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CARDITO, il sindaco Cirillo incontra l’ex assessore Di Micco e chiarisce la questione legata a “Insieme per Cardito”

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CARDITO – La questione di “Insieme per Cardito” ha trovato già un epilogo ma questa volta c’è stato bisogno addirittura dell’intervento del sindaco per chiudere una querelle che è arrivato nella sede comunale. Giuseppe Di Micco ex assessore ha chiesto un incontro al sindaco Cirillo ostinandosi a presentarsi come segretario del movimento nonostante i soci fondatori, i consiglieri comunali, i candidati consiglieri alle scorse amministrative e i nuovi militanti hanno ormai firmato da settimane un verbale che attesta la volontà del movimento: Avv. Daniela Portella nuovo segretario.

Il sindaco Cirillo per non alimentare la diatriba e dare un contributo alla chiarezza ha deciso di incontrare l’ex assessore Giuseppe Di Micco, non al comune ma in un bar del territorio facendo capire che quando al Comune deve parlare con “Insieme per Cardito” interloquisce con i consiglieri Russo e Fusco o con la segretaria Daniela Portella ma contestualmente il primo cittadino non vuole che una diatriba interna tra il movimento e l’ex assessore possa mettere in discussione comunque un rapporto consolidato tra Cirillo e Di Micco e lo stesso incontro si è svolto in un clima cordiale, anzi pare che dopo eventi di guerra, lo stesso sindaco abbia consigliato a Di Micco di prendere la sua strada reale che tra l’altro lo stesso ex assessore ha già comunicato ai militanti di “Insieme per Cardito”, ossia quello di diventare il riferimento a Cardito di “Campania Libera”, il movimento che fa capo al Presidente della Regione Vincenzo De Luca.

Questa sarebbe la giusta soluzione per evitare una questione che sul piano della rappresentanza già vede i suoi naturali interpreti. Giuseppe Di Micco è un fedelissimo di De Luca e nei fatti è lui il rappresentante di “Campania Libera” a Cardito, quindi non ha nulla da condividere con i consiglieri, ex candidati consiglieri, militanti e simpatizzanti di “Insieme per Cardito” che hanno già hanno certificato di assumere una linea diversa dell’ex assessore. A questo punto cosa c’è di meglio per Giuseppe Di Micco se non scegliere la sua strada naturale, rispettando anche la scelta fatta dai componenti del gruppo di “Insieme per Cardito” cioè quella di farsi rappresentare da un segretario come l’Avv. Daniela Portella?

E la questione si risolve proprio in questa maniera anche perché Andrea Russo ha dato merito a Cirillo di avere incontrato Giuseppe Di Micco ammettendo che il sindaco fa bene ad incontrare tutti quelli che hanno dato una mano dal punto di vista amministrativo ma contestualmente rimarca chi in realtà rappresenta oggi “Insieme per Cardito” attraverso il suo post su Facebook che recita: “Sono costretto, di fronte alle ennesime strumentalizzazioni create ad arte sul nostro movimento, “Insieme per Cardito”, ad intervenire per l’ultima volta sulla vicenda e chiarire definitivamente il quadro.
L’avvocato Daniela Portella è stato scelto come segretario del movimento “Insieme per Cardito” direttamente dai soci fondatori e dai militanti. A settembre presenteremo, durante una iniziativa pubblica, l’intero organigramma ai cittadini ed alla stampa entrando nei contenuti sull’idea di città e sugli obiettivi futuri politici, sociali e amministrativi del movimento.

A tale proposito, il sindaco Giuseppe Cirillo ha ben compreso che quando avverte la necessità di dialogare con “Insieme per Cardito”, in merito alle rispettive competenze, ha come riferimenti il gruppo consiliare, composto dal sottoscritto, che ricopre la carica di capogruppo, e dal consigliere Michele Fusco. E come segretario l’avvocato Daniela Portella. Fino ad arrivare ai soci fondatori e ai militanti che il primo cittadino conosce bene, in quanto candidati alle ultime Amministrative nella lista “Insieme per Cardito” e coi quali avrà la possibilità di confrontarsi direttamente anche alla convention organizzativa e programmatica di settembre in fase di allestimento.

