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[GALLERY] CAIVANO: Monopoli e la sua giunta disertano l’inaugurazione del parco giochi ristrutturato al Parco Verde

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Locandina dell'inaugurazione

Locandina dell’inaugurazione

CAIVANO: Un problema sociale attanaglia Caivano sin dagli inizi degli anni ’80 e si chiama Parco Verde, non che il problema sia il parco o la gente che ci vive ma quella distinzione che hanno sempre fatto sia gli abitanti che le istituzioni. Il parco verde, specialmente dalle istituzioni, è sempre stato visto come un peso, una zavorra, tranne che in campagna elettorale, quando i candidati sindaci fanno a gara a chi prende più per i fondelli circa cinquemila abitanti caivanesi. Il nostro attuale sindaco non è da meno, anche lui ha attinto svariati voti dal quartiere più bistrattato dell’hinterland partenopeo, ma ciò nonostante, adesso cerca di emulare i loro predecessori, non solo non risolvendo i loro problemi – al parco verde c’è tanta gente onesta e culturalmente preparata che vive in vere e proprie “baracche” dove fa caldo d’estate e freddo d’inverno e che quando piove sono costretti a stare con l’ombrello aperto in casa (guarda i video della nostra inchiesta) – ma preferisce anche emarginarli e trattarli come cittadini di serie C, come è successo ieri che dopo essersi fatta tanta campagna pubblicitaria, nei giorni scorsi, e a farsi scattare foto mentre i volontari ripulivano e rivalutavano il vecchio parco giochi abbandonato, ha preferito non esserci all’inaugurazione dello stesso parco.

Grazie ad un protocollo d’intesa firmato tra il Ministero dell’Ambiente, le prefetture di Napoli e Caserta ed ecopneus, il Comune di Caivano ha aderito, attraverso il volontariato dell’associazione “Un’Infanzia da vivere” con un importante progetto atto alla rivalutazione di una zona periferica della nostra città, il tutto basato sul riciclo di pneumatici abbandonati. Il lavoro svolto dall’associazione e dai volontari che vi hanno partecipato è encomiabile, tanto è vero che la ciliegina sulla torta a tanta riqualificazione è stata la compartecipazione dei volontari dell’accademia di belle arti di Brera (Milano) che, insieme all’associazione un’infanzia da vivere, han messo su un vero e proprio laboratorio sperimentale di terapia artistica che ha avuto lo scopo di dare un po’ di colore a tutto ciò che era stato ripristinato e riqualificato, e fatto in modo anche di coinvolgere i tanti bambini del parco verde.

Post di un abitante del Parco Verde

Post di un abitante del Parco Verde

Ieri Martedì 30 Agosto, c’è stata l’inaugurazione della restituzione alla cittadinanza caivanese dell’ area giochi del Parco Verde, a cui era stato invitato anche il sindaco con l’assessore all’ambiente e parte della giunta monopoliana e a detta di qualche abitante del quartiere, il sindaco si era preso anche l’onere di offrire il rinfresco, ma ahimè, qualcosa è andato storto, il sindaco e tutta la sua giunta hanno deciso di disertare la serata, riducendo così l’inaugurazione a pochi intimi con la sola partecipazione del parroco col suo seguito, privandola anche del rinfresco promesso.

Il sindaco Monopoli avrà pensato bene continuare nelle idee perpetuate dai suoi predecessori, continuando a fare distinzione tra Parco Verde e il resto di Caivano, in modo da alimentare quella guerra tra poveri che tanto fa comodo al sistema e che giustifica tutte le inadempienze che l’amministrazione fa nei confronti dei tanti cittadini onesti parcoverdiani, con l’idea indotta che nel Parco Verde son tutti “delinquenti”, come ebbe a dire tempo fa la figlia del presidente del consiglio ad un consiglio comunale, e che nessuno paga le tasse, comunicando, erroneamente ma volutamente che il Parco Verde non è destinatario di servizi, perché il suo bilancio è sempre volutamente passivo.

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Circa 100mila persone a piazza San Pietro verso la Basilica

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Continua a riempirsi di minuto in minuto piazza San Pietro con l’afflusso di fedeli da Via della Conciliazione e dalle altre vie limitrofe diretti in basilica per l’ultimo omaggio a papa Francesco.

Secondo stime informali del servizio d’ordine in piazza ci sono al momento non più di 100mila persone.

