Resta sintonizzato

Cardito

CARDITO, niente verifica politica per adesso, tutto è rimandato a data da destinarsi

Pubblicato

il

CARDITO – Allo stato attuale la verifica politica tanto decantata stenta a partire, ma questo non vuol dire che l’amministrazione vive uno stato di stallo come avvenuto per la non verifica avutasi all’indomani dell’approvazione del bilancio. Questa volta la situazione politica è diversa, la fase attuativa della consiliatura Cirillo è iniziata e il rifacimento dell’illuminazione in via S.Eufemia ne è la dimostrazione. Da indiscrezioni raccolte in esclusiva da Minformo, il motivo per il quale non si avvia la famosa verifica politica è da ricercarsi tra le file del gruppo barriano di “Cambiamo Verso”.

I patti all’interno del gruppo presi tra i partecipanti alle ultime elezioni e lo stesso ex sindaco Peppe Barra erano quelli che a metà consiliatura i tre consiglieri Nunziante Raucci, Giovanna Marzano e Andreina Raucci dovevano dimettersi per fare spazio ai primi non eletti del gruppo barriano e subito dopo le dimissioni Nunziante Raucci veniva nominato vicesindaco al posto dell’avvocato Francesco Castaldo anche lui, come patti lo volevano, dimissionario e siccome “Cambiamo Verso” perdeva la sua espressione alla presidenza del Consiglio gli sarebbe spettato un altro assessore da esprimere in giunta. Facendo i calcoli poi, il Presidente del Consiglio doveva spettare a uno tra i componenti di “Insieme per Cardito” Andrea Russo o Luigi Fusco. Tutto questo però non è avvenuto, perché all’interno del gruppo barriano qualcosa sta mutando, c’è qualcuno che comincia a rivendicare il proprio peso e ruolo all’interno di quest’amministrazione e vorrebbe uscire dall’egemonia del sindaco del decennio Peppe Barra.

A quanto pare complice è anche il quasi flop della tanto decantata candidatura al Parlamento di Peppe Barra, che laddove dovesse strappare una candidatura all’interno della quarta gamba del centrodestra lo vedrebbe solo quarto in lista e sicuramente perdente alle prossime elezioni politiche. Ecco perché nessuno dei suoi componenti, amici o affiliati ha intenzione di supportare la sua candidatura, sarebbe solo uno spreco di forze e lavoro, visto che è quasi impossibile che un piccolo partito come quello della “Libertas” riuscirà a toccare percentuali alte per esprimere quattro parlamentari nel collegio di Cardito. A questo punto, tirati i remi in barca da parte dei gregari di Barra, fa sì che anche le certezze cittadine dell’ex sindaco comincino ad oscillare e chi ha contribuito fortemente alle opere di quest’amministrazione comincia a ritenere pesante il sacrificio delle dimissioni che in realtà non dovevano fare altro che alimentare un progetto ben più ampio ma che con un ipotetico fallimento alle politiche ridimensionerebbe e non di poco tale disegno.

Tra tutti quelli che, forti anche del consenso e della collocazione giusta trovata in questa consiliatura, chi in realtà non verrebbe meno a tale patto è solo l’Avv. Castaldo che molto probabilmente sarà l’unico ad abdicare in favore di un’altra espressione del gruppo. Anche se non è detta l’ultima parola e anche se dimissioni ci saranno, non vuol dire che non saranno state fatte per dimostrare altro e far si che il vicesindaco esca di scena a testa alta. Dal canto suo è tranquillo il Presidente del Consiglio Nunziante Raucci che in più riprese ha dimostrato di tenere testa al suo padre nobile e di non seguire proprio alla lettera tutti i suoi diktat. Immerso, ormai nel progetto del PD cittadino, Nunziante Raucci, per i motivi sopra descritti, non appoggerà neanche lui la candidatura di Peppe Barra alle politiche e forse non si smuoverà neanche dalla poltrona di Presidente del Consiglio e non lo fa perché ama la poltrona o le immunità – anche perché quelle da vicesindaco non sono da meno – ma perché è giusto che sia così, è giusto che a governare un paese siano gli eletti, quelli votati dal popolo e non quelli che la gente ha bocciato. Il contrario non sarebbe democrazia.

