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Cardito

A CARDITO il bilancio viene stilato da un semplice artigiano

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CARDITO – L’ amministrazione e la maggioranza sono alle prese con la sessione di bilancio e chi anche dall’interno vorrebbe tentare il solito sgambetto al sindaco o quantomeno indebolirlo, quello del bilancio è il momento giusto ed è così che, in buona o in cattiva fede, questo non ci è dato sapere, è andato in scena l’ennesimo teatrino in maggioranza che rischiava di mettere al tappeto il paese che per qualche ora ha rischiato di far finire il Comune di Cardito in dissesto finanziario, nonostante le finanze del comune continuino a essere floride.

Come spesso accade durante le riunioni di maggioranza e come sempre accade durante le approvazioni del bilancio, oltre il dirigente Mariagrazia Baiano, per darsi un tono l’ex sindaco, ormai semplice cittadino e niente altro, si presenta, sempre da semplice cittadino, al Comune per dimostrare, chissà in base a quali competenze acquisite, di saper formare il bilancio e addirittura insegnarlo ai più. Ma la cosa più deprimente in questa consiliatura è che un sindaco che sta apportando alcuni stravolgimenti nella vita politica carditese permetta che un semplice cittadino come Giuseppe Barra possa entrare in una riunione di maggioranza e parlare di bilancio, non essendo né un economo, né un tecnico, ma semplicemente, come affermato da lui stesso davanti alle nostre telecamere, un semplice artigiano.

La dimostrazione che l’azione fatta da Giuseppe Barra sia stata fatta, senza paura di essere smentiti, al solo scopo di destabilizzare l’ambiente in maggioranza è quella che lo stesso “esperto” di bilancio afferma davanti a tutti che il Comune è in dissesto finanziario. A quel punto nella sala cala il gelo e un’ulteriore dimostrazione che la visita dell’ex sindaco sia stato un vero e proprio blitz la si ha quando parla con il “suo” consigliere e vicesindaco Castaldo chiedendogli di dimettersi in Consiglio Comunale.

Stando a tutto questo, i fedelissimi di Cirillo, fortunatamente per loro e per i cittadini, capiscono l’andazzo creato ad hoc e chiudono la riunione di maggioranza con un appuntamento ad aggiornarsi e senza far polemiche, prendono l’intera documentazione sul bilancio e la fanno visionare a dei veri esperti, raccogliendo solo pareri positivi, infatti, con questa mossa, non solo si eviterà il dissesto ma addirittura pare che ci sarebbero tutte le condizioni per poter proseguire il cammino seguendo tutti gli indirizzi politici dettati dai vari schieramenti, cioè quelli di mantenere inalterate le imposte e quelli di evitare il famoso taglio di cinquantamila euro sulle manutenzioni. La testimonianza di questa linea politica, l’amministrazione Cirillo la possiede dal momento in cui, allo stato attuale, si può contare anche un risparmio di ben trecento mila euro sulla spesa del personale.

Invece no, l’ex sindaco Barra, ricordiamolo ancora una volta, adesso un semplice cittadino, con queste cifre, preferiva mandare in dissesto un comune dalle casse floride, sebbene non ci sia riuscito però, il dato politico resta ed è quello che Barra vuole a tutti i costi “scavare la fossa” a Cirillo per poi ricandidarsi di nuovo come sindaco, come prevede il “manuale” della vecchia politica d’opposizione e la dimostrazione è data anche dal fatto che lui periodicamente si presenta in Comune quasi a voler fare le veci dell’ingegnere carditese, considerando inoltre che avrebbe chiesto al vicesindaco di dimettersi, si può pensare addirittura che attualmente l’ex sindaco carditese aspiri ad entrare in giunta per poi sabotarla dall’interno e se proprio non ci riesce, perché no, aspirare addirittura ad un posto nello staff del sindaco. Al di là delle strategie diaboliche, questa è una storia tutta da scoprire.

 

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Cardito

CARDITO. Il Consigliere Russo attacca il Sindaco sul tema staff personale, riportando dati falsi

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CARDITO – Non sempre un giornalista critico della politica entra nel merito del dibattito pubblico se non per evidenziare le fake news legate alla demagogia spicciola che possono uscire fuori dalle dichiarazioni degli addetti ai lavori.

È quanto successo pochi minuti fa nel comune del cardellino con le dichiarazioni del Consigliere Andrea Russo che affrontando un tema demagogico come quello dello sperpero di denaro pubblico legato all’assunzione degli organi formanti lo staff del Sindaco, dichiara, attraverso un video postato sui social, alcune falsità al solo scopo di alimentare rabbia e impopolarità nella figura del primo cittadino. Ma andiamo ad analizzare i fatti.

Andrea Russo nel suo video asserisce che il Sindaco Giuseppe Cirillo abbia portato il numero dei formanti lo staff da 3 a 5 soggetti, lasciando intendere una volontà da parte del primo cittadino su un ulteriore esborso di denaro pubblico. Nulla di più falso. Gli staffisti nel comune gialloblu sono sempre stati tre. All’inizio furono assunti Andrea Fisher – staffista storico – Vincenzo Russo, Nicola Di Micco e Biagio Barra, poi si decise di nominare il Di Micco dirigente dell’ente sfruttando l’Art. 110 del Tuel, liberando così una casella dal capitolo di bilancio posto in essere sullo staff del Sindaco. Da allore quella casella è rimasta vuota per parecchi mesi, facendo risparmiare, in realtà, soldi ai contribuenti.

Oggi il primo cittadino, vuoi perché oberato di lavoro, vuoi perché abituato ad avere la segreteria con impegni suddivisi su tre elementi, ha pensato bene di assumere due figure part-time. Praticamente la casella lasciata vuota da Di Micco sarà riempita da altri due staffisti allo stesso costo di sempre da parte dell’ente.

