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Cardito

[LA VERITÀ] CARDITO. La crisi esiste solo nella testa dei barriani, perché premeditata

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CARDITO – Da alcuni giorni tra gli addetti ai lavori è tutto un vociare su questa fantomatica crisi politica nata all’indomani delle dimissioni da vicesindaco dell’Avv. Castaldo. Già queste prime due righe dovrebbero far capire la vera natura e la provenienza di quella che alcuni addetti ai lavori si ostinano a chiamarla crisi politica.

Veniamo ai fatti. Su alcuni blog a pagamento si è scritto che la crisi di governo è stata scaturita e voluta dal partito del sindaco, il PD che attraverso le richieste del proprio capogruppo Luigi Fusco ha avanzato delle richieste, ossia quella dell’azzeramento della giunta politica, che mette in seria difficoltà il primo cittadino, visto che altri partiti non solo non la pensano come il Partito Democratico ma alcuni, tipo “A viso Aperto”, così come anticipato da Minformo, vorrebbe addirittura riconfermare Antonio Giangrande come assessore. Niente di più falso! In realtà il PD, ha proposto al primo cittadino, un rilancio dell’amministrazione, come giusto che sia dopo tre anni di programmazione, basata soprattutto su tre proposte. La prima quella dell’azzeramento, la seconda, laddove il primo cittadino avesse incontrato difficoltà, a rimestare la giunta con i consiglieri e per terza il pieno supporto a trovare la soluzione migliore insieme al primo cittadino.

Nella riunione di ieri sera, in realtà il sindaco Cirillo, con la trasparenza che lo contraddistingue ha esposto agli astanti la difficoltà che potrebbe incontrare con “A viso Aperto” dove il consigliere Aprovidolo, più volte ha dichiarato che ogni gruppo politico debba guardare in casa propria. A ragion veduta, il PD tutto ha preso atto di questa cosa e ha proposto al primo cittadino di essere disposto anche a rinunciare a qualche suo consigliere per farlo entrare in giunta e tracciare così un esempio anche per gli altri gruppi politici che lo potrebbero emulare. In questo modo si risolverebbe anche il problema di “A viso Aperto” che vedrebbe Giovanni Aprovidolo entrare in giunta e la surroga di Antonio Giangrande in Consiglio, visto che è primo non eletto.

Insomma, da parte del PD c’è tutta la buona volontà di trovare il bandolo della matassa e rilanciare una volta per tutte quest’amministrazione. E la dimostrazione di quello che scrive Minformo è la cena a base di baccalà che si sta consumando proprio in questi istanti (h 23:00 del 16 Marzo ndr) in quel di Arzano tra i consiglieri Mazza, RussoMichele Fusco e Luigi Fusco e il sindaco Cirillo. Una cena organizzata dal primo cittadino per capire quale sia la soluzione ottimale per un rilancio immediato e quella ad una crisi inesistente.

Da quello che si evince invece, facendo un’analisi accurata, chi vorrebbe che invece l’amministrazione Cirillo finisse in una crisi senza fine è chi in realtà non propone soluzioni, né tanto meno propone al sindaco chi debba prendere il posto lasciato vacante dall’Avv. Castaldo. In realtà la tattica di Giuseppe Barra e i suoi è sotto gli occhi di tutti. Non proporre nomi, restare fuori dalla giunta ed estranearsi alle decisioni del primo cittadino, fomentare l’opinione pubblica, attraverso la propria stampa, con l’idea che il primo cittadino non sia in grado di rilanciare la città. Anche perché le richieste che fa la stampa barriana, in realtà non si sono mai viste e né sentite, non si è mai visto che un sindaco a due anni dalla fine del proprio mandato dichiari chi sarà il prossimo candidato sindaco. In realtà i barriani muoiono dalla voglia di dire ai cittadini che il primo cittadino non ha mantenuto i patti e che non è un uomo di parola. È impensabile solo credere che in politica possa valere un patto per cinque anni e oltre. Ma è mai possibile che nessun cittadino o addetto ai lavori si rende conto del fatto che far dimettere il proprio assessore al bilancio, nonché vicesindaco, nel momento più delicato per il rendiconto cittadino in realtà non è un modo per chiedere una verifica politica bensì aprire una vera e propria crisi? Un gruppo politico che si rispetti non avrebbe fatto dimettere un perno principale della sua struttura, ma avrebbe fatto dimettere un assessore meno centrale, non avrebbe fatto sì che l’amministrazione potesse andare in crisi. Ma perché volere la crisi dell’amministrazione Cirillo? Perché in verità il sindaco del decennio non appoggia realmente Cirillo, Peppe Barra e i suoi vogliono un Cirillo destabilizzato, una giunta inefficiente e un’amministrazione traballante, proprio per presentarsi alla cittadinanza, solo dopo come i puri e limpidi che non hanno appoggiato il sindaco negli ultimi due anni e creare quell’alternativa tanto agognata da Nunziante Raucci e il suo mentore.

