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Cardito

CARDITO. A pochi giorni dalla chiusura della campagna elettorale è partita la macchina del fango

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CARDITO – Mancano quattro giorni alla chiusura della campagna elettorale e mentre le due alternative a Cirillo hanno messo contenuti nella propria campagna elettorale nella quantità pari a zero, da diversi giorni è partita la solita macchina del fango, nei confronti del sindaco Cirillo, ordita dai soliti haters che spalleggiano, per forza di cose, la candidatura di Marco Mazza.

Ricordiamolo. Marco Mazza professionista stimato e uomo di partito, mastica politica da bambino ma che non ha mai riscaldato i cuori carditesi, al punto tale da non aver neanche conquistato quello dei suoi. C’è qualche barriano in più che professa il voto disgiunto per contarsi e per far capire a Mazza che se un domani siederà in Consiglio è grazie ai voti delle liste e non al proprio consenso elettorale. Questo è il livello che dovrebbe mettere paura a Cirillo. La guerra dei poveri, praticamente. Ma andiamo avanti.

Secondo i mescolatori di fango, perché anche per lanciarlo ci vuole competenza, Cirillo si sarebbe sottratto al confronto organizzato da un giornale locale. Così, il buon Mazza, per cavalcare l’onda, oltre le altre poche strumentalizzazioni possibili, aggiunge quella del rifiuto al confronto e lancia la provocazione di essere disposto a confrontarsi nella sede del Partito PD con i giornalisti preferiti da Cirillo.

Nessuno di noi giornalisti ha mai sentito proferire parola dal Sindaco Cirillo sulle motivazioni della sua mancata adesione al confronto, quindi non sappiamo, come non sa il Mazza, se la questione è legata ai conduttori, agli organizzatori o alla location del confronto. Ma poi, ci sembra normale confrontarsi con chi da un lato professa una campagna elettorale dai toni bassi e basata sul rispetto e dall’altro lato alimenta e legittima odiatori seriali prestandosi alla pratica del lancio del fango accettando inviti provenienti dagli scantinati del web?

Con chi si deve confrontare il sindaco Cirillo? Con l’uomo del PD che è stato in maggioranza fino all’altro ieri o con l’uomo accettato e legittimato dagli odiatori seriali del sindaco uscente? Ripeto, non sappiamo la vera motivazione, ma se fossi stato io al sindaco Cirillo avrei prima chiesto con chi si ha l’onore di interloquire.

D’altronde chi gode del vantaggio dei sondaggi e chi ha già dimostrato ampiamente quanto sappia amministrare non ha bisogno di confrontarsi con altri, l’unico confronto è quello che si ha quotidianamente con la gente. De Luca è l’esempio vivente. Ha rifiutato qualsiasi confronto organizzato con gli altri candidati Presidenti e non a caso fa parte dello stesso partito del sindaco Cirillo e come il sindaco Cirillo è stato l’uomo della Sicurezza in emergenza Covid.

Quindi non si riescono ancora a comprendere perché sul territorio si continuino ad usare mezzucci da quattro soldi per screditare l’immagine di un amministratore, quando potrebbero sfruttare la loro bravura a mistificare le cose e costruire un bel libro dei sogni per i cittadini, almeno, dopo, potranno dire di aver messo in evidenza dei contenuti.

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Cardito

CARDITO. Il Consigliere Russo attacca il Sindaco sul tema staff personale, riportando dati falsi

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CARDITO – Non sempre un giornalista critico della politica entra nel merito del dibattito pubblico se non per evidenziare le fake news legate alla demagogia spicciola che possono uscire fuori dalle dichiarazioni degli addetti ai lavori.

È quanto successo pochi minuti fa nel comune del cardellino con le dichiarazioni del Consigliere Andrea Russo che affrontando un tema demagogico come quello dello sperpero di denaro pubblico legato all’assunzione degli organi formanti lo staff del Sindaco, dichiara, attraverso un video postato sui social, alcune falsità al solo scopo di alimentare rabbia e impopolarità nella figura del primo cittadino. Ma andiamo ad analizzare i fatti.

Andrea Russo nel suo video asserisce che il Sindaco Giuseppe Cirillo abbia portato il numero dei formanti lo staff da 3 a 5 soggetti, lasciando intendere una volontà da parte del primo cittadino su un ulteriore esborso di denaro pubblico. Nulla di più falso. Gli staffisti nel comune gialloblu sono sempre stati tre. All’inizio furono assunti Andrea Fisher – staffista storico – Vincenzo Russo, Nicola Di Micco e Biagio Barra, poi si decise di nominare il Di Micco dirigente dell’ente sfruttando l’Art. 110 del Tuel, liberando così una casella dal capitolo di bilancio posto in essere sullo staff del Sindaco. Da allore quella casella è rimasta vuota per parecchi mesi, facendo risparmiare, in realtà, soldi ai contribuenti.

Oggi il primo cittadino, vuoi perché oberato di lavoro, vuoi perché abituato ad avere la segreteria con impegni suddivisi su tre elementi, ha pensato bene di assumere due figure part-time. Praticamente la casella lasciata vuota da Di Micco sarà riempita da altri due staffisti allo stesso costo di sempre da parte dell’ente.