Quindi, oltre le strumentalizzazioni, siamo d’accordo con la linea del sindaco, il quale, nella chiarezza delle posizioni, ha il dovere e il diritto di confrontarsi con tutti i politici del territorio soprattutto con chi ha dato un contributo alla sua elezione.

In nome della chiarezza e della verità. Ben oltre i personalismi e le offese che non troveranno mai una risposta da parte nostra. Lasciamo questo misero compito a chi, estraneo alla vicenda che ha riguardato il movimento, cerca di soffiare sul fuoco per raggiungere altri tipi di obiettivi. Giullari che nessuno più considera. Cardito ha bisogno di #unità e di collaborazione. #insieme miglioriamo la nostra città. #insieme #percardito #unitàdelpaese

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Cardito

CARDITO. Il Consigliere Russo attacca il Sindaco sul tema staff personale, riportando dati falsi

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CARDITO – Non sempre un giornalista critico della politica entra nel merito del dibattito pubblico se non per evidenziare le fake news legate alla demagogia spicciola che possono uscire fuori dalle dichiarazioni degli addetti ai lavori.

È quanto successo pochi minuti fa nel comune del cardellino con le dichiarazioni del Consigliere Andrea Russo che affrontando un tema demagogico come quello dello sperpero di denaro pubblico legato all’assunzione degli organi formanti lo staff del Sindaco, dichiara, attraverso un video postato sui social, alcune falsità al solo scopo di alimentare rabbia e impopolarità nella figura del primo cittadino. Ma andiamo ad analizzare i fatti.

Andrea Russo nel suo video asserisce che il Sindaco Giuseppe Cirillo abbia portato il numero dei formanti lo staff da 3 a 5 soggetti, lasciando intendere una volontà da parte del primo cittadino su un ulteriore esborso di denaro pubblico. Nulla di più falso. Gli staffisti nel comune gialloblu sono sempre stati tre. All’inizio furono assunti Andrea Fisher – staffista storico – Vincenzo Russo, Nicola Di Micco e Biagio Barra, poi si decise di nominare il Di Micco dirigente dell’ente sfruttando l’Art. 110 del Tuel, liberando così una casella dal capitolo di bilancio posto in essere sullo staff del Sindaco. Da allore quella casella è rimasta vuota per parecchi mesi, facendo risparmiare, in realtà, soldi ai contribuenti.

Oggi il primo cittadino, vuoi perché oberato di lavoro, vuoi perché abituato ad avere la segreteria con impegni suddivisi su tre elementi, ha pensato bene di assumere due figure part-time. Praticamente la casella lasciata vuota da Di Micco sarà riempita da altri due staffisti allo stesso costo di sempre da parte dell’ente.

Il dato politico che esce fuori è quasi pari a zero. A queste latitudini si cerca di fare opposizione sul nulla. Si comprende e va bene il gioco delle parti, ma non si può parlare a distanza di tre anni dopo aver passato gli stessi anni tra i banchi di maggioranza accompagnati dal mutismo selettivo cronico e svegliarsi su questioni, inesistenti tra l’altro, solo ora e per giunta raccontando frottole. Ci aspettiamo altro da un professionista come Andrea Russo che in quanto tale dovrebbe anche capire che anche il confronto con i comuni limitrofi non regge. Gli altri enti non hanno a capo un Sindaco che deve destreggiarsi tra impegni locali e metropolitani, quindi che ben vengano occhi vigili sul territorio atti ad arginare facili distrazioni o dimenticanze. Non mi si venga neanche ad incolpare il primo cittadino per la doppia carica, dato che la sua visione sovracomunale è sotto gli occhi della città e la ricezione di decine di milioni di euro non è da tutti.

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Afragola

Stupri, violenze e omicidi. Facile fare il prete anticamorra con la legge che li obbliga a non denunciare

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Facile fare il prete di periferia negli addensamenti di povertà a nord di Napoli. Basta avere l’ambizione di andare a colmare un vuoto lasciato dalla politica e dalle istituzioni con l’aiuto della fede e della toga e un po’ di predisposizione all’egocentrismo. Aspettare che un tragico evento si verifichi e attendere, inesorabilmente, lo stuolo di colleghi giornalisti che, non sapendo chi intervistare, dato che a queste latitudini la politica è sempre assente per autoimplosione, si rivolgono al personaggio più populista e demagogo rimasto sul territorio.

