Cronaca
La politica si è fatta trovare impreparata ad una evitabile guerriglia urbana, o forse no!?
NAPOLI – Un clima di guerra ieri ha pervaso la città, in particolar modo il borgo di Santa Lucia dove ha sede la Regione Campania. L’epilogo della nottata non è stato quello sperato. Ai tanti ristoratori e operatori Horeca che protestavano per le misure restrittive dettate dall’Ordinanza firmata dal governatore De Luca si sono aggiunte anche alcune forze grigie della città, come ultras, clan camorristici e frange di estrema destra, i quali hanno messo a ferro e fuoco la città. Fino a quando non facevano capolino questi facinorosi la protesta ha cominciato ad assumere una valenza importante, migliaia le persone, cittadini normali che affiancavano i ristoratori al grido “libertà, libertà”.
Una cosa è certa. Lo stare chiusi dentro non piace a nessuno, e se da marzo a maggio scorso il popolo ha accettato lo stato di emergenza perché una calamità come la pandemia è piovuta addosso a tutti all’improvviso nella massima sprovvedutezza politica ed organizzativa, oggi non accetta che in ben otto mesi, compreso il fatto che un’altra ondata era prevista, la politica, colui a cui è stata affidata la delega per il proprio futuro non abbia provveduto ad evitare un secondo lockdown e mettere in sicurezza l’emergenza sanitaria della scorsa primavera. Quindi tutti in piazza. Tutti uniti per far valere il proprio diritto al lavoro, quello stesso diritto sancito dai primi articoli della Costituzione Italiana.
Ma alla fame non c’è virus che tenga. Ieri a Napoli si sono uniti i nuovi poveri con i vecchi poveri ma questi ultimi sono molto più incazzati e organizzati dei primi. Tanto è vero che il tam tam è cominciato attraverso le app di messaggistica istantanea e in tempo di poche decine di minuti si sono riversati tutti in piazza. Una modalità non prevedibile dalle Forze dell’Ordine che su alcuni aspetti tecnologici per colpa di chi legifera in Italia riscontra ancora un terribile ritardo, così la frittata è fatta.
Quel sottobosco fatto di gente che in un modo o nell’altro, come si dice in gergo, arrangia la giornata è il primo a sentire i morsi della fame dovuti ad un secondo lockdown ma queste persone non riescono a dialogare, la loro ignoranza gli impedisce di manifestare pacificamente, la politica nelle sue scelte non ha tenuto conto della fascia ibrida e borderline della città. Da sempre Napoli, si sa, non è una città come le altre, è formata da tanti tipi di culture diverse, derivanti dalle tante occupazioni subite e a Napoli non esiste solo l’impiegato, l’imprenditore, il professionista e l’operaio ma esistono anche tanti disoccupati già arrabbiati di per sé perché senza la sicurezza di un reddito fisso e che per sbarcare il lunario trovano riparo tra le politiche sociali dei clan camorristici che per dare nell’immediato qualche risposta li fanno lavorare come camerieri nei piccoli ristoranti e/o piezzerie dei borghi, come parcheggiatori abusivi, bagarini, manager di cantanti neomelodici etc.
Attenzione. Con questo non si vuole giustificare la violenza che deve essere sempre condannata ma chi governa la Regione non può non tenere conto del fuoco che cova sotto la cenere, specialmente quando in tv o attraverso dirette social annuncia delle decisioni drastiche con toni minacciosi, intrisi di terrore e poco rassicuranti.
Il dato politico che è emerso ieri è che la politica si è fatta trovare impreparata o forse no!?
In effetti quella guerriglia urbana scaturita ieri all’interno della protesta pacifica dei lavoratori, in quanto a comunicazione, ha giovato a chi oggi si deve prendere le proprie responsabilità su quanto accaduto. Stamattina i mass media non fanno altro che parlare dei disordini causati dai facinorosi. Gli unici video che raccolgono più visualizzazioni sui social sono quelli dei lanci di bottiglie, lacrimogeni e manganellate alle auto della Polizia. Nessuno parla più di proteste dei ristoratori e decisioni impopolari prese dal governatore De Luca. Nessuno parla dell’inefficienza di questi otto mesi della politica italiana tutta. Nessuno pone l’accento su quanti posti letto di terapia intensiva, realmente, sono stati creati da De Luca. Nessuno si pone l’interrogativo se quanto detto dal governatore al termine dello scorso lockdown fosse vero o falso. Nessuno che va a verificare, realmente, a che punto sono e se sono aperti e fruibili i famosi covid hospital in prefabbricato.
