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Terra dei fuochi: la menzogna delle menzogne. Intervista a Paola Dama

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Paola Dama, nata a Napoli, è dottore di ricerca in oncologia molecolare e farmacologia all’ University of Chicago.

Laureata nel 2009 con lode all’Università Federico II di Napoli in Scienze Biologiche, ha svolto la sua tesi sperimentale in terapia genica[1] nel gruppo del prof. Andrea Ballabio all’Istituto Telethon TIGEM di Napoli. Qualche anno prima è stata docente del corso di laurea Fisiologia Sperimentale alla Facoltà di Biologia Marina a Torre del Greco (NA) lavorando volontariamente come assistente universitaria al Dipartimento di Fisiologia nel gruppo di ricerca del Prof. Claudio Agnisola. Nel 2010 si trasferisce prima a Ferrara nel laboratorio del Prof. Stefano Volinia impegnata nello studio dei miRNA ed il loro ruolo in oncologia[2], per poi emigrare a Columbus (Ohio, USA) ed ottenere il titolo di dottore di ricerca nel 2013 al Comprehensive Cancer Center (The Ohio State University) nel laboratorio del Dr. Carlo Croce. Per quasi due anni, fino alla primavera del 2015 è stata postdoc nel laboratorio del Dr Paul Goodfellow, studiando i meccanismi molecolari della tumorigenesi del cancro dell’endometrio.

  1. Ciao Paola, sarò diretto, quali menzogne si nascondono dietro l’affare della Terra dei Fuochi?

 Lo hai perfettamente definito: l’affare. La menzogna delle menzogne è aver descritto il nostro territorio come una Terra Maledetta, senza speranza. Da qui sono nate, poi, le diverse speculazioni sulla faccenda che è assolutamente reale per quello che concerne lo smaltimento illegale dei rifiuti tramite combustione. Ma da una questione di tipo amministrativo, gestione e raccolta dei rifiuti, ed un inefficace controllo del territorio da parte delle forze dell’ordine, si è finiti per creare una serie di problematiche che invece di focalizzare l’attenzione sulla risoluzione del problema, caratteristico della nostra regione,hanno portato ad un disastroso e avvilente caos mediatico che non ha aiutato affatto la popolazione. Per far fronte ai gravi problemi economici di una regione che non riesce nemmeno a garantire il minimo sostegno alle famiglie più disagiate e povere, bisogna intervenire attraverso campagne corrette di educazione e best practice. Conosciamo, ad esempio, i gravi tagli alla spesa sanitaria e mai come oggi è fondamentale avere supporto adeguato da parte di centri preposti. Viviamoin una regione senza infrastrutture adeguate, assistendo in questi anni ad un incremento della densità abitativa in zone agricole divenute agglomerati urbani senzaalcun piano regolatore. Il problema dell’abusivismo in Campania e del lavoro nero costituiscono un’altra piaga della nostra regione da contrastare per tutta una serie di conseguenze che spesso nemmeno i cittadini conoscono. Potremmo continuare oltre. Ecco appunto comeuna questione estremamente complessa, su cui sarebbero necessari anche interventi impopolari che ovviamente nessun politico ha intenzione di assumersene la responsabilità, vienesemplificata in una definizione unica: La Terra dei Fuochi. Negli ultimi anni quindi abbiamo investito fondi, risorse umane, investimenti per risolvere non il problema, che purtroppo insiste, ma quelli scaturiti da esso mediaticamente.

  1. C’è correlazione tra la Terra dei Fuochi e i rifiuti intombati? Cioè, l’inquinamento da diossina prodotto dalla combustione dei rifiuti, può procurare gli stessi effetti, a livello di salute, dei rifiuti che giacciono nel sottosuolo?

