

Salute
Monaldi: impianto di un cuore artificiale ad una bambina di 4 mesi
NAPOLI -“Si tratta di un intervento straordinario. La bimba a 4 mesi ha dovuto subire l’impianto di un cuore artificiale e poi è arrivato quello compatibile. Questo mette in risalto, anche in pandemia, una struttura come la cardiochirurgia del Monaldi che non si è mai fermata. Siamo la seconda struttura in Italia per numero di trapianti di cuore effettuati”.
Lo ha detto il Direttore Generale dell’Azienda ospedaliera dei Colli Maurizio Di Mauro intervenendo nella trasmissione Barba&Capelli condotta da Corrado Gabriele su Radio Crc Targato Italia e in onda dal lunedì al venerdì dalle 7 alle 9.
Poi ha aggiunto: “Continuo a ribadire che gli operatori sanitari da due anni sono sempre gli stessi. La pressione si è abbassata e gestiamo i pazienti con più tranquillità. A 15 giorni dall’apertura delle scuole la situazione è tranquilla ma bisogna stare ulteriormente attenti per avere la massima sicurezza: dobbiamo invitare le persone a vaccinarsi. Il programma regionale prevede 2 milioni di vaccinati entro fine ottobre e ci darebbe sicurezza perché il vaccino dà un’immunità importante”.
Infine Di Mauro ha concluso: “Dobbiamo puntare sulla responsabilità dei singoli e si tende a ripartire perché l’economia è un fattore importante. Sono abbastanza preoccupato da medico e infettivologo ma capisco che le riaperture sono legittime: si punta sulle vaccinazioni e sulle precauzioni necessarie. I mezzi ci sono e tocca a noi riappropriarci della nostra vita”.
Salute
Torino, cieco da 30 anni torna a vedere grazie all’autotrapianto: i dettagli

La storia che vi stiamo per raccontare ha dell’incredibile, visto che un uomo di 83 anni cieco per due diverse patologie è tornato a vedere, grazie ad un intervento rivoluzionario eseguito all’ospedale Molinette di Torino.
In particolare, l’anziano è stato sottoposto ad un autotrapianto dell’intera superficie oculare da uno dei suoi occhi. Si tratta della prima volta al mondo che si esegue questa tecnica. Ecco le prime parole del paziente dopo l’operazione:
“Quando mi sono risvegliato e ho iniziato a vedere i contorni delle mie dita e della mano, è stato come nascere di nuovo”.
Pertanto, l’uomo aveva perso la vista dall’occhio sinistro per una cecità retinica irreversibile da 30 anni. In seguito, è stato colpito da una rara malattia che lo aveva privato della vista dall’occhio destro.
Ecco quanto dichiarato dalla dottoressa Enrica Sarnicola:
“Normalmente la cornea presenta un tasso di rigetto molto più basso rispetto ad altri organi vascolarizzati, ma in presenza di un’alterazione diffusa di tutta la superficie oculare, come nel caso del paziente, questo rischio diventa altissimo. In particolare, un danneggiamento delle cellule staminali del limbus, la zona tra la cornea e la congiuntiva, determina il fallimento irreversibile del trapianto”.
Poi, continua nella spiegazione il direttore della Clinica oculistica universitaria dell’ospedale Molinette di Torino, Michele Reibaldi:
“In questo intervento, per la prima volta al mondo, è stato realizzato un autotrapianto dell’intera superficie oculare prelevata dall’occhio sinistro, comprendente non solo la cornea, ma anche una parte di sclera e tutta la congiuntiva, comprese le cellule staminali del limbus. In estrema sintesi, il paziente per problemi retinici aveva irrimediabilmente perso la funzionalità dell’occhio sinistro, mentre l’occhio destro aveva mantenuto una potenzialità di recupero che però si era rivelata vana con trapianti tradizionali. Abbiamo deciso di coinvolgere il professor Sarnicola perché notissimo nel mondo, per aver proposto e realizzato tecniche alternative ai trapianti perforanti tradizionali”.
“L’intervento è stato eseguito prelevando dall’occhio sinistro, irrecuperabile dal punto di vista funzionale, ma con la cornea e la superficie oculare in buona salute, tutta la congiuntiva, tutta la cornea e due millimetri di sclera, in un unico pezzo. In pratica un terzo dell’occhio sinistro è stato auto trapiantato nell’occhio destro, che quindi è stato ricostruito ed è tornato a vedere”.
Infine, conclude Sarnicola: “La vera novità consiste nell’aver allargato il trapianto corneale all’intera superficie oculare, ai tessuti congiuntivo-sclerali, che giocano un ruolo fondamentale nel permettere il successo del trapianto in condizioni particolari, come nel caso del nostro paziente. Allo stesso tempo, l’occhio sinistro è stato ricostruito con tessuti da donatore solo a scopo estetico”.
Attualità
Sofia colpita da una rara malattia a 23 anni: “Raccogliamo fondi per la ricerca”

