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CAIVANO. Avvisi di Garanzia a politici e funzionari per l’affidamento raccolta rifiuti alla Buttol srl

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CAIVANO – Sei anni di indagini. Le stesse partite all’indomani dell’affidamento della gara d’appalto di tipo europeo alla Buttol srl per la raccolta rifiuti. Un affidamento da sempre visto con sospetto dalla nostra testata giornalistica e su cui sono stati scritti fiumi di parole.

Finalmente le indagini volgono al termine e gli attori che hanno causato un disservizio annoso sul territorio in materia di ecologia sono stati raggiunti in queste ore da un avviso di garanzia che li informa della conclusione delle indagini preliminari. Adesso la palla passa nelle mani di un Gip che dovrà stabilire se, quando e chi rinviare a giudizio.

Gli indagati che corrono il rischio di vedere trasformare la loro posizione in imputati sono Anti Luigi Cappelluccio, Antonio Cappelluccio, Vito Coppola, Carmela Frezza detta Lina, Onofrio Miele, Teresa Pigliacelli, Costantino Di Lorenzo, Magda Ricciardi, Simone Monopoli, Gaetano Ponticelli, Fabio Mariniello e la Buttol srl.

Stando a quanto si legge dalla documentazione redatta dalla Direzione Distrettuale Antimafia nella persona del Sostituto Procuratore Maurizio Giordano le posizioni più compromettenti sono proprio quelle di Anti Cappelluccio, Vito Coppola e Carmela Frezza, dove il primo, Amministratore di fatto della ditta Buttol srl, è accusato di più di un reato – Attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, Truffa, Turbata libertà degli incanti, Istigazione a rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio, Corruzione con aggravante – il secondo da dirigente all’ambiente del Comune di Caivano ma anche da Presidente della Commissione aggiudicataria della “famosa” gara sui rifiuti è accusato di Turbata libertà di incanti, Rivelazione ed utilizzazione di segreti di ufficio e corruzione con aggravante per aver turbato l’asta rivelando alla Buttol srl il contenuto delle altre buste e di aver dato possibilità alla stessa ditta di modificare, in corso d’opera, la propria offerta, tutto questo con l’aiuto della sua collaboratrice Lina Frezza, accusata per gli stessi reati e commessi secondo gli inquirenti insieme a Vito Coppola in cambio di favori, doni di valore e compensi in denaro con l’aggravante di essere gli atti contrari al dovere d’ufficio commessi al fine di aggiudicazione di contratti attinenti l’amministrazione Comunale di Caivano di cui facevano parte.

I reati di Corruzione con aggravante vengono ipotizzati anche per l’ex Sindaco Simone Monopoli e l’ex Consigliere Fabio Mariniello, al primo viene ipotizzata la corruzione per aver chiesto l’assunzione di n.17 soggetti con la motivazione di essere aiutato a dare risposte sul territorio – così come avveniva attraverso le richieste dei cittadini meno abbienti quasi quotidianamente nel proprio ufficio durante le sue udienze settimanali – ottenendo però sette assunzioni stagionali fra luglio e settembre 2016. Il Mariniello invece viene accusato di corruzione per aver chiesto ed ottenuto che la Buttol srl per decisione del suo titolare di fatto Anti Luigi Cappelluccio prendesse in locazione un terreno per un’area di 3000 mq riconducibile alla famiglia dello stesso Mariniello per adibirlo a parcheggio dei veicoli adibiti alla raccolta dei rifiuti urbani per un corrispettivo di € 2500 mensili.

Per saperne di più la nostra redazione ha raggiunto telefonicamente l’ex Sindaco Simone Monopoli che ha dichiarato: ”Non è la prima volta che il mio nome viene accostato ad indagini legate alla mia figura di sindaco e come sempre sono molto fiducioso del lavoro della Magistratura, confido nella giustizia italiana e sono sicuro che quanto prima verrà fatta luce su quest’altra triste vicenda che vede protagonista ancora una volta il nostro territorio”.

