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Conte e il suo “bluff” dei 750 miliardi annunciati nei suoi discorsi alla Nazione

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Due mesi, quindi. Questa è la durata della quarantena che gli italiani dovranno completare per poter uscire di casa ed entrare nella famosa Fase 2. Tutti quanti noi l’avevamo previsto, ma il nostro amato Premier Conte, ha voluto somministrarcela a quindicine e attraverso i suoi famosi discorsi alla Nazione, tramite la sua pagina Facebook, si è vantato di aver messo a disposizione degli italiani 750 miliardi di euro, quasi mezzo PIL.

La cosa disarmante è che nella distrazione di massa generata dalla quarantena, tra le menti oramai assopite da letto, ozio e divano, la maggior parte degli italiani lo ha anche osannato. In realtà Giuseppe Conte ha superato di gran lunga le prese per i fondelli di berlusconiana memoria e da illusionista, ancora meglio del mago Copperfield, ha fatto credere alla stragrande maggioranza degli italiani di aver riempito loro le tasche di moneta sonante. Niente di più falso.

Il Premier Conte, consapevole di essere già mancante sul decreto Cura Italia, non ha lesinato nuove chiacchiere, dichiarando di aver messo a disposizione altri 400 miliardi di euro per venire incontro alle imprese e arginare la crisi economica che volente o nolente incomberà all’indomani della quarantena.

Analizziamo con calma, invece prima cosa è stato del Decreto Cura Italia. Senza tenere conto dei tanti lavoratori costretti anche un po’ ad evadere il fisco, vista l’alta tassazione in Italia, il governo decide di passare le pratiche attraverso l’Inps, alla quale non tutti sono iscritti per vari motivi e questo già va da sé che chi sarà costretto a chiedere la famosa tantum di 600€ sarà, per forza di cose, recensito e costretto poi a restituire la cifra tre volte tanto in tasse, se non sarà costretto a chiudere per sempre, andando ad incrementare la percentuale di disoccupazione in Italia. Con questo non si vuole, assolutamente assolvere, chi tenta di raggirare il fisco, ma converrete con il sottoscritto che più di 300€ mensili di cassa previdenziale, non tutte le partite iva riescono a pagare, se poi a queste aggiungiamo le alti percentuali Irpef, significa che il buon 75% dei liberi professionisti è costretto a lavorare solo ed esclusivamente per pagare tasse.

Tutto questo senza contare che i famosi 600€, materialmente, nelle tasche dei cittadini, ancora devono arrivare. Il Premier ha dato come termine ultimo il 15 Aprile, nascondendo agli italiani quali problematiche siano sorte all’indomani dell’invio delle varie domande da parte degli italiani. Praticamente il decreto Cura Italia è stato scritto con i piedi. Solo dopo aver letto il Decreto la “Cassa di Previdenza ed Assistenza Dottori Commercialisti” ha bloccato i pagamenti perché accortasi che all’interno del Decreto chi aveva la pensione o pagava i contributi a due casse – proprio come i commercialisti – in realtà non ci rientrava con i requisiti. Quindi adesso la risoluzione del problema è ancora al vaglio degli “esperti”. L’Inps dovrà decidere, o di erogare i famosi 600€ a tutti quelli che hanno presentato domanda e bye bye a chi leggendo il Decreto Cura Italia ha rinunciato a presentare domanda perché letto e compreso che la sua categoria non era stata menzionata, oppure si devono riaprire i termini per presentare domande all’Inps, con il conseguente slittamento dei tempi per ottenere questa famosa tantum. Intanto, non solo Marzo ma anche Aprile è quasi terminato e la gente è quasi alla fame. I liberi professionisti, per la maggior parte, hanno terminato le loro scorte “auree” e il governo che fa? Introduce un altro Decreto che non prevede altre tantum anche per il mese di Aprile, ma chiede alle imprese e partite iva italiane di indebitarsi attraverso prestiti bancari. Ma andiamo a vedere i dettagli.