Vive sonni tranquilli anche il primo cittadino Giuseppe Cirillo che aspettando indicazioni dai propri gruppi di maggioranza, si crogiola nell’efficienza del suo operato e diciamo pure che se le cose restano così come sono, al primo cittadino non è che dispiacciono, anche perché chi arriverà non toglie e non mette nulla al progetto di quest’amministrazione. Quella della verifica politica a Cardito è e resta un problema del gruppo “Cambiamo Verso”

Cardito

CARDITO. Il Consigliere Russo attacca il Sindaco sul tema staff personale, riportando dati falsi

Pubblicato

il

CARDITO – Non sempre un giornalista critico della politica entra nel merito del dibattito pubblico se non per evidenziare le fake news legate alla demagogia spicciola che possono uscire fuori dalle dichiarazioni degli addetti ai lavori.

È quanto successo pochi minuti fa nel comune del cardellino con le dichiarazioni del Consigliere Andrea Russo che affrontando un tema demagogico come quello dello sperpero di denaro pubblico legato all’assunzione degli organi formanti lo staff del Sindaco, dichiara, attraverso un video postato sui social, alcune falsità al solo scopo di alimentare rabbia e impopolarità nella figura del primo cittadino. Ma andiamo ad analizzare i fatti.

Andrea Russo nel suo video asserisce che il Sindaco Giuseppe Cirillo abbia portato il numero dei formanti lo staff da 3 a 5 soggetti, lasciando intendere una volontà da parte del primo cittadino su un ulteriore esborso di denaro pubblico. Nulla di più falso. Gli staffisti nel comune gialloblu sono sempre stati tre. All’inizio furono assunti Andrea Fisher – staffista storico – Vincenzo Russo, Nicola Di Micco e Biagio Barra, poi si decise di nominare il Di Micco dirigente dell’ente sfruttando l’Art. 110 del Tuel, liberando così una casella dal capitolo di bilancio posto in essere sullo staff del Sindaco. Da allore quella casella è rimasta vuota per parecchi mesi, facendo risparmiare, in realtà, soldi ai contribuenti.

Oggi il primo cittadino, vuoi perché oberato di lavoro, vuoi perché abituato ad avere la segreteria con impegni suddivisi su tre elementi, ha pensato bene di assumere due figure part-time. Praticamente la casella lasciata vuota da Di Micco sarà riempita da altri due staffisti allo stesso costo di sempre da parte dell’ente.

Il dato politico che esce fuori è quasi pari a zero. A queste latitudini si cerca di fare opposizione sul nulla. Si comprende e va bene il gioco delle parti, ma non si può parlare a distanza di tre anni dopo aver passato gli stessi anni tra i banchi di maggioranza accompagnati dal mutismo selettivo cronico e svegliarsi su questioni, inesistenti tra l’altro, solo ora e per giunta raccontando frottole. Ci aspettiamo altro da un professionista come Andrea Russo che in quanto tale dovrebbe anche capire che anche il confronto con i comuni limitrofi non regge. Gli altri enti non hanno a capo un Sindaco che deve destreggiarsi tra impegni locali e metropolitani, quindi che ben vengano occhi vigili sul territorio atti ad arginare facili distrazioni o dimenticanze. Non mi si venga neanche ad incolpare il primo cittadino per la doppia carica, dato che la sua visione sovracomunale è sotto gli occhi della città e la ricezione di decine di milioni di euro non è da tutti.

Continua a leggere

Afragola

Stupri, violenze e omicidi. Facile fare il prete anticamorra con la legge che li obbliga a non denunciare

Pubblicato

il

Facile fare il prete di periferia negli addensamenti di povertà a nord di Napoli. Basta avere l’ambizione di andare a colmare un vuoto lasciato dalla politica e dalle istituzioni con l’aiuto della fede e della toga e un po’ di predisposizione all’egocentrismo. Aspettare che un tragico evento si verifichi e attendere, inesorabilmente, lo stuolo di colleghi giornalisti che, non sapendo chi intervistare, dato che a queste latitudini la politica è sempre assente per autoimplosione, si rivolgono al personaggio più populista e demagogo rimasto sul territorio.

