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‘Il giornalista in terra di camorra’, il prefetto Michele di Bari: “Il giornalismo vivo rende vivificante anche la società”

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“Il giornalista in terra di camorra merita tutta la nostra attenzione”. Lo ha detto il prefetto di Napoli, Michele di Bari, intervenuto in occasione di un corso di formazione per giornalisti ‘Il giornalista in terra di camorra’, organizzato dal Sugc, al Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Napoli di via De Pretis.
“Io assicuro che la Prefettura da un punto di vista dell’esercizio della libertà, farà di tutto perché questo esercizio sia dichiarato nel migliore dei modi possibili, con la capacità, la sensibilità, l’attenzione che noi abbiamo. E soprattutto nella piena consapevolezza che il giornalista è, come dire, soggetto interlocutore essenziale in una società dinamica come quella napoletana e campana. Solo in questo modo noi abbiamo contezza che il giornalismo vivo, è un giornalismo che rende vivificante anche la società” – ha spiegato il prefetto.

All’incontro sono intervenuti Chiara Colosimo presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, Vittorio Di Trapani, presidente Federazione nazionale della Stampa Italiana Fnsi, Fabio Vitale, direttore di Agea nonché consigliere di amministrazione dell’Inps (in rappresentanza del Presidente dell’Inps Avv. Gabriele Fava), Elisabetta Garzo, presidente del Tribunale di Napoli, Claudio De Salvo, capo centro operativo della Direzione Investigativa Antimafia Napoli, Mimmo Rubio, responsabile Legalità Sugc e Claudio Silvestri, segretario aggiunto Fnsi, che ha portato i saluti della segretaria del Sugc Geppina Landolfo.
Tra i presenti il Questore di Napoli Maurizio Agricola e il comandante provinciale dei Carabinieri di Napoli Generale di Brigata Enrico Scandone. Ad ospitare l’evento, moderato dal giornalista Angelo Covino, il Comandante Provinciale della Guardia di Finanza di Napoli, Generale di Brigata Paolo Borrelli. La Presidente della Commissione Antimafia Chiara Colosimo, partecipando al seminario ha fatto un unico grande appello a tutti i giornalisti: “aiutateci a non raccontare solo il marcio ma anche quegli esempi positivi che ci sono e che spesso non vengono narrati”.
La presidente Colosimo ha poi sottolineato: “Nonostante alcune storture e diverse vedute, credo che sia sacrosanto e fondamentale difendere il giornalismo d’inchiesta anche quando va contro qualcuno dei nostri amici. E lo dico con la consapevolezza del fatto che noi dobbiamo imparare, su temi come la criminalità organizzata, a non avere amici. A non guardare con occhio di riguardo a nessuno, altrimenti non saremmo credibili. E non avremmo nessun diritto di parlare di alcuni temi. E questo non può riguardare solo chi fa indagini, ma chiunque decida di mettersi sulle spalle la bandiera della legalità”.
Per il direttore di Agea Fabio Vitale la funzione del giornalista e della comunicazione assume un ruolo importante non solo nell’ambito della pubblica amministrazione ma anche all’esterno nell’individuare frodi, abusi e tanti altri fenomeni di illegalità. Vitale ha poi parlato di frodi ai danni dello Stato, Eco mafie e di argomenti di strettissima attualità.
Importanti interventi sono stati toccati dalla presidente del Tribunale di Napoli Elisabetta Garzo, dal Presidente della Fnsi Vittorio Di Trapani, dal Segretario Aggiunto Fnsi Claudio Silvestri e dal giornalista sotto scorta Mimmo Rubio.  
E su i giornalisti minacciati e sotto scorta, la Presidente dell’antimafia ha spiegato che: “Spesso il giornalista che ha il coraggio di denunciare diventa il nemico di quel paese perché magari fai un brutto servizio alla nostra città’. Non è così. Noi come Commissione, in generale la politica, dobbiamo rispedire questo concetto al mittente perché raccontare le cose come stanno non è dare una brutta immagine di un territorio ma è innescare quel meccanismo che porta gli anticorpi su quel territorio” ha concluso.
Al termine dell’incontro promosso dal Sugc, non è mancato un piccolo buffet offerto dal Comando Interregionale e Provinciale della Guardia di Finanza che ha consentito agli ospiti un’ulteriore occasione di confronto sulle tematiche affrontate.

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Attualità

Circa 100mila persone a piazza San Pietro verso la Basilica

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Continua a riempirsi di minuto in minuto piazza San Pietro con l’afflusso di fedeli da Via della Conciliazione e dalle altre vie limitrofe diretti in basilica per l’ultimo omaggio a papa Francesco.

