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[LA VERITÁ] CARDITO. L’opposizione si arrende allo strapotere di Cirillo mentre gli asini ragliano

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CARDITO – Ieri a Palazzo Mastrilli si è tenuto il Consiglio comunale che ha sancito definitivamente la leadership assoluta del primo cittadino, per chi ancora avesse dubbi sull’unica certezza che la politica carditese finora ha potuto esprimere. Che questa sarà la fase del fare, il primo cittadino l’ha più volte ribadito e dalle prime sensazioni trapela una ventata di ottimismo. Il cambiamento partito dalla giunta è lapalissiano, pochi comuni riescono a vantare una maggioranza al femminile e in quanto a esecutività nessuno può mettere in dubbio la differenza che passa tra un uomo e una donna.

Il Consiglio di ieri è stato caratterizzato da due eventi significativi, il documento programmatico 2018-2025 presentato da Giuseppe Cirillo e le conseguenti dimissioni anche da consigliere comunale del Presidente del Consiglio Nunziante Raucci. Da premettere che in aula l’opposizione era totalmente assente, visto che i tre consiglieri più il Presidente, tutti e quattro del gruppo “Cambiamo verso”, non si sono proprio presentati, invece Almerindo Santucci si è assentato dopo il suo breve intervento. So anche che adesso leggendo, qualcuno può storcere il naso dicendo che “Cambiamo Verso” è un gruppo di maggioranza, ma la differenza sta nel fatto che al teatrino di Peppe Barra e del suo “geniale” mentore o sciuscià (questo ancora non si è capito) non ci crede più nessuno.

In un Consiglio comunale il consigliere di “A Viso Aperto” Giovanni Aprovidolo definì una parte della maggioranza come il parassita sul pube. E possiamo dire apertamente che “Cambiamo Verso” anche stando in maggioranza ha sempre rappresentato quella parte di politica che ostruiva, determinava e gestiva, attraverso il “ricatto politico” delle prebende, l’amministrazione Cirillo. È storia che fino a ieri il gruppo dell’ex sindaco Peppe Barra deteneva l’80% della gestione e quindi si può liberamente affermare che l’immobilismo oggettivo di questi tre anni è da attribuire specialmente alla loro mala gestio. Cirillo dal canto suo ha commesso un solo errore, fidarsi delle persone sbagliate, anche perché quello che è successo dopo è sotto gli occhi di tutti. Appena si è parlato di azzeramento in giunta sono cominciate le prime corse ai ripari. Peppe Barra ha cominciato ad ammainare le vele, a tirare i remi in barca e a virare verso altri lidi, quelli dell’opposizione e alla creazione di un’alternativa valida a Cirillo, tirando in ballo un misero e mai applicabile patto tra lui e Cirillo sulla futura candidatura a sindaco di Nunziante Raucci. Per chi è appassionato di giochetti politici, come l’ex sindaco, è risaputo che un patto del genere non può esistere né in cielo e né in terra, ma quella era solo una delle tante scuse per mantenere in piedi gli equilibri delle proprie prebende.

Quello che a me dispiace è che un puro, bravissimo ragazzo e stimato politico come Nunziante Raucci ci abbia creduto realmente, ha creduto veramente che il suo mentore lo stesse difendendo a spada tratta, senza accorgersene che politicamente lo ha distrutto. Tanto è vero che con le dimissioni di ieri, avvenute 5 minuti dopo la lettura del documento da parte del primo cittadino dove comunicava che alle prossime elezioni egli si propone come candidato sindaco, non ha dimostrato di avere coraggio e quindi di restare senza poltrona ma è passato per il bambino – già privo di valore politico perché svuotato dai giochini della sua guida – a cui hanno sottratto il giocattolo.

A me quelli che poi fanno ridere, sono quelli che sono restati fuori le mura perché da un lato incapaci di fare seria opposizione e costretti alle dimissioni e dall’altro poi privi di consensi e di formare una leadership capace di contrastare quella creata dalla fascia tricolore che associati insieme a quelli che si definiscono portatori sani d’informazione, formano un mix di satira e cabaret che è inutile ad andare a spendere soldi per vedere uno Zelig qualsiasi, Cardito offre di più.

I primi, assuefatti dal livore verso l’eterno vincitore – un po’ come sta avvenendo oggi con la Juve di Cristiano Ronaldo – hanno creato un tavolo da spavento e sono sicuro che se da questo tavolo uscirà fuori una coalizione la intitoleranno certamente “Tutti contro Cirillo”. A me dispiace per Marco Mazza, vero politico, preparato, uomo di partito che una volta mi confidò che questa sarebbe stata la sua ultima esperienza politica, vederlo seduto ad un tavolo a programmare il futuro della sua città con gente che in quanto a visione e a ideali, nulla hanno a che spartire con uomo di sinistra come lui. In questo tavolo o insalata che dir si voglia, per rendere edotto chi mi legge, c’era seduto Francesco Pisano (Lega e quindi destra), Luigi Iorio (socialisti), Pasquale Barra (mondo civico), Marco Mazza (PD e quindi sinistra), tutti insieme spassionatamente a Peppe Barra, tutt’ora con una connotazione idealistica ignota, visto che alle ultime politiche anche “Casa Pound” andava bene se gli assicuravano un posto a Palazzo Madama.

