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Cardito

[EDITORIALE] A CARDITO c’è chi vuole impadronirsi del potere, no chi denuncia per il bene pubblico

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CARDITO – Da quando i tre consiglieri surrogati del gruppo “Cambiamo Verso” hanno deciso di sedersi tra i banchi dell’opposizione e da quando l’ex Presidente del Consiglio Nunziante Raucci ha deciso di dimettersi anche da Consigliere comunale, a Cardito si è messa in moto la macchina del fango architettata da una regia occulta che puntualmente arma la mano di servitori sciocchi che per pochi bicchieri di birra sono disposti a metterci anche la faccia.

Si era iniziato con azioni da stalker pedinando assessori e staffisti e scavando nelle loro vite attraverso i social, per finire all’ultima sceneggiata architettata e interamente inventata con una fantasia da fare invidia al migliore Walt Disney, del video girato allo scrutinio della votazione che ha visto Giuseppe Mirone nuovo Presidente del Consiglio.

La verità è un’altra. Sono tutti consapevoli, anche i cittadini carditesi, che da qui a poco verranno aperti vari cantieri sul territorio per il rifacimento di strade e sottoservizi, verrà ultimato il PUC, il piano urbanistico che detterà nuove linee guide in materia di edilizia, linee guida che a Cardito mancavano da trent’anni e solo grazie al sindaco Cirillo, la città a nord di Napoli si metterà al passo con i tempi. Così come per il palazzetto dello sport che finalmente vedrà la luce grazie ad un’azione lungimirante di quest’amministrazione nella quale ha pensato anche alla riqualificazione della zona circostante, finora dimora di rifiuti e degrado.

Fortunatamente tutto quanto descritto saranno cose tangibili che i cittadini potranno vedere e giudicare con i propri occhi e solo nel 2020 quando saranno chiamati alle urne si potrà sapere se Cirillo e i suoi sono stati giudicati positivamente o negativamente dalla cittadinanza tutta. Allora che si fa? Chi in realtà vorrebbe stare al posto del primo cittadino, forse perché possessore di una bassa autostima o forse perché il suo ego è sempre stato insoddisfatto e quindi alla ricerca spasmodica e continua di un riscatto sociale, ha deciso di sparare subito, prima del tempo, le proprie pallottole di fango con la speranza che la gente faccia il pieno di considerazioni negative verso il sindaco Cirillo, al punto tale da non vedere poi quanto di buono si farà nell’ultimo anno e mezzo di amministrazione. Ma veniamo ai fatti.

Si è detto e stradetto di tutto in merito allo scrutinio avvenuto Venerdì mattina. Innanzitutto il mistero sul fogliettino che il sindaco ha preso per annotare il risultato finale dello scrutinio, dove i lanciatori di fango, hanno ipotizzato la sostituzione di una votazione. Se ad accompagnare quel video ci sarebbero stati “Veri” giornalisti, “Veri” professionisti, che avessero saputo fare davvero il proprio mestiere, sarebbero corsi subito dal primo cittadino a chiedere spiegazioni e a visionare il fogliettino con su la calligrafia della fascia tricolore per accorgersi seduta stante che c’era segnato “11 voti favorevoli” con riportato i nomi dei votanti. Invece no! La verità non sarebbe stata funzionale alla catapulta di fango, avrebbe fatto inceppare i meccanismi, allora giù di sospetti e disegni strategici. Ma la cosa che taglia subito la testa al toro è che laddove la votazione fosse stata truccata è mai possibile che non ci fosse stato un consigliere che avesse esclamato: “Un momento io ho votato scheda bianca!” oppure: “Un momento io ho votato Pinco Pallino”. Invece no, il prosieguo della mattinata è stato all’insegna delle pacche sulle spalle e dei complimenti all’indirizzo del consigliere di minoranza Giuseppe Mirone.

