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CAIVANO: Monopoli inaugurerà un’altra sala scommesse, ignorando la legge sullo sviluppo, incentivando la ludopatia

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Inaugurazione Gold Bet al Corso Umberto I

Anche a Caivano, il gioco d’azzardo ha assunto dimensioni rilevanti e ciò ha portato a riflettere sul rischio per molti soggetti (soprattutto quelli più vulnerabili) di una vera e propria dipendenza comportamentale, con gravi disagi per la persona, non solo per l’incapacità di controllare il proprio comportamento di gioco ma anche di poter compromettere l’equilibrio familiare, lavorativo e finanziario, fino all’indebitamento o all’assoggettamento a tassi usurai presso la criminalità organizzata: come sottolineato anche dalla Direzione nazionale antimafia, in questo settore le mafie hanno effettuato ingenti investimenti anche con riferimento ai giochi legali.

Mentre la crisi aumenta e la gente ha sempre meno soldi per poter nutrirsi di un pasto caldo, il sindaco caivanese insieme alla sua maggioranza, inaugura un’apertura di una nuova sala scommesse a pochi metri di distanza da una sua agenzia concorrente come riportato nel nostro precedente articolo.

L'Agenzia di scommesse ubicata di fronte a quella Gold Bet inaugurata pochi giorni fa

L’Agenzia di scommesse ubicata di fronte a quella Gold Bet inaugurata pochi giorni fa

In prima analisi si pensava che fosse stato un grosso strafalcione del nostro sindaco, che per un attimo avesse dimenticato il suo ruolo e la veste che ricopre e si fosse tuffato in un evento goliardico, da poter condividere con i suoi amichetti di merenda, invece no, dopo nuovi sconcertanti notizie ricevute da nostre fonti, possiamo asserire con certezza che il sindaco di Caivano Dott. Simone Monopoli è ignaro o fa l’ignaro sulle conseguenze che possano portare le sue scelte politiche in tema di concessioni commerciali ad agenzie di scommesse.

Il sindaco Monopoli, attraverso il SUAP (Sportello Unico per le Attività Produttive), a breve concederà un’altra autorizzazione di inizio attività, ad un’altra agenzia di scommesse che vedrà alzare la saracinesca, sempre sul Corso Umberto a meno di 1 Km di distanza dalle due descritte in precedenza. Riflettendo su quanto scritto, secondo me, il sindaco cardiologo, o non conosce, o nessuno gli avrà detto mai che la Regione Campania, nel 2014, in collegamento con la legge di stabilità emanò una legge che si intitolava: “INTERVENTI DI RILANCIO E SVILUPPO DELL’ECONOMIA REGIONALE NONCHÉ DI CARATTERE ORDINAMENTALE E ORGANIZZATIVO” che al comma 197 dell’Art.1 recita: La Regione Campania, in armonia con i principi costituzionali e nel rispetto di quanto previsto dal decreto-legge 13 settembre 2012, n. 158 (Disposizioni urgenti per promuovere lo sviluppo del Paese mediante un più alto livello di tutela della salute), convertito, con modificazioni, dalla legge 8 novembre 2012, n. 189, promuove nelle competenti sedi istituzionali misure volte alla prevenzione, alla riduzione del rischio nonché al contrasto ed alla dipendenza dal Gioco d’Azzardo Patologico (GAP) anche in osservanza delle indicazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità e della Commissione europea sui rischi del gioco d’azzardo.

Le riflessioni da fare, per quanto illustrato, sono d’obbligo, la prima è: se la regione Campania ed il governo centrale stabiliscono che bisogna prendere delle misure di prevenzione al rischio della ludopatia, per consentire la crescita e lo sviluppo di un paese, perché il nostro sindaco promuove esattamente l’opposto? E’ ignorante o vuole che Caivano non si sviluppi?

