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Cardito

CARDITO, Peppe Barra bacchetta il suo rampollo e il “Patto di consultazione” si rafforza

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CARDITO – Per la maggioranza le prossime ore saranno abbastanza concitate, ci stiamo avvicinando alla fase che prevede l’approvazione del tanto sospirato PUC. Come già più volte annunciato attraverso le nostre pagine la presentazione del Piano urbanistico avverrà mediante un evento che coinvolgerà tutta la cittadinanza e dove tutte le forze politiche e appartenenti alla società civile potranno dire la loro e rendersi partecipi ad eventuali modifiche o ratifiche per poi sancire la definitiva approvazione di uno strumento così importante qual è il PUC.

Intanto la fibrillazione all’interno della maggioranza non si placa, il tutto è partito da un articolo apparso su un blog locale dove si accusava l’attuale Presidente del Consiglio Nunziante Raucci di aver convocato una conferenza di capigruppo per parlare appunto del Piano Urbanistico, quando invece la tematica, siccome è di interesse consiliare dovrebbe essere affrontata in Assise pubblica insieme a tutti i consiglieri comunali. Indubbiamente è stata commessa una leggerezza da parte di Nunziante Raucci ma siamo sicuri che è stato un errore burocratico non fatto in cattiva fede, logicamente sempre di errore si tratta, ma non è da queste cose che cambierà il contenuto della proposta messa su dal dirigente che ha attuato il PUC. Ovviamente dietro quest’azione, oggi girano un sacco di voci, addirittura c’è chi fantastica su una futura scissione tra Nunziante Raucci e il suo mentore Giuseppe Barra, adducendo alla scelta di riunire i capigruppo al fatto che così facendo, il Presidente del Consiglio avrebbe preferito evitare di indire la rituale riunione di maggioranza che precede il Consiglio Comunale, poichè molto spesso in quelle riunioni partecipa anche l’ex sindaco.

Dall’altro lato però l’ex sindaco Peppe Barra, non è che butta poi tanto la cenere sul fuoco. Infatti attraverso la sua fanpage ufficiale di Facebook, l’ex sindaco scrive: “Nunzio Raucci è legittimato ad aspirare ad una candidatura a sindaco. Ha tutte le carte in regola e parte avvantaggiato rispetto agli altri perché ha alle spalle il gruppo più forte di Cardito. Ma deve aggregare, se lo deve sudare sul campo dimostrandosi degno interprete di una buona politica che sappia suonare la sveglia rispetto al torpore attuale”. Improvvisamente il rampollo Raucci non è più il candidato sindaco naturale di “Cambiamo verso” – così come ampiamente sentito dalla bocca dell’ex sindaco davanti alle telecamere di Minformo – ma legittimato ad aspirare ad una candidatura a sindaco. Ma la cosa che più fa tendere ad un allontanamento di Raucci da Barra o viceversa sono le dichiarazioni dell’ex sindaco quando dice che non solo può aspirare a candidarsi come sindaco, e ci mancherebbe, ma addirittura se lo deve sudare sul campo dimostrandosi degno. Segno tangibile che per il Presidente del Consiglio la strada è ancora lunga e tortuosa ma la cosa buffa è che fino a pochi giorni fa la sua strada era in discesa e a rendergliela tortuosa, ma soprattutto in salita sarà proprio colui che l’ha portato agli onori di gloria, infatti in un’altro passaggio del post pubblicato sulla sua fanpage Barra scrive: “Alle prossime elezioni bisognerà fare i conti col popolo sovrano. Chi pensa che il sindaco si deciderà durante una partita di briscola tra gli attuali consiglieri comunali è fuori dalla storia e non ha capito la voglia di riscatto di questa terra, fiera e mortificata, forte e coraggiosa”. E il patto pre elettorale che Peppe Barra fece con Cirillo che fine ha fatto? Ricordiamo ai nostri lettori che fu proprio il sindaco del decennio in una puntata di “Tazebao” – il nostro format web visivo – a svelare il patto intercorso tra lui e il sindaco Cirillo prima delle elezioni. Il patto era che “Cambiamo verso” rinunciava alla candidatura “naturale” di Nunziante Raucci nel 2015 per appoggiare Cirillo sindaco. In cambio, alle prossime elezioni, Cirillo avrebbe tentato la scalata alla Regione appoggiando la candidatura a sindaco di Raucci. Questo era il patto che smentisce nei fatti le parole che l’ex sindaco ha scritto a mezzo Facebook, visto che all’epoca, nel 2015, aveva concordato l’ascesa di Nunziante Raucci proprio durante una partita di briscola. Cosa sarà cambiato da allora ad oggi? Non vorremmo che alcune indiscrezioni giunteci in redazione, in realtà prendessero consistenza, ossia che la reale intenzione di Peppe Barra non sia quella di candidarsi al Parlamento bensì sfruttare la pseudo campagna elettorale alle politiche per rinvigorire quell’immagine politica sbiadita dal tempo e proporsi come nuovo che avanza.