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CAIVANO. Il campo “E. Faraone” diventerà una villa comunale. Chi si è battuto per esso deve delle spiegazioni.

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CAIVANO – Da queste parti qualcosa sta cambiando. Lo Stato, grazie anche alla determinazione della Premier Meloni, finalmente sta facendo sentire la sua presenza. E non mi si venga a dire che la politica si è mossa grazie al prete. Se fosse stato per lui, si sarebbe fermato tutto al Centro Delphinia, tante sono state dette di bugie su quel centro per altri interessi che via via vi racconteremo.

Il focus che voglio fare oggi è sul campo sportivo “E. Faraone” che grazie all’unica visione da me condivisa con l’Amministrazione Falco, finalmente verrà abbattuto per fare largo ad un parco lineare di libero accesso e fruibile da tutti i cittadini caivanesi.

Il fortino della camorra, il simbolo dell’egemonia criminale sul territorio, lo scettro del potere occulto sarà eliminato e con esso anche lo strumento con cui la criminalità organizzata ricattava la politica in città.

Chi finora si è battuto affinché quella struttura fosse riqualificata e consegnata nelle mani dei “proprietari” ha tanto da chiarire ai propri concittadini. A partire dal Presidente dell’USB Caivanese, per finire ai parenti e agli amici dei personaggi noti sul territorio il cui nome compare negli atti della magistratura e in alcune intercettazioni ambientali.

Lo Stadio “E. Faraone” è stato chiuso per più di quindici anni per volere di due clan camorristici e l’assoggettamento di alcuni personaggi politici di spicco, come spiegato dal sottoscritto anche davanti alle telecamere di RAI 2 (guarda qui).

Sul campo sportivo, all’indomani dell’omicidio del boss Pasquale Castaldo avvenuto nel lontano 2003, della conseguente decapitazione dello stesso clan “Farano” e del rinvenimento tra le due panchine dell’intero arsenale del clan, si aprì un contenzioso tra il clan di nuova egemonia: i Gaglione – che nel frattempo si erano già accaparrati la gestione dell’ex Delphinia, di altre strutture pubbliche e appalti di vario genere – e i “tradizionali” gestori del campo: i Padulo, nella persona del boss Eugenio, attualmente ancora detenuto.

I fatti escono fuori da alcune intercettazioni ambientali della casa circondariale di Carinola dove Eugenio Padulo era rinchiuso nel 2012 e dove riceveva puntualmente la visita dei due figli in compagnia del nipote, quest’ultimo attualmente molto attivo sul territorio in ambito politico.

Le conversazioni tra i parenti avevano come oggetto proprio la gestione del campo sportivo “E. Faraone” e di come i Padulo dovevano attrezzarsi affinché la loro egemonia venisse confermata dalla perenne gestione del bene pubblico da loro sempre amministrato, anche e soprattutto con la connivenza della società sportiva USB Caivanese di allora.

Attraverso mandatari, intermediari e personaggi politici molto in vista di quell’epoca i Padulo e il nipote del boss tentavano di arginare le prepotenze dei Gaglione ed è in questa lotta perenne che nessuna delle Amministrazioni che via via si sono succedute si è mai voluta prendere la responsabilità di porre fine a questo sopruso perpetrato ai danni della collettività.

Una sola Amministrazione ebbe il coraggio di bandire una gara pubblica per la gestione del bene e fu quella targata Pippo Papaccioli con l’allora Assessore allo Sport l’ex Sindaco Simone Monopoli. La gestione del Faraone fu affidata ad una ditta di Giugliano che dopo diversi mesi fu costretta a rinunciare all’appalto e chissà perché!

La diatriba tra i due clan, ancora attivi sul territorio, non si è mai assopita e lo scopo è sempre lo stesso, fare di tutto per accaparrarsi la gestione del campo sportivo. Più per l’aspetto economico, la guerra in atto è per l’aspetto simbolico che la struttura sportiva rappresenta tutt’ora sul territorio.