La seconda riflessione può essere conseguenziale alla prima, se nel caso, il nostro “caro” sindaco vuole che Caivano non si elevi e non si sviluppi, e se le voci che girano per la città, che poi sono le stesse descritte in quel famoso esposto presentato a firma falsa degli attivisti M5S, dove descrive alcuni consiglieri in odore di camorra, sono vere, allora vuol dire che Monopoli amministra per favorire il business del malaffare? Ai posteri l’ardua sentenza

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CAIVANO. Ecco spiegato, in maniera elementare, perché la vecchia politica è incandidabile

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CAIVANO – Sto leggendo alcuni post di politici navigati, soprattutto coloro che hanno fatto parte dell’ultima devastante esperienza. Poi stamattina ho ascoltato con interesse il videomessaggio del coordinatore di Noi al Centro Peppe Barra. Sarei stato durissimo nella critica ma penso che non sia il caso. Per un semplice motivo: quelle cose si possono scrivere solo se davvero si è in buona fede nella totale ed innocente manifestazione di non averci capito niente. Quello che leggo non è in malafede e non vuole nemmeno prendere in giro nessuno. Semplicemente manifestano una totale inconsapevolezza di quanto accaduto. Ed allora è necessario ripristinare un minimo di verità nel ragionamento, anche per tentare di far prendere coscienza a coloro che si definiscono “vecchi politici” cosa hanno combinato e cosa hanno prodotto.

Caivano in tutt’Italia e anche sulle televisioni estere è il simbolo dell’intreccio tra politica e camorra. In altri territori gli organi elettivi sono stati sciolti dal Ministero degli Interni per infiltrazioni della criminalità, in larga parte determinata dal famoso “fumus”. A Caivano la vecchia politica ha determinato un contesto diverso: i politici, tra consiglieri e assessori, non erano collusi. Erano organici al clan e si recavano sui cantieri a riscutore tangenti per l’organizzazione criminale.

E’ chiara la differenza? Qui non è intervenuta la Prefettura per scioglimenti che altrove sono anche divenuti discutibili e persino il Ministro Piantedosi ha messo finalmente in evidenza dei limiti della legge antimafia sugli scioglimenti (su questo ci torneremo in seguito). A Caivano è intervenuta la Procura perché chi governava il Comune non era corrotto ma si muoveva da epsonente del clan, svolgendo ruoli e mansioni che di solito vengono affidati alla manovolanza dei boss. Dopo la Procura, l’intervento della Prefettura è passato quasi inosserevatro, come se fosse una cosa naturale e persino il male minore rispetto al ruolo che la politica ha svolto sul territorio non in rapporto con la camorra, ma in alcuni settori addirittura organica alla camorra.

Questa differenza almeno è chiara nella testa di chi continua a voler riabilitare quello che da nessuna parte al mondo sarebbe stato possibile che accadesse? Figuriamoci se si possa pensare di riabilitarlo. E non si confonda la responsabilità penale, soggettiva, con la responsabilità politica.

Mi rivolgo, adesso, a quelli che hanno governato insieme e a quelli che erano seduti nei banchi dell’opposizione ai politici organici ai clan e oggi rivendicano il ruolo della loro purezza solo perché non sono finiti nell’ordinanza della Procura. I fatti erano chiari, acclarati, sulla bocca di tutti durante l’amministrazione Falco. Lo dicevano i consiglieri comunali, si ricordi l’audio di Pippo Ponticelli. Lo scriveva sui social sulla sua pagina Pasquale Mennillo quando fu estromesso dalla giunta: parlò pubblicamente della deriva e dei rapporti tra Comune e la zona grigia della città. Lo scriveva “Minformo”, soprattutto sulla Manutenzione, delle mani nella marmellata dell’ex Assessore Carmine Peluso – oggi condannato e collaboratore di giustizia – delle frequentazioni facili tra segretari di partito e boss egemone e delle assunzioni alla Green Line di parenti e affini del boss.

Quelli che oggi vorrebbero riabilitare la “vecchia politica”, dov’erano in quei giorni? Ascoltavano, leggevano, sapevano ma non hanno mai detto nulla. È questo l’atteggiamento da condannare. Il silenzio è da condannare. Non si può governare una città, apprendere da più parti cosa accade di grave e far finta di nulla. Se non interveniva la Procura, oggi magari erano ancora tutti insieme a parlare di legalità, di buon governo, di buona politica. E nessuno poteva più scrivere nulla. Anzi, le denunce di “minformo” e le mie battaglie di legalità, nella veste di giornalista e cittadino attivo, diventavano bugie, addirittura sarebbero finite nelle querele per diffamazione che la politica non mi ha mai risparmiato.

