

Ambiente
Caivano, la fine del terrorismo mediatico
Era novembre 2013 quando a Caivano, con enorme clamore mediatico, furono sequestrati 13 pozzi agricoli assieme ai 43 ettari di pregiate colture orticole che quei pozzi provvedevano a irrigare. L’ipotesi di reato era quella di “avvelenamento delle acque dei pozzi” con conseguente “avvelenamento delle colture ivi effettuate destinate all’alimentazione umana”: nelle acque irrigue, era stata rilevata la presenza di fluoruri, manganese, arsenico e solfati di chiara origine naturale, nonché di triclorometano e tetracloroetilene con “valori di concentrazione superiori ai limiti di cui alla tab. II all. V, titolo V, parte IV d.lgs 152/06”. che avrebbero contaminato i prodotti agricoli, mettendo a repentaglio la salute dei consumatori. Un altro pozzo ad uso irriguo – che non fu considerato in un primo momento – venne poi sequestrato nel febbraio del 2014. (http://www.taskforcepandora.com/cassazione)
Pasquale Crispino, presidente dell’ordine dei Dottori Agronomi di Napoli, attraverso la sua pagina di Facebook comunica che i pozzi sequestrati all’epoca della campagna denigratoria e terroristica lanciata dai media e da gente senza scrupoli, sono stati dissequestrati.
Finalmente la procura con enorme ritardo ha capito che tutti i sequestri che ci fecero balzare sulle cronache mondiali per la triste vicenda “terra dei fuochi” operati a Caivano nel 2013 erano totalmente sbagliati. Noi come Ordine dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali di Napoli denunciammo tutto questo con un studio molto corposo di oltre 15 pagine a mia firma e lo inviammo a tutti, dal Ministro al Presidente della Regione al Presidente del Tribunale, ma nulla, fummo ignorati, era troppo impopalare, i media raccontavano altro più comodo che ha devastato il comparto agroalimentare. Oggi si fa giustizia, chi paga i danni per un errore cosi grosso ed evitabilissimo? La notizia nemmeno ripresa dai gionali …terra dei fuochi non appartiene al settore agricolo.
L’assenza di norme nazionali per i terreni e acque ad uso irriguo nonché la mancata pubblicazione dei valori di fondo naturale delle stesse matrici ambientali da parte della Regione Campania determinarono il sequestro giudiziario da parte della Procura di suoli e pozzi perfettamente salubri (21 pozzi sequestrati a Caivano), con riflessi mediatici di cattiva pubblicità fortemente penalizzanti per il settore primario.
Proprio per la mancata definizione dei valori di fondo, la Task Force Pandora, che dal 2013 ha denunciato fin da subito la questione, ha partecipato volontariamente alla stesura della proposta di legge depositata il 27 maggio scorso dal Presidente della III Commissione Speciale Terra dei Fuochi, Gianpiero Zinzi.
Così scrive Paola Dama dando la comunicazione del dissequestro dei pozzi salubri.
Ci auguriamo che le stesse persone che hanno causato un danno enorme all’agricoltura caivanese facciano il “mea culpa” e chiedano scusa all’intera popolazione colpita dalla maledizione della terra dei fuochi e, inoltre, che ognuno torni a fare il suo mestiere e non si intrometta più in fatti di cui non si è a conoscenza.
Curare le anime non è la stessa cosa che sanare un corpo, se ne facciano una ragione.
Ambiente
Campi Flegrei, il vulcanologo: “Il problema non è l’eruzione, innalzare il livello di allerta sull’eruzione sarebbe una cosa sbagliata”

