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Cardito

Pisano fa una “gaffe”. Sul cimitero il sindaco ha denunciato tutto. E non solo con una Pec…

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CARDITO – Caso cimitero: la questione si fa seria anche perché come al solito non mancano le strumentalizzazioni politiche. Ed una serie di dubbi, tutti da chiarire, emergono con evidenza. Francesco Pisano, sui tentativi di presunta estorsione effettuati da alcuni dipendenti del Consorzio Cardito-Crispano ai danni dei familiari dei defunti da seppellire, ha scritto un post su Facebook attaccando il sindaco Cirillo. “Il giornalista che fece questo servizio (Stefano Andreone, ndd) è stato brutalmente aggredito – scrive Pisano -. Il fatto altrettanto grave è che il servizio non venne denunciato alle autorità di polizia da chi rappresenta l’Ente, contrariamente quanto riferiva un sedicente giornalista prezzolato. La solidarietà a chiacchiere non serve. Liberate Cardito. Gli omertosi non possono governare le istituzioni pubbliche né insegnare la legalità”.

Pisano fa una “gaffe” perché dalle carte emerge che il giornalista offeso nel post di Pisano ha avuto ragione. Il sindaco ha denunciato l’accaduto ai carabinieri mezz’ora dopo la pubblicazione del servizio giornalistico. E lo ha fatto per iscritto tramite Pec ed a voce attraverso un colloquio telefonico con l’Arma di Crispano. E di fronte alla verità Pisano dovrebbe almeno chiedere scusa al giornalista da lui offeso solo per aver scritto la verità dei fatti. E se si condanna la violenza nei confronti dei cronisti, non li si può poi offendere gratuitamente tra l’altro anche quando questi scrivono o affermano fatti veri pure se scomodi ad una parte politica.

Al netto di questo, lo stesso sindaco Cirillo, rilascia una dichiarazione in esclusiva a “minformo” sulla questione smentendo passo passo la posizione di Pisano. “I consiglieri di minoranza – dichiara il capo dell’amministrazione – cercano di strumentalizzare argomenti seri per cercare di far passare il messaggio che Cardito sia governata da soggetti che non hanno a cuore la legalità. La minoranza lancia accuse senza nemmeno conoscere i fatti, oppure se li conosce e dice il contrario lo fa perché in malafede. La verità è tutta dimostrabile da documenti che porterò in aula: mezz’ora dopo il servizio giornalistico sul cimitero ho immediatamente, dopo mezz’ora dalla pubblicazione per la precisione, inviato una informativa urgente ai carabinieri di Crispano, alla commissione Antimafia che governa Crispano ed al Consorzio cimitero. E da quanto risulta agli atti, il Consorzio cimitero ha avviato anche le contestazioni ai dipendenti richiamati nel servizio giornalistico. L’indagine penale, invece, per appurare i fatti e verificare se vi sono dei reati da contestare, la sta portando avanti la magistratura. Per quanto mi riguarda ho fatto tutto quello che dovevo fare anche perché dopo aver inviato la denuncia via PEC, ho parlato con i carabinieri di Crispano verificando di persona che avessero ricevuto la mia denuncia. Ecco perché dire che non è stato fatto nulla, dire che non abbiamo denunciato l’episodio è una bugia che qualifica chi tenta di speculare su fenomeni delicati con l’obiettivo  di fronte all’opinione pubblica di incassare risultati politici attraverso pratiche di basso profilo. Ma i fatti e le carte dimostrano quanto realmente abbiamo fatto anche in questa occasione a tutela della legalità. Resta grave l’atteggiamento di un consigliere comunale che attacca ed offende l’amministrazione senza nemmeno sapere cosa è stato fatto e di cosa parla”.

Insomma, Pisano accusa l’amministrazione di “omertà” perché non ha denunciato, a suo dire, quanto emerso in un servizio giornalistico su presunti tentativi di estorsione al cimitero. Il sindaco, carte alla mano dimostra che, al contrario, non solo è stata fatta la denuncia ma ha pure parlato coi carabinieri di Crispano dopo la Pec. E addirittura l’amministrazione ha già inviato pure le contestazioni ai dipendenti del Consorzio protagonisti di quell’increscioso e sconcertante episodio. E il cronista che, prima di tutti, atti alla mano, su “minformo” ha spiegato all’opinione pubblica come stessero i fatti, si ritrova un’offesa nel post di Pisano con l’accusa di aver mentito. Quando invece non è così. Povera politica. Come sei caduta in basso. La verità prima di tutto.

