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Cardito

CARDITO. Cirillo sempre più catalizzatore. Iannicelli dichiara il suo appoggio al Sindaco uscente

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CARDITO – Decisa la data delle nuove elezioni amministrative per il 20 Settembre, sul territorio si cominciano ad intravedere già le prime mosse dei vari schieramenti politici, dopo l’ufficialità di Marco Mazza come primo antagonista del Sindaco uscente Giuseppe Cirillo, a tenere banco sul territorio è la formazione, ovvero la collocazione degli altri gruppi politici che hanno caratterizzato il panorama politico degli ultimi anni e l’argomento su cui ci siamo focalizzati è stata l’uscita del Consigliere Angelo Iannicelli dal gruppo “Cambiamo Verso”.

Per saperne di più abbiamo chiesto gentilmente all’interessato se potevamo rivolgergli qualche domanda:

Consigliere Iannicelli come mai a pochi mesi dalle nuove elezioni, lei ha deciso di lasciare il gruppo “Cambiamo Verso” per passare a quello che si chiama in gergo “Appoggio Esterno” anche se di tale non si può parlare visto che lei viene dall’opposizione.

“Veda, è proprio questa parola che a me è sempre andata stretta: Opposizione. Cosa vuol dire fare opposizione? Contrastare ciò che l’amministrazione Cirillo, da quando il mio gruppo ha deciso di sedere tra i banchi della minoranza, ha fatto e farà? Ma io ho condiviso quel programma, alle scorse elezioni mi sono candidato tra le fila dell’attuale sindaco e credo fermamente che il programma che nel 2015 ho sponsorizzato con la mia candidatura sia stato ampiamente rispettato ed è per questo che non mi sono mai sentito a mio agio tra i banchi dell’opposizione”.

Consigliere Iannicelli, lei però si è seduto e ci è rimasto anche per un bel po’ nei banchi dell’opposizione, come mai ha maturato questa decisione a distanza di tempo?

“Io sono un ragazzo meticoloso e molto ponderato e se c’è una cosa che ho imparato dalla mia breve esperienza politica è che da soli non si va da nessuna parte, da soli non si risolvono i problemi della città. Ho sempre pensato che in politica, i pensieri individuali vengano sempre dopo le decisioni del gruppo. Io nutro un grande senso di appartenenza e credo che prima di tutto debbano prevalere sempre le decisioni partorite all’interno di quel gruppo, nel pieno spirito democratico e partecipativo. Con questo, colgo l’occasione di fare un in bocca al lupo ai miei ex colleghi perché verso di loro non nutro nessun rancore e vorrei informare tutta la cittadinanza che nessun screzio è mai avvenuto all’interno del gruppo. È stata solo una mia decisione scaturita dal fatto che, anche se avendo un grosso senso di appartenenza ad un gruppo, penso che questo non debba andare in contrasto con la mia coscienza e la mia coerenza al punto tale da farmi sentire moralmente in discussione con me stesso”.

Cosa intende lei per coerenza?

“Io sento di essere un ragazzo coerente e da Consigliere Comunale credo che questa virtù la debba dimostrare soprattutto al mio elettorato. Chi nel 2015 ha votato Angelo Iannicelli perché diceva che Cardito doveva diventare una città a misura d’uomo, alle prossime elezioni, dovrà votare l’Angelo Iannicelli che ha creduto fortemente in quel cambiamento e che secondo me realmente, in questi cinque anni la comunità carditese ha ottenuto”.

Quindi con questo lei vuole dire che alle prossime elezioni amministrative appoggerà di nuovo la candidatura di Giuseppe Cirillo?

“Ho sempre creduto che il sindaco Cirillo non abbia disatteso le aspettative dei carditesi, ha sempre affermato che la prima parte del quinquennio sarebbe stata di programmazione e la seconda operativa. I venti milioni e passa di fondi sovracomunali intercettati e i cantieri aperti e finiti per le strade di Cardito sono la dimostrazione che abbiamo un sindaco di parola. Quindi, si, per coerenza e per ideologia mai mutata in questi anni, come nel 2015 così anche alle prossime elezioni appoggerò la candidatura di Giuseppe Cirillo”.

