Resta sintonizzato

Caivano

Il Modello CAIVANO esiste ma è quello della propaganda di regime condiviso dagli affari personali dell’elite caivanese.

Pubblicato

il

CAIVANO – La città che doveva fungere da modello per il contrasto alla criminalità e il degrado corre un grosso pericolo. I 54 milioni sbandierati dal Governo Meloni, oltre alla riqualificazione del Delphinia al quale è stata attribuita la spesa di quasi 13 milioni di euro e nel quale si percepiscono meno della metà, sono pressocchè impercettibili. Dal sito del Commissario Staordinario di Governo solo documenti su documenti, tra decreti e decisioni a contrarre, i milioni di euro si vedono volare, finora, solo sulle carte.

Beh, se il Governo Meloni si fermasse a questo, e ci voleva Ciciliano? Bastava un Vito Coppola qualsiasi che tra mettere a posto le carte, determinazioni doppie e con la rovesciata, a Caivano ha fatto scuola. Questo per far capire alle alte sfere del Governo che se per loro la politica è questa, a Caivano abbiamo avuto maestri illustri. Ma passiamo alla natura del mio editoriale di oggi.

La premessa è per far capire ai più, compreso il Sindaco di Afragola Antonio Pannone – che parlando di dispersione scolastica ad una testata locale ha accennato al Modello Caivano – che di Modello Caivano nel comune gialloverde, oltre alla propaganda di regime, non è stato visto niente, tanto meno qualche misura per contrastare la dispersione scolastica. Addirittura la terna prefettizia delega un suo sovraordinato a presiedere il CdA dell’Azienda Consortile delle Politiche Sociali e questo il Sindaco Pannone lo dovrebbe sapere bene, dato che ne fa parte.

Ma non è questo il pericolo che incombe su Caivano, è ben altro. Oltre la propaganda di regime è il vento di demagogia e populismo legato a un pizzico di ignoranza che sta avvolgendo l’ultimo comune a nord di Napoli e che rischia di relegare la sua comunità ancor di più tra le retrovie della nostra società.

Il modello di bugie dette su Caivano è stato ripetuto anche a livello internazionale sulla competizione olimpica, in occasione del match di boxe che si doveva disputare tra Angela Carini e l’algerina Imane Khelif. Qui si può davvero parlare di Modello Caivano, dato che le menzogne raccontate sul sesso dell’atleta algerina sono state diffuse dagli stessi organi di Stampa e testimonial di regime che hanno diffuso quelle sugli stupri di Caivano, uno su tutti l’immancabile prete Maurizio Patriciello che due giorni prima dell’incontro che ha visto la Carini ritirarsi dal ring in maniera vergognosa, aveva scritto sul proprio profilo social: “L’Italia deve impedire ad Angela Carini di fare a pugni con Imane Khelif. Non è giusto. Non è onesto. Potrebbe farsi male. Non possiamo permetterlo. Lo scontro non sarà alla pari. Lo sport è un’altra cosa. Maurizio Patriciello, il giorno dopo rincara la dose con la condivisione di un pensiero del tutto fuorviante e tendenzioso di un certo Marcello Pasquale che recitava: “Sei una ragazza che pratica la boxe. Ti alleni duramente per anni impiegando fatica, sudore e sangue. Finalmente vieni ammessa nella squadra olimpica e poi… ti fanno combattere con un uomo! Questa è la ridicola e vergognosa realtà per le donne che fanno sport in questa epoca Woke”. Non paco, forse anche un po’ ignaro della diffusione immediata dei propri messaggi xenofobi dal punto di vista culturale, e forse anche con un po’ di ansia da prestazione per ingraziarsi la sua amica Premier Giorgia Meloni, il prete subito dopo il disonorato incontro disputato dalla pugilatrice afragolese, da di nuovo sfogo ai polpastrelli scrivendo: “Un grande abbraccio, Angela. Forza! Ti vogliamo bene. Su quel ring, però, non dovevi proprio salirci. Maurizio Patriciello.

