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Caivano

Ancora fatti di cronaca nera. È sempre un caso che tutto accada in quel Parco?

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CAIVANO – È ancora un caso che un fatto di cronaca nera di interesse nazionale si consumi all’interno di quel parco che già fu battezzato il “Parco degli Orrori”?

Ora basta! E lo dico da caivanese! Le istituzioni devono fare qualcosa ma che sia qualcosa di immediato, intelligente e che si trovi una soluzione che vada bene a tutti nel rispetto della legalità.

È inutile che le persone perbene si indignano quando qualche giornalista come me pone l’accento sul degrado esistente al Parco Verde, lo sappiamo tutti che all’interno di quel parco c’è gente che si sveglia la mattina e va a “sgobbare”, ma questo non basta, non basta soprattutto se quella gente è in minoranza e per forza di cose non può ribellarsi. Quindi basta con le difese ad oltranza della gente perbene. L’indignazione della gente perbene che abita quel Parco non fa altro che distrarre le istituzioni dai veri problemi. Dalle mie parti si dice: “Chi è buon si salva a pe’ iss”.

Quel parco, nato per un’esigenza diversa, per alloggiare temporaneamente, gli sfollati del terremoto, nell’arco degli anni è diventato una vera e propria bomba sociologica. Dove si vivono vite appartenenti ad un mondo parallelo. Dove la legge non è la nostra legge. Dove si rispettano codici comportamentali che regolano un altro stile di vita ma, all’interno di quel parco, soprattutto vige un alto tasso di ignoranza.

La stessa ignoranza che ha permesso che un individuo uccidesse la sorella solo perché aveva orientamenti sessuali diversi da lui. Quell’ignoranza che riesce a far credere ad un essere umano di decidere della vita o della morte di un suo simile. L’ignoranza che mantiene in vigore la legge del più forte, l’omertà del più debole e i traffici illeciti che arricchiscono il padrone di turno.

In quel Parco non funziona nulla, la gente che lo abita, anche le persone perbene, sono abbandonate a se stesse e la povertà subita dai più a favore della ricchezza dei pochi fa il resto.

Persino la Chiesa è distante anni luce dai problemi del Parco. Il prete, don Patriciello è famoso per la lotta ai rifiuti intombati inesistenti piuttosto che al traffico di stupefacenti, pedofilia e omicidi esistenti e chissà perché quando è costretto a parlarne, perché intervistato, non sa o non immagina. Così come non sapeva che al primo piano della palazzina IACP ci fosse una casa chiamata la “casa dei giochi” dove ognuno la usava per “giocare” con i bambini, così come si è “giocato” con la piccola Fortuna, oggi dichiara ad Ansa che non sapeva che Maria Paola fosse lesbica e non solo, ci mette anche il carico da tre, queste le sue dichiarazioni:  “La storia di Maria Paola è molto triste, non ci ho dormito. Ho battezzato lei e il fratello Michele Antonio, quest’ultimo l’ho anche sposato qualche anno fa. Non credo volesse davvero uccidere la sorella, forse voleva darle una lezione, saranno le indagini a stabilirlo; di certo non era preparato culturalmente a vivere la relazione della sorella con un’altra donna”. 

“Non sapevo della relazione tra le due ragazze – prosegue Patriciello – ma sapevo della scelta di Ciro, che rispetto; per loro non sarà stato facile”. 

Ma stiamo scherzando? Dove si intravede la cristianità in queste parole? Al di là delle indagini che faranno sicuramente il loro corso e stabiliranno la verità ma c’è differenza nell’uso che si fa della violenza, a seconda se la si usa per ammazzare o per dare una lezione? Ma poi. Perché mai a Maria Paola doveva essere impartita una lezione?