Queste tensioni in maggioranza, in realtà non fanno altro che dar vantaggio a chi seriamente pensa al bene collettivo e a chi sta cercando di dare continuità ad un progetto come quello di Cirillo che tra poco vedrà Cardito come un cantiere a cielo aperto con i lavori di riqualificazione che puntano molto sul centro storico, grazie ai finanziamenti che finalmente la Regione metterà a disposizione dell’amministrazione Cirillo. In questo caso chi si sta battendo affinché l’ingegnere di Carditello si riafferma come sindaco sono i “famosi” quattro consiglieri del “Patto di consultazione” Andrea Russo e Michele Fusco di “Insieme per Cardito” con Giovanni Aprovidolo e Pasquale Chiacchio di “A viso Aperto”. Questi quattro consiglieri, al di là dei tatticismi politici che stanno avvenendo all’interno del gruppo di “Cambiamo verso” corrono lungo la loro strada con l’obiettivo ben chiaro e fisso nelle loro menti. Portare Cirillo a completare il suo dodicennio da sindaco.

Afragola

Stupri, violenze e omicidi. Facile fare il prete anticamorra con la legge che li obbliga a non denunciare

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Facile fare il prete di periferia negli addensamenti di povertà a nord di Napoli. Basta avere l’ambizione di andare a colmare un vuoto lasciato dalla politica e dalle istituzioni con l’aiuto della fede e della toga e un po’ di predisposizione all’egocentrismo. Aspettare che un tragico evento si verifichi e attendere, inesorabilmente, lo stuolo di colleghi giornalisti che, non sapendo chi intervistare, dato che a queste latitudini la politica è sempre assente per autoimplosione, si rivolgono al personaggio più populista e demagogo rimasto sul territorio.

Allora la riflessione che voglio fare oggi, così come esposta ai tempi dei fatti che riguardarono l’omicidio di Fortuna Loffredo è: la Chiesa che da secoli cerca di colmare i vuoti creati dalla cecità dei governatori sarebbe in grado di aiutare, fattivamente, le vittime di questi efferati delitti?

Tutti noi sappiamo che secondo l’art. 200 c.p.p. la legge italiana rispetta il segreto confessionale tanto che stabilisce che: il sacerdote a cui è stato confessato un reato NON può essere obbligato a essere chiamato come testimone in un processo. Al contrario, come recita l’art. 622 c.p., violare il segreto confessionale potrebbe costituire reato: il sacerdote che dovesse violare il segreto confessionale per un qualsiasi motivo NON previsto dalla legge, rischia la reclusione fino a 1 anno e una multa che può variare tre le € 30 e le € 516.

D’altro canto, invece, è pur vero che la Corte di Cassazione con la sentenza n. 6912 del 14 gennaio 2017 ha chiarito che il sacerdote che NON DEVE violare il segreto confessionale è tenuto a collaborare con la giustizia. Il segreto confessionale cade nel momento in cui il fedele confessa di essere, ad esempio, stata vittima di violenza. Il sacerdote che, in sede di processo, si rifiuta di testimoniare o mente durante la deposizione rischia la reclusione fino a 6 anni per il reato di falsa testimonianza.

La differenza sta proprio qui! Se a confessare il reato è chi commette il reato? Allora vale la prima ipotesi, ossia, il prete è tenuto a non denunciare ciò che gli è stato riferito in confessione. Ma questo principio ecclesiastico, condiviso anche dalle norme laiche della nostra Costituzione, in verità, quanta carità cristiana serba in sé?