La storia che vi stiamo per raccontare è quella di Sofia Sacchitelli, 23enne studentessa genovese iscritta al quinto anno di Medicina, che ha deciso di spiegare su Instagram la sua malattia, l’angiosarcoma cardiaco, e la nascita della sua associazione:
“Per tutte le persone e le famiglie che si sono sentite spaventate, abbandonate e sconfortate al momento della diagnosi, come è capitato a noi. E perché nessuno riceva mai più una sentenza di morte come è capitato a me, e a tutte le persone che hanno lottato contro la stessa malattia”.
Inoltre, è possibile effettuare donazioni tramite la pagina Instagram della sua associazione ‘Sofia nel cuore’:
“Una raccolta fondi in cui verserò tutti i miei risparmi guadagnati da studentessa lavoratrice. Chiunque vorrà potrà contribuire, anche in minima parte, a raggiungere quest’obiettivo. La raccolta sarà finalizzata a studi di ricerca sugli angiosarcomi realizzati da parte dell’Italian Sarcoma Group, per permettere una cura e una qualità di vita migliori nei pazienti affetti da questa patologia”.
Poi, continua: “Il 10 novembre 2021, ho scoperto che l’atrio destro del mio cuore ospitava un’enorme massa di cellule tumorali maligne chiamata angiosarcoma cardiaco, tumore molto aggressivo e attualmente considerato a prognosi infausta; mi ci sono voluti diversi mesi per riuscire a pronunciare quell’orrenda parola senza la voce tremolante e senza essere percossa da un brivido lungo la schiena. Dopo un iniziale momento di rabbia e sconforto ho cercato, tra un ciclo di chemioterapia e l’altro, di continuare a condurre una vita il più normale possibile, per il bene e la salute mentale mia e della mia famiglia. Già la vita è breve e se la mia lo è ancora di più, meglio godersela e fare ciò che ti rende felice”.
Tuttavia, il supporto di familiari e fidanzato è stato fondamentale per Sofia:
“La malattia mi ha permesso di provare sensazioni mai conosciute prima, non solo negative; di scoprire la personalità e la profonda sensibilità di alcuni, a differenza di altri che invece si sono tirati indietro, non sapendo come affrontare la situazione, ma che comunque non condanno. Oggi non sono qui a lamentarmi di quanto il cancro faccia soffrire o quanto sia stata sfortunata ad esserne colpita, perché purtroppo ogni giorno migliaia di bambini, ragazzi e giovani adulti come me combattono duramente le loro battaglie. Non ho mai avuto rimpianti e grazie al sostegno e ai sacrifici dei miei genitori, sono sempre riuscita a fare tutto ciò che mi rendesse felice e mi facesse stare bene. Il destino purtroppo, mi ha impedito di realizzare tutti i progetti che avevo in mente: diventare medico, sposarmi, avere dei bambini, passare dei momenti con le persone che amo, andare a vedere la Samp con mio papà e mia sorella, viaggiare, accudire i miei genitori da anziani e invecchiare. Il pensiero più angoscioso e tormentoso per me rimane il fatto che due genitori rimarranno senza la loro creatura, una ragazza senza la sua adorata sorella minore e un ragazzo senza l’amore della sua vita; a questo non riuscirò mai a trovare una giustificazione che mi dia pace”.
Infine, Sofia rivela il suo obiettivo:
“Il mio unico vero desiderio sarebbe quello di fare anche solo un piccolissimo passo avanti nella ricerca e sulle conoscenze di una malattia estremamente rara come l’angiosarcoma cardiaco. Perché tutto questo, è ovviamente alimentato dal fatto che sono una studentessa di Medicina e dalla mia profonda fiducia nella ricerca. Magari non darà risultati grandiosi, ma vorrei comunque provarci”.
Salute
Napoli, ricostruita la mandibola di una bimba affetta da raro tumore: l’intervento al Santobono

La storia che vi stiamo per raccontare è quella di una bambina di 10 anni, la quale ha subito un intervento di ricostruzione di una porzione della mandibola asportata, poiché aggredita da un raro tumore maligno, il sarcoma di Ewing.
Pertanto, l’operazione è stata eseguita dalla professoressa barese Chiara Copelli presso l’ospedale Santobono di Napoli. Ecco quanto si legge in una nota del Policlinico di Bari:
“L’asportazione tradizionale avrebbe comportato la rimozione di una porzione di mandibola. Gli esiti di questa procedura, in assenza di una ricostruzione, portano a problematiche estremamente invalidanti e permanenti: deformità del volto, difficoltà nell’alimentazione e nell’articolazione delle parole. L’intervento di ricostruzione effettuato, ha previsto il prelievo di un segmento di osso dal perone, il suo modellamento a ricreare la forma della porzione di mandibola asportata e il successivo trapianto nella zona da ricostruire. Quest’ultima fase viene effettuata al microscopio, e prevede l’esecuzione di connessioni tra vasi arteriosi e venosi del diametro di pochi millimetri”.
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