Cosa si aspetta che diventerà Cardito nel prossimo quinquennio se i carditesi daranno di nuovo fiducia alla vostra coalizione?

“Oltre il sindaco, all’interno della coalizione ci sono ottime risorse e già questo fa capire quanto sarà dura la sana competizione tra noi, ma soprattutto c’è gente che possiede idee e visioni di città, io non posso fare altro che portare in dote qualche idea in più e grazie a già quanto fatto finora, sono sicuro che anche io posso dare un piccolo contributo per migliorare la nostra amata città e se come me anche gli altri faranno lo stesso, Cardito non può fare altro che migliorare”.

Cardito

CARDITO. Il Consigliere Russo attacca il Sindaco sul tema staff personale, riportando dati falsi

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CARDITO – Non sempre un giornalista critico della politica entra nel merito del dibattito pubblico se non per evidenziare le fake news legate alla demagogia spicciola che possono uscire fuori dalle dichiarazioni degli addetti ai lavori.

È quanto successo pochi minuti fa nel comune del cardellino con le dichiarazioni del Consigliere Andrea Russo che affrontando un tema demagogico come quello dello sperpero di denaro pubblico legato all’assunzione degli organi formanti lo staff del Sindaco, dichiara, attraverso un video postato sui social, alcune falsità al solo scopo di alimentare rabbia e impopolarità nella figura del primo cittadino. Ma andiamo ad analizzare i fatti.

Andrea Russo nel suo video asserisce che il Sindaco Giuseppe Cirillo abbia portato il numero dei formanti lo staff da 3 a 5 soggetti, lasciando intendere una volontà da parte del primo cittadino su un ulteriore esborso di denaro pubblico. Nulla di più falso. Gli staffisti nel comune gialloblu sono sempre stati tre. All’inizio furono assunti Andrea Fisher – staffista storico – Vincenzo Russo, Nicola Di Micco e Biagio Barra, poi si decise di nominare il Di Micco dirigente dell’ente sfruttando l’Art. 110 del Tuel, liberando così una casella dal capitolo di bilancio posto in essere sullo staff del Sindaco. Da allore quella casella è rimasta vuota per parecchi mesi, facendo risparmiare, in realtà, soldi ai contribuenti.

Oggi il primo cittadino, vuoi perché oberato di lavoro, vuoi perché abituato ad avere la segreteria con impegni suddivisi su tre elementi, ha pensato bene di assumere due figure part-time. Praticamente la casella lasciata vuota da Di Micco sarà riempita da altri due staffisti allo stesso costo di sempre da parte dell’ente.

Il dato politico che esce fuori è quasi pari a zero. A queste latitudini si cerca di fare opposizione sul nulla. Si comprende e va bene il gioco delle parti, ma non si può parlare a distanza di tre anni dopo aver passato gli stessi anni tra i banchi di maggioranza accompagnati dal mutismo selettivo cronico e svegliarsi su questioni, inesistenti tra l’altro, solo ora e per giunta raccontando frottole. Ci aspettiamo altro da un professionista come Andrea Russo che in quanto tale dovrebbe anche capire che anche il confronto con i comuni limitrofi non regge. Gli altri enti non hanno a capo un Sindaco che deve destreggiarsi tra impegni locali e metropolitani, quindi che ben vengano occhi vigili sul territorio atti ad arginare facili distrazioni o dimenticanze. Non mi si venga neanche ad incolpare il primo cittadino per la doppia carica, dato che la sua visione sovracomunale è sotto gli occhi della città e la ricezione di decine di milioni di euro non è da tutti.

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Afragola

Stupri, violenze e omicidi. Facile fare il prete anticamorra con la legge che li obbliga a non denunciare

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Facile fare il prete di periferia negli addensamenti di povertà a nord di Napoli. Basta avere l’ambizione di andare a colmare un vuoto lasciato dalla politica e dalle istituzioni con l’aiuto della fede e della toga e un po’ di predisposizione all’egocentrismo. Aspettare che un tragico evento si verifichi e attendere, inesorabilmente, lo stuolo di colleghi giornalisti che, non sapendo chi intervistare, dato che a queste latitudini la politica è sempre assente per autoimplosione, si rivolgono al personaggio più populista e demagogo rimasto sul territorio.

