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Paola Dama e “Lo strano caso della Terra dei Fuochi”

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A Venezia l’8 settembre Veleno sarà presentato come Evento Speciale fuori concorso, nonché Film di chiusura, alla 32esima Settimana Internazionale della Critica (SIC), organizzata dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI). Ispirato ad una storia vera, protagonista della pellicola è una famiglia di agricoltori di Caserta che vive il dramma della violazione del territorio e della Terra dei Fuochi. [1]

“Ispirato ad un storia vera” sta già mettendo in moto la macchina del fango contro la Campania. La storia vera è la morte di un agricoltore in seguito alla sua malattia, ma questo non basta. Siamo di nuovo in preda alla solita aberrante e scellerata speculazione mediatica che descrive il Film come “il dramma della Terra dei Fuochi”.

Questo non è più tollerabile visto che non si tratta più di verità putativa ed i giornalisti (seri) dovrebbero ben conoscere questa espressione.

Come scrivemmo in una lettera aperta indirizzata al Presidente dell’Ordine dei Giornalisti Ottavio Lucarelli [2]: è tempo di mettere da parte la verità putativa sulla Terra dei fuochi poiché oggi si è rivelata approssimativa in quanto non restituisce più quella informazione corretta tutelata sia dal diritto di cronaca sia dal diritto di informare in maniera veritiera e oggettiva il pubblico.
Con la verità putativa a oggi la stampa e tutti i media stanno restituendo della Campania una immagine non veritiera di quelle che sono le reali problematiche ambientali sul territorio aggravata dalla penalizzazione delle nostre Eccellenze agroalimentari Regionali sul mercato nazionale e internazionale.

Non dare spazio alla verità dei fatti, ovvero alle revisione degli stessi, perché oggi supportata da nuovi studi e dati riconosciuti dalla Comunità scientifica internazionale e reperibili presso le fonti istituzionali perché pubblici, significa condannare a morte una popolazione che già non ha i mezzi per poter vivere dignitosamente su un territorio tanto difficile.

Dopo 10 anni di denunce dei roghi incontrollati, una delle possibili cause dell’inquinamento dell’aria concentrata nella zona denominata Terra dei Fuochi, non è cambiato niente. Eppure abbiamo avuto milioni di euro per poter intervenire, ma siamo a oggi sconfitti da un ‘inerzia ed inefficienza istituzionale in aggiunta al caos che la stampa purtroppo ha contribuito ad incrementare.
Il ruolo della stampa in questi anni è stato cruciale: il legittimo diritto di cronaca si è ripiegato sul raccontare al pubblico la sola verità putativa che seppure in taluni casi sia stata sostenuta da fonti considerate ufficiali e dunque per loro natura attendibili, hanno contribuito, vogliamo credere in buona fede, a lasciar diffondere informazioni che nella realtà dei fatti (attualmente riconosciuti dalla Comunità scientifica internazionale) non corrispondono a quella revisione dei fatti, dei dati e delle notizie per cui oggi reclamiamo attenzione e chiediamo alla stampa responsabile di renderli noti per guidare i cittadini e la politica verso la risoluzione dei problemi.

Ricordiamo che il diritto/dovere del giornalista alla base del diritto di cronaca è il dovere di verità ( L. n. 69/1963) mentre la Carta dei Doveri del giornalista riferisce: “ed è loro obbligo inderogabile il rispetto della verità sostanziale dei fatti, osservati sempre i doveri imposti dalla lealtà e dalla buona fede. Devono essere rettificate le notizie che risultino inesatte e riparati gli eventuali errori”.

Lo stesso regista Diego Olivares su Il Velino dichiara:
“Uno sguardo dal basso per raccontare uno squarcio di vita di una famiglia di contadini in un piccolo paese del casertano, dove ci si conosce un po’ tutti e dove le storie delle famiglie si incrociano spesso l’una con l’altra. Ciò che li accomuna tutti è proprio quel veleno che dalla terra arriva alle piante, all’acqua, ai corpi e dunque spesso finisce per corrompere anche gli animi, fa vincere la paura, la diffidenza e l’indifferenza che rende solidali e partecipi solo quando il male arriva a colpirti direttamente, che porta a difendere il tuo ma che spesso fa perdere il senso di comunità, di appartenenza, di difesa del bene comune”. [3]

“..Veleno che dalla terra arriva alle piante, all’acqua, ai corpi..”

