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Immigrati della Diciotti. Facciamo chiarezza, il caso tra umanità e populismo

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ROMA – Solo dopo essersi mossa in prima persona la magistratura, finalmente il caso degli immigrati imbarcati sulla nave “U. Diciotti” ha visto un barlume di soluzione.

Il ministro dell’Interno Matteo Salvini è stato indagato dalla Procura di Agrigento, nella persona del PM Luigi Patronaggio, per sequestro di persona, abuso d’ufficio e arresto illegale. Indagato anche il capo di Gabinetto del Viminale. Secondo i magistrati, avrebbero privato illegalmente della libertà personale i profughi soccorsi dalla nave Diciotti a cui, da giorni, è vietato scendere dall’imbarcazione ormeggiata nel porto di Catania.

Al di là delle dichiarazioni di rito del capo del carroccio ieri in quel di Pinzolo – dove dichiarava di non temere la Magistratura, che secondo lui fa solo il gioco di una parte della politica avversa – non potremmo mai sapere quali erano le reali intenzioni del Ministro degli Interni se non fosse intervenuta la Magistratura ed è proprio questo il motivo che a parecchi italiani fa paura e rievoca tempi già vissuti.

Ma la cosa che più ferisce è l’enorme consenso che alcune affermazioni approssimative e superficiali fatte dallo stesso Salvini ieri alla Festa della Lega raccoglie tra la massa, specialmente sui social. Ieri durante il suo monologo Salvini ha dichiarato: “Aspetto qui a Pinzolo il magistrato che mi ha indagato e sarò ben lieto di illustrargli le mie ragioni che sono anche le vostre, il mio pensiero su come difendere i confini italiani. Ma aspetto anche un magistrato che al posto di indagare un Ministro, indaghi i trafficanti di esseri umani e chi favoreggia l’immigrazione clandestina. Perché io ricordo a questo procuratore che spero mi stia guardando (riferendosi a Patronaggio ndr) che gli scafisti con le migliaia di dollari che portano a casa dagli immigrati comprano armi e droga che poi magari viene spacciata in Piazza Dante a Trento o fuori le scuole dei nostri figli e io sono stufo di finanziare questi spacciatori di armi e morte. Questo significa fermare l’immigrazione clandestina”.

Insomma il Ministro Salvini confonde le idee, attua la politica del terrore, mischia le carte e con esse le regole. Col suo modo di “orare” incanta la folla come faceva un suo collega di dicastero 75 anni fa e lo fa con la tattica del terrore, legando il problema dell’immigrazione a quello della droga. Distraendo così la massa, per lo più ignorante, da quelle che dovrebbero essere le sue naturali incombenze.

Bene, il problema, il Ministro Salvini, almeno ha avuto la bontà di sfiorarlo, quello della droga, uno dei principali da risolvere in carico al suo dicastero. Peccato per il Ministro padano che però il traffico degli stupefacenti è in mano alla mafia, dalle sue parti si potrebbe dire che è in mano alla ndrangheta e non agli scafisti come ci vorrebbe far capire il vicepremier. Allora quando e in che modo vogliamo parlare dello spaccio degli stupefacenti? In quale pagina dell’agenda politica di questo governo si trova questo quesito all’apparenza dimenticato? Meglio parlare di esseri diversi, meglio alimentare una guerra tra poveri che non fa altro che ingrassare i potenti di turno ai quali non viene mai contestato nulla. Il problema sono sempre gli ultimi, sono sempre quelli che stanno peggio  e chissà poi perché, allora parliamo di questi ultimi e vediamo pure cosa dovrebbe fare un Ministro degli Interni dedito al benessere pubblico e non alla caccia del consenso popolare atta a conquistare una futura poltrona da premier. D’altronde quest’ultimo pensiero l’ha esternato proprio lui ieri, quando ha dichiarato di non perdere tempo e far andare di nuovo tutti al voto che gli consentirà di fare il Premier col pieno dei consensi. Segno che la sua unica attenzione è rivolta ai sondaggi e non ai problemi degli italiani.

Siamo tutti d’accordo che la cattiva gestione degli immigrati sul suolo italiano sia colpa del PD e dei governi che hanno preceduto l’attuale. Ma sembra che questi siano stati votati apposta per risolvere tali problemi e quindi che si fa? La soluzione migliore secondo questo Ministro privo di idee è quella di bloccare esseri umani in mare al limite da farsi indagare per violazione della carta costituzionale e dei diritti umani e generando un odio razziale che non si vedeva in Italia dai tempi del fascismo.

