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Scuole a pezzi e aule inagibili, nel mirino due istituti del Napoletano: la denuncia

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Scuole che cadono a pezzi, aule inagibili e bambini che fanno lezione nei corridoi. Questi gli argomenti, alla base della denuncia di alcuni genitori nei confronti di due strutture in particolare. Si tratta della scuola dell’Infanzia Bartolo Longo di Ponticelli e l’istituto Imbriani di Pomigliano d’Arco.

Pertanto, ecco la denuncia di un genitore di Ponticelli:

“Sono un genitore, preoccupato per la salute di mio figlio e di tanti altri bambini. Questa è la scuola di ponticelli al lotto 0. La scuola dovrebbe essere chiusa per manutenzione, invece non dicono nulla e non permettono a noi genitori di entrare nemmeno per accompagnare i piccoli, siamo totalmente all’oscuro di ciò che accade internamente, ci vietano ogni contatto interno; a quanto pare, credo per non farci vedere questo scempio. I bambini sono costretti a fare lezione in corridoio, bambini di soli 3 e 4 anni praticamente giocano in mezzo all’acqua”.

Invece, da Pomigliano, ecco le parole di un altro padre:

“Sono il papà di un alunno che frequenta l’istituto Imbriani a Pomigliano D’Arco, dove è forte lo stato di degrado e di pericolo”.

Tuttavia, è intervenuto sulla questione anche il Consigliere Regionale Francesco Emilio Borrelli, che ha così dichiarato:

“Ci siamo attivati chiedendo chiarimenti alle dirigenze scolastiche rispetto alle segnalazioni. Vogliamo comprendere bene la situazione, e capire come s’intenda procedere ed intervenire. Nascondere i problemi non li fa sparire ma, anzi, li peggiora e crea pericoli per gli alunni, i docenti e tutto il personale. Occorre invece esaminarli ed esporli, affinché si possano trovare delle soluzioni. Come abbiamo già ripetuto, serve un nuovo piano scuola e finanziamenti per ridare sicurezza e dignità alle strutture del nostro territorio”.

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Follia nel Napoletano, ruba in un supermercato e poi colpisce con un pugno un dipendente: arrestato

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Episodio assurdo avvenuto a Castellammare di Stabia, dove un 45enne di Boscoreale ha prima derubato un supermercato in via Napoli, per poi guadagnarsi la fuga senza pagare. Tuttavia, per farlo, ha dovuto prima stendere con un pugno uno dei dipendenti.

Pertanto, i carabinieri della Compagnia locale sono stati allertati e sono subito accorsi sul luogo dell’accaduto, rintracciando l’uomo a bordo di un’auto. Egli è stato quindi bloccato e associato agli arresti domiciliari per rapina, mentre la merce è stata riconsegnata e la vittima curata in ospedale.

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Caserta, 19enne colpita da ictus ischemico: la situazione

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La sua storia ha commosso l’intero Paese, anche perché non è mai bello quando una giovane di 19 anni si ammala, per di più se colpita da un ictus ischemico. Tuttavia, i medici dell’ospedale Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta sono riusciti a salvarle la vita grazie ad un intervento di trombectomia meccanica per via endovascolare.

In particolare, la giovane era stata portata al Pronto Soccorso dai sanitari del 118, già intubata e subito sottoposta a valutazione clinica. A quel punto, gli esami hanno evidenziato un trombo all’arteria cerebrale media, una delle più importanti.

Pertanto, per ripristinare celermente il flusso sanguigno e l’ossigenazione della porzione del cervello interessata, si è proceduto con un doppio trattamento: la trombolisi e la trombectomia meccanica. Ecco il commento del dottor La Tessa:

“Le metodiche endovascolari rappresentano spesso l’unica soluzione nel trattamento di alcune patologie del cervello. I vasi cerebrali sono raggiunti da cateteri di piccole dimensioni passando attraverso una puntura arteriosa, più frequentemente l’arteria femorale. Le conseguenze post operatorie sono limitate e il periodo di degenza è ridotto. Per il decorso successivo alla trombectomia, la ragazza 19enne è stata seguita, in regime di ricovero, nelle Unità operative di Neurologia e di Stroke Unit, rispettivamente dirette dalla dott.ssa Stefania Miniello e dal dott. Gioacchino Martusciello”.

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“Il maxiprocesso è stato un obbrobrio”: ecco le scioccanti dichiarazioni di una prof.

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Hanno scatenato non poche polemiche, le recenti dichiarazioni rilasciate dalla docente di Procedura penale dell’Università di Palermo Daniela Chinnici, in occasione di un incontro organizzato dagli studenti di Giurisprudenza con il magistrato Nino Di Matteo:

“Il maxiprocesso è stato un obbrobrio, perché il processo dev’essere il più possibile modellato sulla persona. Deve accertare la responsabilità del singolo e non fare vendetta?. Una novella di mezza estate cambia tutto. Il Codice di Procedura penale risponde all’emergenza che la gente sentiva. Ben vengano i poteri rafforzati di chi fa le indagini, ma nei processi ai mafiosi devono esserci le stesse garanzie e gli stessi diritti dei processi ai ladri di auto”.

Tuttavia, Di Matteo ha così replicato a tali affermazioni:

“Nei processi di Mafia non c’è stata mai alcuna violazione dei diritti di difesa, lo dicono le tante assoluzioni che pure sono arrivate. E’ inaccettabile che uno dei pilastri della lotta alla Mafia quale fu il maxiprocesso, venga definito un obbrobrio. Un insulto alla memoria di Falcone e Borsellino, che avevano il culto delle regole dello stato di diritto”.

Poi, aggiunge: “Non capisco perché questa reazione. Quando dico queste cose ai miei studenti ci capiamo. Non sto parlando del maxiprocesso ma dei maxiprocessi in genere, che sono congegni eversivi del sistema. Quei congegni eversivi del sistema hanno consentito non solo il maxiprocesso, ma anche altri processi importantissimi. Ritengo queste parole inopportune, anche per l’estremo sacrificio della vita costato a tanti servitori dello Stato”.

Tuttavia, la prof. ha corretto il tiro, spiegando che il termine eversivo ha il significato di “scardinare la logica del sistema”.

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