comunicare alla città la loro volontà di passare all’opposizione e di non condividere più le scelte dell’Amministrazione.

Le motivazioni che danno nel documento redatto e pubblicato ieri a mezzo social – contestualmente all’evento della Festa della Liberazione che l’Amministrazione stava svolgendo all’interno di un altro evento riuscitissimo sul territorio della quattro giorni della 29^ edizione della Sagra delle Fragole e degli Asparagi e dell’avvio della promozione social dell’evento del concerto del primo maggio che vedrà come special guest la band musicale “The Kolors” quando si è registrato, forse, l’apice più alto della popolarità del Sindaco Cirillo e della sua Amministrazione – lasciano il tempo che trovano apparendo come degli stucchevoli e futili tentativi di destabilizzazione atti solo a creare un peso, che nei fatti, i quattro hanno dimostrato di non possedere e passo subito all’illustrazione dei fatti.

I quattro consiglieri nella missiva scrivono che i due assessori Michele Fusco (delega al personale) e Avv. Angela D’Agostino (delega al bilancio) pur confermando al primo cittadino il loro voto favorevole alla proposta di bilancio, chiedevano al Sindaco e ai colleghi di giunta di posticipare l’adozione dell’atto al giorno successivo, al solo fine di approfondirne il contenuto, essendone i proponenti.

Da qui già tutte le stranezze del caso. A cosa serve chiedere un giorno in più di valutazione se già si è dichiarato di voler votare a favore? Ma poi. Chi meglio dell’Assessore al bilancio potrà mai conoscere il bilancio? Perché chiedere di posticipare un giorno? Ma soprattutto. Cosa sarebbe cambiato in un giorno se già si sa che bisogna votarlo?

In realtà quello che sarebbe cambiato in un giorno l’abbiamo scoperto raccogliendo alcune indiscrezioni in esclusiva. Aspettare qualche giorno, voleva dire arrivare ad alcune scadenze burocratiche per le quali si rischiava di finire sotto la scure del sollecito prefettizio e contestualmente diventare causa e soluzione dello stesso problema, con la speranza di aumentare un peso politico che fino ad allora non si possedeva. Un peso che avrebbe consentito loro di continuare a tirare la giacca del Sindaco, ancor di più rispetto a quanto fatto finora.

Siccome il primo cittadino, conquistandosi i galloni sul campo, prima da Sinadco autorevole e poi da vicesindaco metropolitano, non se l’è sentita di subire ulteriori ricatti e siccome il processo di scissione era già stato avviato dagli stessi protagonisti scegliendo di ripararsi sotto l’ala protettiva del cavaliere d’Italia, ha ritenuto opportuno, dopo un serio faccia a faccia con gli assessori in questione, avvertire che visti i tempi ristretti e se non si fossero ravveduti dalle futili motivazioni dichiarate, si sarebbe visto costretto a revocare loro le deleghe per motivi politici. I loro consiglieri di riferimento, evidentemente non ci hanno creduto e la fascia tricolore ha dovuto far proseguire i fatti alle proprie parole.

Alla fine il primo cittadino prende due piccioni con una fava. Si divincola dall’imbarazzo di avere in un’Amministrazione targata centrosinistra una rappresentanza di Forza Italia e relega all’opposizione, scrollandoseli di dosso, quattro consiglieri dediti alle continue richieste.

Ancora una volta il dato politico che si registra è quello di avere a che fare con una classe dirigente personalistica e sprovveduta. Quello che hanno guadagnato i quattro consiglieri con la loro azione politica è un pugno di mosche, con la conseguente perdita dei due assessori mai più riproponibili anche laddove gli stessi consiglieri facessero un’azione di apertura per un nuovo rientro in maggioranza. Michele Fusco e l’Avv. Angela D’Agostino, che secondo regole non scritte della politica, si sarebbero potuti salvare se solo avessero rimesso le loro dimissioni nelle mani del Sindaco che, dichiaratosi già garante politico, avrebbe avuto l’obbligo morale di intavolare una riflessione col partito di appartenenza con il probabile rientro della discussione con tanto di dichiarazioni formali da dare in pasto all’opinione pubblica. Invece no, da puri esperti sprovveduti, hanno voluto alzare un fronte, facendo un affronto alla fascia tricolore perdendo, come si dice in gergo, “a Filippo e il paniere”.

Secondo altre indiscrezioni dell’ultim’ora pare che i quattro siano già pentiti delle scelte fatte e della strategia adottata, e che a tutti i costi vorrebbero ricucire con la maggioranza, anche perché consapevoli che il Bilancio è stato condiviso anche con loro.

Non solo pentiti, in realtà avrebbero già un piano di rientro, sul come accordarsi col Sindaco Cirillo e indicando altri due nomi di assessori, il primo è quello di Pompeo D’Agostino, papà dell’Assessora al bilancio dimissionario, nome questo atto a mantenere in piedi gli accordi pre-elettorali con Andrea Russo e il secondo quello di una donna che sostituirebbe nei fatti Michele Fusco e contestualmente andrebbe a riempire la casella della quota rosa prima occupata proprio dall’ex Assessora D’Agostino. Su questa ipotesi, a quanto pare, ha già fatto sentire la propria voce con i suoi l’ex vicesindaco Michele Fusco che attenendosi agli ordini di scuderia si è visto fuori da tutti i giochi. Vi terremo aggiornati sulla vicenda.

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