Bene, bravissimo, il bene comune. Dovrebbe sapere il nostro regista che il bene comune è l’ultimo pensiero che hanno coloro che stanno continuando a speculare abusando di una emergenza fatta di “favori vari” sostenuta dalle nostre tasse.

Un film di denuncia, con un messaggio forte sulle tragiche vicende delle zone contaminate dai rifiuti tossici, la cosiddetta Terra dei Fuochi, un problema devastante che ci vede responsabili tutti, anche chi semplicemente gira la testa dall’altra parte. [3]

Stanno passando questo film come una denuncia dell’ennesima fesseria usando drammi personali per dirlo, sfruttando quindi ancora una volta i nostri buoni sentimenti?

Arriveranno altri soldi e mentre quei pochi saranno felici e contenti (tra scambi di favori e mazzette varie), noi saremo ancora una volta condannati ai quei problemi che non si vogliono risolvere.

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Per chi quindi ha la memoria corta ricordiamo ancora una volta cosa significa trattare l’argomento con rigoroso approccio tecnico-scientifico:

Suolo

Per affrontare e sostenere il dibattito sulle possibili relazioni causa / effetto tra rifiuti, inquinamento ambientale e mortalità in Campania occorre prioritariamente individuare e circoscrivere le diverse componenti della problematica, decifrandone – per ciascuna – significato e influenza. E’ appena il caso di rammentare innanzitutto che la Campania, con particolare riferimento alle province di Napoli e Caserta, soffre un’inadeguata gestione dei rifiuti da oltre un ventennio, a causa di un coacervo di contingenze negative, tra cui, non esaustivamente:

– l’assenza di una strategia unitaria di gestione;
– la mancata armonizzazione e messa in opera di impianti di trattamento di volta in volta idonei alle specifiche caratteristiche merceologiche dei rifiuti;
– la movimentazione dei rifiuti ed il loro smaltimento illecito gestiti da criminalità individuale o associata.

Per altro verso, alla incontrovertibile e sgradevole presenza di rifiuti è stato associato il convincimento di un inquinamento massivo, da cui deriverebbe un incremento della mortalità in Campania, segnatamente per aumento di patologie tumorali. Tale situazione ha generato preoccupazione che, nel tempo, in assenza di dati obiettivi e di pubblico dominio, ha assunto i caratteri dell’allarmismo, quest’ultimo sostenuto sia dalla mancanza di cognizione e competenza in materia da parte del singolo cittadino, sia dalla disinformazione/ mala-informazione mediatica.

In accordo con la normativa, essenzialmente incardinata nel D.Lgs. 152/2006 (Decreto Legislativo N. 152/2006, 2006. Norme in Materia Ambientale, Presidenza della Repubblica, Roma), sotto l’aspetto giuridico, l’abbandono di rifiuti e la presenza di una discarica abusiva non prefigurano alcuna correlazione deterministica tra rifiuti e contaminazione. Analogamente, l’accertamento di una “potenziale” contaminazione non implica ipso facto una successiva classificazione di “contaminazione” attuale, ma comporta ulteriori e approfonditi accertamenti. [4]

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Frutti della Terra

Una parte rilevante delle produzioni ortofrutticole campane viene acquistata dalle grandi distribuzioni organizzate, le quali effettuano controlli sistematici particolarmente severi. In aggiunta poi a questo sistema di sorveglianza, in Campania sono state fatte anche campagne di analisi straordinarie che non hanno a oggi riscontrato alcuna situazione di allarme sui nostri prodotti ortofrutticoli e zootecnici.

