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Cardito

CARDITO, le fake news partono dalla maggioranza e non fanno perdere il contatto con il potere

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CARDITO – Sul territorio il fenomeno dei fake è sempre esistito, quello che Minformo ama definire “cappucci”, quelli che nascondono la propria identità e che attraverso la propria identità nascosta amano gettare fango su chi lavora seriamente per il bene collettivo. Ultimamente a Cardito attraverso i social si assiste ad una sorta di macchina del fango atta a destabilizzare l’ambiente della maggioranza, il tutto architettato ad hoc da un fake che si spaccia per giornalista ma in realtà si tratta semplicemente di un profilo anonimo.

Da indiscrezioni raccolte in esclusiva da Minformo, pare che sul territorio girino degli screenshot che dimostrano che il giornalista che si cela dietro questo famoso profilo fake altri non è che un consigliere di maggioranza che attraverso l’anonimato e senza metterci la faccia tenderebbe a destabilizzare l’ambiente della maggioranza in un’ottica contro Cirillo. Non a caso le ultime notizie di fake-news, dettate da una frangia di maggioranza che naviga sott’acqua contro Cirillo, vogliono che alcuni elementi della giunta comunale abbiano posto un veto all’ingresso di Pasquale Chiacchio in maggioranza. Fermo restando, come più volte ribadito anche dal consigliere in persona, Chiacchio non ha bisogno di permessi per accomodarsi in maggioranza, visto che egli è stato eletto in maggioranza. Al tempo egli ha solo preso le distanze dai metodi che si usavano in maggioranza, recriminando più volte le modalità di scelta della presa in carico di alcune istanze cittadine. E ad onor del vero il consigliere Chiacchio si è sempre seduto in consiglio votando in maniera indipendente e approvando solo ed esclusivamente tutto ciò che veniva fatto nell’interesse pubblico.

Da indiscrezioni trapelate, pare che in settimana sia già stato calendarizzato un incontro tra il consigliere di “A viso aperto” Giovanni Aprovidolo e Pasquale Chiacchio proprio per consolidare quell’idea di città che parte proprio dal “Cuore di Cardito”, il loro unico obiettivo è quello di unificare il gruppo e sembra che in questo verso si sia già deciso che Pasquale Chiacchio dovrebbe ricoprire anche il ruolo di capogruppo di “A viso aperto – Cardito per il Futuro” e non appena sarà ufficializzato il tutto, Aprovidolo non avrà fatto altro che da pontiere per eliminare quei problemi che hanno caratterizzato la prima fase della consiliatura Cirillo, soprattutto sul meccanismo della partecipazione. Infatti Chiacchio è stato eletto nella coalizione di maggioranza ed è stato costretto a sedersi dall’altro lato perché in realtà si è trovato a votare un bilancio senza conoscerne i contenuti, sottolineando una mancanza di un chiaro meccanismo di partecipazione. Ed è giusto, perché un consigliere comunale non può votare atti senza saperne i contenuti e Chiacchio ha sempre rimarcato che il suo era un dissenso rispetto ai metodi e restava in campo per far sì che Cirillo rispettasse il proprio mandato elettorale, anche perché Chiacchio è stato uno dei redattori del programma elettorale di Cirillo. E Aprovidolo non ha fatto altro che raccogliere i frutti di quanto seminato dal sindaco Cirillo, infatti ci sono stati vari incontri e una cena tra il sindaco e Chiacchio affinché si riducesse il gap di partecipazione. Da qui è nato un vero percorso di risanamento della partecipazione che si concluderà con questa cena tra Aprovidolo e Chiacchio dove i due formeranno un unico gruppo di maggioranza. Dopodiché si passerà alla fase due, i due consiglieri di “A viso Aperto-Cardito per il Futuro” si incontreranno con Michele Fusco e Andrea Russo per consolidare quel “Patto di Consultazione” già annunciato diversi giorni fa, che avrà l’obiettivo sul presente di lavorare per un rilancio di quest’amministrazione atto a realizzare cose serie per il territorio e sul futuro il suo obiettivo sarà quello di lavorare per una ricandidatura del sindaco Cirillo. Ed è proprio quest’ultimo obiettivo, cioè la ricandidatura di Cirillo, che mette in fibrillazione quella parte della maggioranza che non vuole la ricandidatura dell’attuale sindaco, tra i quali si annovera anche il consigliere iscritto al PD, ossia al partito del sindaco, Marco Mazza.