Secondo stime informali del servizio d’ordine in piazza ci sono al momento non più di 100mila persone.

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Attualità

Quanto costeranno i funerali di Papa Francesco e il conclave del suo successore?

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Dopo la morte di Papa Francesco, ora al Vaticano tocca organizzare gli eventi successivi: funerale e conclave per eleggere il suo successore. Ma quanto costa il funerale di un Papa?

Parliamo di un evento globale che coinvolge milioni di fedeli, delegazioni internazionali e media di tutto il mondo. Sebbene il Vaticano non pubblichi un bilancio ufficiale, si possono stimare i costi sulla base di precedenti storici, in particolare quelli dei funerali di Giovanni Paolo II (2005) e Benedetto XVI (2023).

Cerimonia funebre
Comprende l’allestimento di Piazza San Pietro e l’organizzazione della celebrazione liturgica con la partecipazione di cardinali e capi di Stato. Costo stimato: 500.000 – 1 milione di euro.

Sicurezza e gestione delle folle
Richiede la collaborazione tra Gendarmeria Vaticana, Polizia Italiana e Guardia Svizzera. Costo stimato: 2 – 3 milioni di euro.

Logistica e ospitalità
Include l’accoglienza delle delegazioni internazionali, i trasporti interni e il coordinamento diplomatico. Costo stimato: 1 – 2 milioni di euro.

Comunicazione e media
Riguarda la trasmissione televisiva in mondovisione, la copertura stampa e l’allestimento degli spazi per i media internazionali. Costo stimato: 1 – 1,5 milioni di euro.

Totale stimato: tra 5 e 7,5 milioni di euro.

E invece un conclave quanto costa?
Anche organizzare un conclave e l’assemblea dei cardinali per eleggere un nuovo Papa è un evento complesso e costoso.

Logistica e allestimenti
Comprende l’adattamento della Cappella Sistina, l’alloggio dei cardinali, i trasporti interni e il personale di supporto. Costo stimato: 3 – 5 milioni di euro.

Sicurezza
Include controlli elettronici, bonifiche ambientali e la presenza delle forze dell’ordine per garantire la riservatezza. Costo stimato: 1 – 2 milioni di euro.

Comunicazione e media
Gestione della Sala Stampa vaticana, preparazione dell’Habemus Papam e trasmissione pubblica. Costo stimato: 500.000 – 1 milione di euro.

Quindi, fra funerale e conclave, siamo sui 10 – 15 milioni di euro. 

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Attualità

In Italia saranno ammessi rapporti intimi in carcere ma solo con la porta aperta e per massimo due ore

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Il diritto alla sessualità entra in carcere. A distanza di oltre un anno dalla pronuncia della Consulta, arriva il primo concreto segnale dal Dipartimento Amministrazione Penitenziaria, Dap, che apre definitivamente la strada alla possibilità di concedere colloqui intimi dietro le sbarre. «Un vero e proprio diritto soggettivo» del detenuto – secondo i giudici – che ora è consentito e stabilito dalle linee guida diffuse dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria.

Ad usufruire di questo tipo di incontri potranno essere soltanto il coniuge o la persona stabilmente convivente del detenuto, in diversi casi anche più di una volta al mese. I numeri dei colloqui potranno sostituire gli stessi di quelli visivi periodicamente concessi e dureranno al massimo due ore.

La priorità sarà data ai detenuti che non hanno permessi premio, né altri benefici penitenziari che consentano di coltivare i rapporti affettivi all’esterno. Inoltre, in questo senso saranno privilegiati i detenuti, compresi gli imputati, che a parità di condizioni con altri devono espiare pene più lunghe e che sono in stato di privazione della libertà da più tempo.

La camera degli incontri, arredata con un letto e servizi igienici e senza la possibilità di chiusura dall’interno, sarà sorvegliata soltanto all’esterno dal personale di Polizia penitenziaria adeguatamente equipaggiato per il controllo dei detenuti e delle persone ammesse ai colloqui intimi.

La scelta ha però avuto anche dei risvolti negativi, in particolare c’è stata una dura presa di posizione del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, l’organizzazione più rappresentativa del Corpo, che in una nota inviata ai vertici del Ministero della Giustizia ha dichiarato: “Non possiamo tollerare che la dignità professionale dei poliziotti penitenziari venga svilita fino al punto da renderli, di fatto, custodi dell’intimità altrui. Noi non ci siamo arruolati per diventare “guardoni di Stato”, né accetteremo che tale ruolo improprio venga normalizzato per l’assenza di un progetto credibile, serio e sostenibile.”

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