 Dal 2012 abbiamo iniziato a credere, dopo le dichiarazioni di Schiavone, alla correlazione rifiuti= terreno contaminato=frutta e verdura avvelenata. Ci abbiamo messo almeno 4 anni a far capire alle persone, molte delle quali non ancora convinte, che il comparto agroalimentare ha subito piuttosto un gravissimo attacco mediatico. Anche in questo caso, la semplificazione ci ha solo depistato dai veri problemi.  Per capire adeguatamente gli effetti dell’esposizione all’inquinamento ambientale dobbiamo tener conto non solo dellevie di esposizione, ma anche della capacità di assorbimento e della suscettibilità individuale.

Riguardo ai rifiuti intombati, anche un massiccio carico di inquinanti non presuppone che ci sia un reale rischio sanitario. Possiamo fare riferimento alla normativa del D.Lgs. 152/2006, per cui l’abbandono di rifiuti e la presenza di una discarica abusiva non prefigurano alcuna correlazione deterministica tra rifiuti e contaminazione richiedendo appunto ulteriori indagini nella determinazione delle concentrazioni di soglie di rischio e alla biodisponibilità dell’elemento.

Sui danni alla salute determinati dall’inquinamento atmosferico c’è ormai un’enorme mole di ricerche scientifiche, concordi nell’evidenziare l’effetto negativo dell’inquinamento atmosferico sulla salute. In Campania alle emissioni veicolari, che risultano la principale fonte di inquinamento atmosferico, a quelle delle attività industriali, del riscaldamento domestico, delle centrali termoelettriche, dell’agricoltura, si sommano quelle dei roghi di rifiuti creando un condizione di inquinamento di particolare gravità, per di più poco e male monitorata e non affrontata, sia dall’amministrazione regionale che da quelle comunali, come la gravità della situazione meriterebbe. Ad ogni modo, secondo stime dell’Organizzazione mondiale della sanità il fumo di sigaretta è all’origine del 71% dei casi di cancro polmonare (con 5,1 milioni di decessi nel mondo), mentre allo smog è attribuibile l’8% dei casi (pari a 1,2 milioni di decessi).

La maggior parte degli scenari di inquinamento ambientale è caratterizzata da esposizioni multiple, basse concentrazioni ed elevata diffusione e variabilità spazio-temporale. Queste caratteristiche rendono difficoltoso il processo di valutazione del rischio sanitario. L’inquinamento del territorio regionale è caratterizzato dalla distribuzione di fonti di inquinamento tra loro estremamente diverse per dimensione e caratterizzazione (le migliaia di discariche di rifiuti industriali e nocivi per molte delle quali non si conosce ancora l’esatta caratterizzazione, oltre alle attività produttive a rischio). In Campania, dopo aver individuato e caratterizzato microaree di esposizione, si stanno avviando nuovi studi di Biomonitoraggio umano (SPES) sulla valutazione del rischio connesso all’esposizione a xenobiotici, che potrebbe diventare maggiormente realistica grazie alla misura della quantità di contaminante effettivamente presente nell’organismo. Su questo ovviamente aspetteremo gli esiti ed approfondiremo in futuro.

  1. Ho letto che alcune sostanze ritenute tossiche contenute nell’acqua della falda acquifera campana, sono oltre la soglia ma che è un aspetto del tutto naturale. Ci potresti spiegare questa cosa?

 Sostanze come fluoruri, manganese, arsenicosono naturalmente presenti nella falda della piana vulcanica campana, così come nei suoli; fanno parte del cosiddetto “valore di fondo naturale per i principali inquinanti”, infatti è proprio l’elevata presenza di elementi minerali uno degli indici della particolare fertilità dei suoli di Campania Felix. La loro definizione riveste un ruolo importante infatti, per una corretta interpretazione delle anomalie e attribuirne con certezza l’eventuale origine antropica è necessario definire preventivamente i suddetti valori, cioè la soglia di concentrazione di una sostanza, corrispondente all’assenza di alterazioni antropogeniche.L’assenza di norme nazionali per i terreni e acque ad uso irriguo nonché la mancata pubblicazione dei valori di fondo naturale delle stesse matrici ambientali da parte della Regione Campania hanno determinato il sequestro giudiziario da parte della Procura di suoli e pozzi perfettamente salubri (21 pozzi sequestrati a Caivano), con riflessi mediatici di cattiva pubblicità fortemente penalizzanti per il settore primario.