In tutto questo chi ci sguazza è la stampa asservita che nutre ancora quel senso di vendetta verso il primo cittadino perché a suo avviso è per colpa di Cirillo se qualcuno non ha potuto riempire l’ultima casella vacante come responsabile stampa del sindaco. Ecco perché il quadro è completato. A mettere la cornice ci pensa qualche elemento del gruppo di Peppe Barra che con telefonate sottobanco tenta di “comprarsi” qualche assessore indeciso. Come nel caso di Anna Auriemma che nella sua indecisione, dato che si è vista da pochi giorni dividere il suo gruppo, viene raggiunta da una telefonata di uno del gruppo di “Cambiamo Verso” dove la rassicura su probabili sue dimissioni dicendogli che la salvano loro nel caso ella fosse costretta. Insomma metodi da prima repubblica, visto che non si possono neanche paragonare alla compravendita dei senatori che faceva il buon Silvio, dato che almeno in quel caso i soldi, il cavaliere glieli dava davvero ai senatori comprati, qui invece si cerca solo di destabilizzare l’ambiente facendo false promesse e dichiarazioni mendace diffuse da una stampa serva e vendicativa.

Cardito

CARDITO. Il Consigliere Russo attacca il Sindaco sul tema staff personale, riportando dati falsi

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CARDITO – Non sempre un giornalista critico della politica entra nel merito del dibattito pubblico se non per evidenziare le fake news legate alla demagogia spicciola che possono uscire fuori dalle dichiarazioni degli addetti ai lavori.

È quanto successo pochi minuti fa nel comune del cardellino con le dichiarazioni del Consigliere Andrea Russo che affrontando un tema demagogico come quello dello sperpero di denaro pubblico legato all’assunzione degli organi formanti lo staff del Sindaco, dichiara, attraverso un video postato sui social, alcune falsità al solo scopo di alimentare rabbia e impopolarità nella figura del primo cittadino. Ma andiamo ad analizzare i fatti.

Andrea Russo nel suo video asserisce che il Sindaco Giuseppe Cirillo abbia portato il numero dei formanti lo staff da 3 a 5 soggetti, lasciando intendere una volontà da parte del primo cittadino su un ulteriore esborso di denaro pubblico. Nulla di più falso. Gli staffisti nel comune gialloblu sono sempre stati tre. All’inizio furono assunti Andrea Fisher – staffista storico – Vincenzo Russo, Nicola Di Micco e Biagio Barra, poi si decise di nominare il Di Micco dirigente dell’ente sfruttando l’Art. 110 del Tuel, liberando così una casella dal capitolo di bilancio posto in essere sullo staff del Sindaco. Da allore quella casella è rimasta vuota per parecchi mesi, facendo risparmiare, in realtà, soldi ai contribuenti.

Oggi il primo cittadino, vuoi perché oberato di lavoro, vuoi perché abituato ad avere la segreteria con impegni suddivisi su tre elementi, ha pensato bene di assumere due figure part-time. Praticamente la casella lasciata vuota da Di Micco sarà riempita da altri due staffisti allo stesso costo di sempre da parte dell’ente.

Il dato politico che esce fuori è quasi pari a zero. A queste latitudini si cerca di fare opposizione sul nulla. Si comprende e va bene il gioco delle parti, ma non si può parlare a distanza di tre anni dopo aver passato gli stessi anni tra i banchi di maggioranza accompagnati dal mutismo selettivo cronico e svegliarsi su questioni, inesistenti tra l’altro, solo ora e per giunta raccontando frottole. Ci aspettiamo altro da un professionista come Andrea Russo che in quanto tale dovrebbe anche capire che anche il confronto con i comuni limitrofi non regge. Gli altri enti non hanno a capo un Sindaco che deve destreggiarsi tra impegni locali e metropolitani, quindi che ben vengano occhi vigili sul territorio atti ad arginare facili distrazioni o dimenticanze. Non mi si venga neanche ad incolpare il primo cittadino per la doppia carica, dato che la sua visione sovracomunale è sotto gli occhi della città e la ricezione di decine di milioni di euro non è da tutti.

