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CAIVANO. Rapine a mano armata in due farmacie, comunità per due 15enni

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Questa mattina i Carabinieri della Tenenza di Caivano hanno dato esecuzione a un’ordinanza che dispone il collocamento in comunità, emessa dal G.I.P. del Tribunale per i Minorenni di Napoli, nell’ambito delle indagini volte all’identificazione degli autori di rapine perpetrate lo scorso mese di febbraio nella cittadina a nord di Napoli.

I destinatari del provvedimento sono due quindicenni ritenuti responsabili di due rapine realizzate a danno di note farmacie caivanesi e commessi con l’aggravante dell’utilizzo di armi e a volto travisato.

A carico dei due giovanissimi, le indagini, svolte dai Carabinieri sotto il coordinamento della Procura della Repubblica per i Minorenni di Napoli, hanno determinato l’acquisizione di elementi probatori che superano la soglia della gravità indiziaria, richiesta per l’applicazione di una misura tanto afflittiva, in considerazione dell’età degli indagati, come quella del collocamento in comunità.

L’acquisizione dei filmati di videosorveglianza dei locali depredati ha consentito di ricostruire un modus operandi ben collaudato, nel quale uno dei due soggetti minacciava i farmacisti con l’uso delle armi, mentre l’altro provvedeva, a seconda dei casi, a saccheggiare il registratore di cassa o a fare da palo.

Particolarmente significativo l’episodio dell’identificazione dei due minori.

I Carabinieri, nel corso di apposito servizio antirapina, provvedevano a bloccarli davanti all’ennesima farmacia presa di mira, in prossimità dell’orario di chiusura.

I baby delinquenti attendevano il momento giusto per entrare in azione, già provvisti di tutto l’occorrente, pistola a salve riproducente la classica Beretta 92 in uso alle forze dell’ordine e cappellini scaldacollo per nascondere il volto.

Le successive analisi antropometriche, comparative tra i fotogrammi ritraenti i rapinatori e i destinatari delle odierne misure cautelari, unitamente agli abiti indossati nei fatti reato, puntualmente rinvenuti nella disponibilità degli indagati, hanno poi completato un quadro indiziario già fortemente orientato verso un’interpretazione univoca delle azioni criminose.

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Malasanità, morto di epatite C dopo trasfusione: la situazione

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L’ospedale Piemonte e Regina Margherita di Messina è stato condannato al risarcimento dei danni per una grave patologia epatica evoluta a seguito di un intervento chirurgico, a favore degli eredi di una vittima di malasanità.

Stando alle prime informazioni, il paziente durante la sua degenza presso l’ospedale, è stato sottoposto ad un intervento chirurgico di emicolectomia destra e ha ricevuto un’emotrasfusione che gli ha fatto contrarre il virus HCV, che si è poi evoluto in cirrosi epatica.

Nonostante le precedenti decisioni sfavorevoli del Tribunale di Palermo e della Corte d’Appello, ritenendo prescritto il diritto al risarcimento, la Corte di Cassazione ha ribaltato tali sentenze, riconoscendo la non prescrizione del diritto al risarcimento dei danni.

Infatti nel caso del paziente, i sintomi clinici dell’infezione da HCV si sono manifestati solo dopo circa 20 anni dalla degenza, con un progressivo aggravamento della patologia che ha portato al decesso. Pertanto dopo una lunga battaglia legale ingaggiata dal danneggiato e dai suoi eredi, è stato riconosciuto il risarcimento di oltre un milione di euro.

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Giugliano, denunciato per aver usufruito dell’auto del padre morto per falsi ricorsi: i dettagli

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Maxi operazione della Polizia locale di Giugliano, che ha denunciato per falso e sostituzione di persona un cittadino del posto, in quanto firmava ricorsi alle contravvenzioni degli agenti per conto del padre deceduto.

In particolare è emerso che l’uomo usufruiva non solo dell’auto del defunto, ma presentava anche ricorsi ai verbali con firme false. Inoltre gli è stata ritirata anche la carta di circolazione e inviata alla Prefettura.

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Mafia, la Polizia diffonde un nuovo identikit di Giovanni Motisi: è il latitante più pericoloso d’Italia

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La Polizia di Stato ha diffuso il nuovo identikit di Giovanni Motisi, l’ultimo grande latitante protagonista della fase stragista di Cosa Nostra.

In particolare, sfruttando le professionalità e le tecnologie del servizio di Polizia scientifica della Polizia, sono state attualizzate le immagini del latitante risalenti agli anni ’80 ed alla fine dei ’90, con la tecnica della ‘age progression’, grazie alla quale si è riusciti a costruire un prototipo con alcune variazioni degli attuali connotati del viso di Motisi.

L’uomo è nascosto dal 1998 ed è inserito nella lista dei latitanti di ‘massima pericolosità’ del ‘programma speciale di ricerca’ del Ministero dell’Interno.

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