Allora la riflessione che voglio fare oggi, così come esposta ai tempi dei fatti che riguardarono l’omicidio di Fortuna Loffredo è: la Chiesa che da secoli cerca di colmare i vuoti creati dalla cecità dei governatori sarebbe in grado di aiutare, fattivamente, le vittime di questi efferati delitti?

Tutti noi sappiamo che secondo l’art. 200 c.p.p. la legge italiana rispetta il segreto confessionale tanto che stabilisce che: il sacerdote a cui è stato confessato un reato NON può essere obbligato a essere chiamato come testimone in un processo. Al contrario, come recita l’art. 622 c.p., violare il segreto confessionale potrebbe costituire reato: il sacerdote che dovesse violare il segreto confessionale per un qualsiasi motivo NON previsto dalla legge, rischia la reclusione fino a 1 anno e una multa che può variare tre le € 30 e le € 516.

D’altro canto, invece, è pur vero che la Corte di Cassazione con la sentenza n. 6912 del 14 gennaio 2017 ha chiarito che il sacerdote che NON DEVE violare il segreto confessionale è tenuto a collaborare con la giustizia. Il segreto confessionale cade nel momento in cui il fedele confessa di essere, ad esempio, stata vittima di violenza. Il sacerdote che, in sede di processo, si rifiuta di testimoniare o mente durante la deposizione rischia la reclusione fino a 6 anni per il reato di falsa testimonianza.

La differenza sta proprio qui! Se a confessare il reato è chi commette il reato? Allora vale la prima ipotesi, ossia, il prete è tenuto a non denunciare ciò che gli è stato riferito in confessione. Ma questo principio ecclesiastico, condiviso anche dalle norme laiche della nostra Costituzione, in verità, quanta carità cristiana serba in sé?

Facendo un’opportuna riflessione sociologica, da anni il tema della religiosità dei mafiosi, o dei criminali in generale, apre lo scenario a molteplici piani di analisi: da una parte, occorre chiedersi che significato assumono le devozioni e le ritualità religiose e che ruolo svolga il ricorso alla fede all’interno di certi contesti, dall’altra è indispensabile valutare le posizioni che la Chiesa ha progressivamente espresso nella storia. Lo studio delle organizzazioni mafiose lascia emergere il dato piuttosto singolare di una religione che diventa strumento di legittimazione, offrendo motivazioni agli atti criminosi, alleviando le paure e le angosce nutrite dagli affiliati per il proprio destino personale. Ed è per questi motivi che si può benissimo pensare che anche un reato come lo stupro può facilmente essere confessato ad un protettore di anime.

Allora la domanda sorge spontanea: a quali responsabilità la Chiesa espone un prete di periferia, pastore di un addensamento di povertà come quella del Parco Verde? Quale peso deve sopportare un prete anticamorra se tali principi lo devono, per forza maggiore, relegare alla figura di un inerme testimonial della lotta? Ma soprattutto come si sentirebbe l’uomo che alberga sotto la toga a sapere di essere stato costretto a non evitare tale scempio?

Allora l’ultima osservazione che vorrei fare è quella del ruolo della Chiesa nella società moderna. Forse, dico forse, con tutta la modestia possibile, sarebbe il caso di far scendere realmente in trincea chi, almeno a parole, dichiara di voler salvare la vita alla povera gente su questo umile pianeta e far sì che chi sappia denunci immediatamente.

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Caivano

Colpite delle auto di una concessionaria durante una sparatoria a Cardito

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Ieri notte alle ore 2:20 circa a Cardito, i carabinieri di Caivano sono intervenuti a via I Maggio angolo via della Repubblica per una segnalazione di colpi d’arma da fuoco. Alcuni colpi di arma da fuoco sono stati sparati verso 4 auto che erano all’interno di un concessionario, 7 i fori causati. Sono in corso le indagini della vicenda.

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