Il dato politico che esce fuori è quasi pari a zero. A queste latitudini si cerca di fare opposizione sul nulla. Si comprende e va bene il gioco delle parti, ma non si può parlare a distanza di tre anni dopo aver passato gli stessi anni tra i banchi di maggioranza accompagnati dal mutismo selettivo cronico e svegliarsi su questioni, inesistenti tra l’altro, solo ora e per giunta raccontando frottole. Ci aspettiamo altro da un professionista come Andrea Russo che in quanto tale dovrebbe anche capire che anche il confronto con i comuni limitrofi non regge. Gli altri enti non hanno a capo un Sindaco che deve destreggiarsi tra impegni locali e metropolitani, quindi che ben vengano occhi vigili sul territorio atti ad arginare facili distrazioni o dimenticanze. Non mi si venga neanche ad incolpare il primo cittadino per la doppia carica, dato che la sua visione sovracomunale è sotto gli occhi della città e la ricezione di decine di milioni di euro non è da tutti.

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Afragola

Stupri, violenze e omicidi. Facile fare il prete anticamorra con la legge che li obbliga a non denunciare

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Facile fare il prete di periferia negli addensamenti di povertà a nord di Napoli. Basta avere l’ambizione di andare a colmare un vuoto lasciato dalla politica e dalle istituzioni con l’aiuto della fede e della toga e un po’ di predisposizione all’egocentrismo. Aspettare che un tragico evento si verifichi e attendere, inesorabilmente, lo stuolo di colleghi giornalisti che, non sapendo chi intervistare, dato che a queste latitudini la politica è sempre assente per autoimplosione, si rivolgono al personaggio più populista e demagogo rimasto sul territorio.

Allora la riflessione che voglio fare oggi, così come esposta ai tempi dei fatti che riguardarono l’omicidio di Fortuna Loffredo è: la Chiesa che da secoli cerca di colmare i vuoti creati dalla cecità dei governatori sarebbe in grado di aiutare, fattivamente, le vittime di questi efferati delitti?

Tutti noi sappiamo che secondo l’art. 200 c.p.p. la legge italiana rispetta il segreto confessionale tanto che stabilisce che: il sacerdote a cui è stato confessato un reato NON può essere obbligato a essere chiamato come testimone in un processo. Al contrario, come recita l’art. 622 c.p., violare il segreto confessionale potrebbe costituire reato: il sacerdote che dovesse violare il segreto confessionale per un qualsiasi motivo NON previsto dalla legge, rischia la reclusione fino a 1 anno e una multa che può variare tre le € 30 e le € 516.

D’altro canto, invece, è pur vero che la Corte di Cassazione con la sentenza n. 6912 del 14 gennaio 2017 ha chiarito che il sacerdote che NON DEVE violare il segreto confessionale è tenuto a collaborare con la giustizia. Il segreto confessionale cade nel momento in cui il fedele confessa di essere, ad esempio, stata vittima di violenza. Il sacerdote che, in sede di processo, si rifiuta di testimoniare o mente durante la deposizione rischia la reclusione fino a 6 anni per il reato di falsa testimonianza.

La differenza sta proprio qui! Se a confessare il reato è chi commette il reato? Allora vale la prima ipotesi, ossia, il prete è tenuto a non denunciare ciò che gli è stato riferito in confessione. Ma questo principio ecclesiastico, condiviso anche dalle norme laiche della nostra Costituzione, in verità, quanta carità cristiana serba in sé?

Facendo un’opportuna riflessione sociologica, da anni il tema della religiosità dei mafiosi, o dei criminali in generale, apre lo scenario a molteplici piani di analisi: da una parte, occorre chiedersi che significato assumono le devozioni e le ritualità religiose e che ruolo svolga il ricorso alla fede all’interno di certi contesti, dall’altra è indispensabile valutare le posizioni che la Chiesa ha progressivamente espresso nella storia. Lo studio delle organizzazioni mafiose lascia emergere il dato piuttosto singolare di una religione che diventa strumento di legittimazione, offrendo motivazioni agli atti criminosi, alleviando le paure e le angosce nutrite dagli affiliati per il proprio destino personale. Ed è per questi motivi che si può benissimo pensare che anche un reato come lo stupro può facilmente essere confessato ad un protettore di anime.

Allora la domanda sorge spontanea: a quali responsabilità la Chiesa espone un prete di periferia, pastore di un addensamento di povertà come quella del Parco Verde? Quale peso deve sopportare un prete anticamorra se tali principi lo devono, per forza maggiore, relegare alla figura di un inerme testimonial della lotta? Ma soprattutto come si sentirebbe l’uomo che alberga sotto la toga a sapere di essere stato costretto a non evitare tale scempio?

Allora l’ultima osservazione che vorrei fare è quella del ruolo della Chiesa nella società moderna. Forse, dico forse, con tutta la modestia possibile, sarebbe il caso di far scendere realmente in trincea chi, almeno a parole, dichiara di voler salvare la vita alla povera gente su questo umile pianeta e far sì che chi sappia denunci immediatamente.

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Caivano

Colpite delle auto di una concessionaria durante una sparatoria a Cardito

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Ieri notte alle ore 2:20 circa a Cardito, i carabinieri di Caivano sono intervenuti a via I Maggio angolo via della Repubblica per una segnalazione di colpi d’arma da fuoco. Alcuni colpi di arma da fuoco sono stati sparati verso 4 auto che erano all’interno di un concessionario, 7 i fori causati. Sono in corso le indagini della vicenda.

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