Allora il dato politico che esce fuori è uno solo. A Cardito non c’è opposizione, perché oltre ai politici che siedono tra i banchi di maggioranza e che riconoscono in Cirillo la leadership, ci sono rimasti solo rancorosi, eterni bocciati alle urne e assetati di potere che si servono di vecchie glorie della carta stampata ancora legati alla puzza d’inchiostro sulla patinata a basso costo che a loro volta si servono di vecchi amici riconoscenti per niente, solo per tornare a scrivere di panche rotte e mattonelle mancanti pur di dire che questo è il sindaco peggiore della storia e che insieme ad altri lanciatori di fango formano il club dei rinviati a giudizio per diffamazione e visto che sono più conosciuti tra le aule giudiziarie che tra chi li legge è quindi stabilita anche tutta la loro credibilità, compresa quella di chi li ingaggia.

Quindi tanto vale che questi rancorosi, trombati e assetati di potere ci mettano la faccia ed escono allo scoperto finendo di nascondersi dietro ai diffamatori seriali, visto che questo modo di fare politica, se di politica si può parlare, a Cardito si è già rivelato un fallimento.

Cardito

CARDITO. Il Consigliere Russo attacca il Sindaco sul tema staff personale, riportando dati falsi

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CARDITO – Non sempre un giornalista critico della politica entra nel merito del dibattito pubblico se non per evidenziare le fake news legate alla demagogia spicciola che possono uscire fuori dalle dichiarazioni degli addetti ai lavori.

È quanto successo pochi minuti fa nel comune del cardellino con le dichiarazioni del Consigliere Andrea Russo che affrontando un tema demagogico come quello dello sperpero di denaro pubblico legato all’assunzione degli organi formanti lo staff del Sindaco, dichiara, attraverso un video postato sui social, alcune falsità al solo scopo di alimentare rabbia e impopolarità nella figura del primo cittadino. Ma andiamo ad analizzare i fatti.

Andrea Russo nel suo video asserisce che il Sindaco Giuseppe Cirillo abbia portato il numero dei formanti lo staff da 3 a 5 soggetti, lasciando intendere una volontà da parte del primo cittadino su un ulteriore esborso di denaro pubblico. Nulla di più falso. Gli staffisti nel comune gialloblu sono sempre stati tre. All’inizio furono assunti Andrea Fisher – staffista storico – Vincenzo Russo, Nicola Di Micco e Biagio Barra, poi si decise di nominare il Di Micco dirigente dell’ente sfruttando l’Art. 110 del Tuel, liberando così una casella dal capitolo di bilancio posto in essere sullo staff del Sindaco. Da allore quella casella è rimasta vuota per parecchi mesi, facendo risparmiare, in realtà, soldi ai contribuenti.

Oggi il primo cittadino, vuoi perché oberato di lavoro, vuoi perché abituato ad avere la segreteria con impegni suddivisi su tre elementi, ha pensato bene di assumere due figure part-time. Praticamente la casella lasciata vuota da Di Micco sarà riempita da altri due staffisti allo stesso costo di sempre da parte dell’ente.

Il dato politico che esce fuori è quasi pari a zero. A queste latitudini si cerca di fare opposizione sul nulla. Si comprende e va bene il gioco delle parti, ma non si può parlare a distanza di tre anni dopo aver passato gli stessi anni tra i banchi di maggioranza accompagnati dal mutismo selettivo cronico e svegliarsi su questioni, inesistenti tra l’altro, solo ora e per giunta raccontando frottole. Ci aspettiamo altro da un professionista come Andrea Russo che in quanto tale dovrebbe anche capire che anche il confronto con i comuni limitrofi non regge. Gli altri enti non hanno a capo un Sindaco che deve destreggiarsi tra impegni locali e metropolitani, quindi che ben vengano occhi vigili sul territorio atti ad arginare facili distrazioni o dimenticanze. Non mi si venga neanche ad incolpare il primo cittadino per la doppia carica, dato che la sua visione sovracomunale è sotto gli occhi della città e la ricezione di decine di milioni di euro non è da tutti.

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Afragola

Stupri, violenze e omicidi. Facile fare il prete anticamorra con la legge che li obbliga a non denunciare

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Facile fare il prete di periferia negli addensamenti di povertà a nord di Napoli. Basta avere l’ambizione di andare a colmare un vuoto lasciato dalla politica e dalle istituzioni con l’aiuto della fede e della toga e un po’ di predisposizione all’egocentrismo. Aspettare che un tragico evento si verifichi e attendere, inesorabilmente, lo stuolo di colleghi giornalisti che, non sapendo chi intervistare, dato che a queste latitudini la politica è sempre assente per autoimplosione, si rivolgono al personaggio più populista e demagogo rimasto sul territorio.