Nel penultimo discorso alla Nazione il Premier Conte tronfio, borioso e altezzoso annuncia l’ennesima manovra “bluff” da propinare agli italiani. Con una Comunicazione tanto scarsa quanto poco furba, sicuramente collezionata dallo staffista più pagato d’Italia, l’ex gieffino Rocco Casalino, il Premier annuncia agli italiani che oltre i 350 miliardi di Cura Italia si mettevano a disposizione altri 400 miliardi per colmare le esigenze delle imprese e delle industrie italiane. Niente di più falso. La manovra attuata dal governo non è altro che un bluff comunicativo, visto che l’unica parte che farà lo Stato sarà quello di garantire per il 90% un finanziamento che ogni impresa vorrà fare con la propria banca di fiducia. Per le partite iva e lavoratori autonomi, invece, lo Stato garantirà il 100% del finanziamento pari al 25% del fatturato fino ad un tetto massimo di 25mila euro. In poche parole, oltre i venticinquemila euro, chi potrà richiedere il finanziamento saranno solo quelle aziende sane e non messe già in difficoltà dall’effetto della crisi economica ultradecennale con cui gli italiani erano già costretti a convivere, visto che per l’altro 10% bisogna offrire garanzie solide alla banca. Ma poi, finanziamento vuol dire indebitarsi, vuol dire restituire tutto alla fine dei 72 mesi, il che vuol dire che i 400 miliardi del secondo Decreto Cura Italia ce li mettono gli italiani e lo Stato viene incontro solo a chi, in buona o cattiva fede, non restituisce quanto richiesto. Quanti ne saranno? Sicuramente una sparuta minoranza, anche perché a nessuno piacerebbe essere considerato un cattivo pagatore per il resto della sua vita, facendo ascrivere il proprio nome negli annali della CRIF o qualche altro istituto di rischi. Ergo, la crisi da coronavirus sarà, ancora una volta, ripagata dal popolo, in totale assenza di Stato sociale e di Welfare.

Il dato politico certo ne è uno. Tra le tante chiacchiere e le tantissime persone che soffrono, ad oggi, 11 aprile 2020, dei discorsi alla Nazione di Conte sono rimaste solo le chiacchiere, perché di soldi, gli italiani non ne hanno visto neanche l’ombra, altro che 750 miliardi di euro.

Se poi a tutto questo ciarlare ci aggiungiamo, l’estenuante trattativa europea sugli Eurobond, riusciamo anche a calcolare il peso di questo governo in termini di autorevolezza. Quasi pari a zero. Finché passa il tempo, il tutto giova ai Paesi del Nord Europa, quegli stessi Paesi contrari alle misure che tanto piacciono alle nostre latitudini e che spingono l’Italia a firmare un patto che prevede il MES. E a testimonianza di quanto scritto è il nervosismo lapalissiano dimostrato ieri dal capo del governo, quando accusando Salvini e la Meloni di essere dei bugiardi, ha monopolizzato uno spazio pubblico per far politica tirando fuori la sua mancanza di aplomb su un tema di cui è consapevoli essere deficitari. Un’altra fase in cui è parso molto nervoso è stato quando ha attaccato la Stampa di essere troppo critica e invitava la stessa a suggerire soluzioni migliori. Non è un atteggiamento tipico di un Premier. Un capo del governo non può scendere così in basso, come l’ultimo dei tifosi nerd pentastellati, tentare di svicolare le domande critiche, rigirando la punta del coltello e accusando l’unica parte in Italia che fa bene il proprio lavoro ponendo dubbi e non certezze gonfiate solo da chiacchiere.

D’altronde lo spauracchio di aver promesso cose che si sapeva non poterle mantenere ci sta tutto. Che siano messi in circolo eurobond non è una certezza e questo Conte lo sa bene, visto che la stessa misura che l’Europa vuole applicare all’Italia, lui l’ha già applicata agli italiani. Mi dite cosa c’è di diverso tra MES e chiedere agli italiani di recarsi in banca a chiedere un finanziamento?

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Editoriale

SANT’ANTIMO. Buonanno chiede aiuto ai due “papà”, loro parlano di tutto tranne che della città e lui resta in silenzio

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SANT’ANTIMO – Si è appena concluso il dibattito a senso unico condotto dall’impeccabile collega Davide Ponticiello che negli studi della sua locale emittente ha ospitato il candidato a Sindaco Massimo Buonanno, il Consigliere Regionale Giovanni Porcelli e il vicesindaco metropolitano Giuseppe Cirillo.