Proprio su questo ho avuto modo di lavorare con la III Commissione Speciale per la Terra dei Fuochi nella definizione della proposta di legge “Intervento di Bonifica, di ripristino ambientale e di messa in sicurezza in materia di siti inquinati” depositata il 27 maggio del 2016 dal Presidente Gianpiero Zinzi. Hanno contribuito al testo di legge Marco Esposito, Pasquale De Lucia e Pasquale Crispino, Presidente dell’Ordine degli Agronomi. Un testo di legge organico non solo per la disciplina dei valori di fondo, ma anche per stabilire un percorso rapido ed efficace per la bonifica dei terreni agricoli contaminati.

  1. So che hai scritto un libro al riguardo, vuoi parlarci del contenuto e di come sia possibile venirne in possesso?

 Il libro, che ho deciso di intitolare Falsa Equivalenza, è un vero e proprio trattato scientifico sulla spinosa questione, ma allo stesso tempo riporta una delle più importanti testimonianze di quanto sia accaduto, dei danni, della disinformazione e dei problemi ancora irrisolti di una regione che si è lasciata guidare dalle opinioni e non dalla conoscenza scientifica. La grande sfida è stata fornire materiale tecnico-scientifico al fine di combattere le convinzioni, gli errori logico-deduttivi, che hanno tratto in inganno la popolazione de La Terra dei Fuochi. Il mio augurio è di aver contribuito alla conoscenza di un problema complesso che ha portato con la sua semplificazione ad ulteriori danni.

Grazie ad una fiducia consolidata, la speranza è che si possa costruire un cammino unico tra le Istituzioni, i Cittadini e gli Scienziati che desiderano sostanzialmente la stessa cosa: salvare il nostro territorio e rendere la Campania una regione in progresso.Il libro, che considero una prima edizione, è promosso sulla pagina facebook, con l’obiettivo di poter discutere sui dati, eventualmente correggere od integrare, portare ulteriori chiarimenti ed arricchirlo di contenuti aggiornati sulla base delle ricerche effettuate.E’un e-book di 500 pagine, disponibile su Kindle-Amazon. Dalle prime recensioni ricevute, sono rimasta estremamente soddisfatta, qualcuno lo ha definito “illuminante”.

  1. Ci lasci un saluto per i lettori di Minformo?

Il mio saluto è un arrivederci in Terra Nostra. Ad ottobre sarò in Italia, spero, per allora, di aver modo di presentare il libro provando insieme a creare il futuro di una Regione che nonostante tutto, amo profondamente.

Grazie Paola, ci vedremo presto allora. Minformo si darà da fare per organizzare un evento per la presentazione del tuo libro anche nella nostre zona.

Il sito dove sono raccolte le ricerche effettuate dalla Task Force Pandora pandora

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Circa 100mila persone a piazza San Pietro verso la Basilica

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Continua a riempirsi di minuto in minuto piazza San Pietro con l’afflusso di fedeli da Via della Conciliazione e dalle altre vie limitrofe diretti in basilica per l’ultimo omaggio a papa Francesco.

Secondo stime informali del servizio d’ordine in piazza ci sono al momento non più di 100mila persone.

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Quanto costeranno i funerali di Papa Francesco e il conclave del suo successore?

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Dopo la morte di Papa Francesco, ora al Vaticano tocca organizzare gli eventi successivi: funerale e conclave per eleggere il suo successore. Ma quanto costa il funerale di un Papa?

Parliamo di un evento globale che coinvolge milioni di fedeli, delegazioni internazionali e media di tutto il mondo. Sebbene il Vaticano non pubblichi un bilancio ufficiale, si possono stimare i costi sulla base di precedenti storici, in particolare quelli dei funerali di Giovanni Paolo II (2005) e Benedetto XVI (2023).

