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Caivano

CAIVANO: La Juve, l’unità d’Italia e la ragione dei vessilli distrutti

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È stata una piacevole chiacchierata quella con il Presidente del Club Napoli di Caivano, è stato come parlare con una persona che conosci da sempre, uno di quelle che non si ferma agli epiteti su Facebook ma che cerca di ragionare e andare a fondo della questione, andando oltre le apparenze.

La diatriba scoppiata ieri sul social è divenuta virale quando all’articolo, da me scritto in merito all’assalto del club Juve Caivano, è stata associata la foto di alcuni membri che assistevano ad una partita del Napoli allo stadio e riconosco che l’accostamento è stato infelice, perché – e questo non lo avevo calcolato – nel paese del castello medioevale ci si limita a guardare le foto, come se un giornale fosse un fumetto in cui i dialoghi non sono necessari.

Di questo me ne dolgo e ho prontamente cambiato l’immagine di testata dell’articolo, scuotendo la testa perché i miei concittadini non sanno o non vogliono imparare a leggere.

La sostanza è che “l’assalto” alla sede del club rivale ha suscitato lo sdegno di molti e qualcuno  mi aveva comunicato che si pensava potessero essere stati alcuni componenti del club Napoli, cosa ovviamente non vera e menzognera, volta solo a gettare fango su una realtà locale che negli anni si è distinta per la rettitudine intellettuale e una presenza attenta anche ai bisogni dei cittadini meno fortunati, gratificandoli con pranzi luculliani e regali ai bambini che non si possono permettere molto.

È stata mia premura chiedere, proprio in virtù della stima che nutro per molti di essi, di prendere le distanze da un episodio messo in atto da un lupo solitario che, evidentemente, aveva alzato un po’ troppo il gomito tanto era felice per la vittoria del Real.

Ho insistito con la richiesta anche quando sembrava ci fosse la ferma volontà di restare in silenzio di fronte all’accaduto.

Poi il Presidente, che ringrazio anche in questa sede, ha voluto incontrarmi di persona per chiarire la situazione e, parole sue, ha detto che il gruppo prende nettamente le distanze da quell’episodio di assoluta mancanza di civiltà e ha condannato fermamente gli autori dell’efferato gesto.

Niente di male a godere della sconfitta della Juve, anche io ho gioito al quarto gol della squadra spagnola, la sconfitta doveva essere sonora per chi per tutta la durata del campionato canta cori razzisti e di una totale idiozia nei confronti non del calcio, ma di tutto il popolo napoletano.

Mi ha stupito la pacatezza con cui il presidente Gino Di Michele ha spiegato le ragioni del Club, mi ha stupito e ne sono felice, io che scevro da pregiudizi, non avrei mai potuto sospettare che delle persone tanto distinte potessero agire alla stregua di vandali medioevali.

Il Club Napoli, dunque, prende le distanze dall’accaduto.

A questo punto posso ben sperare in un futuro dove la competizione divenga meramente sportiva e vengano messo da parte l’odio verso le persone e sia dato risalto al fatto agonistico.

Io, a dirla tutta, una risatina sotto i baffi me la sono fatta guardando quella sorta di scimmia arrampicarsi su un palo e strappare i vessilli della squadra avversaria.

Certi gesti non vanno mai giustificati, per nessuna ragione al mondo un uomo può essere contro un suo simile fino al punto di odiarlo, per il colore di una squadra.

Resta che i partenopei portano ancora addosso le ferite della conquista del sud che avrebbe dovuto unire l’Italia ma che di fatto non c’è mai stata, un’unità che è presente solo sulla carta quando si tratta di distribuire ricchezze e privilegi. I Napoletani, forse non tutti ma tanti, non si sentono pienamente italiani.

Volendo parafrasare il D’Azeglio – cosa per altro non certa – adesso occorrerebbe fare gli italiani.

Un’altra frase però mi sovviene detta dallo stesso D’Azeglio, ““In tutti i modi la fusione coi Napoletani mi fa paura; è come mettersi a letto con un vaiuoloso!”.

Tiro le conclusioni insieme al fumo di una sigaretta.

Siamo sicuri che c’è convenuto stare nell’Italia unita?

In caso contrario avremmo potuto partecipare a un torneo calcistico senza la Juventus.