Pisano, contattato da “minformo” spiega la sua versione: “A mio avviso il sindaco si è limitato al minimo indispensabile inviando solo la Pec senza parlare con i carabinieri”.

Insomma, Pisano corre ai ripari abbassando il tiro anche perché il sindaco dice che dopo la Pec abbia parlato pure coi carabinieri ed atti alla mano dimostrerà in aula l’invio da parte del Consorzio delle contestazioni ai dipendenti. Cirillo ha fatto tutto quello che doveva fare smentendo, solo adesso, l’opposizione. Ma una pecca ce l’ha: spesso non comunica alla città le sue iniziative e diventa bersaglio facile per l’opposizione.

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Cardito

CARDITO. Il Consigliere Russo attacca il Sindaco sul tema staff personale, riportando dati falsi

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CARDITO – Non sempre un giornalista critico della politica entra nel merito del dibattito pubblico se non per evidenziare le fake news legate alla demagogia spicciola che possono uscire fuori dalle dichiarazioni degli addetti ai lavori.

È quanto successo pochi minuti fa nel comune del cardellino con le dichiarazioni del Consigliere Andrea Russo che affrontando un tema demagogico come quello dello sperpero di denaro pubblico legato all’assunzione degli organi formanti lo staff del Sindaco, dichiara, attraverso un video postato sui social, alcune falsità al solo scopo di alimentare rabbia e impopolarità nella figura del primo cittadino. Ma andiamo ad analizzare i fatti.

Andrea Russo nel suo video asserisce che il Sindaco Giuseppe Cirillo abbia portato il numero dei formanti lo staff da 3 a 5 soggetti, lasciando intendere una volontà da parte del primo cittadino su un ulteriore esborso di denaro pubblico. Nulla di più falso. Gli staffisti nel comune gialloblu sono sempre stati tre. All’inizio furono assunti Andrea Fisher – staffista storico – Vincenzo Russo, Nicola Di Micco e Biagio Barra, poi si decise di nominare il Di Micco dirigente dell’ente sfruttando l’Art. 110 del Tuel, liberando così una casella dal capitolo di bilancio posto in essere sullo staff del Sindaco. Da allore quella casella è rimasta vuota per parecchi mesi, facendo risparmiare, in realtà, soldi ai contribuenti.

Oggi il primo cittadino, vuoi perché oberato di lavoro, vuoi perché abituato ad avere la segreteria con impegni suddivisi su tre elementi, ha pensato bene di assumere due figure part-time. Praticamente la casella lasciata vuota da Di Micco sarà riempita da altri due staffisti allo stesso costo di sempre da parte dell’ente.

Il dato politico che esce fuori è quasi pari a zero. A queste latitudini si cerca di fare opposizione sul nulla. Si comprende e va bene il gioco delle parti, ma non si può parlare a distanza di tre anni dopo aver passato gli stessi anni tra i banchi di maggioranza accompagnati dal mutismo selettivo cronico e svegliarsi su questioni, inesistenti tra l’altro, solo ora e per giunta raccontando frottole. Ci aspettiamo altro da un professionista come Andrea Russo che in quanto tale dovrebbe anche capire che anche il confronto con i comuni limitrofi non regge. Gli altri enti non hanno a capo un Sindaco che deve destreggiarsi tra impegni locali e metropolitani, quindi che ben vengano occhi vigili sul territorio atti ad arginare facili distrazioni o dimenticanze. Non mi si venga neanche ad incolpare il primo cittadino per la doppia carica, dato che la sua visione sovracomunale è sotto gli occhi della città e la ricezione di decine di milioni di euro non è da tutti.

