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Cardito

CARDITO: Non è colpa dell’amministrazione se per le strade c’è immondizia

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CARDITO – Tante, troppe le lamentele, legittime dei cittadini carditesi dopo che per le strade hanno visto cumuli d’immondizia. A causare il disservizio è stato lo stato di agitazione degli operai della ditta Go Service – la ditta preposta al servizio raccolta rifiuti – attuato dopo che per alcuni giorni non percepivano lo stipendio. Anche lo stato d’agitazione degli operai è un mezzo usato in maniera legittima, visto che ci si appresta a passare il Natale e parecchi degli operai lo passeranno senza soldi. Ma allora di chi è la colpa?

La Go Service è la ditta affidataria dell’appalto sulla raccolta rifiuti che diversi mesi fa è stata raggiunta da un’interdittiva antimafia, poiché alcuni esponenti del CdA avevano legami discussi in ambienti camorristici. Per questo motivo la stessa ditta fu sollevata dall’incarico dal Comune di Afragola dove era stata, anche lì, vincitrice del bando di gara, e il servizio poi fu affidato all’attuale Buttol srl. A Cardito, quest’amministrazione, per non causare gli stessi disservizi che ha patito Afragola e sta ancora patendo, pensò bene di attivarsi in maniera colloquiale con la Prefettura che aveva emanato l’interdittiva. L’interazione con l’ente sovracomunale fu una grande trovata poiché la stessa Prefettura assicurò l’ente carditese di non incappare in nessun illecito se manteneva la ditta Go Service al proprio posto, visto che di lì a poco sarebbe stata amministrata da un Commissario mandato proprio dall’ANAC. E così fu, attualmente la ditta viene gestita non più da uomini di camorra ma bensì da un uomo di governo e Cardito non ha dovuto subire l’interruzione di un servizio necessario come la raccolta rifiuti.

Nel frattempo, però, si sa non è mai facile gestire un’azienda di quell’entità con le povere risorse economiche che “ballano” in cassa rispetto all’enorme imbottitura di operai e dirigenti che la ditta ha dovuto subire nell’arco del tempo, per colpa anche della scelleratezza dei politici che di queste aziende fanno dei carrozzoni clientelari. Ed è così che alla fine anche il Commissario ha dovuto fare i conti con la cassa vuota della ditta. C’è da precisare che il Comune di Cardito nei confronti della ditta non risulta essere inadempiente, anzi, da capitolato d’appalto l’ente carditese avrebbe 60gg di tempo per pagare la quota mensile e la prossima scadenza era prevista per il 6 Gennaio, ma siccome il Commissario che amministra la Go Service, dopo aver informato il sindaco Cirillo e l’amministrazione delle difficoltà che attraversa l’azienda, ha chiesto il favore di anticipare il pagamento della rata di Novembre 2016. Nella giornata del 22 Dicembre il dirigente contabile del Comune di Cardito ha provveduto ad emettere il pagamento anticipato alla ditta Go Service, affinché venisse accontentato il Commissario e venissero pagati gli operai. Un gesto nobile da parte del sindaco Cirillo e di tutta l’amministrazione che grazie alla floridezza delle casse comunali, hanno potuto pagare in anticipo quanto gli spettava pagare dopo venti giorni.

Tanto è vero che i cittadini di Cardito si sono svegliati questa mattina già con le strade pulite visto che entro 18 ore il servizio è stato ripristinato più efficiente di prima. Ma tutto questo, ovviamente non fa notizia, poiché fa parte dell’ordinario. Senza tenere conto che nelle nostre realtà talvolta l’ordinario diventa straordinario.