I politici, gli amici e parenti dei boss, e la stampa compiacente e connivente fino a ieri, giorno in cui si sono apposte le firme sui contratti che consentiranno l’avvio dei lavori di demolizione del campo sportivo, si sono battuti con le motivazioni più disparate affinché l’attuale Commissario Prefettizio Gianfranco Tomao desistesse dal portare a termine l’iter burocratico già ampiamente avviato dall’Amministrazione Falco.

Fortunatamente per i caivanesi, lo Stato a Caivano ha dato forti segnali di presenza e il Commissario Tomao, uomo di Prefettura, uomo di Stato e soprattutto dedito alla legalità, ha capito sin da subito che per restituire dignità ad un popolo da sempre assoggettato alla criminalità, bisogna abbattere altarini, simboli ed emblema che possano testimoniare la radicalità di un sistema criminale insito all’interno di una comunità

Quindi i miei complimenti vanno all’Amministrazione Falco per aver intercettato fondi utili ad un cambio di destinazione d’uso del campo sportivo e al Commissario Prefettizio Gianfranco Tomao per aver dato seguito ad una visione che pone fine una volte e per tutte ad un marchio impresso a fuoco sulla pelle della popolazione sportiva caivanese e spero che questo mio editoriale possa servire da monito al resto della cittadinanza gialloverde su quelle che possono essere le loro prossime scelte elettorali, partendo proprio dall’individuazione di chi si è battuto per il campo “E. Faraone” ed evitarli.

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CAIVANO. I blitz delle Forze dell’Ordine fanno emigrare lo spaccio al centro della città

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CAIVANO – Tre persone, una sola piazza di spaccio. Allestita in un condominio in via Cairoli. Ancora Caivano ma questa volta lontano dai palazzoni popolari verde sbiadito. Lontano dal parco Verde, sintomo che la pressione dei Carabinieri sta costringendo la criminalità a cambiare strategie.
I militari della compagnia locale, insieme a quelli del 10 reggimento campania hanno bloccato i tre in quella che può essere considerata una piazza di spaccio “verticale”.
La droga era stoccata in mono-porzioni, in una grondaia installata su un terrazzino.
Su strada uno dei tre riceveva l’ordine e lo passava ai due complici ai piani alti.
Questi la lanciavano di sotto, in attesa della richiesta successiva.

Tutti disoccupati e già noti alle forze dell’ordine, i tre pusher sono finiti in manette. Giovani e giovanissimi, hanno tra i 20 e i 32 anni.
Sequestrati 25 grammi di cocaina, 162 di crack e quasi mezzo chilo di hashish. E ancora due bilancini, materiale per il confezionamento e oltre 2mila euro in banconote di piccolo taglio.
Gli arrestati sono stati portati in carcere, in attesa di giudizio. Dovranno rispondere di detenzione di droga a fini di spaccio.

SBORDONE ENRICO NATO A GIUGLIANO IN CAMPANIA (NA) IL 31.07.2003

FALCO PIETRO NATO A S.M.C. VETERE (CE) 18.08.2001

MATTIELLO GENNARO NATO A NAPOLI (NA) IL 10.07.1991

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CAIVANO. Lo scarso livello culturale ha determinato il degrado e la necessità di aggrapparsi all’abito talare.

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CAIVANO – L’ultima città a nord di Napoli non è da riqualificare come ha affermato la Premier Meloni nella sua visita al Parco Verde. Caivano è da rifondare. Non è retorica e nemmeno una frase scontata o già trita e ritrita. Quando parlo di rifondare mi riferisco all’unico elemento che caratterizza e che dà il nome ad una comunità, ossia il popolo. Lo stato di degrado che vive oggi il paesello che ha cresciuto il piccolo Peppino De Filippo fino all’eta di sei anni si è sviluppato male ed è progredito peggio. Le scelte politiche e le visioni assenti dei suoi governanti sono sempre state determinate da uno scarso livello culturale diffuso sul territorio.