Scommetto che nessuno, tra ministri, sottosegretari e soloni su Facebook si sia realmente letto quello che i governi precedenti hanno firmato a Dublino. In realtà tutto quello che si ostina a fare il vicepremier verde va in netta contrapposizione con quanto firmato dall’Italia nelle stanze dei bottoni ed è per questo che l’Europa non ne vuol sentire di venire incontro alle richieste di questi ministri improvvisati. Il patto di Dublino stabilisce che ad effettuare una prima accoglienza per i migranti debbano essere quelli stati costieri come l’Italia, Spagna e Grecia e dopo, solo dopo aver certificato la reale motivazione di richiesta d’asilo, questi saranno redistribuiti su tutto il territorio europeo, come avviene regolarmente. Non è colpa dell’Europa se le pratiche per stabilire se un immigrato ha diritto o meno all’accoglienza sono evase dopo svariati anni. Non è colpa dell’Europa se un immigrato in attesa del suo destino staziona in Italia per anni. La pesante burocrazia italiana non è da attribuire all’Europa. Ma in un senso di mancata introspezione è sempre comodo dare la colpa agli altri ed è proprio questo che piace di Salvini, quel pensiero di far apparire gli italiani sempre brava gente, un tempo erano i settentrionali vittime dei meridionali. Come cambia il tempo per qualche voto in più.

Quindi le leggi ci sono, l’Europa è pronta ad accogliere i migranti, ma devono essere Italia, Spagna e Grecia stabilire chi può entrare e chi no. Ma sembra lecito far arrivare un immigrato, senza censurarlo, fino in Germania e dire alla Merkel valuta tu se questo è un richiedente asilo o un clandestino? È naturale che lo debbano fare i Paesi di costa prossimi agli sbarchi. Ma se l’Italia ci mette tutto ‘sto tempo per censire gli immigrati e il sistema pensato dai vecchi governi e fallace, allora perché il Ministro degli Interni non pensa a tappare questa falla, piuttosto che gridare: “Aiuto c’è il mammone nero”?

Semplice, spiegare agli italiani che la colpa è nostra è difficile e soprattutto deleteria dal punto di vista di consensi. È più semplice risvegliare quel sentimento razzista latente in ogni italiano medio, quel sentimento che incuba da più 70 anni, troppi per quelli che in Salvini vede la luce di un nuovo Duce.

A chi, giustamente, gli presenta il conto, vedi il magistrato di Agrigento, Salvini e i suoi trovano la genialata delle genialate. Non potendo venir meno a quanto asserito e non potendo passare per quello che l’Europa avrà pensato: “Salvini chi?” si inventa la redistribuzione dei migranti tra l’Albania, stato non facente parte ancora dell’Unione Europea, lo stesso stato che ha visto i natali della laurea “conquistata” dal figlio di Umberto Bossi, l’Islanda e la CEI (Conferenza Episcopale Italiana), praticamente alle prime due andranno quaranta rifugiati mentre in Italia (visto che la CEI non è uno stato ma è un’organizzazione della Chiesa cattolica che insiste sul territorio italiano) resteranno cento immigrati e quello che gli italiani non sanno e che questo governo si vede bene dall’informarli è che l’accoglienza cattolica finora ha supportato il sistema dei Cas, i prefettizi Centri di accoglienza straordinaria che per il 16% è entrata nel sistema Sprar gestito dal Viminale con i Comuni. Le strutture utilizzate sono in genere canoniche, seminari, strutture ecclesiali, ma anche episcopi. «Casa loro», insomma. Le accoglienze effettuate da enti promossi da parrocchie e diocesi in convenzione con le prefetture e i Comuni vengono pagate a norma di legge. È il concetto di sussidiarietà, che si trova nell’art. 118 della Costituzione. I fondi, i famosi 35 euro al giorno, servono a coprire i costi del vitto e dell’alloggio e a pagare il personale non volontario, perlopiù italiano, che gestisce i servizi di assistenza nei centri.

Praticamente quelli che Salvini & Co. tentano di vendere come lo sbolognare i migranti non è altro che una bufala che nasconde la sconfitta del braccio di ferro intentato con l’Europa. Tutto qui.

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Metodo Katia Salzano: la coach del dimagrimento festeggia 20 anni di carriera

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Grandi festeggiamenti a Caivano (NA) per i 20 anni di attività del centro tecnico sanitario
“Dimagrire Mangiando – Metodo Katia Salzano”.
Un traguardo importante per la dottoressa Katia Salzano, ideatrice del metodo omonimo, che ha voluto condividere questo momento speciale con un party esclusivo a cui hanno partecipato volti noti del mondo dello spettacolo come Valeria Marini, Federico Fashion Style e Luca Sepe.