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Afragola

Stupri, violenze e omicidi. Facile fare il prete anticamorra con la legge che li obbliga a non denunciare

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Facile fare il prete di periferia negli addensamenti di povertà a nord di Napoli. Basta avere l’ambizione di andare a colmare un vuoto lasciato dalla politica e dalle istituzioni con l’aiuto della fede e della toga e un po’ di predisposizione all’egocentrismo. Aspettare che un tragico evento si verifichi e attendere, inesorabilmente, lo stuolo di colleghi giornalisti che, non sapendo chi intervistare, dato che a queste latitudini la politica è sempre assente per autoimplosione, si rivolgono al personaggio più populista e demagogo rimasto sul territorio.

Allora la riflessione che voglio fare oggi, così come esposta ai tempi dei fatti che riguardarono l’omicidio di Fortuna Loffredo è: la Chiesa che da secoli cerca di colmare i vuoti creati dalla cecità dei governatori sarebbe in grado di aiutare, fattivamente, le vittime di questi efferati delitti?

Tutti noi sappiamo che secondo l’art. 200 c.p.p. la legge italiana rispetta il segreto confessionale tanto che stabilisce che: il sacerdote a cui è stato confessato un reato NON può essere obbligato a essere chiamato come testimone in un processo. Al contrario, come recita l’art. 622 c.p., violare il segreto confessionale potrebbe costituire reato: il sacerdote che dovesse violare il segreto confessionale per un qualsiasi motivo NON previsto dalla legge, rischia la reclusione fino a 1 anno e una multa che può variare tre le € 30 e le € 516.

D’altro canto, invece, è pur vero che la Corte di Cassazione con la sentenza n. 6912 del 14 gennaio 2017 ha chiarito che il sacerdote che NON DEVE violare il segreto confessionale è tenuto a collaborare con la giustizia. Il segreto confessionale cade nel momento in cui il fedele confessa di essere, ad esempio, stata vittima di violenza. Il sacerdote che, in sede di processo, si rifiuta di testimoniare o mente durante la deposizione rischia la reclusione fino a 6 anni per il reato di falsa testimonianza.

La differenza sta proprio qui! Se a confessare il reato è chi commette il reato? Allora vale la prima ipotesi, ossia, il prete è tenuto a non denunciare ciò che gli è stato riferito in confessione. Ma questo principio ecclesiastico, condiviso anche dalle norme laiche della nostra Costituzione, in verità, quanta carità cristiana serba in sé?

Facendo un’opportuna riflessione sociologica, da anni il tema della religiosità dei mafiosi, o dei criminali in generale, apre lo scenario a molteplici piani di analisi: da una parte, occorre chiedersi che significato assumono le devozioni e le ritualità religiose e che ruolo svolga il ricorso alla fede all’interno di certi contesti, dall’altra è indispensabile valutare le posizioni che la Chiesa ha progressivamente espresso nella storia. Lo studio delle organizzazioni mafiose lascia emergere il dato piuttosto singolare di una religione che diventa strumento di legittimazione, offrendo motivazioni agli atti criminosi, alleviando le paure e le angosce nutrite dagli affiliati per il proprio destino personale. Ed è per questi motivi che si può benissimo pensare che anche un reato come lo stupro può facilmente essere confessato ad un protettore di anime.

Allora la domanda sorge spontanea: a quali responsabilità la Chiesa espone un prete di periferia, pastore di un addensamento di povertà come quella del Parco Verde? Quale peso deve sopportare un prete anticamorra se tali principi lo devono, per forza maggiore, relegare alla figura di un inerme testimonial della lotta? Ma soprattutto come si sentirebbe l’uomo che alberga sotto la toga a sapere di essere stato costretto a non evitare tale scempio?

Allora l’ultima osservazione che vorrei fare è quella del ruolo della Chiesa nella società moderna. Forse, dico forse, con tutta la modestia possibile, sarebbe il caso di far scendere realmente in trincea chi, almeno a parole, dichiara di voler salvare la vita alla povera gente su questo umile pianeta e far sì che chi sappia denunci immediatamente.

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Caivano

Colpite delle auto di una concessionaria durante una sparatoria a Cardito

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Ieri notte alle ore 2:20 circa a Cardito, i carabinieri di Caivano sono intervenuti a via I Maggio angolo via della Repubblica per una segnalazione di colpi d’arma da fuoco. Alcuni colpi di arma da fuoco sono stati sparati verso 4 auto che erano all’interno di un concessionario, 7 i fori causati. Sono in corso le indagini della vicenda.

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