Questa è la dimostrazione che le fake news, scritte da fake giornalisti, non trovano fondo di verità e non fanno altro che testimoniare che la loro genesi è atta solo a destabilizzare, creare nell’opinione pubblica dei dubbi e far credere ai cittadini una cosa diversa da quella che accade. Peraltro tutte queste notizie vengono diffuse sul territorio da quella parte di politica che ha deciso di restare in silenzio per una sorta di tatticismo ma che, nel contesto, non disdegna di servirsi dei famosi “cappucci” per attaccare o destabilizzare l’ambiente di maggioranza e chi sta provando ad operare per il bene collettivo. La loro strategia comunicativa è messa in campo in questa maniera per non perdere il contatto con il potere, perché essere contro il sindaco e metterci la faccia vuol dire sedersi nei banchi dell’opposizione e perdere eventuali prebende o espressioni in giunta. Ecco quindi che si passa alle manovre sottobanco, in modo da annientare la strategia avversaria attraverso profili anonimi e fake-news solo perché si è avversi ad una ricandidatura di Cirillo.

Purtroppo questa è un’anomalia interna che il sindaco Cirillo prima o poi dovrà affrontare sia per garantire un’accelerata all’amministrazione, oggettivamente rallentata da questa “guerra” interna, e anche per salvaguardare il suo futuro. Perché se Cirillo non prende posizione e arriva così a fine mandato rischia di bruciarsi e di pensionarsi con la fine di questa consiliatura.

Cardito

CARDITO. Il Consigliere Russo attacca il Sindaco sul tema staff personale, riportando dati falsi

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CARDITO – Non sempre un giornalista critico della politica entra nel merito del dibattito pubblico se non per evidenziare le fake news legate alla demagogia spicciola che possono uscire fuori dalle dichiarazioni degli addetti ai lavori.

È quanto successo pochi minuti fa nel comune del cardellino con le dichiarazioni del Consigliere Andrea Russo che affrontando un tema demagogico come quello dello sperpero di denaro pubblico legato all’assunzione degli organi formanti lo staff del Sindaco, dichiara, attraverso un video postato sui social, alcune falsità al solo scopo di alimentare rabbia e impopolarità nella figura del primo cittadino. Ma andiamo ad analizzare i fatti.

Andrea Russo nel suo video asserisce che il Sindaco Giuseppe Cirillo abbia portato il numero dei formanti lo staff da 3 a 5 soggetti, lasciando intendere una volontà da parte del primo cittadino su un ulteriore esborso di denaro pubblico. Nulla di più falso. Gli staffisti nel comune gialloblu sono sempre stati tre. All’inizio furono assunti Andrea Fisher – staffista storico – Vincenzo Russo, Nicola Di Micco e Biagio Barra, poi si decise di nominare il Di Micco dirigente dell’ente sfruttando l’Art. 110 del Tuel, liberando così una casella dal capitolo di bilancio posto in essere sullo staff del Sindaco. Da allore quella casella è rimasta vuota per parecchi mesi, facendo risparmiare, in realtà, soldi ai contribuenti.

Oggi il primo cittadino, vuoi perché oberato di lavoro, vuoi perché abituato ad avere la segreteria con impegni suddivisi su tre elementi, ha pensato bene di assumere due figure part-time. Praticamente la casella lasciata vuota da Di Micco sarà riempita da altri due staffisti allo stesso costo di sempre da parte dell’ente.

Il dato politico che esce fuori è quasi pari a zero. A queste latitudini si cerca di fare opposizione sul nulla. Si comprende e va bene il gioco delle parti, ma non si può parlare a distanza di tre anni dopo aver passato gli stessi anni tra i banchi di maggioranza accompagnati dal mutismo selettivo cronico e svegliarsi su questioni, inesistenti tra l’altro, solo ora e per giunta raccontando frottole. Ci aspettiamo altro da un professionista come Andrea Russo che in quanto tale dovrebbe anche capire che anche il confronto con i comuni limitrofi non regge. Gli altri enti non hanno a capo un Sindaco che deve destreggiarsi tra impegni locali e metropolitani, quindi che ben vengano occhi vigili sul territorio atti ad arginare facili distrazioni o dimenticanze. Non mi si venga neanche ad incolpare il primo cittadino per la doppia carica, dato che la sua visione sovracomunale è sotto gli occhi della città e la ricezione di decine di milioni di euro non è da tutti.