Allora la riflessione che voglio fare oggi, così come esposta ai tempi dei fatti che riguardarono l’omicidio di Fortuna Loffredo è: la Chiesa che da secoli cerca di colmare i vuoti creati dalla cecità dei governatori sarebbe in grado di aiutare, fattivamente, le vittime di questi efferati delitti?

Tutti noi sappiamo che secondo l’art. 200 c.p.p. la legge italiana rispetta il segreto confessionale tanto che stabilisce che: il sacerdote a cui è stato confessato un reato NON può essere obbligato a essere chiamato come testimone in un processo. Al contrario, come recita l’art. 622 c.p., violare il segreto confessionale potrebbe costituire reato: il sacerdote che dovesse violare il segreto confessionale per un qualsiasi motivo NON previsto dalla legge, rischia la reclusione fino a 1 anno e una multa che può variare tre le € 30 e le € 516.

D’altro canto, invece, è pur vero che la Corte di Cassazione con la sentenza n. 6912 del 14 gennaio 2017 ha chiarito che il sacerdote che NON DEVE violare il segreto confessionale è tenuto a collaborare con la giustizia. Il segreto confessionale cade nel momento in cui il fedele confessa di essere, ad esempio, stata vittima di violenza. Il sacerdote che, in sede di processo, si rifiuta di testimoniare o mente durante la deposizione rischia la reclusione fino a 6 anni per il reato di falsa testimonianza.

La differenza sta proprio qui! Se a confessare il reato è chi commette il reato? Allora vale la prima ipotesi, ossia, il prete è tenuto a non denunciare ciò che gli è stato riferito in confessione. Ma questo principio ecclesiastico, condiviso anche dalle norme laiche della nostra Costituzione, in verità, quanta carità cristiana serba in sé?

Facendo un’opportuna riflessione sociologica, da anni il tema della religiosità dei mafiosi, o dei criminali in generale, apre lo scenario a molteplici piani di analisi: da una parte, occorre chiedersi che significato assumono le devozioni e le ritualità religiose e che ruolo svolga il ricorso alla fede all’interno di certi contesti, dall’altra è indispensabile valutare le posizioni che la Chiesa ha progressivamente espresso nella storia. Lo studio delle organizzazioni mafiose lascia emergere il dato piuttosto singolare di una religione che diventa strumento di legittimazione, offrendo motivazioni agli atti criminosi, alleviando le paure e le angosce nutrite dagli affiliati per il proprio destino personale. Ed è per questi motivi che si può benissimo pensare che anche un reato come lo stupro può facilmente essere confessato ad un protettore di anime.

Allora la domanda sorge spontanea: a quali responsabilità la Chiesa espone un prete di periferia, pastore di un addensamento di povertà come quella del Parco Verde? Quale peso deve sopportare un prete anticamorra se tali principi lo devono, per forza maggiore, relegare alla figura di un inerme testimonial della lotta? Ma soprattutto come si sentirebbe l’uomo che alberga sotto la toga a sapere di essere stato costretto a non evitare tale scempio?

Allora l’ultima osservazione che vorrei fare è quella del ruolo della Chiesa nella società moderna. Forse, dico forse, con tutta la modestia possibile, sarebbe il caso di far scendere realmente in trincea chi, almeno a parole, dichiara di voler salvare la vita alla povera gente su questo umile pianeta e far sì che chi sappia denunci immediatamente.

Continua a leggere

Caivano

Colpite delle auto di una concessionaria durante una sparatoria a Cardito

Pubblicato

il

Ieri notte alle ore 2:20 circa a Cardito, i carabinieri di Caivano sono intervenuti a via I Maggio angolo via della Repubblica per una segnalazione di colpi d’arma da fuoco. Alcuni colpi di arma da fuoco sono stati sparati verso 4 auto che erano all’interno di un concessionario, 7 i fori causati. Sono in corso le indagini della vicenda.

Continua a leggere

Popolari

Copyright © 2020 Minformo - Testata giornalistica reg. 20/2016 Tribunale Napoli Nord - Direttore Responsabile Mario Abenante - info@minformo.com - Privacy Policy