CAIVANO – Che Peccato! Antonio Angelino ha perso un’altra occasione per mettermi a tacere. Lo poteva fare tranquillamente esibendo il suo protocollo della richiesta di collocamento in aspettativa e invece? Se ne è uscito con un documento raffazzonato pieno zeppo di articoli del TUEL che nulla c’azzeccano con quanto illustrato dal sottoscritto nel precedente editoriale (leggi qui).
Nel tardo pomeriggio di ieri, come un impiegato distratto che si ricorda all’ultimo di timbrare il cartellino o come il candidato a Sindaco che si dimentica di richiedere il collocamento in aspettativa non retribuita prima della sua candidatura, Antonio Angelino, l’uomo che corre per la fascia tricolore con un punto interrogativo sulla legittimità grande quanto il Castello medievale, ha rotto gli indugi.
E no, non lo ha fatto con la smentita secca che chiunque si sarebbe aspettato se avesse avuto le carte in regola. Nessuna foto dell’istanza di aspettativa, nessuna ricevuta protocollata, nessuna data certa. Ma solo un pezzo di Diritto Amministrativo creativo, una vera e propria jam session legale in stile Azzeccagarbugli al servizio della campagna elettorale, probabilmente nel tentativo di disorientare l’elettore medio, qualche alleato incazzato e – perché no – pure qualche cronista meno preparato o prezzolato.
Il documento dell’Azzeccagarbugli
Il testo diffuso da Angelino sembra scritto da un Azzeccagarbugli di provincia: norme messe insieme a casaccio, con l’eleganza di un puzzle fatto con pezzi di scatole diverse. Ma soprattutto, un documento che non entra mai nel merito della questione: Angelino è o non è in aspettativa? Se sì, da quando? Se no, perché? Angelino in Città Metropolitana ricopre o no una posizione organizzativa? Se è no, da quando?
Silenzio. Solo fumo, nessun arrosto. Un’arrampicata sugli specchi degna delle migliori tradizioni politiche italiane. Il Dottor Angelino, funzionario di rango (con Posizione Organizzativa, ripetiamo, mica un usciere in prova) alla Città Metropolitana, non smentisce nel merito. Non esibisce la prova provata. No. Lui spara un mitra di articoli del TUEL presi a caso, mescolati come fossero carte da briscola, sperando di disorientare l’elettore medio e, soprattutto, di far fare, con scarsi risultati, la figura del pasticcione al sottoscritto.
L’Accusa del “Gossip Politico”
Il colpo di genio di Angelino? Tentare di delegittimare il mio lavoro da giornalista libero e indipendente associando le mie indagini alle “fake news” o, peggio, ai potenziali attacchi subdoli dei suoi competitor politici che, per la cronaca, stanno zitti e muti come pesci, lasciando che l’inchiesta la faccia chi ha voglia di studiare.
Vorrei tranquillizare coloro che in queste ore si sono stracciati le vesti sui social, blaterando di una mia presunta invidia verso la coalizione di Angelino, o che, con ancor più bassa retorica, mi hanno paragonato a una ‘strega obesa’ pronta a spezzare la scopa – alludendo malignamente alla mia inchiesta uscita proprio nei giorni in cui, per tradizione, le streghe ‘diffondono il male’ – rispondo con chiarezza:
Premesso che non faccio politica, con questi scenari me ne sarei riguardato bene dal farla. Affinché su questa vicenda sia fatta la dovuta chiarezza – e dato che né io né Antonio Angelino siamo dei giuristi, rendendo le nostre interpretazioni di fatto irrilevanti – l’unica via è che il leader di ‘Caivano Conta’ venga eletto Sindaco. Pertanto, paradossalmente faccio il tifo per lui.
Solo questo evento, infatti, potrà risvegliare quei cittadini caivanesi che tengono seriamente alla legalità e spingerli a un ricorso al TAR. Solo un giudice amministrativo, e non le chiacchiere da social, potrà stabilire quale interpretazione sia quella corretta: la mia o quella raffazzonata dell’Azzeccagarbugli a cui Angelino si è rivolto.
Le sentenze parlano chiaro
E allora, dato che del documento di Antonio Angelino si è capito poco o nulla e poiché la chiarezza non abita dalle parti del suo comitato elettorale, tocca ribadire ciò che la giurisprudenza ha già chiarito da anni. Non lo dice “il giornalista cattivo”, non lo dice “la concorrenza politica”. Lo dicono le sentenze. E le sentenze, come noto, non si votano: si leggono e si applicano.