Allora la riflessione che voglio fare oggi, così come esposta ai tempi dei fatti che riguardarono l’omicidio di Fortuna Loffredo è: la Chiesa che da secoli cerca di colmare i vuoti creati dalla cecità dei governatori sarebbe in grado di aiutare, fattivamente, le vittime di questi efferati delitti?

Tutti noi sappiamo che secondo l’art. 200 c.p.p. la legge italiana rispetta il segreto confessionale tanto che stabilisce che: il sacerdote a cui è stato confessato un reato NON può essere obbligato a essere chiamato come testimone in un processo. Al contrario, come recita l’art. 622 c.p., violare il segreto confessionale potrebbe costituire reato: il sacerdote che dovesse violare il segreto confessionale per un qualsiasi motivo NON previsto dalla legge, rischia la reclusione fino a 1 anno e una multa che può variare tre le € 30 e le € 516.

D’altro canto, invece, è pur vero che la Corte di Cassazione con la sentenza n. 6912 del 14 gennaio 2017 ha chiarito che il sacerdote che NON DEVE violare il segreto confessionale è tenuto a collaborare con la giustizia. Il segreto confessionale cade nel momento in cui il fedele confessa di essere, ad esempio, stata vittima di violenza. Il sacerdote che, in sede di processo, si rifiuta di testimoniare o mente durante la deposizione rischia la reclusione fino a 6 anni per il reato di falsa testimonianza.

La differenza sta proprio qui! Se a confessare il reato è chi commette il reato? Allora vale la prima ipotesi, ossia, il prete è tenuto a non denunciare ciò che gli è stato riferito in confessione. Ma questo principio ecclesiastico, condiviso anche dalle norme laiche della nostra Costituzione, in verità, quanta carità cristiana serba in sé?

Facendo un’opportuna riflessione sociologica, da anni il tema della religiosità dei mafiosi, o dei criminali in generale, apre lo scenario a molteplici piani di analisi: da una parte, occorre chiedersi che significato assumono le devozioni e le ritualità religiose e che ruolo svolga il ricorso alla fede all’interno di certi contesti, dall’altra è indispensabile valutare le posizioni che la Chiesa ha progressivamente espresso nella storia. Lo studio delle organizzazioni mafiose lascia emergere il dato piuttosto singolare di una religione che diventa strumento di legittimazione, offrendo motivazioni agli atti criminosi, alleviando le paure e le angosce nutrite dagli affiliati per il proprio destino personale. Ed è per questi motivi che si può benissimo pensare che anche un reato come lo stupro può facilmente essere confessato ad un protettore di anime.

Allora la domanda sorge spontanea: a quali responsabilità la Chiesa espone un prete di periferia, pastore di un addensamento di povertà come quella del Parco Verde? Quale peso deve sopportare un prete anticamorra se tali principi lo devono, per forza maggiore, relegare alla figura di un inerme testimonial della lotta? Ma soprattutto come si sentirebbe l’uomo che alberga sotto la toga a sapere di essere stato costretto a non evitare tale scempio?

Allora l’ultima osservazione che vorrei fare è quella del ruolo della Chiesa nella società moderna. Forse, dico forse, con tutta la modestia possibile, sarebbe il caso di far scendere realmente in trincea chi, almeno a parole, dichiara di voler salvare la vita alla povera gente su questo umile pianeta e far sì che chi sappia denunci immediatamente.

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Caivano

Colpite delle auto di una concessionaria durante una sparatoria a Cardito

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Ieri notte alle ore 2:20 circa a Cardito, i carabinieri di Caivano sono intervenuti a via I Maggio angolo via della Repubblica per una segnalazione di colpi d’arma da fuoco. Alcuni colpi di arma da fuoco sono stati sparati verso 4 auto che erano all’interno di un concessionario, 7 i fori causati. Sono in corso le indagini della vicenda.

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