La cosa che rattrista di più in questo paese però sono le facili strumentalizzazioni che alcuni politici mettono in atto pur di screditare e gettare fango addosso all’amministrazione. Sono gli stessi che talvolta accusano i giornalisti di scrivere senza informarsi sulla verità. Questa volta loro si sono informati su qual era realmente la verità e perché per strada c’erano tanti cumuli di rifiuti? Hanno chiesto prima al dirigente contabile se la ditta fosse stata pagata? La prima cosa che hanno pensato di fare e correre sui social e aizzare la folla contro il sindaco. Un gesto che denota quanto sia basso il livello della politica a Cardito e quanto ancora c’è da lavorare affinché si mettano da parte una volta per tutte i personalismi e si lavori realmente per il bene pubblico. Evidentemente gli stessi politici, adesso stanno ancora dormendo visto che non hanno ancora avuto la stessa prontezza di informare i cittadini della ripresa del servizio.

Cardito

CARDITO. Il Consigliere Russo attacca il Sindaco sul tema staff personale, riportando dati falsi

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CARDITO – Non sempre un giornalista critico della politica entra nel merito del dibattito pubblico se non per evidenziare le fake news legate alla demagogia spicciola che possono uscire fuori dalle dichiarazioni degli addetti ai lavori.

È quanto successo pochi minuti fa nel comune del cardellino con le dichiarazioni del Consigliere Andrea Russo che affrontando un tema demagogico come quello dello sperpero di denaro pubblico legato all’assunzione degli organi formanti lo staff del Sindaco, dichiara, attraverso un video postato sui social, alcune falsità al solo scopo di alimentare rabbia e impopolarità nella figura del primo cittadino. Ma andiamo ad analizzare i fatti.

Andrea Russo nel suo video asserisce che il Sindaco Giuseppe Cirillo abbia portato il numero dei formanti lo staff da 3 a 5 soggetti, lasciando intendere una volontà da parte del primo cittadino su un ulteriore esborso di denaro pubblico. Nulla di più falso. Gli staffisti nel comune gialloblu sono sempre stati tre. All’inizio furono assunti Andrea Fisher – staffista storico – Vincenzo Russo, Nicola Di Micco e Biagio Barra, poi si decise di nominare il Di Micco dirigente dell’ente sfruttando l’Art. 110 del Tuel, liberando così una casella dal capitolo di bilancio posto in essere sullo staff del Sindaco. Da allore quella casella è rimasta vuota per parecchi mesi, facendo risparmiare, in realtà, soldi ai contribuenti.

Oggi il primo cittadino, vuoi perché oberato di lavoro, vuoi perché abituato ad avere la segreteria con impegni suddivisi su tre elementi, ha pensato bene di assumere due figure part-time. Praticamente la casella lasciata vuota da Di Micco sarà riempita da altri due staffisti allo stesso costo di sempre da parte dell’ente.

Il dato politico che esce fuori è quasi pari a zero. A queste latitudini si cerca di fare opposizione sul nulla. Si comprende e va bene il gioco delle parti, ma non si può parlare a distanza di tre anni dopo aver passato gli stessi anni tra i banchi di maggioranza accompagnati dal mutismo selettivo cronico e svegliarsi su questioni, inesistenti tra l’altro, solo ora e per giunta raccontando frottole. Ci aspettiamo altro da un professionista come Andrea Russo che in quanto tale dovrebbe anche capire che anche il confronto con i comuni limitrofi non regge. Gli altri enti non hanno a capo un Sindaco che deve destreggiarsi tra impegni locali e metropolitani, quindi che ben vengano occhi vigili sul territorio atti ad arginare facili distrazioni o dimenticanze. Non mi si venga neanche ad incolpare il primo cittadino per la doppia carica, dato che la sua visione sovracomunale è sotto gli occhi della città e la ricezione di decine di milioni di euro non è da tutti.

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Afragola

Stupri, violenze e omicidi. Facile fare il prete anticamorra con la legge che li obbliga a non denunciare

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Facile fare il prete di periferia negli addensamenti di povertà a nord di Napoli. Basta avere l’ambizione di andare a colmare un vuoto lasciato dalla politica e dalle istituzioni con l’aiuto della fede e della toga e un po’ di predisposizione all’egocentrismo. Aspettare che un tragico evento si verifichi e attendere, inesorabilmente, lo stuolo di colleghi giornalisti che, non sapendo chi intervistare, dato che a queste latitudini la politica è sempre assente per autoimplosione, si rivolgono al personaggio più populista e demagogo rimasto sul territorio.

