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Tutto cambia affinchè nulla cambi ?

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Giovedì scorso, nell’ambito degli incontri che l’Eurogruppo ha tenuto sul caso Grecia, il nostro ministro dell’economia Giovanni Tria ha avuto modo di conoscere i propri colleghi dell’eurozona e di esprimere la linea del nuovo esecutivo italiano sul processo di integrazione europea, terreno di scontro tra la maggioranza giallo-verde e la presidenza della Repubblica al momento della nomina dei ministri. Le parole rassicuranti di Tria, secondo il quale la linea del governo è chiara e la moneta unica non è in discussione, da un lato riflettono il Documento Economico e Finanziario (DEF) appena approvato nel segno dell’austerità e perciò della continuità e, dall’altro, fanno da eco agli avvertimenti che sottilmente Christine Lagarde, direttrice del Fondo Monetario Internazionale, ha lanciato ai paesi con alto debito pubblico, tra cui proprio l’Italia. Tuttavia esse stridono con un programma di governo molto espansivo, ritenuto di cambiamento, e con le fresche nomine di due economisti spiccatamente no-euro, On. Claudio Borghi Aquilini e Sen. Alberto Bagnai, rispettivamente alla presidenza della commissione bilancio della Camera dei deputati e della commissione finanze del Senato, che si aggiungono al dott. Luciano Barra Caracciolo, giurista, sottosegretario di Savona agli affari comunitari, strenuo assertore dell’assoluta incompatibilità tra i trattati europei e la nostra Costituzione. 

Secondo il FMI, che è un pezzo della terzina della Troika, l’Italia “deve creare cuscinetti di bilancio” in modo da essere pronta ad affrontare eventuali nuovi crisi economiche, impegnarsi a non annacquare le recenti riforme economiche strutturali e “a ridurre urgentemente gli enormi stock di crediti inesigibili” che le nostre banche detengono nei loro portafogli. Questo vuol dire che l’Italia deve continuare a fare avanzo primario drenando ricchezza dai cittadini, continuare con le politiche di riduzione delle tutele del lavoro preservando la precarietà prevista dal jobs act e permettere alle banche, attraverso strumenti normativi ad hoc, di esercitare le azioni esecutive necessarie per sistemare velocemente le partite inesigibili. Gli avvertimenti, tradotti per l’italiano medio, possono essere riassunti dai seguenti diktat: aumentate le tasse (come l’IVA al 25%); riducete la spesa pubblica facendo, tra l’altro, pagare la sanità, lo studio e ogni altro servizio pubblico; difendete precarietà e disoccupazione nel mercato del lavoro affinché la concorrenza tra lavoratori, tenuta viva dall’immigrazione, li renda docili alla distruzione dei diritti e alle paghe misere; date, con mirati interventi legislativi, la possibilità alle banche di procedere velocemente, cioè senza arenarsi nelle aule dei tribunali, alla vendita degli immobili e di quant’altro detenuto a garanzia dei mutui e dei prestiti in genere, oramai inesigibili.  Insomma, una grande operazione di trasferimento di ricchezza reale dai cittadini, oggi in difficoltà, che producono e che lavorano al sistema finanziario apolide.

Tuttavia, mentre dal punto di vista della narrazione mediatica la colpa di tale situazione è nostra e quindi dobbiamo sottostare in silenzio a questi giri di vite, l’analisi macroeconomica rivela un corto circuito che ha del paradossale. L’invito del FMI e il DEF risentono di un’ideologia che è quella dell’austerità, in barba ai proclami espansivi del contratto di governo: il drenaggio di ricchezza programmato andrà ad impattare sui consumi di una domanda interna che sappiamo già langue oramai da più di dieci anni e che è già stata oggetto di attacchi senza precedenti da parte dei governi a partire dal 1992; domanda interna che, va ricordato, è una componente importantissima del PIL, il che spiega anche la diminuzione di quest’ultimo negli ultimi dieci anni. Il paradosso consiste nel fatto che è la stessa austerità che ci viene imposta, col suo effetto recessivo e di riduzione della liquidità, ad abbattere i consumi costringendo le aziende a chiudere. L’aumento conseguente della disoccupazione e la difficoltà delle imprese si riflette sulla capacità di onorare i propri impegni sia verso i creditori in generale che soprattutto verso le banche, le quali in definitiva vedono lievitare il portafoglio dei crediti inesigibili. Ed ancora, le difficoltà sociali sommate alle minori entrate fiscali dirette ed indirette conseguenti alla scomparsa dei redditi imponibili dei nuovi disoccupati, alla diminuzione dei redditi imponibili d’impresa e alla diminuzione in valore assoluto delle imposte sui consumi come l’IVA, spingono in alto la spesa pubblica per ammortizzatori sociali che addizionata alle spese pro immigrazione rendono irraggiungibili proprio quegli obiettivi di bilancio che la stessa austerità si pone. 

In sostanza, la ragione per cui gli obiettivi di riduzione del deficit annuale e del debito pubblico vengono normalmente disattesi postulando la necessità di ulteriori lacrime e sangue, sta proprio nell’applicazione degli stessi strumenti azionati dall’UE e ritenuti necessari per raggiungerli: è un circolo vizioso a cui si aggiunge la beffa delle sanzioni che vengono poi irrogate per non aver centrato quegli obiettivi prefissati in accordo con le autorità europee e trasfuse nel DEF: obiettivi palesemente in contrasto con lo spirito di stimolo espansivo attraverso la spesa pubblica e di riduzione del carico fiscale di cui sono intrisi i proclami politici della coalizione giallo-verde.

