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Cardito

[EDITORIALE] CARDITO. Giunta e PUC, il successo di Cirillo

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CARDITO – Approvato il bilancio sia previsionale che consuntivo, avviato il PUC, non restava altro che dare seguito alla verifica politica richiesta un po’ da tutte le forze politiche. Così è stato. Il primo cittadino finora non è venuto meno a nessuna delle fasi stabilite nel cronoprogramma e così si spera sarà anche per i prossimi due anni che attendono l’amministrazione Cirillo.

La giunta ha visto la sola conferma di Antonio Giangrande e checché se ne dica in giro, questo è un punto di forza del gruppo “A viso aperto” perché vuol dire che la propria programmazione fatta in periodo elettorale è a lunga gittata e prevede la copertura delle stesse forze per tutti i cinque anni, mentre gli altri gruppi politici hanno avuto bisogno di mescolare un po’ le proprie pedine e così Cirillo si ritroverà sicuramente una giunta motivata a fare ancora meglio.

I prossimi due anni oltre all’approvazione del PUC, traguardo storico per la compagine dell’ingegnere carditese, saranno anche all’insegna dei lavori pubblici e riqualificazione degli impianti sportivi. Infatti secondo indiscrezioni da qui a breve forse sarà presentata anche la ditta che prenderà in gestione il palazzetto, sottraendo così alla comunità un grandissimo ecomostro e dando lustro alla città con una struttura moderna dedicata allo sport.

Il PUC presentato pochi giorni fa, pare che abbia soddisfatto tutte le parti in causa, ovvero, cittadini, professionisti e associazioni sul territorio, la documentazione è sul sito del comune ed è consultabile per 90gg. a differenza dei 30gg. stabiliti per legge, questo per volontà del sindaco che oltre a questo ha voluto che il Piano Urbanistico fosse totalmente improntato sul Cemento zero, ossia non aumentare assolutamente le cubature, visto che Cardito è al settimo posto come comune più cementificato d’Italia. Con questo strumento sarà anche risolto definitivamente la questione B1 e tutti quelli che erano in attesa di costruire saranno messi alla pari di chi ha già giovato di tale diritto con provvedimenti del tutto illegittimi.

C’è da registrare un dato politico in tutto questo, che alla presentazione del PUC, non erano presenti i consiglieri di “Cambiamo verso” compreso il Presidente del Consiglio. Fatto alquanto strano per i membri coordinati da chi in realtà si è sempre dichiarato nemico del cemento. Il promotore della famosa delibera 33/2003 ha deciso che il suo gruppo non doveva partecipare alla vittoria della collettività, non vogliamo pensare che l’abbiano fatto per protesta? Fatto sta che allo stato attuale, il presidente del consiglio agli occhi dei più risulta depauperato del tutto del suo valore politico, poiché pur di restare aggrappato alla poltrona ha dovuto e deve subire le scelte scellerate del suo gruppo che da un lato accusano il sindaco di immobilismo e dall’altro non hanno il coraggio di passare all’opposizione, senza che i carditesi finora abbiano mai ascoltato o saputo la sua opinione in merito. Un po’ complicato raccogliere consensi da candidato sindaco nel 2020 se la gente non conosce il tuo pensiero, piuttosto ad oggi la gente dell’attuale presidente del consiglio conosce solo il suo attaccamento all’indennità. Chissà che forse durante questi due anni, se il buon Presidente riesca a capire i suoi errori e riesca a recidere il cordone ombelicale che lo tiene legato al suo mentore. Poiché la storia ne è piena di feti morti perché strozzati dallo stesso cordone.

Cardito

CARDITO. Il Consigliere Russo attacca il Sindaco sul tema staff personale, riportando dati falsi

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CARDITO – Non sempre un giornalista critico della politica entra nel merito del dibattito pubblico se non per evidenziare le fake news legate alla demagogia spicciola che possono uscire fuori dalle dichiarazioni degli addetti ai lavori.

È quanto successo pochi minuti fa nel comune del cardellino con le dichiarazioni del Consigliere Andrea Russo che affrontando un tema demagogico come quello dello sperpero di denaro pubblico legato all’assunzione degli organi formanti lo staff del Sindaco, dichiara, attraverso un video postato sui social, alcune falsità al solo scopo di alimentare rabbia e impopolarità nella figura del primo cittadino. Ma andiamo ad analizzare i fatti.

Andrea Russo nel suo video asserisce che il Sindaco Giuseppe Cirillo abbia portato il numero dei formanti lo staff da 3 a 5 soggetti, lasciando intendere una volontà da parte del primo cittadino su un ulteriore esborso di denaro pubblico. Nulla di più falso. Gli staffisti nel comune gialloblu sono sempre stati tre. All’inizio furono assunti Andrea Fisher – staffista storico – Vincenzo Russo, Nicola Di Micco e Biagio Barra, poi si decise di nominare il Di Micco dirigente dell’ente sfruttando l’Art. 110 del Tuel, liberando così una casella dal capitolo di bilancio posto in essere sullo staff del Sindaco. Da allore quella casella è rimasta vuota per parecchi mesi, facendo risparmiare, in realtà, soldi ai contribuenti.

Oggi il primo cittadino, vuoi perché oberato di lavoro, vuoi perché abituato ad avere la segreteria con impegni suddivisi su tre elementi, ha pensato bene di assumere due figure part-time. Praticamente la casella lasciata vuota da Di Micco sarà riempita da altri due staffisti allo stesso costo di sempre da parte dell’ente.