Per quanto poi, i fatti mi hanno dato ragione. Allora cara vecchia politica, ancora che parli? E di cosa vuoi parlare? Della storia? Avete governato per decenni e vi rendete conto cosa avete prodotto sul piano politico, sociale e amministrativo? L’esempio peggiore d’Italia. E non solo per i politici organici ai clan.

La pagina più brutta l’hanno scritta quelle persone perbene che hanno fatto finta di nulla quando accadeva il peggio, occupando il ruolo di fedeli alleati, contestando chi, invece, come me e tanti altri come me, denunciavano tutto quello che poi la Procura ha scoperchiato. E allora di cosa volete parlare? Iniziate a chiedere scusa per l’omertà e per la vostra ignavia. E se non è stata omertà, ma semplice incapacità nel comprendere le dinamiche che le vostre Amministrazioni mettevano in campo, cambia poco. Omertà, complici o silenti incapaci non cambia nulla. Caivano non rinasce certo con voi.

Anche se si tratta solo di incapacità di fronte a quanto accaduto, non dev’essere un merito oppure una scusa. Un incapace deve stare lontano dal Municipio. Soprattutto se all’incapace cosa stava accadendo gli è stato spiegato più volte e da più parti, ma non ne ha mai voluto sapere nulla.

Caivano ha bisogno di soggetti nuovi, di aria fresca, di nuovi valori, di nuovi metodi per estirpare un cancro che ha messo radici in questi decenni grazie alla vecchia politica. La stessa che attraverso l’anonimato e il fango ha infangato gente perbene, capace, costretta a restare lontano da questo paese perché qui negli anni la legalità si è trasformata in una clava strumentale nelle mani di una cabina di regia opaca che volutamente infangava le persone perbene per allontanarle dalla politica.

Complice una legge sugli scioglimenti sbagliata, da modificare, come ha dichiarato anche il Ministro Piantedosi con estremo coraggio. Ed oggi gli stessi che hanno creato il “terrore” parlano di normalizzazione? A Caivano il mondo è sottosopra. I politici organici ai clan per ovvie ragioni non possono ricandidarsi grazie al lavoro della Procura. Quelli che rappresentano la “continuità” amministrativa, sarebbe un errore candidarli per i concetti espressi dalla Prefettura durante i due scioglimenti per camorra, quando ha redatto precisamente un elenco con tredici nomi di ex Consiglieri.

E poi c’è la ragion di Stato, il bene dei caivanesi. La vecchia politica ha la responsabilità di aver distrutto un paese. Se Caivano è la vergona nel mondo e i caivanesi sono costretti a vergognarsi nonostante siano persone perbene, chi ha governato fino ad oggi questo paese dovrebbe avere davvero difficoltà a mettere ancora la testa fuori e il suo cognome in una lista.

La vecchia politica che ha governato con politici organici ai clan, senza accorgersene, non ha il diritto di tornare al governo. La vecchia politica che ha infangato persone perbene per epurarle e continuare a tenere le mani salde sulla città, valorizzando chi non lo meritava, non ha i valori per continuare ad amministrare Caivano. E i caivanesi non possono, nella migliore delle ipotesi, subire il terzo scioglimento su tre amministrazioni, perché c’è una vecchia nomenclatura che non vuole lasciare il passo, che pretende di continuare ad occupare poltrone nei settori del Municipio dopo i disastri collezionati.

I cittadini si sono allontanati non perché noi scriviamo la verità ma si sono allontanati per il fango che avete prodotto fino ad oggi colpendo le persone perbene e portando al governo politici, consiglieri e assessori, organici ai clan. Questa non è una responsabilità penale ma è la responsabilità di tutte le responsabilità perché la selezione della vecchia politica ha favorito i corrotti ed espulso le persone perbene. In modo subdolo e perverso.

Oggi tutto è chiaro e c’è una responsabilità che deve valere ancora di più di quella penale. Si chiama responsabilità politica.