Ricordiamo per esempio le analisi straordinarie fatte dalla Coop a seguito dell’emergenza rifiuti in Campania, per cui la Direzione Qualità Ortofrutta organizzò una serie di campionamenti di matrici vegetali, prelevate ad hoc in vicinanza di luoghi potenzialmente contaminati. Ci riferiamo ai campionamenti avvenuti il giorno 18 gennaio 2008. O ancora quelli effettuati il giorno 5 novembre 2013 a seguito dell’emergenza Terra dei fuochi presso appezzamenti del fornitore Coop nazionale ‘Coop Sole’ con sede a Parete, in provincia di Caserta. Tutto risultò conforme ai requisiti legali.
Beh, qualcuno potrebbe ancora replicare di non fidarsi delle nostre istituzioni. Vale quindi la pena ricordare una delle più grandi organizzazioni internazionali di certificazione, ovvero la Global Gap.

I prodotti agricoli si sono rivelati sani persino quando cresciuti nei terreni dove è stata provata la presenza di materiali estranei intenzionalmente quanto abusivamente aggiunti ai terreni. Approfondimenti specifici di indagine hanno infatti riguardato le aree agricole di diretta pertinenza delle grandi discariche della piana campana, le cosiddette ‘aree vaste’ identificate dal Piano regionale di bonifica dei siti inquinati.

A conferma della salubrità della locale ortofrutta, i risultati di un’analisi di qualità delle produzioni agricole raccolte nell’area vasta della discarica Masseria del Pozzo, meglio nota come discarica ‘ex-Resit’, nel territorio del comune di Giugliano, condotta dall’Istituto superiore di sanità nell’ambito di una collaborazione con il Commissariato di governo per la bonifica delle discariche dell’agro giuglianese.

In tale opera di monitoraggio sono state analizzate le colture agricole in aree prossime alla discarica, irrigate con acque di falda caratterizzate da concentrazioni superiori ai limiti di legge di Cov, acronimo di composti organici volatili. Sono state anche analizzate colture praticate su suoli prossimi alla discarica, caratterizzati da elevate concentrazioni di cromo e zinco. Orbene, le analisi dell’ Itituto Superiore di Sanità hanno evidenziato come tutti i campioni di ortofrutta esaminati non risultassero contaminati da Cov.[5]

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L’uomo: i casi di tumore e la correlazione con i rifiuti

1. Citiamo il rapporto SENTIERI, che viene tirato sempre in ballo erroneamente anche da Saviano, che non credo abbia alcuna specializzazione in materie scientifiche.
Nel dossier inoltre è chiaramente scritto (pag. 2) “Le caratteristiche metodologiche dello studio SENTIERI non consentono, in linea generale, la formulazione di valutazioni di nessi causali”. Queste considerazioni valgono in particolare per le patologie ad eziologia multifattoriale come i tumori. A pag. 26 è scritto “E’ al momento difficoltoso individuare i fattori ambientali specificamente associati all’insorgenza dei tumori infantili … poiché i tumori, in particolare quelli infantili, possono essere il risultato di una combinazione di cause genetiche e ambientali”.
Quindi lo studio non dimostra alcun nesso tra rifiuti e tumori o altre patologie semplicemente perché è uno studio epidemiologico trasversale (o geografico) e questo tipo di studi non ha questa capacità. Non solo. I dati presentati erano in linea con quelli regionali non mostrando appunto differenze, ma furono presentati solo i dati dei Comuni della Terra dei Fuochi (che allora erano 55).

2. Dobbiamo poi distinguere tra due tipi di indicatori usati in epidemiologia, l’incidenza e la mortalità. Il caso di disinformazione scientifica avvenuto nel 2014 fu denunciato durante i lavori del congresso dell’AIRTUM, in quanto fu fatto presente e ribadito che non si possono usare dei dati di mortalità per descrivere delle possibili correlazioni tra l’ambiente ed i tumori. Anche il portale dell’epidemiologia oncologica Italiana (http://www.tumori.net/it3/) ha corretto la presentazione del lavoro del Pascale, precisando che lo studio tratta di mortalità e non di incidenza, che è la vera misura del numero di nuovi tumori su un territorio.