Quindi, siccome da queste dichiarazioni si capisce ben poco. Il buon Maurizio Patriciello dovrebbe spiegarci meglio: se secondo lui il fratello di Maria Paola dovrebbe essere compreso e perdonato, laddove riuscisse a dimostrare il fatto che speronare la sorella dal motorino sia un atto accettabile ai fini di impartire una lezione. E dovrebbe spiegare inoltre se secondo il suo modesto avviso – visto che è anche avvezzo alla querela e non al perdono come ha potuto dimostrare durante l’arco degli anni della sua carriera di personaggio pubblico – se il fratello di Maria Paola sia una persona da perdonare se riuscisse a dimostrare che la sua unica colpa è quella di non accettare l’omosessualità perché culturalmente non preparato. Come se l’impreparazione culturale fosse un’attenuante.

È giunto il momento di dire basta. A Caivano tra pochi giorni ci sono le elezioni amministrative e nessuno dei candidati sindaco ha dichiarato la propria visione del Parco Verde, nessuno ha avuto il coraggio di dire che l’unica soluzione al problema è quella di intercettare fondi sovracomunali per abbattere e ricostruire case decenti per gli aventi diritto e distribuire le povertà presenti in quel parco, ormai divenuto ghetto, su tutto il territorio caivanese.

Addirittura c’è chi parla di “regalare” case, con la scusa delle assegnazioni legali, anche agli occupanti abusivi. Come se nessun politico sapesse da dove arrivano, cosa fanno e come hanno ridotto quel parco, la maggior parte degli occupanti abusivi, ovviamente tenendo sempre conto delle persone perbene presenti anche tra questi.

Adesso la magistratura ha il dovere di far luce anche su questo e non fermarsi solo alla conta dei voti, anche se quelle sezioni le monitoreremo seriamente il prossimo 21 settembre. Così riusciremo a sapere una volta e per tutte qual è quella parte politica che a tutti i costi cerca consensi in quel parco che da sempre è ago della bilancia delle elezioni amministrative, decidendo le sorti di chi durante gli anni ha creato quel mix di clientela e omertà sul territorio fino a far diventare Caivano zona franca, permettendo l’esodo del mercato della droga da Secondigliano fino alle zone paludose dell’ultima città a nord di Napoli.

L’assenza di istituzioni – chiesa, famiglia e politica – è la dimostrazione che le speranze che Caivano un giorno possa essere citata per le sue eccellenze e non per fatti di cronaca nera si assottigliano sempre di più, lasciando sempre più spazio al degrado umano.

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Ambiente

Caivano, rimossi e alienati settantacinque veicoli

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La Commissione Straordinaria, composta da Filippo Dispenza, Simonetta Calcaterra e Maurizio Alicandro, fin dai primi giorni dell’insediamento, ha disposto una serie di sopralluoghi sul territorio cittadino al fine di ottenere una mappatura delle problematiche ambientali ivi presenti.
La polizia municipale, sotto il comando di Espedito Giglio, hanno effettuato controlli capillari in sinergia con il settore di tutela ambientale del comune caivanese.
Sono stati rimossi e alienati 75 veicoli, con molta probabilità di origine furtiva, abbandonati in particolare nelle campagne della frazione di Casolla Valenzano e lungo le strade limitrofe.
La Commissione Straordinaria ha voluto esprimere – con una nota ufficiale – la grande soddisfazione per i risultati delle operazioni finora effettuate dal personale impegnato nell’attività di bonifica del territorio.

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Caivano

CAIVANO. Sistema delle Estorsioni del clan Angelino. Prime indiscrezioni sulle dichiarazioni dei Collaboratori di Giustizia

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CAIVANO – Procede senza sosta l’iter procedurale del processo legato al Sistema delle estorsioni messo su dal clan Angelino con la connivenza della parte politica e tecnica del Comune di Caivano.

Dopo gli Avvisi di Garanzia, le ultime indiscrezioni riguardano le confessioni rilasciate da coloro che hanno deciso di collaborare con la Giustizia.

A primo acchitto, da quello che si legge è che le indagini non si chiudono ai venticinque nomi che abbiamo pubblicato giorni fa (leggi qui). Altri nomi sono ancora coperti dal segreto istruttorio, tanto è vero che nelle documentazioni a disposizione delle difese dei venticinque indagati raggiunti dal provvedimento di chiusura delle indagini, si leggono molti omississ, il che farebbe presagire un’altra raffica di provvedimenti a stretto giro.

