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POLITICA

Diamo l’Expo ai terremotati

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In Italia funziona così, le idee non mancano, dalle più bizzarre come quella di destinare il montepremi dell’enalotto, a quella di  scambiare i profughi per i terremotati, nelle tende i primi e negli alberghi a 5 stelle i secondi.

L’italiano in fatto di fantasia non è secondo a nessuno, una caterva di proposte strampalate che solo un popolo in dissesto cognitivo può partorire.

Il tutto, ovviamente, con il senno del poi, a carte ferme, quando tutti i giocatori hanno fatto le loro mosse e non c’è rimedio se non bestemmiare se il compagno ha giocato l’asso e non il tre, una briscola di idiozie che non si ferma davanti a niente.

E non è certamente una questione di ignoranza perché, a dare certi pareri, molto spesso, ci sono persone di spicco della politica e della vita mondana del bel paese (che poi è la stessa cosa N.D.R.).

Allora voglio dire la mia, diamo l’Expo ai terremotati!

In che modo non lo so, però stamattina mi sono imbattuto in un articolo che dava i numeri, quelli della manifestazione planetaria voluta da Renzi e dal (suo) governo, poveri idioti.

Veniamo al dunque.


I finanziamenti e i ricavi

Expo è stata finanziata in questi termini: 1.258,7 milioni di contributi pubblici, 944 milioni di ricavi gestionali e 168,9 milioni di altri ricavi. Dalla vendita dei biglietti ha ricavato 421,3 milioni, dalle sponsorizzazioni 353,7 milioni, dall’affitto degli spazi ai Paesi partecipanti 19,2 milioni. Le concessioni di spazi e servizi di Padiglione Italia hanno generato ricavi per 29,2 milioni di euro, le royalties sul cibo e il merchandising a 27,8 milioni. Il risultato complessivo del progetto, dal 2009 al 2015 porta ad un patrimonio netto di 30,7 milioni di euro al 31 dicembre, si evince dal rendiconto pubblicato sul sito. Questo deriva dai contributi in conto capitale dei soci direttamente imputati a patrimonio netto (122,4 milioni di euro) e dal risultato netto d’esercizio cumulato nel periodo, pari a -101,9 milioni di euro.

Il patrimonio netto

I 20,6 milioni di euro risultanti, sommati al capitale sociale interamente versato (10,1 milioni di euro) compongono il patrimonio netto di 30,7 milioni di euro al 31 dicembre 2015. Expo a fine 2015 ha crediti per 279,3 milioni di euro. Rispetto a tale importo, si precisa ancora nel rendiconto, la società ha ritenuto necessario costituire un fondo di svalutazione pari a 59,7 milioni di euro. La restante parte, pari 219,6 milioni di euro, è compensata per 148,8 milioni da debiti nei confronti dei medesimi soggetti. Pertanto i crediti netti esigibili risultano essere 70,8 milioni di euro a fine anno. Di questi, 32,9 milioni sono stati incassati al 18 febbraio 2016. Rimangono da incassare ulteriori 37,9 milioni di euro.

I debiti da liquidare

I crediti netti, le disponibilità liquide (162,6 milioni di euro) ed il valore riconosciuto dai proprietari per la riqualificazione dell’area (82,6 milioni di euro) garantiscono le risorse a copertura dei debiti ancora da liquidare. A fine 2015 i debiti ancora da liquidare ammontano a 406,8 milioni di euro, di cui 148,8 milioni di euro compensati da crediti di pari importo verso gli stessi soggetti, per un totale netto di 258 milioni di euro. Ad essi vanno aggiunti 57 milioni di euro di atti transattivi con le imprese appaltatrici accantonati a fondo. Dei 258 milioni di euro di debiti netti verso fornitori, 59 milioni di euro risultano già saldati al 18 febbraio 2016.


Chi si ostina a dire che non è stato un flop sono i soli organizzatori, coloro che hanno fatto girare gli ingranaggi degli appalti, chi ci ha guadagnato dalla vendita dei biglietti che hanno in parte ammorbidito le cifre della più colossale truffa nei confronti del popolo italiano.

Cifre da capogiro che, certo, non avrebbero potuto fermare il terremoto, ma che, se usati diversamente, avrebbero sicuramente evitato lo strazio del riconoscimento di qualche salma in meno.

Non mi intento di finanza, non conosco bene la matematica, sicuramente in quello che ho scritto ci sono delle baggianate e sto facendo la stessa figura degli “itagliani” che “iosotutto”.

Una cosa è certa, l’essere umano, la vita di ogni singola persona, il sorriso di quei bambini strappato dalla furia violenta del cataclisma, valgono ben più di tutti i guadagni che si potevano prospettare con un evento che, a conti fatti, è risultato un fallimento annunciato.

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POLITICA

CAIVANO. La Corte dei Conti indaga l’ex Sindaco Tonino Falco e sei dei suoi assessori. Tutti i nomi

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CAIVANO continua a far parlare di sé. Un’altra indagine e altri personaggi politici raggiunti da provvedimenti della Magistratura. Questa volta è la Corte dei Conti che va a spulciare i motivi e i colpevoli del vero dissesto finanziario dell’ente comunale.