La serata si è svolta in un’atmosfera di grande gioia e convivialità, tra musica, brindisi e
momenti di puro divertimento, con la visione di un video che ha raccontato i 20 anni di carriera professionale mettendo in evidenza le testimonianze, i programmi televisivi e gli eventi realizzati per i successi raggiunti.
Nel video i format su RealTime, la partecipazione all’Osservatorio della Buona Salute in Campania e gli approfondimenti giornalistici sulla sua professione.

La dottoressa Salzano ha voluto ringraziare così tutti coloro che hanno contribuito al successo
del suo centro, dai clienti ai collaboratori, sottolineando l’importanza di un approccio sano e
consapevole al benessere del corpo e della mente.
“Sono davvero emozionata per questo traguardo”, ha dichiarato la dottoressa Salzano. “Vedere
così tante persone qui a festeggiare con me significa che il mio metodo funziona e che aiuta le
persone a stare meglio con se stesse. In questi 20 anni ho avuto la possibilità di aiutare tante
persone a raggiungere i loro obiettivi di peso forma e a migliorare la loro qualità di vita. È questo che mi spinge a dare sempre il massimo ogni giorno”.

Il “Metodo Katia Salzano” si basa su un’alimentazione sana e equilibrata, abbinata a trattamenti specifici e all’attività fisica. Un approccio completo che permette di ottenere risultati duraturi e concreti, senza rinunciare al gusto e al piacere del cibo. Al centro dell’attenzione anche la tecnologia ReSystem, che consente una accelerazione del metabolismo, aumento della massa muscolare, abbassamento della pressione arteriosa, miglioramento dei disturbi circolatori, disintossicazione dell’organismo e riduzione dello stress.

Il tutto comprovato da forti evidenze scientifiche: infatti la tecnologia ReSystem (riconosciuta come dispositivo medico dal Ministero della Salute), brevettata dalla Dott.ssa Katia Salzano, con un’esperienza ventennale nel settore, attraverso uno studio, in collaborazione con il Consorzio Interuniversitario INBB, ha consentito di monitorare l’andamento di metaboliti presenti nel sudore durante il periodo del trattamento, delineando una impronta digitale di ogni paziente utile per la valutazione a livello molecolare dello stato di benessere.
“Vorrei ringraziare tutti coloro che da vent’anni hanno scelto e continuano a scegliere il mio metodo”, ha concluso la dottoressa Salzano.
“Questo è solo l’inizio di un nuovo viaggio, ricco di sfide e obiettivi da raggiungere. Continuerò a lavorare con passione e dedizione per aiutare le persone a stare bene con se stesse e a raggiungere un vero e proprio cambiamento nello stile di vita, una vera rinascita”

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Malasanità, morto di epatite C dopo trasfusione: la situazione

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L’ospedale Piemonte e Regina Margherita di Messina è stato condannato al risarcimento dei danni per una grave patologia epatica evoluta a seguito di un intervento chirurgico, a favore degli eredi di una vittima di malasanità.

Stando alle prime informazioni, il paziente durante la sua degenza presso l’ospedale, è stato sottoposto ad un intervento chirurgico di emicolectomia destra e ha ricevuto un’emotrasfusione che gli ha fatto contrarre il virus HCV, che si è poi evoluto in cirrosi epatica.

Nonostante le precedenti decisioni sfavorevoli del Tribunale di Palermo e della Corte d’Appello, ritenendo prescritto il diritto al risarcimento, la Corte di Cassazione ha ribaltato tali sentenze, riconoscendo la non prescrizione del diritto al risarcimento dei danni.

Infatti nel caso del paziente, i sintomi clinici dell’infezione da HCV si sono manifestati solo dopo circa 20 anni dalla degenza, con un progressivo aggravamento della patologia che ha portato al decesso. Pertanto dopo una lunga battaglia legale ingaggiata dal danneggiato e dai suoi eredi, è stato riconosciuto il risarcimento di oltre un milione di euro.

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Giugliano, denunciato per aver usufruito dell’auto del padre morto per falsi ricorsi: i dettagli

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Maxi operazione della Polizia locale di Giugliano, che ha denunciato per falso e sostituzione di persona un cittadino del posto, in quanto firmava ricorsi alle contravvenzioni degli agenti per conto del padre deceduto.

In particolare è emerso che l’uomo usufruiva non solo dell’auto del defunto, ma presentava anche ricorsi ai verbali con firme false. Inoltre gli è stata ritirata anche la carta di circolazione e inviata alla Prefettura.

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