Uno spettacolo a dir poco avvilente per i santantimesi speranzosi di ascoltare qualche tema che li riguardasse, che ambivano in qualche “arringa” del loro ex sindaco, o in qualche soluzione agli atavici problemi della città e invece no! Si è assistito all’accompagnamento del fanciullo davanti ai portoni della scuola elementare. Papà Porcelli e Papà Cirillo, giusto per essere anche in tema gender-progressista, stasera hanno accompagnato a scuola il loro pargoletto, tentando di insegnargli il mestiere del politicante.

Il PD e la sinistra in generale, come al solito, sui territori sbagliano l’approccio ed effettuano endorsement ai loro candidati muovendosi ancora con le cosiddette truppe cammellate, parlando il politichese senza mai affrontare i temi seri. Così, stasera si è potuto assistere al mutismo selettivo del candidato a Sindaco Buonanno, imbambolato dai monologhi di Porcelli e Cirillo che non vivendo il territorio, ognuno per sé ha potuto raccontare quanto è bella la Regione e/o Città Metropolitana, cercando di appioppare ancora una volta la litania della filiera istituzionale.

Allora da osservatore del territorio qualche domanda me la pongo e la pongo ai due protagonisti che come crocerossine sono venute in soccorso del già acciaccato ex sindaco: cosa vuol dire assicurare la filiera istituzionale? Che se non sarà Buonanno, al prossimo Sindaco, la Regione o Città Metropolitana non prenderà nemmeno in considerazione i suoi progetti o non saranno stanziati fondi? Se la risposta è si, allora vuol dire che tutti sbagliano l’interpretazione del termine “istutuzione” – che è diverso dall’appartenenza politica – e che chi governa sceglie a proprio piacimento chi favorire?

Ad un certo punto della trasmissione Buonanno, in pieno stile “mattonella” – come si dice in gergo – (scenetta già preparata), chiede aiuto a Porcelli sull’aspetto Sanità, dicendo di andare in Regione a battere i pugni sul tavolo, essendo quest’ultimo membro della Commissione Sanità alla Regione Campania. Saranno anche miei limiti, ma siccome Sant’Antimo non gode della presenza di nessun ospedale o struttura RSA, chissà che tipo di aiuto avrà chiesto al consigliere deluchiano, dato che l’unica assistenza che offre il Comune è quella sociale e per questo esiste l’Ambito che è l’ente preposto.

Il dato politico che esce fuori è alquanto disarmante. Dal candidato a Sindaco Buonanno, non si ascoltano temi, stasera era attore non protagonista di una sceneggiatura già trita e ritrita a queste latitudini, un fido scudiero di due arrembanti cavalieri che, chissà perché, hanno scelto di partecipare a questo desolante teatrino. Ai posteri l’ardua sentenza.

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Cardito

CARDITO. Il Consigliere Russo attacca il Sindaco sul tema staff personale, riportando dati falsi

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CARDITO – Non sempre un giornalista critico della politica entra nel merito del dibattito pubblico se non per evidenziare le fake news legate alla demagogia spicciola che possono uscire fuori dalle dichiarazioni degli addetti ai lavori.

È quanto successo pochi minuti fa nel comune del cardellino con le dichiarazioni del Consigliere Andrea Russo che affrontando un tema demagogico come quello dello sperpero di denaro pubblico legato all’assunzione degli organi formanti lo staff del Sindaco, dichiara, attraverso un video postato sui social, alcune falsità al solo scopo di alimentare rabbia e impopolarità nella figura del primo cittadino. Ma andiamo ad analizzare i fatti.

Andrea Russo nel suo video asserisce che il Sindaco Giuseppe Cirillo abbia portato il numero dei formanti lo staff da 3 a 5 soggetti, lasciando intendere una volontà da parte del primo cittadino su un ulteriore esborso di denaro pubblico. Nulla di più falso. Gli staffisti nel comune gialloblu sono sempre stati tre. All’inizio furono assunti Andrea Fisher – staffista storico – Vincenzo Russo, Nicola Di Micco e Biagio Barra, poi si decise di nominare il Di Micco dirigente dell’ente sfruttando l’Art. 110 del Tuel, liberando così una casella dal capitolo di bilancio posto in essere sullo staff del Sindaco. Da allore quella casella è rimasta vuota per parecchi mesi, facendo risparmiare, in realtà, soldi ai contribuenti.