Spiegatelo soprattutto a chi solo per interessi politici e personali fa finta di non capire. Perché non si possono candidare i politici non arrestati? E’ scritto nell’ultima relazione di scioglimento: rappresentano la continuità amministrativa di due esperienza finite con lo scioglimento per camorra. Non si possono candidare perché nella migliore delle ipotesi mentre la camorra governava i settori, loro erano lì a fa rfinta di niente oppure, peggio ancora, sono stati talmente incapaci da non comprendere nemmeno cosa stesse accadendo. E non lo hanno compreso nemmeno quando glielo spiegavamo. Malafede o buonafede, nella migliore delle ipotesi abbiamo di fronte degli incapaci. Adesso vi è chiaro?

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CAIVANO. Qualcuno comincia a credere nel rinnovamento della classe dirigente.

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CAIVANO – Non c’è altra soluzione politica se non quello del rinnovamento totale della classe dirigente. È più di un anno che lo dico, lo scrivo e lo riscrivo e dopo fallimentari tentativi da parte dei vecchi pachidermi della politica, qualcuno sta cominciando a capire che la soluzione per portare di nuovo gente a votare, specialmente quella sfiduciata di sempre è quella di proporre una nuova nomenclatura, una nuova visione di città, nuova progettualità e con esse nuovo entusiasmo. Così, dopo i richiami caduti quasi nel vuoto da “Caivano Liberal Democratica” rappresentata dal vicedirettore di Minformo Giuseppe Libertino, ieri appare un post su Facebook, dal gruppo fondato dal Dott. Giuseppe Gebiola “Caivano 2.0” che trasformando la sua community social in movimento politico scrive: “Caivano 2.0. La vera novità politica nel panorama politico caivanese… Amici ed amiche che mai hanno ricoperto cariche elettive. Come dice il nostro simbolo cittadini che prendono per mano i nostri colori”.

La mia attenzione cade subito sulla frase “Amici ed Amiche che mai hanno ricoperto cariche elettive”. Finalmente qualcuno comincia a capire. A Caivano, forse c’è speranza in un rinnovamento della classe dirigente e non ho neanche il tempo per rallegrarmente che altri segnali arrivano dal PD che attraverso la propria pagina social annuncia: “Il Segretario politico del PD Caivano, comunica che sono stati nominati come Vicesegretari Iuri Bervicato e Michelangelo Emione. I quali coadiuveranno il Segretario nell’azione Politica del PD Caivano”.

Non proprio un rinnovamento al cento per cento, però è una dimostrazione di non arroccamento sulle proprie posizioni. Con queste due nuove nomine, non proprio di personaggi di primo pelo ma che comunque sono rimasti fuori dall’agone politico per più di dieci anni, il PD dimostra di aver accolto il nostro suggerimento, quando asserivamo che il partito principale che ha governato nell’Amministrazione sciolta per ingerenze criminali aveva, prima di sedersi ai tavoli, l’obbligo di rinnovarsi nei ruoli dirigenziali.

A tutto questo aggiungiamo che subito dopo il PD Caivano redige e fa girare a mezzo whatsapp un documento che apre a tutte le forze sane – poi magari ci verrà spiegato anche con quale metro si misura la salute di una forza – con la frase più importante letta in quel documento, sedendosi ai tavoli con “pari dignità”. Vuol dire che tutti i commensali del PD Caivano avranno egual peso, misura e importanza del principale partito strutturato in Italia.

Segno tangibile che il primo criterio di aggregazione, ossia quello del campo largo sia fallito del tutto. Per questo motivo il PD apre ad un’alleanza con forze civiche e al rinnovamento della classe dirigente, così come auspicato dal sottoscritto e dal vicedirettore di Minformo Giuseppe Libertino. E manco il tempo di redigere il mio editoriale che ieri sera si è avuto già il primo incontro in tal senso, proprio tra il PD di Caivano e Giuseppe Gebiola rappresentante di “Caivano 2.0”.

Da indiscrezioni raccolte in esclusiva da Minformo pare che l’incontro sia andato anche piuttosto bene. Il PD ha cambiato rotta, avendo dichiarato di offrire “pari dignità” non ha imposto la sua leadership in coalizione né tanto meno ha esatto il nome o il profilo della sintesi. L’incontro è vertuto soprattutto sull’idea di città e della composizione di un’ipotetica coalizione. All’incontro però erano assenti i due nuovi vicesegretari e i due gruppi si sono ripromessi di portare avanti questo tavolo. Vi terremo aggiornati su eventuali aggiornamenti.

