Resta sintonizzato

Cardito

CARDITO. I giochi sono fatti. Cirillo concorrerà contro il suo surrogato

Pubblicato

il

CARDITO – Sabato scorso sono state consegnate le liste e così si è saputo il quadro generale della griglia delle prossime elezioni amministrative. Da un lato abbiamo il sindaco uscente Giuseppe Cirillo con sei liste che lo supportano, dall’altro lato abbiamo Marco Mazza con tre liste e poi la coalizione monolista del Movimento 5 stelle capitanata da Cinzia Puzone. Ma analizziamo nei fatti cosa c’è all’interno degli schieramenti.

Tutto quello che doveva essere l’enorme corazzata anti-Cirillo si è sciolta come neve al sole della passata emergenza Covid che a Cardito oltre che a far conoscere un sindaco che ha portato svariati milioni di euro riempiendo la città di cantieri pubblici, ha fatto scoprire anche un sindaco in grado di difendere, tutelare e riparare la propria cittadinanza da un pericolo imminente come quello del coronavirus.

Da qui al fatto che non ce n’è per nessuno il passo è stato breve. Tutti hanno pensato che concorrere contro Cirillo sarebbe stato sbattere contro un muro, ma le elezioni non sono fatte solo per vincere né tanto meno il pensiero unico deve essere quello ed evidentemente è quello che avrà pensato il buon Marco Mazza che dall’alto della propria esperienza politica ha pensato bene di rappresentare una seria alternativa, vuoi di testimonianza o no, al sindaco uscente Giuseppe Cirillo.

Il peggio è andato a chi nutre un vero e proprio odio nei confronti del sindaco Cirillo, poiché mentre già immaginava un carrozzone con tutti dentro: Francesco Pisano, Pasquale Barra, Luigi Credendino, Luigi Iorio, Rocco Saviano e il suo Articolo Uno e i barriani con tre liste, alla fine si sono dovuti arrendere alla realtà dei fatti che ha visto svanire il carrozzone e quei pochi rimasti rifugiarsi sotto l’intuito perspicace di Luigi Iorio che anticipando tutti sul tempo e capendo che di quel carrozzone non se ne faceva nulla perché non si può puntare una campagna elettorale sull’odio ha voluto puntare, anzitempo, su un professionista mite e moderato, uomo di partito e rispettoso anche delle regole non scritte della politica come Marco Mazza.

Alla fine dei conti, anche i barriani, ridotti all’osso, con il loro leader distratto dalla propria campagna elettorale, si son dovuti rifugiare sotto l’egida dell’avvocato carditese. Chi ne esce totalmente con le ossa rotte da questa storia è l’ex Presidente del Consiglio Nunziante Raucci che da unico papabile candidato sindaco che doveva concorrere contro Cirillo gli è stato preferito un uomo che proviene dallo stesso partito del sindaco uscente e non solo, non contento, decide pure di candidarsi al Consiglio comunale, come se la politica fosse l’unico mezzo di sostentamento per alcune persone. Mah. Poteva benissimo fare passo e attendere il proprio turno, dimostrando a tutti che sotto la guida altrui non si vince laddove la gente dovesse preferire di nuovo Cirillo. Invece no! Cosa si aspetta di diverso Nunziante Raucci rispetto alla situazione in cui decise di dimettersi sia da Presidente del Consiglio che da Consigliere comunale? Quello che non ha costruito in questi mesi lo farà dopo da Consigliere di opposizione? Sempre se il risultato dovesse coincidere con i sondaggi attuali!?

Insomma, al netto della povera Puzone che nonostante il via libera di Rosseau ha deciso di concorrere da sola con la sua lista, questa vera e propria alternativa a Cirillo – checché scrivano i soliti hater collezionisti di querele e diffamatori seriali – non esiste. Questa è la verità. Marco Mazza rappresenta colui che seduto in maggioranza nella consiliatura Cirillo non ha fatto registrare nessuna protesta o lotta intestina al partito, né tanto meno, di lui, si ricordano lotte o battaglie fuori dalle mura comunali all’indomani delle sue dimissioni. Quindi ad oggi Marco Mazza, così come anche Nunziante Raucci, che oltre le proprie dimissioni non è ricordato come intestatario di nessuna battaglia alternativa, possono essere riconosciuti tranquillamente come surrogati dell’Amministrazione Cirillo ma non una vera e propria alternativa e se per anni ho sempre mangiato la Nutella, ora perché mai dovrei assaggiare la Ciokonut? Ai posteri l’ardua sentenza.