‘A nuttata è passata e Napoli è tornata nella paura dei contagi con tanto di futuro affidato nelle mani di un’unica persona che può fare e disfare a suo piacimento dato lo Stato di emergenza annunciato dal Governo centrale. Io? Speriamo che me la cavo…
Cronaca
Shock in Argentina, quattro calciatori del Velez Sarsfield arrestati per violenza sessuale di gruppo
Scandalo in Argentina, dove quattro calciatori del Velez Sarsfield sono stati arrestati con l’accusa di violenza sessuale di gruppo. La vittima è una giovane giornalista, la quale ha denunciato alle autorità l’episodio avvenuto lo scorso 3 marzo.
Pertanto, gli indagati sono il portiere Sebastian Sosa, il difensore Braian Cufré, il centrocampista José Ignacio Florentin e l’attaccante Abiel Osorio.
In particolare l’avvocato della donna, Patricia Neme, ha dichiarato ai media argentini che la sua assistita aveva accettato di unirsi solo al portiere in una camera d’albergo a Tucuman, ma ad attenderla vi erano anche gli altri tre giocatori.
Ecco quanto spiegato dalla vittima nella sua denuncia:
“Abbiamo bevuto alcune birre, poi mi hanno offerto un liquore che mi ha provocato uno stato di stordimento, malessere e sonnolenza, è stato allora che senza alcun consenso i quattro hanno abusato di me sessualmente”.
Al momento il portiere Sosa ha negato qualsiasi accusa e potrebbe essere processato con un ruolo secondario, mentre per i suoi compagni l’accusa è di abuso sessuale. Intanto la società argentina ha comunicato di aver sospeso i contratti di tutti e quattro i giocatori dopo il loro arresto. Ecco la nota del club:
“Questo club sottolinea la sua più profonda preoccupazione per i fatti denunciati, che sono chiaramente contrari ai principi e ai valori della nostra istituzione”.
Cronaca
Omicidio Giovanbattista Cutolo, al via il processo: le ultime
Al via oggi il processo per l’omicidio di Giovanbattista Cutolo, che vede i legali del minorenne imputato chiedere lo sconto di pena.
Tuttavia il Pm Francesco Regine non ha dubbi sul fatto che si tratti di omicidio volontario aggravato da futili motivi. Questo perché l’imputato ha sostenuto di aver sparato colpi di pistola senza avere una reale intenzione di uccidere.
Ecco il commento del deputato Francesco Emilio Borrelli:
“Se mai ci dovesse essere uno sconto di pena sarebbe un delirio, un abominio contro la giustizia, una follia. Come dice la famiglia di Giogiò, che appoggiamo appieno, bisogna dire basta a questi colpi di spugna che non cancellano i peccati, i crimini, la mentalità violenta e delinquenziale, ma soltanto il senso di giustizia e di legalità, il rispetto per le vittime e la fiducia della gente nelle Istituzioni. Servono pene durissime”.
Cronaca
Maxi operazione della GdF, sgominato riciclaggio internazionale tramite una banca abusiva cinese: 13 arresti
Blitz all’alba di questa mattina da parte dei carabinieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Vicenza, che ha dato esecuzione fra le province di Vicenza, Venezia, Padova, Verona e Brescia ai seguenti provvedimenti emessi dal Gip di Vicenza su richiesta della locale Procura della Repubblica:
-ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 13 indagati;
-decreto di sequestro preventivo per equivalente (per un importo pari al profitto illecito generato dal sodalizio, di circa 1.500.000,00 euro);
-decreto di perquisizione locale presso le abitazioni e le aziende riferibili a complessivi 18 indagati.
In particolare, i finanzieri hanno ricostruito operazioni di riciclaggio di contanti trasportati dall’estero verso l’Italia tramite almeno 556 viaggi, per circa 110 milioni di euro provenienti da frodi fiscali realizzate da società dedite prevalentemente al commercio di materiali ferrosi.
Il denaro inviato all’estero veniva successivamente retrocesso ai clienti italiani, attraverso l’utilizzo di uno sportello bancario abusivo della cosiddetta ‘China underground bank’.
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