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CAIVANO. Processo ingerenze criminali. L’ex Segretario non espletava la sua funzione di controllo e Il Sindaco lo sapeva

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AVERSA – Non si può derogare alle proprie responsabilità con il numero sottostimato dei dipendenti comunali. È quello che ha cercato di fare per tutta la durata delle sue deposizioni stamattina l’ex Segretario Comunale di Caivano Carmine Testa in occasione della sua audizione come teste d’accusa nel processo ordinario sulle estorsioni e sulle ingerenze criminali al Comune di Caivano. Più di tre ore è durato il suo interrogatorio. Dichiarazioni altalenanti, a tratti discordanti con quanto dichiarato in occasione delle sommarie informazioni e spesse volte ha dichiarato di non ricordare bene, luoghi, fatti e persone.

Insomma, chiamarle confusionarie le risposte dell’ex Segretario è un eufemismo ma la cosa grave che è saltata subito agli occhi di tutti è stata la sua risposta negativa quando il Sostituto Procuratore della I Sezione della DDA di Napoli Francesca De Renzis gli ha posto esplicita domanda se lui avesse mai applicato il controllo, in qualità di Responsabile della Trasparenza e dell’Anticorruzione, sull’enorme flusso di somme urgenze e affidamenti diretti che provenivano dal settore di competenza del Vincenzo Zampella, imputato nel processo ed ex Responsabile ai LL.PP. e Manutenzione.

A domanda: “Ah quindi lei non controllava le varie determine che firmava?” L’ex Segretario risponde più precisamente che fino e per tutto l’anno 2021 lui ce la faceva pure ad espletare tale compito ma dal 2022 in poi, dato l’esiguo numero dei dipendenti, dato che a lui l’ex Sindaco Falco l’aveva anche decretato la responsabilità del Settore Personale, si era maggiormente concentrato a sopperire le lacune numeriche che l’ente comunale presentava piuttosto che ricoprire la propria funzione di controllo, al punto tale che in una determinata fase dell’interrogatorio l’ex Segretario ha anche ammesso che su Vincenzo Zampella lui non espletava il ruolo di controllore ma un ruolo partitetico, dato che in quel periodo sentiva più il bisogno di dargli una mano piuttosto che di redarguirlo su qualche sua mancanza o distrazione. Per far capire meglio la sua posizione l’ex Segretario ha dovuto far un esempio di come considerava il Zampella dal punto di vista della preparazione professionale e dei carichi lavorativi che a causa dell’assenza di un aiuto adeguato era costretto a sopportare. Essendo solo diplomato geometra ma laureato in Scienze Politiche per descrivere i limiti dell’ex Responsabile alla Manutezione, l’ex Segretario l’ha descritto come quei cavalli che, carichi di lavoro, inutile stare lì a frustarli non ti rendono comunque quello che ci si aspetta.

Così, denunciando il numero sottostimato di forze lavoro al Comune, associato al carico di lavoro incombente sulle spalle di un sol uomo, l’ex Segretario Carmine Testa ha cercato di giustifcare i suoi circa due anni di non controllo e di non vigilanza sulla Trasparenza e l’Anticorruzione che il suo ruolo gli impone.

Ma la cosa ancor più grave è stato quando il PM De Renzis gli ha chiesto se queste difficoltà le avesse illustrate al Sindaco, lui risponde di si, aggiungendo che la preoccupazione primaria dell’ex primo cittadino era quella di assumere personale attraverso l’art. 110 del TUEL ma che i revisori dei conti hanno sempre esposto un parere sfavorevole dato il bilancio esiguo che all’epoca il Comune di Caivano era costretto a ratificare.

Quindi anche qui, il Sindaco sapeva. Non basta la buona volontà di far sapere di voler assumere nuovo personale, a quello siamo bravi tutti: manca personale, assumere personale. Equazione matematica da bambini alle elementari. La cosa grave è che il Sindaco sapeva che aveva un Segretario Comunale che non stesse controllando l’emorragia di denaro pubblico che fuoriusciva dalle casse comunali. Così come sapeva che neanche dal Settore Finanze si era in grado di controllare determine di liquidazioni a distanza di sette giorni dall’affidamento solo per alcune ditte. Dato che in un primo momento a deficitare in quel settore è stato il pensionamento dell’ex Responsabile e poi l’ingresso di un nuovo 110 assunto grazie ad una forzatura in bilancio contro il parere dei Revisori dei Conti, fatta dallo stesso segretario, così come ammesso in aula oggi.

