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CARDITO, l’ex sindaco Giuseppe Barra tenta la scalata verso Roma 2018

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CARDITO – Uno sguardo più in alto. Partendo dal basso. Le elezioni Politiche sono ormai alle porte e la nuova legge elettorale imporrà ai partiti il ritorno sui territori, almeno in parte, per racimolare voti e consensi persi in questi anni da una truppa di parlamentari nominati e non eletti. Ovunque si discute e legittimamente i politici più di “peso” lavorano a candidature “possibili”. E Cardito non fa eccezione.

Non è passata inosservata la fanpage su “Facebook”, nata in queste ore per lanciare “Roma2018”, con l’hashtag “CambiamoVersoRoma”. Un chiaro riferimento al gruppo politico dell’ex sindaco Giuseppe Barra che alle ultime Amministrative ha espresso due liste e ben 4 consiglieri comunali del gruppo “Carditocambiaverso”. Segnale evidente che la prossima tappa, ambiziosa, è una candidatura alle Politiche per l’ex primo cittadino. Molto corteggiato da tutti i partiti non solo per il “feudo elettorale” carditese; Giuseppe Barra ha lanciato politicamente e contribuito in maniera determinante negli anni all’affermazione di molte personalità politiche: Giuseppe Maisto eletto consigliere regionale; Giacinto Russo eletto consigliere presso la Provincia di Napoli quando votavano i cittadini, nel collegio Cardito-Caivano, e non gli “eletti” come avviene oggi; e sempre i voti di Barra portarono il caivanese Giacinto Russo addirittura in Parlamento con la lista Italia dei valori. Poi Andrea Losco e Pino Arlacchi all’Europarlamento. Insomma, Peppe Barra ha la politica nel sangue. Produce da sempre un “vivaio” di soggetti politici che hanno fatto strada a tutti i livelli.

E adesso, finalmente, raggiunta la piena maturità politica, ha deciso di tornare in campo. In verità, il campo non lo ha mai lasciato ma da quando non si è potuto candidare più a sindaco per i limiti imposti dalla legge dopo il “decennio” che lo ha visto protagonista a Cardito, ha ricoperto il ruolo di “allenatore” di un gruppo che, tra apprezzamenti e critiche, resta l’unico vero gruppo granitico e longevo della politica locale. Non un’aggregazione di interessi di quelle che nascono e si sciolgono alla vigilia delle elezioni o di quelli che si mettono in piedi per obiettivi temporanei convergenti. No, il gruppo cosiddetto “barriano” viene da lontano, dalla Prima Repubblica per poi rinnovarsi agli inizi degli anni ’90 fino ai giorni nostri. E riesce a dettare l’agenda politica e amministrativa anche e soprattutto per il “peso” espresso dal leader indiscusso. Ecco perché adesso è necessario che Barra ci provi. Provi il “salto di qualità” che rappresenterebbe una grande opportunità per tutto il territorio, per Cardito e per l’intera area a nord di Napoli: provare a portare in Parlamento non solo un figlio di questa terra ma uno che vive tra la gente, un figlio del popolo che non si è mai montato la testa, non ha mai cambiato stile di vita e, nel bene o nel male, negli apprezzamenti o nelle battaglie, condivisibili o meno, lo trovi nella mischia, ci mette la faccia assumendosi le responsabilità delle sue posizioni. Giuseppe Barra lo ha sempre detto: “Preferisco giocare in attacco, impostare il mio gioco”. Né di rimessa, né di contropiede. Ha tanti amici e tanti nemici come capita ai forti. Ma il rispetto nessuno glielo ha mai negato perché anche quando ha fatto il primo cittadino, in un contesto di luci e ombre, di successi e polemiche al vetriolo, in un momento storico dove lo scontro sociale ha raggiunto picchi esasperati, la stessa critica dell’epoca lo etichettò in maniera semplice ma chiara: “Il migliore sindaco della storia con la peggiore classe dirigente”.

Nessun concetto renderebbe meglio la sintesi di cosa pensano amici e nemici di lui. E come se non bastasse, la critica a lui più feroce in quegli anni, a fine mandato gli riconobbe un merito: aver sempre tenuto fuori dal Municipio la criminalità organizzata. Erano gli anni degli scioglimenti dei consigli comunali a raffica per infiltrazioni della camorra. Nonostante le polemiche esasperate soprattutto sulle scelte urbanistiche, proprio chi le contestava riconosceva al sindaco che combatteva la medaglia di aver tenuto la camorra lontana dalle istituzioni. E questo, forse, è il complimento migliore che si possa fare ad un amministratore di queste terre. Soprattutto se arriva dal fronte della critica dura. Di aneddoti e di storia potremmo continuare ancora. Ci sarà tempo e modi soprattutto se davvero Giuseppe Barra deciderà di accettare le tante offerte che stanno piovendo a Cardito da diversi partiti per candidarlo alle Politiche. Hanno bisogno dei suoi voti sul territorio e della sua competenza. Sarà lui a decidere ed in questo nessuno può incidere perché si tratta di una scelta personale. Ma se può aiutarlo nella decisione, appena sui social proprio Barra ha aperto a questa possibilità, ha registrato un successo che sicuramente influirà sulla decisione finale. Questo non significa rinnegare le critiche sul passato. In particolare sull’urbanistica. Ognuno resta della propria opinione ma chi come me fa cronaca ed esprime anche delle riflessioni, ha il dovere di riportare quello che ritiene giusto, e quindi riconoscere meriti indiscutibili, ed eventualmente criticare ciò che si ritiene non giusto.

