

Cucina
[Il Piatto della Settimana] Scopriamo insieme la Paiocca di Pellezzano (Salerno)
Torna a gran richiesta la rubrica dedicata alla cucina e alla storia dei piatti tipici del nostro bel Paese.
Oggi vi proponiamo un piatto tipico della cucina salernitana.
Siamo, infatti, a Pellezzano un paesino dell’entroterra salernitano.
Il primo piatto che andiamo a ‘scoprire’ si chiama, Paiocca Pellezzanese.
Sembra un nome altisonante, che fa pensare a chissà cosa. E invece si tratta di nient’altro che di una semplice pasta con zucca e salsiccia e l’aggiunta di provola.
La naturalezza e la semplicità di questo piatto lo rendono squisito e facilmente preparabile.
Come pasta, basta una fatta in casa, dei paccheri, oppure dei tagliolini o altra che vi viene in mente, non c’è un formato particolare.
La zucca è preferibile quella stagionale, mentre una bella salsiccia paesana non guasterebbe.
Gli ingredienti. 400 grammi di pasta fatta in casa, 400 grammi di zucca, 2 salsicce, 200 grammi di provola o scamorza affumicata, olio extravergine d’oliva, aglio, sale, mezzo bicchiere di vino bianco secco, brodo, peperoncino piccante (qualora vi piaccia)
Campania
[Il piatto della Settimana] Tradizione e sacralità in questa pietanza

Nella nostra rubrica ‘Il piatto della settimana’, stiamo per parlarvi di una prelibatezza, questa volta non molto ‘raffinata’ ma al contempo deliziosa, della cucina campana. Un piatto che ha una tradizione antica, annoverato anche da personaggi di alcuni secoli fa.
Nel 1837, un famoso scrittore, scrisse qualcosa in merito ad un piatto.
Nelle pagine di ‘Cucina teorico pratica’, firmata IPPOLITO CAVALCANTI, c’è spazio per una pietanza che, all’apparenza non sembrerebbe ‘campana’, visto che noi amiamo mangiare la ‘sostanza’.
Si tratta, infatti, di un piatto semplice, ma allo stesso tempo appetitoso. La cosiddetta, fritta di Scammaro.
Per chi non lo sapesse, il termine deriva dalla parola scammare, che in dialetto napoletano significa “mangiar di magro”.
Infatti, questa succulenta frittata di spaghetti viene preparata spesso nel periodo della Quaresima, quando il Venerdì non bisogna infrangere il voto di astinenza dalle carni. Tradizione vuole che si mangi soprattutto nell’ultimo Venerdì, quello che precede Pasqua.
La preparazione è molto semplice e veloce: agli spaghetti passati in padella si aggiungono olive nere denocciolate, uva passa, acciughe sott’olio, capperi sotto sale, prezzemolo, peperoncino fresco, aglio, olio e sale.
Poiché si tratta di una frittata di pasta e non di uova, deve friggere a fuoco lento fino a raggiungere la doratura e la crosta croccante.
Dopodiché tutti a tavola, pronti a leccarsi i baffi.
Attualità
Cibo. Ritirato dal mercato: gli esperti consigliano di non mangiare questo prodotto

Il Ministero della Salute, attraverso una nota apparsa sul proprio sito, ha comunicato il richiamo per rischio microbiologico di un lotto (04/02/2021) di STRACCHINO Colli di san Fermo – Formaggio a Latte crudo, a marchio AZIENDA AGRICOLA E AGRITURISMO SANT’ANTONIO, prodotto da di Consoli Chiara, nello stabilimento GRONE in provincia di Bergamo, via Provinciale 28°( IT 03 1368 CE).
Il prodotto, che gli esperti consigliano di non consumare e di riportare al punto vendita, è stato segnalato per la “presenza di Listeria monocytogenes” rilevata in autocontrollo.
La formaggella a latte crudo non preimballato, è a peso variabile. L’infezione da listeria, anche detta listeriosi, è una tossinfezione alimentare che prende il nome proprio dal batterio che ne è la causa, il Listeria monocytogenes, il medesimo segnalato nel prodotto a marchio Selvaggio Sockeye affumicato. “. Esiste però anche un’altra forma, detta “sistemica”, che dall’intestino passa nel sangue e si diffonde nell’organismo, arrivando al sistema nervoso, “dando vita a encefaliti e meningiti e forme acute di sepsi”. In questo secondo caso, sottolineano i medici, tra l’assunzione del cibo contaminato e la manifestazione dei sintomi può trascorrere un periodo variabile tra uno e tre mesi.
Attualità
[Il Piatto della Settimana] La leggenda degli gnocchi alla sorrentina

Spesso la domenica è un giorno che la cucina napoletana riserva a dei piatti in particolare. Tra pasta al forno, lasagne e spaghetti ai frutti di mare, spuntano gli gnocchi.
Tra i principali comfort food, la storia di questo piatto ha radici antichissime. Gustoso, ricco ma semplice e tra i piatti più apprezzati della cucina mediterranea.
Fondamentale è la preparazione di questo piatto, soprattutto nella fase dell’impastare. Le antiche massaie pelavano le patate per poi farle bollire, tutto a mano, facendo scivolare ogni gnocco sui rebbi della forchetta per dare le inconfondibili righe.
Poi in un mondo che fa della “fretta” una delle condizioni principali della vita, a chi non va di prepararli, può anche comprarli già pronti, surgelati e magari fornire solo il ragù o il sugo.
Ma quante volte, mentre li mangiate, vi siete chiesti da dove arrivino e il perchè di questo nome così “bizzarro”?
Si tratta di un piatto antichissimo. Per quelli di patate, dobbiamo tornare al XVI secolo, quando iniziò l’importazione della patata in Europa dall’America. La versione alla sorrentina nasce con ingredienti della pizza, pomodori e mozzarella.
Si dice che i veri gnocchi di patate nacquero in Campania, tanto che esiste una leggenda a riguardo: un giorno un abate di campagna, molto goloso di gnocchi, ne fece indigestione, addirittura soffocandosi. Da qui arriverebbe il soprannome degli gnocchi, “strangulaprievite” (strangola-prete).
In realtà, seppur la leggenda sia affascinante, sembra che il soprannome arrivi da ancora più lontano, dall’antica grecia: in particolare dai termini “strongulos” e “preptos”, che dovrebbero significare un oggetto rotondo.
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