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Afragola

Stupri, violenze e omicidi. Facile fare il prete anticamorra con la legge che li obbliga a non denunciare

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Facile fare il prete di periferia negli addensamenti di povertà a nord di Napoli. Basta avere l’ambizione di andare a colmare un vuoto lasciato dalla politica e dalle istituzioni con l’aiuto della fede e della toga e un po’ di predisposizione all’egocentrismo. Aspettare che un tragico evento si verifichi e attendere, inesorabilmente, lo stuolo di colleghi giornalisti che, non sapendo chi intervistare, dato che a queste latitudini la politica è sempre assente per autoimplosione, si rivolgono al personaggio più populista e demagogo rimasto sul territorio.

Allora la riflessione che voglio fare oggi, così come esposta ai tempi dei fatti che riguardarono l’omicidio di Fortuna Loffredo è: la Chiesa che da secoli cerca di colmare i vuoti creati dalla cecità dei governatori sarebbe in grado di aiutare, fattivamente, le vittime di questi efferati delitti?

Tutti noi sappiamo che secondo l’art. 200 c.p.p. la legge italiana rispetta il segreto confessionale tanto che stabilisce che: il sacerdote a cui è stato confessato un reato NON può essere obbligato a essere chiamato come testimone in un processo. Al contrario, come recita l’art. 622 c.p., violare il segreto confessionale potrebbe costituire reato: il sacerdote che dovesse violare il segreto confessionale per un qualsiasi motivo NON previsto dalla legge, rischia la reclusione fino a 1 anno e una multa che può variare tre le € 30 e le € 516.

D’altro canto, invece, è pur vero che la Corte di Cassazione con la sentenza n. 6912 del 14 gennaio 2017 ha chiarito che il sacerdote che NON DEVE violare il segreto confessionale è tenuto a collaborare con la giustizia. Il segreto confessionale cade nel momento in cui il fedele confessa di essere, ad esempio, stata vittima di violenza. Il sacerdote che, in sede di processo, si rifiuta di testimoniare o mente durante la deposizione rischia la reclusione fino a 6 anni per il reato di falsa testimonianza.

La differenza sta proprio qui! Se a confessare il reato è chi commette il reato? Allora vale la prima ipotesi, ossia, il prete è tenuto a non denunciare ciò che gli è stato riferito in confessione. Ma questo principio ecclesiastico, condiviso anche dalle norme laiche della nostra Costituzione, in verità, quanta carità cristiana serba in sé?

Facendo un’opportuna riflessione sociologica, da anni il tema della religiosità dei mafiosi, o dei criminali in generale, apre lo scenario a molteplici piani di analisi: da una parte, occorre chiedersi che significato assumono le devozioni e le ritualità religiose e che ruolo svolga il ricorso alla fede all’interno di certi contesti, dall’altra è indispensabile valutare le posizioni che la Chiesa ha progressivamente espresso nella storia. Lo studio delle organizzazioni mafiose lascia emergere il dato piuttosto singolare di una religione che diventa strumento di legittimazione, offrendo motivazioni agli atti criminosi, alleviando le paure e le angosce nutrite dagli affiliati per il proprio destino personale. Ed è per questi motivi che si può benissimo pensare che anche un reato come lo stupro può facilmente essere confessato ad un protettore di anime.

Allora la domanda sorge spontanea: a quali responsabilità la Chiesa espone un prete di periferia, pastore di un addensamento di povertà come quella del Parco Verde? Quale peso deve sopportare un prete anticamorra se tali principi lo devono, per forza maggiore, relegare alla figura di un inerme testimonial della lotta? Ma soprattutto come si sentirebbe l’uomo che alberga sotto la toga a sapere di essere stato costretto a non evitare tale scempio?

Allora l’ultima osservazione che vorrei fare è quella del ruolo della Chiesa nella società moderna. Forse, dico forse, con tutta la modestia possibile, sarebbe il caso di far scendere realmente in trincea chi, almeno a parole, dichiara di voler salvare la vita alla povera gente su questo umile pianeta e far sì che chi sappia denunci immediatamente.

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Caivano

Colpite delle auto di una concessionaria durante una sparatoria a Cardito

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Ieri notte alle ore 2:20 circa a Cardito, i carabinieri di Caivano sono intervenuti a via I Maggio angolo via della Repubblica per una segnalazione di colpi d’arma da fuoco. Alcuni colpi di arma da fuoco sono stati sparati verso 4 auto che erano all’interno di un concessionario, 7 i fori causati. Sono in corso le indagini della vicenda.

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