3. Sono stati presentati a Lione in Francia i dati di uno studio internazionale coordinato dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) e pubblicato l’11 Aprile scorso su The Lancet Oncology che mostra che nel 2001-2010, vi è stato un aumento a livello mondiale del 13% dell’incidenza di tumori infantili negli ultimi venti anni. Lo studio ha dimostrato che la leucemia è il tumore più comune nei bambini di età inferiore ai 15 anni, che costituiscono quasi un terzo dei casi di cancro infantile. Tumori del sistema nervoso centrale al secondo posto (20% dei casi), e linfomi hanno rappresentato il 12% dei casi. L’articolo riporta anche, per la prima volta, l’insorgenza del cancro negli adolescenti (età 15-19 anni). I tumori più comuni erano linfomi (23%), seguiti dai casi classificati come carcinomi e melanoma (21%). I dati di questo studio sono stati forniti da 153 registri tumori in 62 paesi, dipartimenti e territori, che coprono circa il 10% della popolazione del mondo dei bambini.

In Campania, cosa che in molti ancora non sanno, abbiamo i dati di incidenza del Registro tumori infantili, che indicano che, nel periodo 2008-2012, i tassi standardizzati per tumori maligni nei bambini e negli adolescenti campani (0-19 anni), risultano in linea con i dati osservati, nello stesso periodo, a livello nazionale e non si evidenziano differenze statisticamente significative in nessuna delle cinque province della Regione. Questo è il risultato dell’indagine epidemiologica condotta dal Santobono per l’Airtum l’associazione italiana registri tumori. Il confronto, condotto anche per i principali gruppi di tumore maligno, (leucemie, linfomi e tumori del sistema nervoso centrale) non ha mostrato differenze statisticamente significative.

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In ultimo
Una cosa è la correlazione alimentazione e salute, altra è la correlazione tra i prodotti campani e salute, cosa ben diversa ed intenzionalmente portata avanti da anni pur conoscendo la verità dei fatti dimostrati e cioè che i nostri prodotti sono sani. Piuttosto un numero crescente di studi sta dimostrando l’importanza di una sana alimentazione nella prevenzione del cancro. Secondo l’American Institute for Cancer Research e’ stato stimato che le cattive abitudini alimentari sono responsabili di circa tre tumori su dieci. Per esempio i nitriti e nitrati utilizzati per la conservazione dei salumi facilitano la comparsa del tumore dello stomaco. Talvolta i cibi possono essere contaminati da sostanze come le aflatossine, liberate da determinate muffe nel mais o in altre granaglie e legumi mal conservati responsabili del tumore al fegato. Studi epidemiologici hanno dimostrato che un’alimentazione ricca di grassi e proteine animali favorisce la comparsa della malattia. Altro invece è continuare ad affermare che i nostri prodotti sono contaminati e veicolo di metalli pesanti che si accumulano nell’uomo causandone di conseguenza la malattia.

In conclusione
La gente si sta affidando a gente incompetente ed affarista, senza scrupoli, non dimentichiamo che sono in gioco incarichi, poltrone, soldi. Vi è in atto una vera e propria speculazione. Non vi è alcun interesse nella causa comune, talvolta gli stessi che dicono di combattere, sono solo a caccia di risarcimenti. Quello che da tempo dimostriamo con i fatti viene deriso e messo in discussione. Gli scienziati, quelli seri ed onesti, non rispondono alla percezione delle persone, non parlano alla pancia, sono razionali, si pongono le giuste domande per trovare le soluzioni ai problemi. Non speculano, lavorano tanto ed in silenzio, si confrontano con la Comunità scientifica internazionale, pubblicano i loro lavori su riviste specializzate. È molto facile non essere convincenti anche per la complessità dei concetti. Tra l’altro la stessa contraddizione nelle notizie porta a non avere fiducia in nessuno, per cui la verità, se non porta ad un beneficio, è veramente difficile farla emergere.