Cardito

CARDITO. Il Consigliere Russo attacca il Sindaco sul tema staff personale, riportando dati falsi

Pubblicato

il

CARDITO – Non sempre un giornalista critico della politica entra nel merito del dibattito pubblico se non per evidenziare le fake news legate alla demagogia spicciola che possono uscire fuori dalle dichiarazioni degli addetti ai lavori.

È quanto successo pochi minuti fa nel comune del cardellino con le dichiarazioni del Consigliere Andrea Russo che affrontando un tema demagogico come quello dello sperpero di denaro pubblico legato all’assunzione degli organi formanti lo staff del Sindaco, dichiara, attraverso un video postato sui social, alcune falsità al solo scopo di alimentare rabbia e impopolarità nella figura del primo cittadino. Ma andiamo ad analizzare i fatti.

Andrea Russo nel suo video asserisce che il Sindaco Giuseppe Cirillo abbia portato il numero dei formanti lo staff da 3 a 5 soggetti, lasciando intendere una volontà da parte del primo cittadino su un ulteriore esborso di denaro pubblico. Nulla di più falso. Gli staffisti nel comune gialloblu sono sempre stati tre. All’inizio furono assunti Andrea Fisher – staffista storico – Vincenzo Russo, Nicola Di Micco e Biagio Barra, poi si decise di nominare il Di Micco dirigente dell’ente sfruttando l’Art. 110 del Tuel, liberando così una casella dal capitolo di bilancio posto in essere sullo staff del Sindaco. Da allore quella casella è rimasta vuota per parecchi mesi, facendo risparmiare, in realtà, soldi ai contribuenti.

Oggi il primo cittadino, vuoi perché oberato di lavoro, vuoi perché abituato ad avere la segreteria con impegni suddivisi su tre elementi, ha pensato bene di assumere due figure part-time. Praticamente la casella lasciata vuota da Di Micco sarà riempita da altri due staffisti allo stesso costo di sempre da parte dell’ente.

Il dato politico che esce fuori è quasi pari a zero. A queste latitudini si cerca di fare opposizione sul nulla. Si comprende e va bene il gioco delle parti, ma non si può parlare a distanza di tre anni dopo aver passato gli stessi anni tra i banchi di maggioranza accompagnati dal mutismo selettivo cronico e svegliarsi su questioni, inesistenti tra l’altro, solo ora e per giunta raccontando frottole. Ci aspettiamo altro da un professionista come Andrea Russo che in quanto tale dovrebbe anche capire che anche il confronto con i comuni limitrofi non regge. Gli altri enti non hanno a capo un Sindaco che deve destreggiarsi tra impegni locali e metropolitani, quindi che ben vengano occhi vigili sul territorio atti ad arginare facili distrazioni o dimenticanze. Non mi si venga neanche ad incolpare il primo cittadino per la doppia carica, dato che la sua visione sovracomunale è sotto gli occhi della città e la ricezione di decine di milioni di euro non è da tutti.

Continua a leggere

Afragola

Stupri, violenze e omicidi. Facile fare il prete anticamorra con la legge che li obbliga a non denunciare

Pubblicato

il

Facile fare il prete di periferia negli addensamenti di povertà a nord di Napoli. Basta avere l’ambizione di andare a colmare un vuoto lasciato dalla politica e dalle istituzioni con l’aiuto della fede e della toga e un po’ di predisposizione all’egocentrismo. Aspettare che un tragico evento si verifichi e attendere, inesorabilmente, lo stuolo di colleghi giornalisti che, non sapendo chi intervistare, dato che a queste latitudini la politica è sempre assente per autoimplosione, si rivolgono al personaggio più populista e demagogo rimasto sul territorio.