Il dato politico che esce fuori è quasi pari a zero. A queste latitudini si cerca di fare opposizione sul nulla. Si comprende e va bene il gioco delle parti, ma non si può parlare a distanza di tre anni dopo aver passato gli stessi anni tra i banchi di maggioranza accompagnati dal mutismo selettivo cronico e svegliarsi su questioni, inesistenti tra l’altro, solo ora e per giunta raccontando frottole. Ci aspettiamo altro da un professionista come Andrea Russo che in quanto tale dovrebbe anche capire che anche il confronto con i comuni limitrofi non regge. Gli altri enti non hanno a capo un Sindaco che deve destreggiarsi tra impegni locali e metropolitani, quindi che ben vengano occhi vigili sul territorio atti ad arginare facili distrazioni o dimenticanze. Non mi si venga neanche ad incolpare il primo cittadino per la doppia carica, dato che la sua visione sovracomunale è sotto gli occhi della città e la ricezione di decine di milioni di euro non è da tutti.

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Afragola

Stupri, violenze e omicidi. Facile fare il prete anticamorra con la legge che li obbliga a non denunciare

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Facile fare il prete di periferia negli addensamenti di povertà a nord di Napoli. Basta avere l’ambizione di andare a colmare un vuoto lasciato dalla politica e dalle istituzioni con l’aiuto della fede e della toga e un po’ di predisposizione all’egocentrismo. Aspettare che un tragico evento si verifichi e attendere, inesorabilmente, lo stuolo di colleghi giornalisti che, non sapendo chi intervistare, dato che a queste latitudini la politica è sempre assente per autoimplosione, si rivolgono al personaggio più populista e demagogo rimasto sul territorio.

Allora la riflessione che voglio fare oggi, così come esposta ai tempi dei fatti che riguardarono l’omicidio di Fortuna Loffredo è: la Chiesa che da secoli cerca di colmare i vuoti creati dalla cecità dei governatori sarebbe in grado di aiutare, fattivamente, le vittime di questi efferati delitti?

Tutti noi sappiamo che secondo l’art. 200 c.p.p. la legge italiana rispetta il segreto confessionale tanto che stabilisce che: il sacerdote a cui è stato confessato un reato NON può essere obbligato a essere chiamato come testimone in un processo. Al contrario, come recita l’art. 622 c.p., violare il segreto confessionale potrebbe costituire reato: il sacerdote che dovesse violare il segreto confessionale per un qualsiasi motivo NON previsto dalla legge, rischia la reclusione fino a 1 anno e una multa che può variare tre le € 30 e le € 516.

D’altro canto, invece, è pur vero che la Corte di Cassazione con la sentenza n. 6912 del 14 gennaio 2017 ha chiarito che il sacerdote che NON DEVE violare il segreto confessionale è tenuto a collaborare con la giustizia. Il segreto confessionale cade nel momento in cui il fedele confessa di essere, ad esempio, stata vittima di violenza. Il sacerdote che, in sede di processo, si rifiuta di testimoniare o mente durante la deposizione rischia la reclusione fino a 6 anni per il reato di falsa testimonianza.

La differenza sta proprio qui! Se a confessare il reato è chi commette il reato? Allora vale la prima ipotesi, ossia, il prete è tenuto a non denunciare ciò che gli è stato riferito in confessione. Ma questo principio ecclesiastico, condiviso anche dalle norme laiche della nostra Costituzione, in verità, quanta carità cristiana serba in sé?

Facendo un’opportuna riflessione sociologica, da anni il tema della religiosità dei mafiosi, o dei criminali in generale, apre lo scenario a molteplici piani di analisi: da una parte, occorre chiedersi che significato assumono le devozioni e le ritualità religiose e che ruolo svolga il ricorso alla fede all’interno di certi contesti, dall’altra è indispensabile valutare le posizioni che la Chiesa ha progressivamente espresso nella storia. Lo studio delle organizzazioni mafiose lascia emergere il dato piuttosto singolare di una religione che diventa strumento di legittimazione, offrendo motivazioni agli atti criminosi, alleviando le paure e le angosce nutrite dagli affiliati per il proprio destino personale. Ed è per questi motivi che si può benissimo pensare che anche un reato come lo stupro può facilmente essere confessato ad un protettore di anime.

Allora la domanda sorge spontanea: a quali responsabilità la Chiesa espone un prete di periferia, pastore di un addensamento di povertà come quella del Parco Verde? Quale peso deve sopportare un prete anticamorra se tali principi lo devono, per forza maggiore, relegare alla figura di un inerme testimonial della lotta? Ma soprattutto come si sentirebbe l’uomo che alberga sotto la toga a sapere di essere stato costretto a non evitare tale scempio?

Allora l’ultima osservazione che vorrei fare è quella del ruolo della Chiesa nella società moderna. Forse, dico forse, con tutta la modestia possibile, sarebbe il caso di far scendere realmente in trincea chi, almeno a parole, dichiara di voler salvare la vita alla povera gente su questo umile pianeta e far sì che chi sappia denunci immediatamente.

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Caivano

Colpite delle auto di una concessionaria durante una sparatoria a Cardito

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Ieri notte alle ore 2:20 circa a Cardito, i carabinieri di Caivano sono intervenuti a via I Maggio angolo via della Repubblica per una segnalazione di colpi d’arma da fuoco. Alcuni colpi di arma da fuoco sono stati sparati verso 4 auto che erano all’interno di un concessionario, 7 i fori causati. Sono in corso le indagini della vicenda.

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