Dalle dichiarazioni rilasciate dai neocollaboratori viene quasi tutto confermato di quanto emerso dalle indagini e dalle intercettazioni. Giovanbattista Alibrico e Carmine Peluso erano gli addetti a riscuotere somme di denaro per conto del clan, oltre che ad avere il ruolo di richiedenti delle somme estorsive, mentre Martino Pezzella faceva da tramite, incassando il denaro dai politici per poi portarlo al clan, direttamente nelle mani dei fidelissimi di Antonio Angelino detto “Tubiuccio”.

Confermato inoltre il sistema delle aggiudicazioni guidate dal funzionario Vincenzo Zampella e dei nomi delle ditte segnalati dai vari esponenti politici corrotti.

Chi ne esce con le ossa ancora più rotte da queste dichiarazioni sono le figure di Arcangelo Della Rocca e di Gaetano Ponticelli.

Da quello che asseriscono i collaboratori, il primo durante la consiliatura Enzo Falco, oltre ad avere incassato una tangente dalla Gi.Car. direttamente da Bernardo Giuseppe per la rimozione di un manufatto abusivo al Parco Verde, ha anche segnalato professionisti per alcuni incarichi tecnici per il PNRR. Accusato inoltre di avere grossi rapporti all’Urbanistica con imprenditori e tecnici per il rilascio delle licenze edilizie in tempi rapidi. Avendo rapporti diretti con Zampella Vincenzo e con altri tecnici e godendo delle corsie preferenziali, poteva effettuare favoritismi sull’accelerazioni delle pratiche presentate al Comune. Inoltre l’ex Assessore dem, emerso da quanto dichiarato da uno dei collaboratori, pare si sia recato insieme a Pompeo Esposito e D’Agostino Fabrizio, alla CUC di Salerno per cercare di condizionare le attività nella scelta delle ditte a cui affidare i lavori, senza ottenere però alcun risultato positivo.

Le confessioni dei collaboratori, invece, hanno potuto completare il quadro indiziario di Gaetano Ponticelli, ex Consigliere di opposizione, che stando a quanto dichiarato dai collaboratori, stesse bene il Sistema messo all’impiedi dal capoclan, tanto è vero che la sua figura viene menzionata assieme a quella di Albrico Giovambattista, Peluso Carmine e Falco Armando come i politici vicini al gruppo di “Tubiuccio”. Secondo quanto riferiscono i collaboratori, Gaetano Ponticelli era colui che portava le determinazioni comunali riportanti nomi delle ditte e cifre affidate direttamente al clan. Spesso è stato visto uscire da una concessionaria di autonoleggio di via Platone dove Angelino Antonio – alias Tubiuccio – e Angelino Gaetano avevano i loro uffici/appoggio. Addirittura ad un incontro tra il capoclan e il Ponticelli, il pentito di camorra che parla agli inquirenti, ammette di essere stato invitato ad accomodarsi fuori. Secondo quest’ultimo, prassi, questa, consolidata quando si trattava di parlare di affari che riguardassero grossi guadagni in termini economici. Confermata inoltre anche l’intercessione di Gaetano Ponticelli, per fare in modo di non far dislocare la dirigente scolastica Rosalba Peluso – ritenuta dalle indagini, la dirigente gradita al clan – dalla scuola “Cilea, Mameli Rodari”.

Nomi nuovi che destano qualche sospetto sul fatto che il Sistema possa andare anche oltre la nomenclatura già nota sono quelli della dirigente Anna Damiano e del dipendente pubblico Pompeo Esposito che stando a quanto dichiarato dai collaboratori di giustizia, erano pienamente consapevoli del fatto che il sorteggio della gara sul rifacimento del manto stradale di alcune strade, appaltato poi alla ditta Appalti Generali di Alfiero Luigi, venisse truccato.