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Afragola

Stupri, violenze e omicidi. Facile fare il prete anticamorra con la legge che li obbliga a non denunciare

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Facile fare il prete di periferia negli addensamenti di povertà a nord di Napoli. Basta avere l’ambizione di andare a colmare un vuoto lasciato dalla politica e dalle istituzioni con l’aiuto della fede e della toga e un po’ di predisposizione all’egocentrismo. Aspettare che un tragico evento si verifichi e attendere, inesorabilmente, lo stuolo di colleghi giornalisti che, non sapendo chi intervistare, dato che a queste latitudini la politica è sempre assente per autoimplosione, si rivolgono al personaggio più populista e demagogo rimasto sul territorio.

Allora la riflessione che voglio fare oggi, così come esposta ai tempi dei fatti che riguardarono l’omicidio di Fortuna Loffredo è: la Chiesa che da secoli cerca di colmare i vuoti creati dalla cecità dei governatori sarebbe in grado di aiutare, fattivamente, le vittime di questi efferati delitti?

Tutti noi sappiamo che secondo l’art. 200 c.p.p. la legge italiana rispetta il segreto confessionale tanto che stabilisce che: il sacerdote a cui è stato confessato un reato NON può essere obbligato a essere chiamato come testimone in un processo. Al contrario, come recita l’art. 622 c.p., violare il segreto confessionale potrebbe costituire reato: il sacerdote che dovesse violare il segreto confessionale per un qualsiasi motivo NON previsto dalla legge, rischia la reclusione fino a 1 anno e una multa che può variare tre le € 30 e le € 516.

D’altro canto, invece, è pur vero che la Corte di Cassazione con la sentenza n. 6912 del 14 gennaio 2017 ha chiarito che il sacerdote che NON DEVE violare il segreto confessionale è tenuto a collaborare con la giustizia. Il segreto confessionale cade nel momento in cui il fedele confessa di essere, ad esempio, stata vittima di violenza. Il sacerdote che, in sede di processo, si rifiuta di testimoniare o mente durante la deposizione rischia la reclusione fino a 6 anni per il reato di falsa testimonianza.

La differenza sta proprio qui! Se a confessare il reato è chi commette il reato? Allora vale la prima ipotesi, ossia, il prete è tenuto a non denunciare ciò che gli è stato riferito in confessione. Ma questo principio ecclesiastico, condiviso anche dalle norme laiche della nostra Costituzione, in verità, quanta carità cristiana serba in sé?

Facendo un’opportuna riflessione sociologica, da anni il tema della religiosità dei mafiosi, o dei criminali in generale, apre lo scenario a molteplici piani di analisi: da una parte, occorre chiedersi che significato assumono le devozioni e le ritualità religiose e che ruolo svolga il ricorso alla fede all’interno di certi contesti, dall’altra è indispensabile valutare le posizioni che la Chiesa ha progressivamente espresso nella storia. Lo studio delle organizzazioni mafiose lascia emergere il dato piuttosto singolare di una religione che diventa strumento di legittimazione, offrendo motivazioni agli atti criminosi, alleviando le paure e le angosce nutrite dagli affiliati per il proprio destino personale. Ed è per questi motivi che si può benissimo pensare che anche un reato come lo stupro può facilmente essere confessato ad un protettore di anime.

Allora la domanda sorge spontanea: a quali responsabilità la Chiesa espone un prete di periferia, pastore di un addensamento di povertà come quella del Parco Verde? Quale peso deve sopportare un prete anticamorra se tali principi lo devono, per forza maggiore, relegare alla figura di un inerme testimonial della lotta? Ma soprattutto come si sentirebbe l’uomo che alberga sotto la toga a sapere di essere stato costretto a non evitare tale scempio?

Allora l’ultima osservazione che vorrei fare è quella del ruolo della Chiesa nella società moderna. Forse, dico forse, con tutta la modestia possibile, sarebbe il caso di far scendere realmente in trincea chi, almeno a parole, dichiara di voler salvare la vita alla povera gente su questo umile pianeta e far sì che chi sappia denunci immediatamente.

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Caivano

Colpite delle auto di una concessionaria durante una sparatoria a Cardito

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Ieri notte alle ore 2:20 circa a Cardito, i carabinieri di Caivano sono intervenuti a via I Maggio angolo via della Repubblica per una segnalazione di colpi d’arma da fuoco. Alcuni colpi di arma da fuoco sono stati sparati verso 4 auto che erano all’interno di un concessionario, 7 i fori causati. Sono in corso le indagini della vicenda.

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