Allora la riflessione che voglio fare oggi, così come esposta ai tempi dei fatti che riguardarono l’omicidio di Fortuna Loffredo è: la Chiesa che da secoli cerca di colmare i vuoti creati dalla cecità dei governatori sarebbe in grado di aiutare, fattivamente, le vittime di questi efferati delitti?

Tutti noi sappiamo che secondo l’art. 200 c.p.p. la legge italiana rispetta il segreto confessionale tanto che stabilisce che: il sacerdote a cui è stato confessato un reato NON può essere obbligato a essere chiamato come testimone in un processo. Al contrario, come recita l’art. 622 c.p., violare il segreto confessionale potrebbe costituire reato: il sacerdote che dovesse violare il segreto confessionale per un qualsiasi motivo NON previsto dalla legge, rischia la reclusione fino a 1 anno e una multa che può variare tre le € 30 e le € 516.

D’altro canto, invece, è pur vero che la Corte di Cassazione con la sentenza n. 6912 del 14 gennaio 2017 ha chiarito che il sacerdote che NON DEVE violare il segreto confessionale è tenuto a collaborare con la giustizia. Il segreto confessionale cade nel momento in cui il fedele confessa di essere, ad esempio, stata vittima di violenza. Il sacerdote che, in sede di processo, si rifiuta di testimoniare o mente durante la deposizione rischia la reclusione fino a 6 anni per il reato di falsa testimonianza.

La differenza sta proprio qui! Se a confessare il reato è chi commette il reato? Allora vale la prima ipotesi, ossia, il prete è tenuto a non denunciare ciò che gli è stato riferito in confessione. Ma questo principio ecclesiastico, condiviso anche dalle norme laiche della nostra Costituzione, in verità, quanta carità cristiana serba in sé?

Facendo un’opportuna riflessione sociologica, da anni il tema della religiosità dei mafiosi, o dei criminali in generale, apre lo scenario a molteplici piani di analisi: da una parte, occorre chiedersi che significato assumono le devozioni e le ritualità religiose e che ruolo svolga il ricorso alla fede all’interno di certi contesti, dall’altra è indispensabile valutare le posizioni che la Chiesa ha progressivamente espresso nella storia. Lo studio delle organizzazioni mafiose lascia emergere il dato piuttosto singolare di una religione che diventa strumento di legittimazione, offrendo motivazioni agli atti criminosi, alleviando le paure e le angosce nutrite dagli affiliati per il proprio destino personale. Ed è per questi motivi che si può benissimo pensare che anche un reato come lo stupro può facilmente essere confessato ad un protettore di anime.

Allora la domanda sorge spontanea: a quali responsabilità la Chiesa espone un prete di periferia, pastore di un addensamento di povertà come quella del Parco Verde? Quale peso deve sopportare un prete anticamorra se tali principi lo devono, per forza maggiore, relegare alla figura di un inerme testimonial della lotta? Ma soprattutto come si sentirebbe l’uomo che alberga sotto la toga a sapere di essere stato costretto a non evitare tale scempio?

Allora l’ultima osservazione che vorrei fare è quella del ruolo della Chiesa nella società moderna. Forse, dico forse, con tutta la modestia possibile, sarebbe il caso di far scendere realmente in trincea chi, almeno a parole, dichiara di voler salvare la vita alla povera gente su questo umile pianeta e far sì che chi sappia denunci immediatamente.

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Caivano

Colpite delle auto di una concessionaria durante una sparatoria a Cardito

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Ieri notte alle ore 2:20 circa a Cardito, i carabinieri di Caivano sono intervenuti a via I Maggio angolo via della Repubblica per una segnalazione di colpi d’arma da fuoco. Alcuni colpi di arma da fuoco sono stati sparati verso 4 auto che erano all’interno di un concessionario, 7 i fori causati. Sono in corso le indagini della vicenda.

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