Allora la riflessione che voglio fare oggi, così come esposta ai tempi dei fatti che riguardarono l’omicidio di Fortuna Loffredo è: la Chiesa che da secoli cerca di colmare i vuoti creati dalla cecità dei governatori sarebbe in grado di aiutare, fattivamente, le vittime di questi efferati delitti?

Tutti noi sappiamo che secondo l’art. 200 c.p.p. la legge italiana rispetta il segreto confessionale tanto che stabilisce che: il sacerdote a cui è stato confessato un reato NON può essere obbligato a essere chiamato come testimone in un processo. Al contrario, come recita l’art. 622 c.p., violare il segreto confessionale potrebbe costituire reato: il sacerdote che dovesse violare il segreto confessionale per un qualsiasi motivo NON previsto dalla legge, rischia la reclusione fino a 1 anno e una multa che può variare tre le € 30 e le € 516.

D’altro canto, invece, è pur vero che la Corte di Cassazione con la sentenza n. 6912 del 14 gennaio 2017 ha chiarito che il sacerdote che NON DEVE violare il segreto confessionale è tenuto a collaborare con la giustizia. Il segreto confessionale cade nel momento in cui il fedele confessa di essere, ad esempio, stata vittima di violenza. Il sacerdote che, in sede di processo, si rifiuta di testimoniare o mente durante la deposizione rischia la reclusione fino a 6 anni per il reato di falsa testimonianza.

La differenza sta proprio qui! Se a confessare il reato è chi commette il reato? Allora vale la prima ipotesi, ossia, il prete è tenuto a non denunciare ciò che gli è stato riferito in confessione. Ma questo principio ecclesiastico, condiviso anche dalle norme laiche della nostra Costituzione, in verità, quanta carità cristiana serba in sé?

Facendo un’opportuna riflessione sociologica, da anni il tema della religiosità dei mafiosi, o dei criminali in generale, apre lo scenario a molteplici piani di analisi: da una parte, occorre chiedersi che significato assumono le devozioni e le ritualità religiose e che ruolo svolga il ricorso alla fede all’interno di certi contesti, dall’altra è indispensabile valutare le posizioni che la Chiesa ha progressivamente espresso nella storia. Lo studio delle organizzazioni mafiose lascia emergere il dato piuttosto singolare di una religione che diventa strumento di legittimazione, offrendo motivazioni agli atti criminosi, alleviando le paure e le angosce nutrite dagli affiliati per il proprio destino personale. Ed è per questi motivi che si può benissimo pensare che anche un reato come lo stupro può facilmente essere confessato ad un protettore di anime.

Allora la domanda sorge spontanea: a quali responsabilità la Chiesa espone un prete di periferia, pastore di un addensamento di povertà come quella del Parco Verde? Quale peso deve sopportare un prete anticamorra se tali principi lo devono, per forza maggiore, relegare alla figura di un inerme testimonial della lotta? Ma soprattutto come si sentirebbe l’uomo che alberga sotto la toga a sapere di essere stato costretto a non evitare tale scempio?

Allora l’ultima osservazione che vorrei fare è quella del ruolo della Chiesa nella società moderna. Forse, dico forse, con tutta la modestia possibile, sarebbe il caso di far scendere realmente in trincea chi, almeno a parole, dichiara di voler salvare la vita alla povera gente su questo umile pianeta e far sì che chi sappia denunci immediatamente.

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Caivano

Colpite delle auto di una concessionaria durante una sparatoria a Cardito

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Ieri notte alle ore 2:20 circa a Cardito, i carabinieri di Caivano sono intervenuti a via I Maggio angolo via della Repubblica per una segnalazione di colpi d’arma da fuoco. Alcuni colpi di arma da fuoco sono stati sparati verso 4 auto che erano all’interno di un concessionario, 7 i fori causati. Sono in corso le indagini della vicenda.

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