Nota
E’ importante far capire la complessità dell’argomento e che l’inquinamento è una bestia che va combattuta a prescindere. L’approssimazione ha portato in questi anni a spendere soldi e risorse umane per confermare quello che sapevamo già anni prima. Non si può ancora tollerare questo, con una Regione massacrata da tanti problemi che la politica non affronta se non in termini di contentini.[6]

Riferimenti
[1] http://cinema.fanpage.it/veleno-il-dramma-della-terra-dei-f…
[2] https://www.taskforcepandora.com/lettera-aperta
[3] http://www.ilvelino.it/…/b4b37fc9-12a0-4f4b-847b-2da5d24c6…/
[4] Memoria per l’Audizione presso la XII Commissione IGIENE E SANITA’ Senato della Repubblica Italiana – Roma, 2016, 8 Marzo. Prof. Buondonno
[5] http://agronotizie.imagelinenetwork.com/…/terra-dei-…/54072…
[6] http://www.vesuviolive.it/…/193725-terra-dei-fuochi-la-dot…/

(Paola Dama)

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Puzza di zolfo a pochi metri dal vulcano Vesuvio sorge preocupazione

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Da ieri i cittadini che risiedono nelle vicinanze del Vesuvio lamentano una preoccupante puzza di zolfo. Sono tantissimi a lamentarsi sui social in particolare a Torre del Greco.

La sentiamo da ieri ma non capiamo a cosa è dovuta. A volte proviene dal Vesuvio, non è inusuale, ma stavolta è pi intensa e duratura“, spiega Giuseppe. “Non se ne può più. Corriamo pericoli? Qualcuno può darci una spiegazione”, afferma Angela.“Siete sicuri che non si è incendiato qualcosa? Mi sembra più puzza di bruciato”, scrive invece Antonio.

La caratteristica puzza di “uova marce” è data solitamente dalla composizione di zolfo e idrogeno che contraddistingue solitamente però la caldera dei Campi Flegrei e non la zona vesuviana, anche se non di rado le cosiddette “zaffate” di zolfo sospinte dal mare giungono nei centri cittadini.

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Campi Flegrei, cosa ha scoperto uno studio sugli eventi sismici

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Secondo un nuovo studio condotto da ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e dell’University College of London (UCL), la presenza di due livelli poco permeabili nella crosta dei Campi Flegrei regolerebbe i movimenti verticali e la sismicità osservati negli ultimi 40 anni. La ricerca “Evolution in unrest processes at Campi Flegrei caldera as inferred from local seismicity”, pubblicata sulla rivista scientifica “Earth and Planetary Science Letters”, ha analizzato la distribuzione degli eventi sismici e dell’energia da essi rilasciata: i risultati suggeriscono che quest’ultima si concentra principalmente in prossimità di due livelli (superfici di separazione tra rocce con proprietà fisiche e chimiche diverse) situati rispettivamente a circa 3 ed a 1-1,5 chilometri di profondità. 

“Questi livelli svolgono un ruolo chiave nel controllo dei movimenti verticali e della sismicità nei Campi Flegrei e sono presenti in diversi sistemi vulcanici caratterizzati da alte temperature e da circolazione dei fluidi. Quello più superficiale previene almeno in parte la dispersione dei fluidi idrotermali verso la superficie, fluidi che hanno un ruolo significativo nell’innesco della sismicità”, spiega Stefano Carlino, ricercatore dell’Osservatorio Vesuviano dell’INGV e coautore dello studio. Al di sotto del livello più profondo, le rocce passano da un comportamento fragile, cioè sono soggette a rottura determinando i terremoti, a uno duttile, in cui si deformano plasticamente senza rompersi.

“Qui avviene il processo di accumulo di fluidi e/o di magma che determinerebbe l’aumento di pressione e il sollevamento della caldera. L’innalzamento potrebbe continuare fino a quando lo stiramento della crosta consentirà il maggiore deflusso di gas in superficie, con conseguente depressurizzazione della sorgente del sollevamento, come pensiamo sia avvenuto durante la fase terminale della crisi bradisismica del 1982-1984, iniziata con lo sciame del 1° aprile 1984”, afferma Nicola Alessandro Pino, ricercatore dell’Osservatorio Vesuviano dell’INGV e coautore dello studio. A differenza del periodo 1982-1984, durante l’attuale fase di sollevamento in corso dal 2005, la sismicità è concentrata maggiormente nel settore orientale di Pozzuoli, al di sotto dell’area Solfatara-Bagnoli.
“Questo suggerisce che, negli ultimi anni, la risalita di fluidi di origine magmatica, con conseguente indebolimento delle rocce, sia avvenuta quasi esclusivamente in questo settore della caldera, dove il nostro studio ha evidenziato un innalzamento della profondità della transizione delle caratteristiche delle rocce da fragili a duttili”, aggiunge Stefania Danesi, ricercatrice della Sezione di Bologna dell’INGV e primo autore dello studio.