Ambiente

Caivano, rimossi e alienati settantacinque veicoli

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La Commissione Straordinaria, composta da Filippo Dispenza, Simonetta Calcaterra e Maurizio Alicandro, fin dai primi giorni dell’insediamento, ha disposto una serie di sopralluoghi sul territorio cittadino al fine di ottenere una mappatura delle problematiche ambientali ivi presenti.
La polizia municipale, sotto il comando di Espedito Giglio, hanno effettuato controlli capillari in sinergia con il settore di tutela ambientale del comune caivanese.
Sono stati rimossi e alienati 75 veicoli, con molta probabilità di origine furtiva, abbandonati in particolare nelle campagne della frazione di Casolla Valenzano e lungo le strade limitrofe.
La Commissione Straordinaria ha voluto esprimere – con una nota ufficiale – la grande soddisfazione per i risultati delle operazioni finora effettuate dal personale impegnato nell’attività di bonifica del territorio.

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Caivano

CAIVANO. Sistema delle Estorsioni del clan Angelino. Prime indiscrezioni sulle dichiarazioni dei Collaboratori di Giustizia

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CAIVANO – Procede senza sosta l’iter procedurale del processo legato al Sistema delle estorsioni messo su dal clan Angelino con la connivenza della parte politica e tecnica del Comune di Caivano.

Dopo gli Avvisi di Garanzia, le ultime indiscrezioni riguardano le confessioni rilasciate da coloro che hanno deciso di collaborare con la Giustizia.

A primo acchitto, da quello che si legge è che le indagini non si chiudono ai venticinque nomi che abbiamo pubblicato giorni fa (leggi qui). Altri nomi sono ancora coperti dal segreto istruttorio, tanto è vero che nelle documentazioni a disposizione delle difese dei venticinque indagati raggiunti dal provvedimento di chiusura delle indagini, si leggono molti omississ, il che farebbe presagire un’altra raffica di provvedimenti a stretto giro.

Dalle dichiarazioni rilasciate dai neocollaboratori viene quasi tutto confermato di quanto emerso dalle indagini e dalle intercettazioni. Giovanbattista Alibrico e Carmine Peluso erano gli addetti a riscuotere somme di denaro per conto del clan, oltre che ad avere il ruolo di richiedenti delle somme estorsive, mentre Martino Pezzella faceva da tramite, incassando il denaro dai politici per poi portarlo al clan, direttamente nelle mani dei fidelissimi di Antonio Angelino detto “Tubiuccio”.

Confermato inoltre il sistema delle aggiudicazioni guidate dal funzionario Vincenzo Zampella e dei nomi delle ditte segnalati dai vari esponenti politici corrotti.

Chi ne esce con le ossa ancora più rotte da queste dichiarazioni sono le figure di Arcangelo Della Rocca e di Gaetano Ponticelli.

Da quello che asseriscono i collaboratori, il primo durante la consiliatura Enzo Falco, oltre ad avere incassato una tangente dalla Gi.Car. direttamente da Bernardo Giuseppe per la rimozione di un manufatto abusivo al Parco Verde, ha anche segnalato professionisti per alcuni incarichi tecnici per il PNRR. Accusato inoltre di avere grossi rapporti all’Urbanistica con imprenditori e tecnici per il rilascio delle licenze edilizie in tempi rapidi. Avendo rapporti diretti con Zampella Vincenzo e con altri tecnici e godendo delle corsie preferenziali, poteva effettuare favoritismi sull’accelerazioni delle pratiche presentate al Comune. Inoltre l’ex Assessore dem, emerso da quanto dichiarato da uno dei collaboratori, pare si sia recato insieme a Pompeo Esposito e D’Agostino Fabrizio, alla CUC di Salerno per cercare di condizionare le attività nella scelta delle ditte a cui affidare i lavori, senza ottenere però alcun risultato positivo.

Le confessioni dei collaboratori, invece, hanno potuto completare il quadro indiziario di Gaetano Ponticelli, ex Consigliere di opposizione, che stando a quanto dichiarato dai collaboratori, stesse bene il Sistema messo all’impiedi dal capoclan, tanto è vero che la sua figura viene menzionata assieme a quella di Albrico Giovambattista, Peluso Carmine e Falco Armando come i politici vicini al gruppo di “Tubiuccio”. Secondo quanto riferiscono i collaboratori, Gaetano Ponticelli era colui che portava le determinazioni comunali riportanti nomi delle ditte e cifre affidate direttamente al clan. Spesso è stato visto uscire da una concessionaria di autonoleggio di via Platone dove Angelino Antonio – alias Tubiuccio – e Angelino Gaetano avevano i loro uffici/appoggio. Addirittura ad un incontro tra il capoclan e il Ponticelli, il pentito di camorra che parla agli inquirenti, ammette di essere stato invitato ad accomodarsi fuori. Secondo quest’ultimo, prassi, questa, consolidata quando si trattava di parlare di affari che riguardassero grossi guadagni in termini economici. Confermata inoltre anche l’intercessione di Gaetano Ponticelli, per fare in modo di non far dislocare la dirigente scolastica Rosalba Peluso – ritenuta dalle indagini, la dirigente gradita al clan – dalla scuola “Cilea, Mameli Rodari”.

