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CAIVANO: menzione speciale Giovane Talento dell’Architettura

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La menzione speciale “Giovane Talento dell’Architettura Italiana 2016” conquistata da due giovani Studi campani.
Ad assegnarla il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori presso La Biennale di Venezia

Con coraggio e determinazione i giovani architetti Raffaele Semonella dello Studio RS Architettura (rsarchitettura.com), Giuseppe Diana e Costantino Diana dello Studio Dianarchitecture ( dianarchitecture.com) hanno dimostrato che le periferie di Napoli e Caserta riescono ad esprimere ancora grandi potenzialità.

A loro va la prestigiosa menzione speciale “Giovane Talento dell’Architettura Italiana 2016” assegnato dal Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori per il progetto ” Restart- Gli Uffizi a Casal di Principe” attualmente esposto alla 15 Mostra Internazionale di Architettura, Biennale di Venezia-Padiglione Italia.

Una storia fatta di studio, ricerca e sacrificio quella dei giovani professionisti campani, giustamente riconosciuta a livello nazionale ed internazionale.
I progetti all’attivo ed un folto portfolio di premi e riconoscimenti fanno degli studi RS Architettura e dianarchitecture degli astri nascenti dell’architettura italiana.

“Ringrazio anche a nome dei colleghi, First Social Life per aver creduto in noi, il Comune di Casal di Principe, Gli Uffizi, gli Ambasciatore della Rinascita, operai e tutti coloro che hanno collaborato al progetto. Il lavoro svolto a Casal di Principe sta a dimostrare che, con impegno, partecipazione e professionalità, è possibile affrontare, grazie all’intervento dell’architettura, temi delicati come quello del recupero delle periferie urbane” – spiega Raffaele Semonella

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A CAIVANO L’etica è un lusso! La sfera morale e la corsa elettorale dei tutti dentro!

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CAIVANO – La lista degli “impresentabili” della Commissione parlamentare antimafia, pubblicata a pochi giorni dal voto a Caivano, non è un mero elenco burocratico: è un monito, un severo richiamo al concetto basilare che dovrebbe reggere la partecipazione alla res publica. Quando i nomi di Giuseppe Gebiola, Pierina Ariemma, Antonio De Lucia e Pasquale Mennillo finiscono sotto i riflettori, il dibattito non può e non deve limitarsi alla sola legalità formale, ma deve innalzarsi al livello, molto più esigente, dell’etica e della morale pubblica.

Il Codice di autoregolamentazione delle candidature è stato concepito proprio per questo: per superare la visione minimalista del “non ho ancora una condanna” e innalzare l’asticella. L’integrità morale di un aspirante politico non è un optional, ma il prerequisito fondamentale per chiunque voglia dedicare il proprio tempo e la propria azione alla cura degli interessi collettivi. Chi si candida a governare una comunità deve essere al di sopra di ogni sospetto, non solo per rispettare la legge, ma per meritare la fiducia dei cittadini.

Il “Carico Pendente” e la Sfera Privata di Gebiola

Il caso di Giuseppe Gebiola, che con una lunga nota si difende dalla dichiarazione di impresentabilità, merita un approfondimento per l’acrobatica distinzione che tenta di operare. Gebiola ammette la pendenza di un procedimento penale risalente a circa dieci anni fa, legato al suo ruolo di controllo contabile in una società privata, ma nega qualsiasi rilevanza etica e morale per la sua candidatura.

La sua argomentazione ruota intorno a due concetti cardine: la mancanza di una condanna definitiva e l’estraneità dei fatti alla gestione della cosa pubblica.

“La mera pendenza di un procedimento penale, soprattutto per fatti che non attengono direttamente alla gestione della cosa pubblica ma all’esercizio di una professione privata, non dovrebbe di per sé costituire elemento sufficiente per una valutazione di impresentabilità.”

Ecco la seria stilettata che non può mancare: l’idea che un illecito – presunto o accertato – commesso nella sfera privata non intacchi l’idoneità etica per la sfera pubblica è pericolosa e insostenibile. Con lo stesso distorto metro, dovremmo forse ritenere che camorristi, assassini o stupratori, i cui reati non si consumano nelle stanze dell’amministrazione comunale, siano automaticamente candidati eticamente integri per un incarico pubblico? Assolutamente no! Il reato è una rottura del patto sociale, e l’etica non ha un interruttore che si accende o si spegne a seconda del luogo di lavoro. L’integrità è un valore olistico che riguarda la persona nella sua interezza.

Ma c’è un altro aspetto che rasenta l’incoscienza politica. Gebiola afferma che il procedimento si concluderà a gennaio 2026. Cosa accadrebbe se in quella data, a distanza di un mese o due dall’insediamento, un giudice decidesse per una condanna in primo grado? Il neo-eletto consigliere Gebiola si troverebbe costretto a difendere una posizione legale compromessa mentre ricopre una carica pubblica. Non solo, ma l’intera Amministrazione di Caivano si troverebbe ad affrontare una nuova, penosa, e mediatica, grana giudiziaria.