La cosa bella inoltre è che in tutto questo marasma c’è chi, inquinante per natura e mistificatore per dolo, ha il coraggio di esprimere la sua opinione invertendo le considerazioni. Dando l’idea che la futura coalizione di Cirillo sarà un’ammucchiata dedita al potere e questa accennata poc’anzi, quella dalle idee programmatiche per il bene della città. D’altronde cosa ci si aspettava da chi è sempre alla ricerca di un ruolo istituzionale poi negato proprio dallo stesso Cirillo? E chissà se il diniego a tali richieste non siano legate alla notizia uscita poi fuori nella relazione dello scioglimento di Caivano quando si parla di un esposto a carico di questi tipi di persone dove si è accusati di legame tra criminalità organizzata e politica. Allora che ben vengano le scelte di legalità del primo cittadino e non fa nulla se qualcuno restato fuori dai giochi come quei canarini appena nati nel nido che agitano la testa a bocca aperta aspettando che papà sindaco li imbocca qualcosa da mangiare, spala fango attraverso i suoi miseri mezzi di diffusione che servono solo a determinare la politica tra chi è appassionato agli inciuci. Fortunatamente i cittadini leggono testate rinomate e totalmente libere, ma soprattutto hanno gli occhi per guardare e la mente per ragionare, tirando poi le proprie conclusioni.

“Tornate a casa nani, levatevi davanti, per la mia rabbia enorme mi servono giganti”. Così recita “Cirano” una canzone del grande Francesco Guccini e se a “rabbia enorme” si sostituisce “visione di città” questa può essere anche la canzone del sindaco Cirillo alle prossime elezioni.

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Cardito

CARDITO. Il Consigliere Russo attacca il Sindaco sul tema staff personale, riportando dati falsi

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CARDITO – Non sempre un giornalista critico della politica entra nel merito del dibattito pubblico se non per evidenziare le fake news legate alla demagogia spicciola che possono uscire fuori dalle dichiarazioni degli addetti ai lavori.

È quanto successo pochi minuti fa nel comune del cardellino con le dichiarazioni del Consigliere Andrea Russo che affrontando un tema demagogico come quello dello sperpero di denaro pubblico legato all’assunzione degli organi formanti lo staff del Sindaco, dichiara, attraverso un video postato sui social, alcune falsità al solo scopo di alimentare rabbia e impopolarità nella figura del primo cittadino. Ma andiamo ad analizzare i fatti.

Andrea Russo nel suo video asserisce che il Sindaco Giuseppe Cirillo abbia portato il numero dei formanti lo staff da 3 a 5 soggetti, lasciando intendere una volontà da parte del primo cittadino su un ulteriore esborso di denaro pubblico. Nulla di più falso. Gli staffisti nel comune gialloblu sono sempre stati tre. All’inizio furono assunti Andrea Fisher – staffista storico – Vincenzo Russo, Nicola Di Micco e Biagio Barra, poi si decise di nominare il Di Micco dirigente dell’ente sfruttando l’Art. 110 del Tuel, liberando così una casella dal capitolo di bilancio posto in essere sullo staff del Sindaco. Da allore quella casella è rimasta vuota per parecchi mesi, facendo risparmiare, in realtà, soldi ai contribuenti.

Oggi il primo cittadino, vuoi perché oberato di lavoro, vuoi perché abituato ad avere la segreteria con impegni suddivisi su tre elementi, ha pensato bene di assumere due figure part-time. Praticamente la casella lasciata vuota da Di Micco sarà riempita da altri due staffisti allo stesso costo di sempre da parte dell’ente.

Il dato politico che esce fuori è quasi pari a zero. A queste latitudini si cerca di fare opposizione sul nulla. Si comprende e va bene il gioco delle parti, ma non si può parlare a distanza di tre anni dopo aver passato gli stessi anni tra i banchi di maggioranza accompagnati dal mutismo selettivo cronico e svegliarsi su questioni, inesistenti tra l’altro, solo ora e per giunta raccontando frottole. Ci aspettiamo altro da un professionista come Andrea Russo che in quanto tale dovrebbe anche capire che anche il confronto con i comuni limitrofi non regge. Gli altri enti non hanno a capo un Sindaco che deve destreggiarsi tra impegni locali e metropolitani, quindi che ben vengano occhi vigili sul territorio atti ad arginare facili distrazioni o dimenticanze. Non mi si venga neanche ad incolpare il primo cittadino per la doppia carica, dato che la sua visione sovracomunale è sotto gli occhi della città e la ricezione di decine di milioni di euro non è da tutti.