Premesso che tutti gli attori di questo procedimento sono innocenti fino a sentenza definitiva e che ognuno di loro avrà modo di difendersi nelle sedi opportune, appare indubbio che la classe dirigente caivanese sia stata lacerata e falcidiata dal punto di vista etico e morale.

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Caivano

CAIVANO. I Commissari chiudono la condotta idrica che forniva altri comuni. Penza: “bisogna tutelare gli insoluti vessati dall’alto costo di approvvigionamento”

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CAIVANO – Altro problema e altra improvvisazione da parte della terna commissariale caivanese. Già nelle settimane scorse noi di Minformo ci siamo occupati della problematica legata ad una condotta idrica in capo al Comune gialloverde ma che, tra gli altri comuni, forniva anche i comuni di Orta di Atella, Sant’Arpino e Crispano (leggi qui).

La questione diventò di interesse parlamentare, al punto tale che il deputato pentastellato Pasquale Penza sollevò alcuni quesiti nella Commissione competente.

Di tutta risposta i Commissari prefettizi caivanesi, hanno pensato bene, per non continuare a gravare sulle casse comunali di chiudere quella condotta e di lasciare interi quartieri crispanesi, santarpinesi e ortesi senz’acqua e senza neanche lasciare agli amministratori di questi comuni – come buon rapporto istituzionale di collaborazione tra le Amministrazioni prevede – un leggero preavviso prima di provvedere alla chiusura dei rubinetti né prendersi la briga di informare gli ignari pari grado dei comuni interessati dell’annoso problema che interessava anche i comuni di loro pertinenza.

Tanto è vero che gli amministratori che non hanno avuto la fortuna di informarsi attraverso le nostre pagine sono risultati del tutto sorpresi di quanto stesse accadendo sul loro territorio fino alla scoperta del nostro articolo che ha delucidato loro del problema. All’indomani della lettura, ognuno di loro ha potuto dare mandato ai propri tecnici di provvedere ad effettuare dei bypass che consentissero di legare le famiglie lasciate senza approvvigionamento idrico alle proprie condotte di competenza.

Da indiscrezioni raccolte in esclusiva da Minformo, alcuni di questi Amministratori stanno anche indagando su un’eventuale configurazione, da parte dei commissari caivanesi, del reato di interruzione di pubblico servizio, dato che i succitati quartieri sono rimasti a secco per oltre 48 ore.

Fermo restando che per quasi cinquant’anni i cittadini caivanesi hanno pagato i costi dell’approvvigionamento idrico anche per queste famiglie mentre queste ultime pagavano, in realtà, a un ente non competente che su di loro esercitava zero spese e premesso che nessuno degli attori attuali sia responsabile di tale disservizio dato che i lavori, come anticipato, risalirebbero a più di cinquant’anni fa è giusto però, che gli organi preposti, facciano chiarezza ma soprattutto trovino soluzioni atte a tutelare gli interessi dei cittadini finora vessati.

Per saperne di più abbiamo contattato il deputato del Movimento 5 Stelle Pasquale Penza che davanti ai nostri taccuini ha dichiarato: “Prima di tutto bisogna capire quali e quanti comuni ma soprattutto quante famiglie venivano approvviggionate dall’acqua caivanese. I comuni interessati saranno in grado di darci un numero preciso di famiglie collegate a questa condotta? Ma soprattutto gli Amministratori saranno nelle condizioni di conferirci i numeri giusti? Poi, bisognerà capire se verranno presi in considerazione tutti gli insoluti della povera gente che non potevano permettersi il pagamento di cifre esorbitanti sulla fornitura idrica, dato che il costo del numero sovrastimato di metri cubi d’acqua destinati a Caivano viene ripartito sull’intera popolazione caivanese. Bisogna sapere se gli enti preposti adotteranno una specie di ristoro fiscale nei confronti di chi, in buona fede, avrebbe voluto pagare ma non ha potuto. Dal mio canto farò tutto quanto nelle mie possibilità per portare alla luce questa problematica e tutelare i cittadini caivanesi finora vessati”.

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