L’etica e la morale impongono di non candidare il rischio alla cosa pubblica. L’onestà intellettuale, di cui Gebiola si fa paladino, dovrebbe spingerlo a rimuovere ogni ombra per il bene superiore della collettività.

Il Silenzio, Talvolta, è d’Oro

I quattro candidati, pur con le loro diverse motivazioni (per Ariemma, De Lucia e Mennillo il legame con la giunta sciolta per ingerenze criminali, per Gebiola il carico pendente), rappresentano un fronte comune: la volontà di non rinunciare.

Se l’intenzione di Gebiola e degli altri era comunque quella di proseguire nella corsa elettorale, forse avrebbero fatto meglio a seguire l’esempio di Pasquale Mennillo, che tra i quattro dichiarati impresentabili, non ha rilasciato alcuna dichiarazione pubblica. Il tentativo di giustificazione, infatti, ha sortito l’effetto opposto, amplificando il rumore e la distrazione su una questione che, in una città che cerca la rinascita, dovrebbe essere risolta nel modo più limpido possibile: un passo indietro, per il bene di tutti.

La parola finale spetta ai cittadini di Caivano: devono riflettere attentamente su quale tipo di leadership desiderano. Una che antepone l’ambizione personale alla trasparenza assoluta, o una che fa dell’integrità morale la sua bandiera, senza se e senza ma.

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Lutto profondo a Caivano: scompare Maria Amalia Castaldo a soli 44 anni

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La comunità di Caivano è in lutto per la prematura scomparsa di Maria Amalia Castaldo, nota e stimata farmacista, spirata all’età di 44 anni. La donna lascia il marito, Carmine, e il giovane figlio, Antonio, nel dolore più profondo.

La triste notizia è stata diffusa anche attraverso i social dal parroco locale, Don Patriciello, che ha espresso parole di grande commozione e fede di fronte al mistero del dolore.

“Amalia, la dolce Amalia, è volata in paradiso. Perché, Signore? Lo sposo è giovane. Il figlio non ancora adolescente. Il dolore è grande. Il cuore si ribella. Solo la fede ci sostiene. Il mistero della vita è immenso.”

Nel suo messaggio, Don Patriciello ha reso omaggio alla forza della defunta, aggiungendo: “Addio, Amalia. Adesso puoi riposare in pace. Hai combattuto la buona battaglia, hai conservato la fede, preparati a ricevere la corona di gloria, che il Signore, giusto giudice, ha preparato per te dall’eternità.”

Le esequie si terranno domani, venerdì 14 novembre, alle ore 10:00, presso la Parrocchia S. Paolo Apostolo nel Parco Verde di Caivano.

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CAIVANO. Peppiniè le gaffe passano a due!

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C’è chi fa il candidato sindaco per cambiare il mondo, e chi lo fa senza nemmeno cambiare la modalità “dilettante allo sbaraglio” delle sagre di paese. A Caivano, per dire, abbiamo il novello Totò della politica locale: urla ai quattro venti il suo programma di rinascita, ma dimentica i fondamentali della burocrazia — quella stessa che dovrebbe amministrare.

Prima gaffe: non presenta l’istanza di aspettativa non retribuita prima della candidatura. Robetta, dirà qualcuno. Peccato che quella robetta rischi di renderlo ineleggibile. È come voler aprire un negozio senza chiedere la licenza: un dettaglio, sì, ma solo fino a quando arriva la Guardia di Finanza.

Ma siccome la sfortuna ama la compagnia, arriva la seconda perla. Totò, se fosse vivo, risponderebbe dal balcone del Municipio: “Peppiniè, le pizze passano a due!” E infatti le gaffe raddoppiano.

Il nostro campione della trasparenza, eventualmente, si è dimenticato di chiedere ai suoi candidati i carichi pendenti. Un dettaglio da nulla — finché non arriva la Commissione Antimafia a pubblicare l’elenco dei “quattro impresentabili”. E indovinate un po’? Uno è proprio della sua coalizione. Una lista, coalizione, che a questo punto sembra più un menù degustazione del caos se ci mettiamo anche parenti e affini di boss e imprenditori che pagavano il pizzo alla camorra.

Dunque, prima ancora di cominciare, il candidato risulta già “colpevole” — non di corruzione, ma di confusione; non di malaffare, ma di malafare. Due leggerezze, due scivoloni, due autogol da cineteca. Un record assoluto per chi ancora non ha varcato la soglia del Comune.

A Caivano, in un territorio martoriato e in cerca di riscatto, presentarsi con un nome segnalato dall’Antimafia è un atto di autolesionismo politico e di schiaffo alla legalità promessa. Dimostra una superficialità e un’assenza di filtri che fanno tremare.

E allora, cari elettori, il dubbio sorge spontaneo: se non sa gestire una candidatura, come gestirà un bilancio comunale?
La burocrazia non è pizza, ma in mano a certi apprendisti può bruciare allo stesso modo.

Perché in fondo la morale è tutta lì: la politica è un forno caldo, e chi non sa leggere le istruzioni finisce inevitabilmente con la figuraccia servita… ben cotta. Peppiniè, stavolta le pizze passano a due. Ma la figura — quella — è già extralarge.

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