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Afragola

Stupri, violenze e omicidi. Facile fare il prete anticamorra con la legge che li obbliga a non denunciare

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Facile fare il prete di periferia negli addensamenti di povertà a nord di Napoli. Basta avere l’ambizione di andare a colmare un vuoto lasciato dalla politica e dalle istituzioni con l’aiuto della fede e della toga e un po’ di predisposizione all’egocentrismo. Aspettare che un tragico evento si verifichi e attendere, inesorabilmente, lo stuolo di colleghi giornalisti che, non sapendo chi intervistare, dato che a queste latitudini la politica è sempre assente per autoimplosione, si rivolgono al personaggio più populista e demagogo rimasto sul territorio.

Allora la riflessione che voglio fare oggi, così come esposta ai tempi dei fatti che riguardarono l’omicidio di Fortuna Loffredo è: la Chiesa che da secoli cerca di colmare i vuoti creati dalla cecità dei governatori sarebbe in grado di aiutare, fattivamente, le vittime di questi efferati delitti?

Tutti noi sappiamo che secondo l’art. 200 c.p.p. la legge italiana rispetta il segreto confessionale tanto che stabilisce che: il sacerdote a cui è stato confessato un reato NON può essere obbligato a essere chiamato come testimone in un processo. Al contrario, come recita l’art. 622 c.p., violare il segreto confessionale potrebbe costituire reato: il sacerdote che dovesse violare il segreto confessionale per un qualsiasi motivo NON previsto dalla legge, rischia la reclusione fino a 1 anno e una multa che può variare tre le € 30 e le € 516.

D’altro canto, invece, è pur vero che la Corte di Cassazione con la sentenza n. 6912 del 14 gennaio 2017 ha chiarito che il sacerdote che NON DEVE violare il segreto confessionale è tenuto a collaborare con la giustizia. Il segreto confessionale cade nel momento in cui il fedele confessa di essere, ad esempio, stata vittima di violenza. Il sacerdote che, in sede di processo, si rifiuta di testimoniare o mente durante la deposizione rischia la reclusione fino a 6 anni per il reato di falsa testimonianza.

La differenza sta proprio qui! Se a confessare il reato è chi commette il reato? Allora vale la prima ipotesi, ossia, il prete è tenuto a non denunciare ciò che gli è stato riferito in confessione. Ma questo principio ecclesiastico, condiviso anche dalle norme laiche della nostra Costituzione, in verità, quanta carità cristiana serba in sé?

Facendo un’opportuna riflessione sociologica, da anni il tema della religiosità dei mafiosi, o dei criminali in generale, apre lo scenario a molteplici piani di analisi: da una parte, occorre chiedersi che significato assumono le devozioni e le ritualità religiose e che ruolo svolga il ricorso alla fede all’interno di certi contesti, dall’altra è indispensabile valutare le posizioni che la Chiesa ha progressivamente espresso nella storia. Lo studio delle organizzazioni mafiose lascia emergere il dato piuttosto singolare di una religione che diventa strumento di legittimazione, offrendo motivazioni agli atti criminosi, alleviando le paure e le angosce nutrite dagli affiliati per il proprio destino personale. Ed è per questi motivi che si può benissimo pensare che anche un reato come lo stupro può facilmente essere confessato ad un protettore di anime.

Allora la domanda sorge spontanea: a quali responsabilità la Chiesa espone un prete di periferia, pastore di un addensamento di povertà come quella del Parco Verde? Quale peso deve sopportare un prete anticamorra se tali principi lo devono, per forza maggiore, relegare alla figura di un inerme testimonial della lotta? Ma soprattutto come si sentirebbe l’uomo che alberga sotto la toga a sapere di essere stato costretto a non evitare tale scempio?

Allora l’ultima osservazione che vorrei fare è quella del ruolo della Chiesa nella società moderna. Forse, dico forse, con tutta la modestia possibile, sarebbe il caso di far scendere realmente in trincea chi, almeno a parole, dichiara di voler salvare la vita alla povera gente su questo umile pianeta e far sì che chi sappia denunci immediatamente.

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Caivano

Colpite delle auto di una concessionaria durante una sparatoria a Cardito

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Ieri notte alle ore 2:20 circa a Cardito, i carabinieri di Caivano sono intervenuti a via I Maggio angolo via della Repubblica per una segnalazione di colpi d’arma da fuoco. Alcuni colpi di arma da fuoco sono stati sparati verso 4 auto che erano all’interno di un concessionario, 7 i fori causati. Sono in corso le indagini della vicenda.

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