“In questo momento il problema non è l’euzione dei Campi Flegrei perché non ci sono i segnali per nessun movimento vulcanico. Oggi abbiamo l’esigenza di difenderci dal terremoto provocato. L’area interessata è principalmente il comune di Pozzuoli, Bacoli e Bagnoli. Il vero problema è la vulnerabilità degli edifici di questa zona. Innalzare il livello di allerta sull’eruzione sarebbe una cosa sbagliata”. Questo il pensiero di Giuseppe Luongo, professore emerito di Fisica del Vulcanismo all’università “Federico II”, che ha parlato a Radio Kiss Kiss Napoli dell’ipotesi di innalzamento dell’allerta per il rischio vulcanico dei Campi Flegrei da “gialla” ad “arancione”.
Nella zona dei Campi Flegrei “non c’è allarme, la commissione Grandi rischi conferma l’allerta gialla”. E’ quanto annunciato dal ministro per la Protezione Civile e le Politiche del mare, Nello Musumeci, al termine dell’incontro a Palazzo Chigi con i comuni dell’area e i vertici di Ingv. “In questo momento l’allerta gialla è ampiamente confermata”, ha aggiunto. Il ministro ha spiegato che la zona rossa legata al rischio bradisismo è stata comunque definita e “coinvolge circa 85 mila persone e 15 mila edifici”. Il piano di comunicazione, ha concluso, “sarà pronto il 27 novembre”.
“La Commissione Grandi Rischi ha confermato il livello di allerta giallo rispetto al rischio vulcanico ed ha opportunamente ritenuto di potenziare i sistemi di monitoraggio al fine di garantire la sicurezza della popolazione. Sappiamo di dover convivere con il fenomeno vulcanico e con quello bradisismico, anche nelle fasi difficili come quella attuale. L’attenzione del governo e delle strutture operative centrali ci rasserena e sappiamo di dover essere consapevoli e continuare ad occuparci del nostro territorio come stiamo facendo incessantemente”. E’ quanto affermano in una dichiarazione congiunta i sindaci di Pozzuoli, Luigi Manzoni, di Napoli, Gaetano Manfredi e di Bacoli Josi Gerardo della Ragione chiedendo di fare “attenzione a non creare allarmismi”.
“Prendiamo spunto dalle osservazioni della Commissione per richiedere con forza l’attivazione delle iniziative previste dal governo nel decreto legge, e integrate dagli emendamenti richiesti dai Comuni flegrei – continuano – Ricordiamo a tutti di fare molta attenzione ai termini usati per la comunicazione, tenendo conto degli effetti sulla popolazione e sull’economia dei Campi Flegrei. Se ognuno si comporta in maniera consapevole, anche tutelando le singole responsabilità, riusciremo a superare le difficoltà e approderemo ad una nuova forma di gestione del territorio maggiormente resiliente”, concludono i primi cittadini.
Ambiente
Trema il Vesuvio, l’evento registrato dalla Sala Operativa dell’Osservatorio Vesuviano

Erano da poco trascorse le 2.20 quando il sismografo della Sala Operativa INGV-OV ha registrato un movimento in area Vesuvio. La scossa, avvertita anche da alcuni residenti, ha avuto una magnitudo di 2.3. Le coordinate geografiche determinate dall’Istituto vesuviano sono latitudine 40.8190, longitudine 14.4270. Profondità dell’evento meno di 1 km.
Ambiente
Nuova scossa di terremoto nei Campi Flegrei, il sisma è stato preceduto da un boato.

Un terremoto di magnitudo 2.9 è avvenuto nella zona: Campi Flegrei intorno alle 4.28 del mattino del 12 settembre, con coordinate geografiche (lat, lon) 40.8280, 14.1410 ad una profondità di 2 km. Il terremoto è stato localizzato da: Sala Operativa INGV-OV (Napoli). Nonostante l’ora è stato avvertito nitidamente soprattutto dai residenti dei quartieri limitrofi all’epicentro, ma non solo. Pochi giorni fa un sisma di magnitudo 3.8 era stato il più forte degli ultimi 20 anni nell’area flegrea. E’ dal 2006 che si registra una ripresa dell’attività bradisismica. Il ritmo è, di certo, lontano da quello della grande crisi dell’inizio degli anni ’80, ma i ricercatori sono concordi nell’affermare che nell’ultimo anno e mezzo è cresciuto sensibilmente. Secondo Giuseppe Mastrolorenzo, primo ricercatore dell’Osservatorio vesuviano, il Rione Terra si è sollevato, dal 2006 a oggi, di oltre un metro.
La domanda che tutti si pongono è se ci si debba preoccupare e se, a oggi, saremmo pronti di fronte a un episodio vulcanico di grosse dimensioni. Su questo, i pareri sembrano discordi. Da un lato, abbiamo le rassicurazioni dei rappresentanti istituzionali. Comuni, Città metropolitana, Regione, Protezione civile e Governo rassicurano la popolazione: non ci sono pericoli imminenti e, nel caso, i piani di prevenzione ed evacuazione sono pronti. Esistono, però, voci discordanti, che gettano ombre sulla possibilità di prevedere per tempo un’eruzione e sulla bontà dei piani.
Gli esperti hanno lanciato diversi allarmi. Secondo Stefano Carlino, ricercatore dell’Ingv-Osservatorio vesuviano “…Uno dei problemi più significativi riguarda che cosa si celi “al di sotto” di queste spinte, se gas, vapore acqueo o anche magma in risalita. La mia interpretazione di quanto sta accadendo – chiarisce Carlino – è che è probabile che piccole quantità di magma siano arrivate nel sistema magmatico più superficiale, cioè quello localizzato a 3-4 chilometri dalla superficie, che è poi il sistema che determina il sollevamento. E c’è sicuramente anche un contributo idrotermale rilevante, fluidi ad alta pressione e temperature che probabilmente contribuiscono in maniera significativa al sollevamento. Non possiamo comunque dire con certezza quale sia la sorgente primaria di questo sollevamento, data l’ambiguità delle soluzioni che provengono dall’elaborazione dei dati”.
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