Notizia di questa mattina è quella che vede l’ex Sindaco Tonino Falco protagonista, insieme a sei dei suoi assessori, accusato di aver condotto al tracollo finanziario il Comune attraverso una «gestione disinvolta dei fondi pubblici», che avrebbe anche creato un «terreno favorevole allo sviluppo della criminalità organizzata».

I provvedimenti della Procura regionale della Corte dei Conti della Campania riguardano l’ex sindaco Antonio Falco, per il quale si chiede la condanna al pagamento di 69.205,2 euro mentre si chiede la condanna al pagamento di 31.142,4 euro per gli ex assessori Francesco Casaburo, Bartolomeo Perna, Enzo Pinto e Vincenzo Semonella, Antonio De Rosa e Giulio Di Napoli.

Oltre alle sanzioni pecuniarie la Procura ha inoltrato anche la richiesta di applicazione, per tutti, della sanzione interdittiva di cui all’art. 248 del TUEL, comma 5, la quale prevede l’impossibilità di ricoprire, per un periodo di dieci anni, incarichi di assessore, di revisore dei conti di enti locali e di rappresentante di enti locali presso altri enti, istituzioni ed organismi pubblici e privati.
L’ udienza pubblica di discussione del ricorso sarà celebrata nel Gennaio 2024.

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DL Campi Flegrei, Più Europa: “Monitorare e ascoltare i territori”

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“Il Decreto Legge ‘Campi Flegrei’, che dovrà essere convertito in legge, prevede uno stanziamento di circa 53 milioni di euro per i comuni interessati dal fenomeno del bradisismo, che negli ultimi mesi ha fatto registrare numerose scosse nei comuni di Pozzuoli, Bacoli, Quarto e Monte di Procida. Vigileremo affinché i soldi destinati ai Campi Flegrei non producano storture come è accaduto per la legge speciale 887/84, dove centinaia di migliaia di euro sono stati spesi senza un reale coinvolgimento delle comunità locali, utilizzando il sistema del commissario straordinario”. Lo affermano Bruno Gambardella, coordinatore regionale di +Europa in Campania, e Rosario Mariniello, membro della direzione nazionale. “In Parlamento – continua il segretario di +Europa Riccardo Magi – monitoreremo la situazione per fare in modo che le richieste dei Consigli Comunali e della popolazione residente nei Campi Flegrei siano accolte e tenute in considerazione, senza scelte calate dall’alto. Va fatta chiarezza quanto prima in merito all’articolo 4 del Decreto Legge che parla di ‘Pianificazione speditiva di emergenza in caso di recrudescenza del fenomeno’: il governo spieghi se sta pensando a sgomberi ed evacuazioni su larga scala anche in assenza di un concreto rischio di eruzione. Sorgono dubbi e preoccupazioni sulle condizioni per adottare il piano, le destinazioni dei cittadini, la durata e le finalità degli eventuali allontanamenti”, conclude Magi.

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AFRAGOLA. Rapporti tra Camorra e Politica? Catalano si dimette a causa di una foto che lo ritrae col figlio del boss.

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AFRAGOLA – Dopo i fatti di Caivano, l’ombra dei clan, questa volta quello dei Moccia, anche nella giunta Pannone? Non è detto, ma gli ultimi fatti di cronaca politica sono alquanto inquietanti.

Dopo l’inchiesta giornalistica del collega Nello Trocchia sulle pagine de “Il Domani” stamattina l’articolo apparso sulle pagine delle “Cronache di Napoli” a firma del collega Francesco Celardo.

Il primo parla di alcune dichiarazioni di un pentito di camorra che testimonierebbero collegamenti tra la vicesindaco e Sottosegretaria parlamentare Pina Castiello e il clan egemone sul territorio.

Il secondo ci spiega le vere motivazioni che hanno indotto ieri l’assessore Giuseppe Catalano a rassegnare le proprie dimissioni. Galeotta è stata una foto finita in mano ai politici di maggioranza che ritrae l’ormai ex assessore in compagnia del figlio del boss Antonio Moccia, Angelo ed un altro esponente borderline casoriano all’uscita di una festa scattata durante un non ben definito weekend.

La testimonianza di questo rapporto del Catalano con determinati ambienti – seppur i catturati nella foto non risultano né indagati né colpevoli di alcun reato ma potrebbero solo creare un fumus viste le parentele – ha dato il la ad alcuni esponenti di maggioranza, due su tutti, Giuseppe Affinito e Arcangelo Ausanio, di compulsare il Sindaco Pannone affinché si adoperasse per un azzeramento di giunta. Magra è stata la consolazione dei due, dove il primo soprattutto ha sempre definito, al netto di Pina Castiello, la giunta un esecutivo di bassissimo profilo. L’occasione poteva essere ghiotta per il Sindaco per dare una sterzata anche all’attività gestionale dell’Amministrazione ma così non è stato.

L’unica nota positiva, viste sempre le frequentazioni, è che l’Assessore Catalano si sia dimesso. Anche perché l’opportunità politica vuole che al minimo dubbio, nessun dubbio e se si considera che la vicesindaco è già finita nell’occhio del ciclone di un’inchiesta giornalistica, una nuova testimonianza di commistione non sarebbe proprio costruttiva per l’Amministrazione vigente.

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