Facendo un’opportuna riflessione sociologica, da anni il tema della religiosità dei mafiosi, o dei criminali in generale, apre lo scenario a molteplici piani di analisi: da una parte, occorre chiedersi che significato assumono le devozioni e le ritualità religiose e che ruolo svolga il ricorso alla fede all’interno di certi contesti, dall’altra è indispensabile valutare le posizioni che la Chiesa ha progressivamente espresso nella storia. Lo studio delle organizzazioni mafiose lascia emergere il dato piuttosto singolare di una religione che diventa strumento di legittimazione, offrendo motivazioni agli atti criminosi, alleviando le paure e le angosce nutrite dagli affiliati per il proprio destino personale. Ed è per questi motivi che si può benissimo pensare che anche un reato come lo stupro può facilmente essere confessato ad un protettore di anime.

Allora la domanda sorge spontanea: a quali responsabilità la Chiesa espone un prete di periferia, pastore di un addensamento di povertà come quella del Parco Verde? Quale peso deve sopportare un prete anticamorra se tali principi lo devono, per forza maggiore, relegare alla figura di un inerme testimonial della lotta? Ma soprattutto come si sentirebbe l’uomo che alberga sotto la toga a sapere di essere stato costretto a non evitare tale scempio?

Allora l’ultima osservazione che vorrei fare è quella del ruolo della Chiesa nella società moderna. Forse, dico forse, con tutta la modestia possibile, sarebbe il caso di far scendere realmente in trincea chi, almeno a parole, dichiara di voler salvare la vita alla povera gente su questo umile pianeta e far sì che chi sappia denunci immediatamente.

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Caivano

Colpite delle auto di una concessionaria durante una sparatoria a Cardito

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Ieri notte alle ore 2:20 circa a Cardito, i carabinieri di Caivano sono intervenuti a via I Maggio angolo via della Repubblica per una segnalazione di colpi d’arma da fuoco. Alcuni colpi di arma da fuoco sono stati sparati verso 4 auto che erano all’interno di un concessionario, 7 i fori causati. Sono in corso le indagini della vicenda.

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Cardito

CARDITO. L’uscita dei quattro di FI dalla maggioranza era un processo che andava consumato

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CARDITO – Questione di tempo! Questa è la sintesi giusta che si possa fare a chi da tempo cerca di strumentalizzare attaccando con pochi e futili argomenti l’Amministrazione Cirillo sull’obbrobrio politico che si stava consumando in maggioranza, facendo registrare contestualmente due partiti che ideologicamente e storicamente sono sempre stati agli antipodi, ossia PD e Forza Italia.

La stortura ovviamente non è nata dalla volontà del Sindaco Cirillo ma dalle scelte politiche, seppur legittime, di quattro consiglieri comunali che eletti in diverse liste civiche di sinistra che appoggiavano la candidatura del Sindaco Cirillo, scelgono un altro percorso politico, tradendo di fatto l’elettorato, andandosi a rifugiare sotto l’effige azzurra del partito di Silvio Berlusconi. Ma questa oramai è storia nota all’ombra di Palazzo Mastrilli. Veniamo adesso ai giorni nostri.

Ai quanti volevano strumentalizzare sulla coesistenza in maggioranza dei due partiti PD-FI si può solo rispondere che bisognava che maturassero i processi. La scissione è arrivata in maniera fisiologica, un po’ come avviene all’Università con la selezione naturale di chi porta al termine il proprio percorso di studi, così i quattro consiglieri Giovanni Aprovidolo, Orlando De Simone, Giuseppe Mirone e Andrea Russo hanno scelto il modo e il momento più sbagliato possibile per comunicare alla città la loro volontà di passare all’opposizione e di non condividere più le scelte dell’Amministrazione.

Le motivazioni che danno nel documento redatto e pubblicato ieri a mezzo social – contestualmente all’evento della Festa della Liberazione che l’Amministrazione stava svolgendo all’interno di un altro evento riuscitissimo sul territorio della quattro giorni della 29^ edizione della Sagra delle Fragole e degli Asparagi e dell’avvio della promozione social dell’evento del concerto del primo maggio che vedrà come special guest la band musicale “The Kolors” quando si è registrato, forse, l’apice più alto della popolarità del Sindaco Cirillo e della sua Amministrazione – lasciano il tempo che trovano apparendo come degli stucchevoli e futili tentativi di destabilizzazione atti solo a creare un peso, che nei fatti, i quattro hanno dimostrato di non possedere e passo subito all’illustrazione dei fatti.