Cerimonia funebre
Comprende l’allestimento di Piazza San Pietro e l’organizzazione della celebrazione liturgica con la partecipazione di cardinali e capi di Stato. Costo stimato: 500.000 – 1 milione di euro.

Sicurezza e gestione delle folle
Richiede la collaborazione tra Gendarmeria Vaticana, Polizia Italiana e Guardia Svizzera. Costo stimato: 2 – 3 milioni di euro.

Logistica e ospitalità
Include l’accoglienza delle delegazioni internazionali, i trasporti interni e il coordinamento diplomatico. Costo stimato: 1 – 2 milioni di euro.

Comunicazione e media
Riguarda la trasmissione televisiva in mondovisione, la copertura stampa e l’allestimento degli spazi per i media internazionali. Costo stimato: 1 – 1,5 milioni di euro.

Totale stimato: tra 5 e 7,5 milioni di euro.

E invece un conclave quanto costa?
Anche organizzare un conclave e l’assemblea dei cardinali per eleggere un nuovo Papa è un evento complesso e costoso.

Logistica e allestimenti
Comprende l’adattamento della Cappella Sistina, l’alloggio dei cardinali, i trasporti interni e il personale di supporto. Costo stimato: 3 – 5 milioni di euro.

Sicurezza
Include controlli elettronici, bonifiche ambientali e la presenza delle forze dell’ordine per garantire la riservatezza. Costo stimato: 1 – 2 milioni di euro.

Comunicazione e media
Gestione della Sala Stampa vaticana, preparazione dell’Habemus Papam e trasmissione pubblica. Costo stimato: 500.000 – 1 milione di euro.

Quindi, fra funerale e conclave, siamo sui 10 – 15 milioni di euro. 

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In Italia saranno ammessi rapporti intimi in carcere ma solo con la porta aperta e per massimo due ore

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Il diritto alla sessualità entra in carcere. A distanza di oltre un anno dalla pronuncia della Consulta, arriva il primo concreto segnale dal Dipartimento Amministrazione Penitenziaria, Dap, che apre definitivamente la strada alla possibilità di concedere colloqui intimi dietro le sbarre. «Un vero e proprio diritto soggettivo» del detenuto – secondo i giudici – che ora è consentito e stabilito dalle linee guida diffuse dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria.

Ad usufruire di questo tipo di incontri potranno essere soltanto il coniuge o la persona stabilmente convivente del detenuto, in diversi casi anche più di una volta al mese. I numeri dei colloqui potranno sostituire gli stessi di quelli visivi periodicamente concessi e dureranno al massimo due ore.

La priorità sarà data ai detenuti che non hanno permessi premio, né altri benefici penitenziari che consentano di coltivare i rapporti affettivi all’esterno. Inoltre, in questo senso saranno privilegiati i detenuti, compresi gli imputati, che a parità di condizioni con altri devono espiare pene più lunghe e che sono in stato di privazione della libertà da più tempo.

La camera degli incontri, arredata con un letto e servizi igienici e senza la possibilità di chiusura dall’interno, sarà sorvegliata soltanto all’esterno dal personale di Polizia penitenziaria adeguatamente equipaggiato per il controllo dei detenuti e delle persone ammesse ai colloqui intimi.

La scelta ha però avuto anche dei risvolti negativi, in particolare c’è stata una dura presa di posizione del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, l’organizzazione più rappresentativa del Corpo, che in una nota inviata ai vertici del Ministero della Giustizia ha dichiarato: “Non possiamo tollerare che la dignità professionale dei poliziotti penitenziari venga svilita fino al punto da renderli, di fatto, custodi dell’intimità altrui. Noi non ci siamo arruolati per diventare “guardoni di Stato”, né accetteremo che tale ruolo improprio venga normalizzato per l’assenza di un progetto credibile, serio e sostenibile.”

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