Consiglio di Stato, Sez. V, 6 agosto 2018, n. 4523
Ha confermato che dirigenti e funzionari della provincia o città metropolitana sono ineleggibili nei comuni del territorio di appartenenza, poiché l’ente sovraordinato esercita poteri di vigilanza e coordinamento sui comuni.
(Principio Affermato – Dirigenti e FUNZIONARI della Città Metropolitana sono INELEGGIBILI nei Comuni del loro territorio. Perché? Perché l’ente sovraordinato vigila e coordina i Comuni. Se lei fa il Sindaco, chi la controlla? Lei stesso? Comico! ndr)
TAR Campania, Napoli, Sez. I, sent. n. 2743/2016
Ha stabilito che la causa di ineleggibilità riguarda anche funzionari con poteri amministrativi o di coordinamento rilevanti, non solo i dirigenti di vertice.
(Principio Affermato – La causa di ineleggibilità riguarda anche i FUNZIONARI con poteri rilevanti. Non si salva solo perché non è un Dirigente di vertice: il suo incarico di elevata qualificazione (la sua P.O.) la pone in posizione potenzialmente influente. ndr)
Cass. Civ., Sez. I, 25 giugno 2008, n. 17312
Ha ribadito che la ratio è evitare conflitti di interesse e condizionamenti tra ente sovraordinato e territorio comunale.
(Principio Affermato – La ratio è evitare conflitti di interesse e condizionamenti. Chi lavora per chi controlla il Comune non può contemporaneamente essere il capo del Comune controllato. Non è etica, è la legge. ndr)
Tradotto: chi lavora per la Città Metropolitana non può candidarsi nei comuni che ne fanno parte, a meno che non si metta in aspettativa prima della candidatura.
Il caso Angelino: un D2 troppo vicino ai Comuni
Applicando tutto questo al caso concreto, il quadro è cristallino. Il signor Angelino, funzionario D2 con incarico di elevata qualificazione nella Città Metropolitana di Napoli, mantiene rapporti diretti con i Comuni del territorio metropolitano, incluso quello dove ora vuole farsi eleggere. E questo, in base all’art. 60 del TUEL, configura pienamente una causa di ineleggibilità.
Fake news? No, domande scomode
Altro che fake news. Le fake news sono quelle che si scrivono per confondere gli elettori, non le domande legittime di chi fa il suo mestiere — quello di giornalista libero e indipendente — con documenti alla mano, sentenze alla luce del sole e nessuna tessera di partito in tasca.
Angelino, invece di tentare di delegittimare chi indaga, invece di ricorrere alla solita strategia del vittimismo e alla tattica del paternalismo con la retorica del lavoratore che porta il pane a casa per i suoi figli, farebbe meglio a fare la cosa più semplice del mondo: mostrare la domanda di aspettativa. Se c’è, bene. Se non c’è, peggio. Ma almeno la smetteremmo con il teatrino delle interpretazioni creative del diritto amministrativo.
Conclusione: meno fumo, più carte
A furia di confondere la legge con la propaganda, qualcuno rischia di trasformare una candidatura in un caso da manuale. E in quel caso, più che un sindaco, servirebbe un buon avvocato.
⚖️ Nota legale
L’articolo 60, comma 1, n. 11 del D.Lgs. 267/2000 (TUEL) prevede l’ineleggibilità per “i dirigenti, i funzionari e i dipendenti delle province e delle città metropolitane che esercitano le loro funzioni in materie o servizi relativi ai comuni compresi nel territorio della provincia o della città metropolitana”.
La norma mira a prevenire conflitti di interesse e rapporti di subordinazione politica tra enti, garantendo l’autonomia e l’imparzialità della pubblica amministrazione.
La giurisprudenza amministrativa (Cons. Stato n. 4523/2018, TAR Campania n. 2743/2016, Cass. n. 17312/2008) ha più volte ribadito che tale ineleggibilità si estende anche ai funzionari non apicali che, per compiti e competenze, intrattengono rapporti diretti o indiretti con i Comuni del territorio metropolitano.
In assenza di un collocamento in aspettativa formalmente richiesto e documentato prima della candidatura, la posizione è giuridicamente incompatibile con l’eleggibilità.
Con questo spero di essere stato ancora più esaustivo e si rinnova l’invito al Candidato a Sindaco di mostrare il documento che attesti la sua richiesta di collocamento in aspettativa non retribuita prima della candidatura. In maniera contraria, sarò costretto a ricordarlo in ogni sede le interpretazioni a tale mancanza, l’ineleggibilità del soggetto in questione e sarà un piacere dimostrare a tutti l’incapacità amministrativa del politico col sigaro e bretelle, quando un giudice amministrativo lo manderà a casa.