Oggi il primo cittadino, vuoi perché oberato di lavoro, vuoi perché abituato ad avere la segreteria con impegni suddivisi su tre elementi, ha pensato bene di assumere due figure part-time. Praticamente la casella lasciata vuota da Di Micco sarà riempita da altri due staffisti allo stesso costo di sempre da parte dell’ente.

Il dato politico che esce fuori è quasi pari a zero. A queste latitudini si cerca di fare opposizione sul nulla. Si comprende e va bene il gioco delle parti, ma non si può parlare a distanza di tre anni dopo aver passato gli stessi anni tra i banchi di maggioranza accompagnati dal mutismo selettivo cronico e svegliarsi su questioni, inesistenti tra l’altro, solo ora e per giunta raccontando frottole. Ci aspettiamo altro da un professionista come Andrea Russo che in quanto tale dovrebbe anche capire che anche il confronto con i comuni limitrofi non regge. Gli altri enti non hanno a capo un Sindaco che deve destreggiarsi tra impegni locali e metropolitani, quindi che ben vengano occhi vigili sul territorio atti ad arginare facili distrazioni o dimenticanze. Non mi si venga neanche ad incolpare il primo cittadino per la doppia carica, dato che la sua visione sovracomunale è sotto gli occhi della città e la ricezione di decine di milioni di euro non è da tutti.

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Crispano

CRISPANO. Emiliano favorito per la vittoria alle prossime elezioni. Complice un accordo pre-elettorale con Sossio Vitale?

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CRISPANO – Sembra che tutti i giochi siano stati intentati e il quadro è variato di un po’ ma non cambiato del tutto. Ad oggi, ai nastri di partenza tra venticinque giorni si presenteranno tre liste con altrettanti tre candidati Sindaco della città. Il Sindaco uscente Michele Emiliano, Enzo Cennamo e Sossio Vitale.

Stando alle indiscrezioni, si pensa che la strada per il primo cittadino sia totalmente in discesa, nonostante, nei mesi scorsi, abbia perso pezzi, pare che abbia recuperato terreno per strada, complice della fascia tricolore anche la rottura di alcuni mesi fa tra Sossio Vitale e l’ex Sindaco Carlo Esposito, quest’ultimo non ha gradito la cosiddetta fuga in avanti intentata dal leader cittadino di Campania Libera, al punto da decidere di mettersi alla finestra, lasciare liberi i suoi di votare chi preferiscono. Sulla stessa lunghezza d’onda c’è anche Marina Cennamo, sarebbe stato un ottimo profilo di candidato a Sindaco che avrebbe messo in serie difficoltà la nuova ascesa di Emiliano, lei ha già fatto sapere di non volersi candidare al Consiglio Comunale, peccato che nessuno abbia capito il suo potenziale.

Da indiscrezioni raccolte in esclusiva da Minformo, da politico scafato e intenditore della materia Enzo Cennamo, comprese le difficoltà di Sossio Vitale, il quale, si vocifera, addirittura abbia difficoltà a completare la lista, in questi giorni ha chiamato a sé il plenipotenziario del Consigliere regionale Porcelli e gli ha proposto una fusione dei due gruppi con un terzo nome di superamento come candidato a Sindaco. La proposta di Enzo Cennamo è stata chiara: “Uniamo le forze, facciamo entrambi un passo indietro e candidiamo a Sindaco Carmensita Costanzo“. Una proposta da vero politico di razza!

Enzo Cennamo ha inteso sin da subito che il profilo della prima Sindaco donna della città avrebbe allettato parecchio e messo in serie difficoltà la campagna elettorale dell’attuale Sindaco, ma le velleità di Sossio Vitale lo hanno fatto desistere, rifiutare la proposta sensatissima del leader di “Progetto X Crispano” e con molte probabilità lo faranno anche battere contro un muro.

Allora i dubbi sorgono spontanei: a quale costo un candidato a sindaco autoproclamato, consapevole delle proprie difficoltà, rifiuta una proposta che lo metterebbe comunque al comando della città, accettando una sconfitta quasi certa? Che ci sia già un accordo pre-elettorale tra lui e l’attuale Sindaco su cariche ed eventuali incarichi o prebende da raccogliere a livello provinciale e/o regionale? Lo scopriremo solo vivendo!

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