Questione per questione. Poi viene la storia. Che va oltre la singola posizione, oltre il quotidiano. La storia racconta un personaggio, un’epoca, le sue caratteristiche, i pregi e i difetti; i meriti e i demeriti. E complessivamente penso che sul territorio difficilmente si possa trovare un altro Peppe Barra. Uno che ha la politica nel sangue e che anche davanti alle nostre telecamere ammise di subire il fascino adrenalinico delle competizioni. Sopportando critiche, arrivate anche dal sottoscritto e meritando elogi, quasi mai arrivati dalla nostra testata. L’insieme ha prodotto il personaggio che tutti oggi continuano a vedere all’opera. E’ presto per parlare di candidati a sindaco di Cardito anche perché oggi c’è Giuseppe Cirillo e nessuno metterà in discussione la sua leadership. Al netto di qualche pagliacciata di piazza, ci sono ancora tre anni di consiliatura e l’obiettivo degli attori in campo resta la stabilità e la governabilità perché i commissariamenti, tranne eventuali condizioni emergenziali sulla legalità, non servono alle comunità. Quindi Cirillo non è in discussione. Almeno in questa consiliatura. Legittimamente c’è chi lavora al “dodicennio” Cirillo e chi, sul lungo periodo, nutre voglia di ribalta. Ma è presto. Peppe Barra ragiona, al momento, oltre Cardito e non ha altri grilli per la testa; sta valutando di candidarsi alle Politiche 2018 e se deciderà di “provarci” troverà al suo fianco pure il sindaco Giuseppe Cirillo. Troverà al suo fianco Cardito ed una larga fetta della provincia di Napoli, i suoi riferimenti storici, gente alla quale ha già dato senza ricevere un tubo. Ed oggi è arrivato il momento del “raccolto” per tentare la “grande scalata” rappresentando le istanze di un territorio che proprio Barra ha definito “abbandonato e dimenticato”. La “Terra dei fuochi” cerca un rappresentante che non faccia passerelle e promesse da marinaio. Ma un combattente che si batta nelle istituzioni sin dal primo giorno della sua campagna elettorale. La prossima settimana inviteremo Giuseppe Barra a “Simposio”, su “Minformo”, per capire quali sono i suoi progetti per un territorio che meriterebbe di essere rappresentato in un modo nettamente diverso rispetto a quanto fatto fino ad oggi.

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Cardito

CARDITO. Il Consigliere Russo attacca il Sindaco sul tema staff personale, riportando dati falsi

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CARDITO – Non sempre un giornalista critico della politica entra nel merito del dibattito pubblico se non per evidenziare le fake news legate alla demagogia spicciola che possono uscire fuori dalle dichiarazioni degli addetti ai lavori.

È quanto successo pochi minuti fa nel comune del cardellino con le dichiarazioni del Consigliere Andrea Russo che affrontando un tema demagogico come quello dello sperpero di denaro pubblico legato all’assunzione degli organi formanti lo staff del Sindaco, dichiara, attraverso un video postato sui social, alcune falsità al solo scopo di alimentare rabbia e impopolarità nella figura del primo cittadino. Ma andiamo ad analizzare i fatti.

Andrea Russo nel suo video asserisce che il Sindaco Giuseppe Cirillo abbia portato il numero dei formanti lo staff da 3 a 5 soggetti, lasciando intendere una volontà da parte del primo cittadino su un ulteriore esborso di denaro pubblico. Nulla di più falso. Gli staffisti nel comune gialloblu sono sempre stati tre. All’inizio furono assunti Andrea Fisher – staffista storico – Vincenzo Russo, Nicola Di Micco e Biagio Barra, poi si decise di nominare il Di Micco dirigente dell’ente sfruttando l’Art. 110 del Tuel, liberando così una casella dal capitolo di bilancio posto in essere sullo staff del Sindaco. Da allore quella casella è rimasta vuota per parecchi mesi, facendo risparmiare, in realtà, soldi ai contribuenti.

Oggi il primo cittadino, vuoi perché oberato di lavoro, vuoi perché abituato ad avere la segreteria con impegni suddivisi su tre elementi, ha pensato bene di assumere due figure part-time. Praticamente la casella lasciata vuota da Di Micco sarà riempita da altri due staffisti allo stesso costo di sempre da parte dell’ente.