La politica è lo specchio della gente che vi abita e Caivano non è da meno. Se oggi, come pochi anni fa per la cosiddetta Terra dei Fuochi, si ritengono e si ritenevano più autorevoli le parole di un prete – con le sue lacune culturali – piuttosto quelle di un ricercatore, di uno scienziato o nel caso di oggi di intellettuali, sociologi e filosofi, allora il problema è largamente diffuso nell’intero tessuto sociale della comunità gialloverde.

Le conseguenze a questo diffuso scarso livello culturale dei cittadini che scelgono di restare in queste province di lamiera sono molteplici. La prima è il disamore verso la cura della res publica dei pochi professionisti dotti presenti sul territorio e un’altra conseguenza è lo sdoganamento dell’ignoranza e della scarsa attitudine allo studio all’interno delle istituzioni. Un campo dove è sempre meglio andare a ricercare bravura e competenza, le stesse che latitano da tempo immemore sul territorio gialloverde.

Ultima dimostrazione di quanto scritto finora è l’ambizione da sempre nutrita e mai nascosta dell’imprenditore Nino Navas che, pur essendo un imprenditore di successo ed avere pochi concorrenti data la sua competenza nel suo ramo, presenta enormi lacune culturali – come del resto tutti noi in ambiti diversi dalla propria professione – a partire da quello grammaticale.

Attenzione non sono avvezzo e non amo mai correggere l’uso della lingua italiana in discussioni social o a qualche collega che magari commette un errore grammaticale all’interno di un suo scritto, quello può capitare anche a me.

Ma quando ci si presenta alla città per avviare un percorso sociologico e politico sul territorio, con tanto di campagna promozionale social e cartacea corredata di elaborazione grafica ideata esclusivamente per l’evento, dove su di essa campeggia un errore grammaticale grosso quanto una casa, allora lì la tiratina d’orecchie è d’obbligo!

Premesso che la filiera per la produzione di una campagna promozionale del genere è abbastanza lunga e qui mi sovviene che si testimonia ancor di più quanto appena scritto e cioè che lo scarso livello culturale è abbastanza diffuso, questo il pericolo sociale maggiore, dato che a partire di chi ha elaborato il testo, in ordine di creazione si susseguono le varie figure, chi ha elaborato la grafica, chi ha approvato l’identity della campagna promozionale, chi ha preparato il materiale di prestampa e chi ha stampato il materiale cartaceo ed infine gli organi di stampa vicini al promotore che hanno diffuso sia la notizia dell’evento con tanto di locandina riportante l’errore grammaticale in bella mostra. Nessuno si è accorto di un così macroscopico errore.

Sto parlando dell’evento organizzato dall’Associazione di Nino Navas “Sveglia Caivano” che si terrà nell’Auditorium del Plesso scolastico L. Milani di Caivano il 19 Settembre prossimo dove sulla locandina si legge: “L’#AltraCaivano c’è, diamogli voce!!”.

Ora sono d’accordo che sapere che il doppio punto esclamativo in grammatica non esiste è da pignoli e sono anche d’accordo sul fatto di denominare Caivano una città e quindi un nome proprio di cosa, singolare femminile. Quindi proprio perché è femminile al predicato verbale va aggiunto il determinativo “LE” e non “GLI” quindi la frase esatta da promuovere doveva essere: “L’#AltraCaivano c’è, diamoLE voce!”.

Ecco perché sono dell’idea che bisogna stare molto attenti nel decidere a chi delegare il proprio futuro amministrativo ma soprattutto partire dal fare un mea culpa ed individuare il motivo del degrado caivanese principalmente nella scarsa cultura, nella scarsa informazione della vita pubblica di ogni singolo cittadino. Perché come dice l’ex deputato Alessandro Di Battista: “un cittadino informato è un cittadino sovrano”.

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