Nomi nuovi che destano qualche sospetto sul fatto che il Sistema possa andare anche oltre la nomenclatura già nota sono quelli della dirigente Anna Damiano e del dipendente pubblico Pompeo Esposito che stando a quanto dichiarato dai collaboratori di giustizia, erano pienamente consapevoli del fatto che il sorteggio della gara sul rifacimento del manto stradale di alcune strade, appaltato poi alla ditta Appalti Generali di Alfiero Luigi, venisse truccato.

Premesso che tutti gli attori di questo procedimento sono innocenti fino a sentenza definitiva e che ognuno di loro avrà modo di difendersi nelle sedi opportune, appare indubbio che la classe dirigente caivanese sia stata lacerata e falcidiata dal punto di vista etico e morale.

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Caivano

CAIVANO. I Commissari chiudono la condotta idrica che forniva altri comuni. Penza: “bisogna tutelare gli insoluti vessati dall’alto costo di approvvigionamento”

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CAIVANO – Altro problema e altra improvvisazione da parte della terna commissariale caivanese. Già nelle settimane scorse noi di Minformo ci siamo occupati della problematica legata ad una condotta idrica in capo al Comune gialloverde ma che, tra gli altri comuni, forniva anche i comuni di Orta di Atella, Sant’Arpino e Crispano (leggi qui).

La questione diventò di interesse parlamentare, al punto tale che il deputato pentastellato Pasquale Penza sollevò alcuni quesiti nella Commissione competente.

Di tutta risposta i Commissari prefettizi caivanesi, hanno pensato bene, per non continuare a gravare sulle casse comunali di chiudere quella condotta e di lasciare interi quartieri crispanesi, santarpinesi e ortesi senz’acqua e senza neanche lasciare agli amministratori di questi comuni – come buon rapporto istituzionale di collaborazione tra le Amministrazioni prevede – un leggero preavviso prima di provvedere alla chiusura dei rubinetti né prendersi la briga di informare gli ignari pari grado dei comuni interessati dell’annoso problema che interessava anche i comuni di loro pertinenza.

Tanto è vero che gli amministratori che non hanno avuto la fortuna di informarsi attraverso le nostre pagine sono risultati del tutto sorpresi di quanto stesse accadendo sul loro territorio fino alla scoperta del nostro articolo che ha delucidato loro del problema. All’indomani della lettura, ognuno di loro ha potuto dare mandato ai propri tecnici di provvedere ad effettuare dei bypass che consentissero di legare le famiglie lasciate senza approvvigionamento idrico alle proprie condotte di competenza.

Da indiscrezioni raccolte in esclusiva da Minformo, alcuni di questi Amministratori stanno anche indagando su un’eventuale configurazione, da parte dei commissari caivanesi, del reato di interruzione di pubblico servizio, dato che i succitati quartieri sono rimasti a secco per oltre 48 ore.

Fermo restando che per quasi cinquant’anni i cittadini caivanesi hanno pagato i costi dell’approvvigionamento idrico anche per queste famiglie mentre queste ultime pagavano, in realtà, a un ente non competente che su di loro esercitava zero spese e premesso che nessuno degli attori attuali sia responsabile di tale disservizio dato che i lavori, come anticipato, risalirebbero a più di cinquant’anni fa è giusto però, che gli organi preposti, facciano chiarezza ma soprattutto trovino soluzioni atte a tutelare gli interessi dei cittadini finora vessati.

Per saperne di più abbiamo contattato il deputato del Movimento 5 Stelle Pasquale Penza che davanti ai nostri taccuini ha dichiarato: “Prima di tutto bisogna capire quali e quanti comuni ma soprattutto quante famiglie venivano approvviggionate dall’acqua caivanese. I comuni interessati saranno in grado di darci un numero preciso di famiglie collegate a questa condotta? Ma soprattutto gli Amministratori saranno nelle condizioni di conferirci i numeri giusti? Poi, bisognerà capire se verranno presi in considerazione tutti gli insoluti della povera gente che non potevano permettersi il pagamento di cifre esorbitanti sulla fornitura idrica, dato che il costo del numero sovrastimato di metri cubi d’acqua destinati a Caivano viene ripartito sull’intera popolazione caivanese. Bisogna sapere se gli enti preposti adotteranno una specie di ristoro fiscale nei confronti di chi, in buona fede, avrebbe voluto pagare ma non ha potuto. Dal mio canto farò tutto quanto nelle mie possibilità per portare alla luce questa problematica e tutelare i cittadini caivanesi finora vessati”.

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