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Quanto costeranno i funerali di Papa Francesco e il conclave del suo successore?

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Dopo la morte di Papa Francesco, ora al Vaticano tocca organizzare gli eventi successivi: funerale e conclave per eleggere il suo successore. Ma quanto costa il funerale di un Papa?

Parliamo di un evento globale che coinvolge milioni di fedeli, delegazioni internazionali e media di tutto il mondo. Sebbene il Vaticano non pubblichi un bilancio ufficiale, si possono stimare i costi sulla base di precedenti storici, in particolare quelli dei funerali di Giovanni Paolo II (2005) e Benedetto XVI (2023).

Cerimonia funebre
Comprende l’allestimento di Piazza San Pietro e l’organizzazione della celebrazione liturgica con la partecipazione di cardinali e capi di Stato. Costo stimato: 500.000 – 1 milione di euro.

Sicurezza e gestione delle folle
Richiede la collaborazione tra Gendarmeria Vaticana, Polizia Italiana e Guardia Svizzera. Costo stimato: 2 – 3 milioni di euro.

Logistica e ospitalità
Include l’accoglienza delle delegazioni internazionali, i trasporti interni e il coordinamento diplomatico. Costo stimato: 1 – 2 milioni di euro.

Comunicazione e media
Riguarda la trasmissione televisiva in mondovisione, la copertura stampa e l’allestimento degli spazi per i media internazionali. Costo stimato: 1 – 1,5 milioni di euro.

Totale stimato: tra 5 e 7,5 milioni di euro.

E invece un conclave quanto costa?
Anche organizzare un conclave e l’assemblea dei cardinali per eleggere un nuovo Papa è un evento complesso e costoso.

Logistica e allestimenti
Comprende l’adattamento della Cappella Sistina, l’alloggio dei cardinali, i trasporti interni e il personale di supporto. Costo stimato: 3 – 5 milioni di euro.

Sicurezza
Include controlli elettronici, bonifiche ambientali e la presenza delle forze dell’ordine per garantire la riservatezza. Costo stimato: 1 – 2 milioni di euro.

Comunicazione e media
Gestione della Sala Stampa vaticana, preparazione dell’Habemus Papam e trasmissione pubblica. Costo stimato: 500.000 – 1 milione di euro.

Quindi, fra funerale e conclave, siamo sui 10 – 15 milioni di euro. 

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In Italia saranno ammessi rapporti intimi in carcere ma solo con la porta aperta e per massimo due ore

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Il diritto alla sessualità entra in carcere. A distanza di oltre un anno dalla pronuncia della Consulta, arriva il primo concreto segnale dal Dipartimento Amministrazione Penitenziaria, Dap, che apre definitivamente la strada alla possibilità di concedere colloqui intimi dietro le sbarre. «Un vero e proprio diritto soggettivo» del detenuto – secondo i giudici – che ora è consentito e stabilito dalle linee guida diffuse dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria.

Ad usufruire di questo tipo di incontri potranno essere soltanto il coniuge o la persona stabilmente convivente del detenuto, in diversi casi anche più di una volta al mese. I numeri dei colloqui potranno sostituire gli stessi di quelli visivi periodicamente concessi e dureranno al massimo due ore.

La priorità sarà data ai detenuti che non hanno permessi premio, né altri benefici penitenziari che consentano di coltivare i rapporti affettivi all’esterno. Inoltre, in questo senso saranno privilegiati i detenuti, compresi gli imputati, che a parità di condizioni con altri devono espiare pene più lunghe e che sono in stato di privazione della libertà da più tempo.

La camera degli incontri, arredata con un letto e servizi igienici e senza la possibilità di chiusura dall’interno, sarà sorvegliata soltanto all’esterno dal personale di Polizia penitenziaria adeguatamente equipaggiato per il controllo dei detenuti e delle persone ammesse ai colloqui intimi.

La scelta ha però avuto anche dei risvolti negativi, in particolare c’è stata una dura presa di posizione del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, l’organizzazione più rappresentativa del Corpo, che in una nota inviata ai vertici del Ministero della Giustizia ha dichiarato: “Non possiamo tollerare che la dignità professionale dei poliziotti penitenziari venga svilita fino al punto da renderli, di fatto, custodi dell’intimità altrui. Noi non ci siamo arruolati per diventare “guardoni di Stato”, né accetteremo che tale ruolo improprio venga normalizzato per l’assenza di un progetto credibile, serio e sostenibile.”

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