Il dato politico che esce fuori è quasi pari a zero. A queste latitudini si cerca di fare opposizione sul nulla. Si comprende e va bene il gioco delle parti, ma non si può parlare a distanza di tre anni dopo aver passato gli stessi anni tra i banchi di maggioranza accompagnati dal mutismo selettivo cronico e svegliarsi su questioni, inesistenti tra l’altro, solo ora e per giunta raccontando frottole. Ci aspettiamo altro da un professionista come Andrea Russo che in quanto tale dovrebbe anche capire che anche il confronto con i comuni limitrofi non regge. Gli altri enti non hanno a capo un Sindaco che deve destreggiarsi tra impegni locali e metropolitani, quindi che ben vengano occhi vigili sul territorio atti ad arginare facili distrazioni o dimenticanze. Non mi si venga neanche ad incolpare il primo cittadino per la doppia carica, dato che la sua visione sovracomunale è sotto gli occhi della città e la ricezione di decine di milioni di euro non è da tutti.

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Afragola

Stupri, violenze e omicidi. Facile fare il prete anticamorra con la legge che li obbliga a non denunciare

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Facile fare il prete di periferia negli addensamenti di povertà a nord di Napoli. Basta avere l’ambizione di andare a colmare un vuoto lasciato dalla politica e dalle istituzioni con l’aiuto della fede e della toga e un po’ di predisposizione all’egocentrismo. Aspettare che un tragico evento si verifichi e attendere, inesorabilmente, lo stuolo di colleghi giornalisti che, non sapendo chi intervistare, dato che a queste latitudini la politica è sempre assente per autoimplosione, si rivolgono al personaggio più populista e demagogo rimasto sul territorio.

Allora la riflessione che voglio fare oggi, così come esposta ai tempi dei fatti che riguardarono l’omicidio di Fortuna Loffredo è: la Chiesa che da secoli cerca di colmare i vuoti creati dalla cecità dei governatori sarebbe in grado di aiutare, fattivamente, le vittime di questi efferati delitti?

Tutti noi sappiamo che secondo l’art. 200 c.p.p. la legge italiana rispetta il segreto confessionale tanto che stabilisce che: il sacerdote a cui è stato confessato un reato NON può essere obbligato a essere chiamato come testimone in un processo. Al contrario, come recita l’art. 622 c.p., violare il segreto confessionale potrebbe costituire reato: il sacerdote che dovesse violare il segreto confessionale per un qualsiasi motivo NON previsto dalla legge, rischia la reclusione fino a 1 anno e una multa che può variare tre le € 30 e le € 516.

D’altro canto, invece, è pur vero che la Corte di Cassazione con la sentenza n. 6912 del 14 gennaio 2017 ha chiarito che il sacerdote che NON DEVE violare il segreto confessionale è tenuto a collaborare con la giustizia. Il segreto confessionale cade nel momento in cui il fedele confessa di essere, ad esempio, stata vittima di violenza. Il sacerdote che, in sede di processo, si rifiuta di testimoniare o mente durante la deposizione rischia la reclusione fino a 6 anni per il reato di falsa testimonianza.

La differenza sta proprio qui! Se a confessare il reato è chi commette il reato? Allora vale la prima ipotesi, ossia, il prete è tenuto a non denunciare ciò che gli è stato riferito in confessione. Ma questo principio ecclesiastico, condiviso anche dalle norme laiche della nostra Costituzione, in verità, quanta carità cristiana serba in sé?

Facendo un’opportuna riflessione sociologica, da anni il tema della religiosità dei mafiosi, o dei criminali in generale, apre lo scenario a molteplici piani di analisi: da una parte, occorre chiedersi che significato assumono le devozioni e le ritualità religiose e che ruolo svolga il ricorso alla fede all’interno di certi contesti, dall’altra è indispensabile valutare le posizioni che la Chiesa ha progressivamente espresso nella storia. Lo studio delle organizzazioni mafiose lascia emergere il dato piuttosto singolare di una religione che diventa strumento di legittimazione, offrendo motivazioni agli atti criminosi, alleviando le paure e le angosce nutrite dagli affiliati per il proprio destino personale. Ed è per questi motivi che si può benissimo pensare che anche un reato come lo stupro può facilmente essere confessato ad un protettore di anime.

Allora la domanda sorge spontanea: a quali responsabilità la Chiesa espone un prete di periferia, pastore di un addensamento di povertà come quella del Parco Verde? Quale peso deve sopportare un prete anticamorra se tali principi lo devono, per forza maggiore, relegare alla figura di un inerme testimonial della lotta? Ma soprattutto come si sentirebbe l’uomo che alberga sotto la toga a sapere di essere stato costretto a non evitare tale scempio?

Allora l’ultima osservazione che vorrei fare è quella del ruolo della Chiesa nella società moderna. Forse, dico forse, con tutta la modestia possibile, sarebbe il caso di far scendere realmente in trincea chi, almeno a parole, dichiara di voler salvare la vita alla povera gente su questo umile pianeta e far sì che chi sappia denunci immediatamente.

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Caivano

Colpite delle auto di una concessionaria durante una sparatoria a Cardito

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Ieri notte alle ore 2:20 circa a Cardito, i carabinieri di Caivano sono intervenuti a via I Maggio angolo via della Repubblica per una segnalazione di colpi d’arma da fuoco. Alcuni colpi di arma da fuoco sono stati sparati verso 4 auto che erano all’interno di un concessionario, 7 i fori causati. Sono in corso le indagini della vicenda.

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