Addirittura, dopo gli arresti, dal Segretario Comunale si sono presentate ditte che accampavano pretese su lavori effettuati e terminati dei quali non erano presenti neanche gli impegni di spesa, quindi, oltre a testimoniare la totale inconsapevolezza del Segretario, tutto questo determina in maniera chiara e lampante l’inadeguatezza di tutta l’Amministrazione, a partire dalla classe dirigente per finire a quella dirigenziale.

Ascoltando le parole dell’ex Segretario stamattina si è avuto subito la sensazione che i caivanesi in quegli anni siano stati amministrati da veri dilettanti allo sbaraglio. Una nave che navigava a vista senza competenze nè programmazioni, dove nessuno sapeva quale fosse il proprio compito e dove tutti alla rinfusa cercavano di colmare le grandi lacune che un’Amministrazione incompetente finisce di allargare oltre l’inefficienza di una macchina burocratica già martoriata dai pensionamenti e dalle non assunzioni. Vi è stata inoltre, un’opposizione silente che oltre a non vedere le ingerenze criminali non si è mai nemmeno accorta di avere il settore Trasparenza e Anticorruzione scoperto, eppure il Presidente della Commissione Trasparenza era proprio di sua competenza. Un segretario comunale che molto pacatamente e senza il minimo imbarazzo dichiara che per tutto il tempo ha cercato di dare una mano a Zampella e non ha mai applicato nei suoi riguardi il ruolo di controllore e allora la domanda sorge spontanea di chi sono realmente e totalmente le responsabilità delle inadempienze dell’ex Responsabile alla Manutenzione? Sue, del suo controllore o del Sindaco che una volta accortisi che il Segretario Comunale non esplicava il proprio ruolo, aveva il dovere di sostituirlo?

Incompetenza, inadeguatezza e irresponsabilità di tutte le parti in causa e sono disvalori questi che continuano a permanere sul territorio, dato che da indiscrezioni che trapelano, gli stessi attori, chi con vesti differenti, chi con le stesse maschere, si stanno organizzando di nuovo per riproporsi alla cittadinanza come nuovi salvatori della Patria. E allora, ancora una volta, dato che sono l’unico a farlo già da diversi anni, da umile e semplice cronista pongo un tema nelle maglie del dibattito pubblico, con la speranza che qualcuno di questi inadeguati possa parteciparvi, anche se continuo ad avere i miei legittimi dubbi.

Al momento degli arresti il Comune di Caivano contava 96 unità dipendenti. La terna commissariale grazie al concorso più un posto a mobilità ne ha portati in dote altri 20 di cui dieci da destinare al Settore Finanze e Recupero Credito, dato che per scelta politica si è preferito internalizzare il Servizio della Riscossione. Tra il 2025 e 2026 ne andranno in pensione, se non erro, 16 unità. Il che traduce gli sforzi fatti dalla Prefettura a un risicato +4, senza contare il fatto che il Settore Tecnico in totale soffre sempre dello stesso problema. Nello specifico quello dell’Edilizia e Urbanistica ha visto avvicendare già più di qualche posizione organizzativa, data l’enorme mole di lavoro e responsabilità che tale Settore chiede in un territorio difficile come Caivano.

Quindi, al di là degli squilli di tromba della Premier Meloni sulla megaspeculazione edilizia di 130 milioni di euro che si farà adesso al Parco Verde e alle pose in opera di campi e centri sporitivi, bisogna domandarsi quanto di vero c’è nelle parole del Ministro Zangrillo quando davanti alle telecamere di tutta Italia dichiara di aver risolto i problemi della macchina burocratica caivanese? Ma soprattutto bisogna domandarsi, questi inetti, incapaci, inadeguati e ignavi politicanti rimasti sul territorio che da sempre si vendono alla cittadinanza come i Re Mida in salsa gialloverde, conoscono questi problemi? Ma in primo luogo. Se ne sono a conoscenza, hanno i mezzi per risolverli? Ai posteri l’ardua sentenza.

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