Il dato politico che esce fuori è quasi pari a zero. A queste latitudini si cerca di fare opposizione sul nulla. Si comprende e va bene il gioco delle parti, ma non si può parlare a distanza di tre anni dopo aver passato gli stessi anni tra i banchi di maggioranza accompagnati dal mutismo selettivo cronico e svegliarsi su questioni, inesistenti tra l’altro, solo ora e per giunta raccontando frottole. Ci aspettiamo altro da un professionista come Andrea Russo che in quanto tale dovrebbe anche capire che anche il confronto con i comuni limitrofi non regge. Gli altri enti non hanno a capo un Sindaco che deve destreggiarsi tra impegni locali e metropolitani, quindi che ben vengano occhi vigili sul territorio atti ad arginare facili distrazioni o dimenticanze. Non mi si venga neanche ad incolpare il primo cittadino per la doppia carica, dato che la sua visione sovracomunale è sotto gli occhi della città e la ricezione di decine di milioni di euro non è da tutti.

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Afragola

Stupri, violenze e omicidi. Facile fare il prete anticamorra con la legge che li obbliga a non denunciare

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Facile fare il prete di periferia negli addensamenti di povertà a nord di Napoli. Basta avere l’ambizione di andare a colmare un vuoto lasciato dalla politica e dalle istituzioni con l’aiuto della fede e della toga e un po’ di predisposizione all’egocentrismo. Aspettare che un tragico evento si verifichi e attendere, inesorabilmente, lo stuolo di colleghi giornalisti che, non sapendo chi intervistare, dato che a queste latitudini la politica è sempre assente per autoimplosione, si rivolgono al personaggio più populista e demagogo rimasto sul territorio.

Allora la riflessione che voglio fare oggi, così come esposta ai tempi dei fatti che riguardarono l’omicidio di Fortuna Loffredo è: la Chiesa che da secoli cerca di colmare i vuoti creati dalla cecità dei governatori sarebbe in grado di aiutare, fattivamente, le vittime di questi efferati delitti?

Tutti noi sappiamo che secondo l’art. 200 c.p.p. la legge italiana rispetta il segreto confessionale tanto che stabilisce che: il sacerdote a cui è stato confessato un reato NON può essere obbligato a essere chiamato come testimone in un processo. Al contrario, come recita l’art. 622 c.p., violare il segreto confessionale potrebbe costituire reato: il sacerdote che dovesse violare il segreto confessionale per un qualsiasi motivo NON previsto dalla legge, rischia la reclusione fino a 1 anno e una multa che può variare tre le € 30 e le € 516.

D’altro canto, invece, è pur vero che la Corte di Cassazione con la sentenza n. 6912 del 14 gennaio 2017 ha chiarito che il sacerdote che NON DEVE violare il segreto confessionale è tenuto a collaborare con la giustizia. Il segreto confessionale cade nel momento in cui il fedele confessa di essere, ad esempio, stata vittima di violenza. Il sacerdote che, in sede di processo, si rifiuta di testimoniare o mente durante la deposizione rischia la reclusione fino a 6 anni per il reato di falsa testimonianza.

La differenza sta proprio qui! Se a confessare il reato è chi commette il reato? Allora vale la prima ipotesi, ossia, il prete è tenuto a non denunciare ciò che gli è stato riferito in confessione. Ma questo principio ecclesiastico, condiviso anche dalle norme laiche della nostra Costituzione, in verità, quanta carità cristiana serba in sé?

Facendo un’opportuna riflessione sociologica, da anni il tema della religiosità dei mafiosi, o dei criminali in generale, apre lo scenario a molteplici piani di analisi: da una parte, occorre chiedersi che significato assumono le devozioni e le ritualità religiose e che ruolo svolga il ricorso alla fede all’interno di certi contesti, dall’altra è indispensabile valutare le posizioni che la Chiesa ha progressivamente espresso nella storia. Lo studio delle organizzazioni mafiose lascia emergere il dato piuttosto singolare di una religione che diventa strumento di legittimazione, offrendo motivazioni agli atti criminosi, alleviando le paure e le angosce nutrite dagli affiliati per il proprio destino personale. Ed è per questi motivi che si può benissimo pensare che anche un reato come lo stupro può facilmente essere confessato ad un protettore di anime.

Allora la domanda sorge spontanea: a quali responsabilità la Chiesa espone un prete di periferia, pastore di un addensamento di povertà come quella del Parco Verde? Quale peso deve sopportare un prete anticamorra se tali principi lo devono, per forza maggiore, relegare alla figura di un inerme testimonial della lotta? Ma soprattutto come si sentirebbe l’uomo che alberga sotto la toga a sapere di essere stato costretto a non evitare tale scempio?

Allora l’ultima osservazione che vorrei fare è quella del ruolo della Chiesa nella società moderna. Forse, dico forse, con tutta la modestia possibile, sarebbe il caso di far scendere realmente in trincea chi, almeno a parole, dichiara di voler salvare la vita alla povera gente su questo umile pianeta e far sì che chi sappia denunci immediatamente.

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Caivano

Colpite delle auto di una concessionaria durante una sparatoria a Cardito

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Ieri notte alle ore 2:20 circa a Cardito, i carabinieri di Caivano sono intervenuti a via I Maggio angolo via della Repubblica per una segnalazione di colpi d’arma da fuoco. Alcuni colpi di arma da fuoco sono stati sparati verso 4 auto che erano all’interno di un concessionario, 7 i fori causati. Sono in corso le indagini della vicenda.

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