I quattro consiglieri nella missiva scrivono che i due assessori Michele Fusco (delega al personale) e Avv. Angela D’Agostino (delega al bilancio) pur confermando al primo cittadino il loro voto favorevole alla proposta di bilancio, chiedevano al Sindaco e ai colleghi di giunta di posticipare l’adozione dell’atto al giorno successivo, al solo fine di approfondirne il contenuto, essendone i proponenti.

Da qui già tutte le stranezze del caso. A cosa serve chiedere un giorno in più di valutazione se già si è dichiarato di voler votare a favore? Ma poi. Chi meglio dell’Assessore al bilancio potrà mai conoscere il bilancio? Perché chiedere di posticipare un giorno? Ma soprattutto. Cosa sarebbe cambiato in un giorno se già si sa che bisogna votarlo?

In realtà quello che sarebbe cambiato in un giorno l’abbiamo scoperto raccogliendo alcune indiscrezioni in esclusiva. Aspettare qualche giorno, voleva dire arrivare ad alcune scadenze burocratiche per le quali si rischiava di finire sotto la scure del sollecito prefettizio e contestualmente diventare causa e soluzione dello stesso problema, con la speranza di aumentare un peso politico che fino ad allora non si possedeva. Un peso che avrebbe consentito loro di continuare a tirare la giacca del Sindaco, ancor di più rispetto a quanto fatto finora.

Siccome il primo cittadino, conquistandosi i galloni sul campo, prima da Sinadco autorevole e poi da vicesindaco metropolitano, non se l’è sentita di subire ulteriori ricatti e siccome il processo di scissione era già stato avviato dagli stessi protagonisti scegliendo di ripararsi sotto l’ala protettiva del cavaliere d’Italia, ha ritenuto opportuno, dopo un serio faccia a faccia con gli assessori in questione, avvertire che visti i tempi ristretti e se non si fossero ravveduti dalle futili motivazioni dichiarate, si sarebbe visto costretto a revocare loro le deleghe per motivi politici. I loro consiglieri di riferimento, evidentemente non ci hanno creduto e la fascia tricolore ha dovuto far proseguire i fatti alle proprie parole.

Alla fine il primo cittadino prende due piccioni con una fava. Si divincola dall’imbarazzo di avere in un’Amministrazione targata centrosinistra una rappresentanza di Forza Italia e relega all’opposizione, scrollandoseli di dosso, quattro consiglieri dediti alle continue richieste.

Ancora una volta il dato politico che si registra è quello di avere a che fare con una classe dirigente personalistica e sprovveduta. Quello che hanno guadagnato i quattro consiglieri con la loro azione politica è un pugno di mosche, con la conseguente perdita dei due assessori mai più riproponibili anche laddove gli stessi consiglieri facessero un’azione di apertura per un nuovo rientro in maggioranza. Michele Fusco e l’Avv. Angela D’Agostino, che secondo regole non scritte della politica, si sarebbero potuti salvare se solo avessero rimesso le loro dimissioni nelle mani del Sindaco che, dichiaratosi già garante politico, avrebbe avuto l’obbligo morale di intavolare una riflessione col partito di appartenenza con il probabile rientro della discussione con tanto di dichiarazioni formali da dare in pasto all’opinione pubblica. Invece no, da puri esperti sprovveduti, hanno voluto alzare un fronte, facendo un affronto alla fascia tricolore perdendo, come si dice in gergo, “a Filippo e il paniere”.

Secondo altre indiscrezioni dell’ultim’ora pare che i quattro siano già pentiti delle scelte fatte e della strategia adottata, e che a tutti i costi vorrebbero ricucire con la maggioranza, anche perché consapevoli che il Bilancio è stato condiviso anche con loro.

Non solo pentiti, in realtà avrebbero già un piano di rientro, sul come accordarsi col Sindaco Cirillo e indicando altri due nomi di assessori, il primo è quello di Pompeo D’Agostino, papà dell’Assessora al bilancio dimissionario, nome questo atto a mantenere in piedi gli accordi pre-elettorali con Andrea Russo e il secondo quello di una donna che sostituirebbe nei fatti Michele Fusco e contestualmente andrebbe a riempire la casella della quota rosa prima occupata proprio dall’ex Assessora D’Agostino. Su questa ipotesi, a quanto pare, ha già fatto sentire la propria voce con i suoi l’ex vicesindaco Michele Fusco che attenendosi agli ordini di scuderia si è visto fuori da tutti i giochi. Vi terremo aggiornati sulla vicenda.

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