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Ritrovato il sedicenne scomparso, il padre: “Grazie a chi ci ha aiutato in questa settimana terribile”

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Tutto è bene quel che finisce bene potremmo dire, visto che questa mattina è stato trovato il sedicenne scomparso lo scorso 21 marzo da Colico, in provincia di Lecco.

Il giovane è stato ritrovato presso la stazione Centrale di Milano, mentre stava facendo il biglietto per tornare a casa. A riconoscerlo una coppia di viaggiatori, che ha immediatamente avvertito il personale dipendente di Fs Security che a sua volta ha richiesto l’intervento della Polizia Ferroviaria.

Ecco le parole del papà del sedicenne:

“Ringrazio le forze dell’ordine e tutte le persone che ci hanno aiutato in questa settimana terribile”.

Invece il nonno del ragazzo, ha così dichiarato ai microfoni di ‘Mattino Cinque’:

“È la fine di un incubo, di una serie di preoccupazioni. Siamo contentissimi che sia tutto finito nel migliore dei modi. Non vedo l’ora di abbracciarlo e riprendere quel dialogo che è stato interrotto per otto giorni. Adesso cercheremo di capire le motivazioni del gesto e lo aiuteremo a riprendere la sua attività di studente e a reinserirsi nella scuola in cui si trovava bene, riusciva bene. Come abbiamo sempre fatto saremo nonni pazienti e attenti al suo sviluppo di uomo. Mi sento felice. Sono molto contento, lo aspetto. Non vedo l’ora di abbracciarlo”.

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Pasqua 2024, i dati di Federalberghi: “A Napoli l’80% delle camere occupate”

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Napoli si prepara all’ondata di turisti previsti per queste vacanze pasquali, che occuperanno l’80% delle camere degli alberghi e delle strutture ricettive della città. Sono questi i dati diffusi da Federalberghi Napoli.

Pertanto ci saranno circa 30mila pernottamenti nel weekend pasquale, leggermente meno rispetto al 2023. A tal proposito ecco il commento del presidente Federalberghi Napoli, Salvatore Naldi:

“Ora bisogna lavorare in sinergia con le Istituzioni, confrontandoci sulle strategie da adottare per migliorare l’accoglienza dei nostri ospiti, un lavoro che riguarda soprattutto i servizi nelle porte di accesso alla città. Al Porto i lavori saranno completati entro maggio, pronti per la stagione estiva, finalmente i servizi di biglietteria e imbarco dei passeggeri potranno essere soddisfacenti”.

Poi prosegue parlando degli incontri avuti con gli assessori De Iesu e Santagada, mirati a migliorare l’accoglienza anche nella zona della Stazione Centrale:

“Ci siamo confrontati in maniera produttiva, chiedendo la realizzazione di presidi fissi di forze dell’ordine e l’aumento dello spazzamento e della raccolta dei rifiuti. Dopo i lavori, piazza Garibaldi deve essere gestita e valorizzata”.

Poi, conclude: “Ci dedichiamo molto alla formazione dei ragazzi che lavorano già nelle nostre strutture o si affacciano al mondo del lavoro nel comparto turistico, che in questo periodo offre importanti opportunità. Abbiamo apprezzato il lavoro dell’assessore Baretta di contrasto all’evasione fiscale, ma si tratta solo di un punto di partenza. È fondamentale proseguire in questa direzione e garantire qualità nelle strutture di accoglienza e nei servizi a chi sceglie Napoli per le proprie vacanze”.

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Caso Acerbi-Juan Jesus, il difensore dell’Inter rompe il silenzio: “Non sono un razzista, accanimento atroce nei miei confronti”

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Nel corso di una lunga intervista rilasciata al Corriere della Sera, il difensore dell’Inter Francesco Acerbi è tornato a parlare del caso Juan Jesus e dei fatti di Inter-Napoli, a seguito dell’assoluzione del Giudice Sportivo. Ecco le sue dichiarazioni:

“Adesso che c’è una sentenza vorrei dire la mia, senza avere assolutamente nulla contro Juan Jesus, anzi è il contrario, perché sono molto dispiaciuto anche per lui. Ma non si può dare del razzista a una persona per una parola malintesa nella concitazione del gioco. E non si può continuare a farlo anche dopo che sono stato assolto”.

Poi, ha aggiunto: “La sentenza è stata una liberazione, ma sono comunque triste per tutta la situazione che si è creata, per com’era finita in campo, per come ci hanno marciato sopra tutti senza sapere niente. Anche dopo l’assoluzione ho percepito un grandissimo accanimento, come se avessi ammazzato qualcuno. Questa non è lotta contro il razzismo, non c’è stato nessun razzismo in campo e io non sono una persona razzista: il mio idolo era George Weah e, quando mi fu trovato il tumore ricevetti una telefonata a sorpresa da lui che ancora oggi mi emoziona. Si sta solo umiliando una persona, massacrando e minacciando la sua famiglia, ma per che cosa? Per una cosa che era finita in campo e nella quale il razzismo non c’entra nulla. Il razzismo purtroppo è una cosa seria, non un presunto insulto”.

Infine, conclude parlando della possibile convocazione per gli Europei:

“Io non mi aspetto niente. Ma per adesso preferisco non dire nulla sulla Nazionale, è giusto che prima ne discuta con Spalletti. Sono stanco, dopo oggi metto un punto alla vicenda. E non voglio parlarne mai più”.

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