Allora la riflessione che voglio fare oggi, così come esposta ai tempi dei fatti che riguardarono l’omicidio di Fortuna Loffredo è: la Chiesa che da secoli cerca di colmare i vuoti creati dalla cecità dei governatori sarebbe in grado di aiutare, fattivamente, le vittime di questi efferati delitti?

Tutti noi sappiamo che secondo l’art. 200 c.p.p. la legge italiana rispetta il segreto confessionale tanto che stabilisce che: il sacerdote a cui è stato confessato un reato NON può essere obbligato a essere chiamato come testimone in un processo. Al contrario, come recita l’art. 622 c.p., violare il segreto confessionale potrebbe costituire reato: il sacerdote che dovesse violare il segreto confessionale per un qualsiasi motivo NON previsto dalla legge, rischia la reclusione fino a 1 anno e una multa che può variare tre le € 30 e le € 516.

D’altro canto, invece, è pur vero che la Corte di Cassazione con la sentenza n. 6912 del 14 gennaio 2017 ha chiarito che il sacerdote che NON DEVE violare il segreto confessionale è tenuto a collaborare con la giustizia. Il segreto confessionale cade nel momento in cui il fedele confessa di essere, ad esempio, stata vittima di violenza. Il sacerdote che, in sede di processo, si rifiuta di testimoniare o mente durante la deposizione rischia la reclusione fino a 6 anni per il reato di falsa testimonianza.

La differenza sta proprio qui! Se a confessare il reato è chi commette il reato? Allora vale la prima ipotesi, ossia, il prete è tenuto a non denunciare ciò che gli è stato riferito in confessione. Ma questo principio ecclesiastico, condiviso anche dalle norme laiche della nostra Costituzione, in verità, quanta carità cristiana serba in sé?

Facendo un’opportuna riflessione sociologica, da anni il tema della religiosità dei mafiosi, o dei criminali in generale, apre lo scenario a molteplici piani di analisi: da una parte, occorre chiedersi che significato assumono le devozioni e le ritualità religiose e che ruolo svolga il ricorso alla fede all’interno di certi contesti, dall’altra è indispensabile valutare le posizioni che la Chiesa ha progressivamente espresso nella storia. Lo studio delle organizzazioni mafiose lascia emergere il dato piuttosto singolare di una religione che diventa strumento di legittimazione, offrendo motivazioni agli atti criminosi, alleviando le paure e le angosce nutrite dagli affiliati per il proprio destino personale. Ed è per questi motivi che si può benissimo pensare che anche un reato come lo stupro può facilmente essere confessato ad un protettore di anime.

Allora la domanda sorge spontanea: a quali responsabilità la Chiesa espone un prete di periferia, pastore di un addensamento di povertà come quella del Parco Verde? Quale peso deve sopportare un prete anticamorra se tali principi lo devono, per forza maggiore, relegare alla figura di un inerme testimonial della lotta? Ma soprattutto come si sentirebbe l’uomo che alberga sotto la toga a sapere di essere stato costretto a non evitare tale scempio?

Allora l’ultima osservazione che vorrei fare è quella del ruolo della Chiesa nella società moderna. Forse, dico forse, con tutta la modestia possibile, sarebbe il caso di far scendere realmente in trincea chi, almeno a parole, dichiara di voler salvare la vita alla povera gente su questo umile pianeta e far sì che chi sappia denunci immediatamente.

Continua a leggere

Caivano

Colpite delle auto di una concessionaria durante una sparatoria a Cardito

Pubblicato

il

Ieri notte alle ore 2:20 circa a Cardito, i carabinieri di Caivano sono intervenuti a via I Maggio angolo via della Repubblica per una segnalazione di colpi d’arma da fuoco. Alcuni colpi di arma da fuoco sono stati sparati verso 4 auto che erano all’interno di un concessionario, 7 i fori causati. Sono in corso le indagini della vicenda.

Continua a leggere

Popolari

Copyright © 2020 Minformo - Testata giornalistica reg. 20/2016 Tribunale Napoli Nord - Direttore Responsabile Mario Abenante - info@minformo.com - Privacy Policy