Come afferma Christopher Kilburn, professore dell’University College of London (UCL) e co-autore dello studio, “gli innalzamenti del suolo nei Campi Flegrei nelle ultime decadi favoriscono lo stiramento e l’eventuale rottura parziale della crosta. Questo processo facilita il passaggio dei fluidi accumulati nel sottosuolo e quindi una perdita di pressione in profondità”. “Il monitoraggio dell’attività dei Campi Flegrei nel prossimo futuro potrà indicare se gli sciami sismici degli ultimi mesi rappresentino o meno l’inizio di questa fase”, conclude Stefania Danesi.

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Campi Flegrei, il vulcanologo: “Il problema non è l’eruzione, innalzare il livello di allerta sull’eruzione sarebbe una cosa sbagliata”

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“In questo momento il problema non è l’euzione dei Campi Flegrei perché non ci sono i segnali per nessun movimento vulcanico. Oggi abbiamo l’esigenza di difenderci dal terremoto provocato. L’area interessata è principalmente il comune di Pozzuoli, Bacoli e Bagnoli. Il vero problema è la vulnerabilità degli edifici di questa zona. Innalzare il livello di allerta sull’eruzione sarebbe una cosa sbagliata”. Questo il pensiero di Giuseppe Luongo, professore emerito di Fisica del Vulcanismo all’università “Federico II”, che ha parlato a Radio Kiss Kiss Napoli dell’ipotesi di innalzamento dell’allerta per il rischio vulcanico dei Campi Flegrei da “gialla” ad “arancione”. 

Nella zona dei Campi Flegrei “non c’è allarme, la commissione Grandi rischi conferma l’allerta gialla”. E’ quanto annunciato dal ministro per la Protezione Civile e le Politiche del mare, Nello Musumeci, al termine dell’incontro a Palazzo Chigi con i comuni dell’area e i vertici di Ingv. “In questo momento l’allerta gialla è ampiamente confermata”, ha aggiunto. Il ministro ha spiegato che la zona rossa legata al rischio bradisismo è stata comunque definita e “coinvolge circa 85 mila persone e 15 mila edifici”. Il piano di comunicazione, ha concluso, “sarà pronto il 27 novembre”.

“La Commissione Grandi Rischi ha confermato il livello di allerta giallo rispetto al rischio vulcanico ed ha opportunamente ritenuto di potenziare i sistemi di monitoraggio al fine di garantire la sicurezza della popolazione. Sappiamo di dover convivere con il fenomeno vulcanico e con quello bradisismico, anche nelle fasi difficili come quella attuale. L’attenzione del governo e delle strutture operative centrali ci rasserena e sappiamo di dover essere consapevoli e continuare ad occuparci del nostro territorio come stiamo facendo incessantemente”. E’ quanto affermano in una dichiarazione congiunta i sindaci di Pozzuoli, Luigi Manzoni, di Napoli, Gaetano Manfredi e di Bacoli Josi Gerardo della Ragione chiedendo di fare “attenzione a non creare allarmismi”.

“Prendiamo spunto dalle osservazioni della Commissione per richiedere con forza l’attivazione delle iniziative previste dal governo nel decreto legge, e integrate dagli emendamenti richiesti dai Comuni flegrei – continuano – Ricordiamo a tutti di fare molta attenzione ai termini usati per la comunicazione, tenendo conto degli effetti sulla popolazione e sull’economia dei Campi Flegrei. Se ognuno si comporta in maniera consapevole, anche tutelando le singole responsabilità, riusciremo a superare le difficoltà e approderemo ad una nuova forma di gestione del territorio maggiormente resiliente”, concludono i primi cittadini.

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