Inutili poi tutti i post, i commenti, le rettifiche dei mezzi di Comunicazione sulla vera identità della pugilatrice algerina, oramai la propaganda di regime era stata messa in atto e il messaggio integralista, omofobo e razzista doveva compiersi e si è compiuto. Il resto è storia. Nessuna scusa da parte della Meloni, nessuna scusa da parte dei vari Vannacci ed altri esponenti di questo governo nè tanto meno si sono viste o lette le scuse del prete Patriciello e mentre Imane Khelif vinceva l’oro, Angela Carini veniva ricevuta, trionfante, in Chiesa dal prete di periferia filogovernativo.

Oramai la posizione del prete Patriciello è chiara, il suo ideale politico è svelato e se laddove ci dovessimo permettere di invitare la toga a scegliere una posizione tra fare politica o fare il prete, potremmo anche essere tacciati di avere un pensiero camorrista, tanto si è distorto sul territorio il concetto di antimafia.

Fortunatamente c’è una parte di politici pensanti che quanto sto scrivendo lo ha percepito e i primi a prendere posizione politica contro quell’organo che dovrebbe essere neutrale dal punto di vista politico sono stati il Governatore De Luca facendo satira sulla toga caivanese e apostrofandolo come il “Pippo Baudo con la frangetta” e, a ruota, dopo i fatti di Parigi, ad attaccare il prete meloniano è stato Matteo Renzi col suo giornale “Il Riformista” che lo inserisce tra gli haters e i cyberbulli che hanno vessato l’altleta algerina per tutto il tempo utile alla preparazione dell’incontro con l’italiana.

Tanto è vero che dopo lo schiaffo mediatico ricevuto da Matteo Renzi, per ribadire la sua non più visibile posizione neutrale, Patriciello è tornato, per un attimo, a fare il prete ambientalista, denunciando l’abbandono dei rifiuti all’uscita di Caivano sulla bretella Arzano-Marcianise e contestualmente lasciando intendere una velata critica all’Amministrazione prefettizia della città.

La figuraccia sulla Khelif è stata oggettiva ed eclatante al punto tale da attirare qualche critica più feroce del solito attraverso i commenti sotto i post social pubblicati dalla toga filogovernativa, fenomeno che ha fatto correre ai ripari alcuni mezzucci di stampuccia localuccia, gravitanti attorno alla figura profetica del don e del Commissario Ciciliano, che attraverso una fake news artatamente pubblicata all’indomani della rapina avvenuta nel Supermercato “Ottimo” di via A. Diaz di Crispano, dove l’auto usata dai banditi è stata fatta incendiare all’interno del Parco Verde con l’evidente tentativo di nascondere le tracce, attraverso lo scritto si è lasciato intendere che l’auto sia stata data alle fiamme proprio davanti alla Chiesa San Paolo Apostolo per chissà quale motivo. Chiara manifestazione di etero interpretazione da parte del redattore – la semantica non inganna – su un ipotetico attentato al prete anticamorra, termine quest’ultimo conquistato, insieme alla scorta, grazie all’esplosione di un petardo fatto scoppiare all’interno del cortile della medesima parrocchia, annoverato poi dalla storia come attentato dinamitardo.

Ai politici sopra menzionati si aggiungono anche le dichiarazioni dell’Avvocato di Imane Khelif che, all’indomani della conquista della medaglia d’oro dell’algerina, annuncia di voler denunciare per cybermolestie, aggravate dall’incitamento all’odio online, tutti i responsabili del linciaggio digitale e non è escluso che su questo si possa aprire anche un fronte giudiziario in Italia, contro la Meloni e i suoi accoliti.

Anche se parliamo di Parigi, di Algeria e di olimpiadi, con l’intromissione e il coinvolgimento di Patriciello, Caivano ne subisce le conseguenze. Si, perché la Comunicazione di una cattiva immagine della nostra comunità nasce dalla stessa matrice e dalle stesse modalità, fondata sulla demagogia e sul populismo spicciolo che trova linfa vitale soprattutto nell’ignoranza della massa bigotta e timorosa di un dio che, per fortuna della Meloni, si crede parli attraverso le parole di un semplice prete di periferia.

Se poi, a tutto questo, aggiungiamo pure che chi dovrebbe comprendere certi meccanismi e contrastarli, viene zittito con la dazione di prebende atte ad alimentare interessi personali, allora vuol dire che il “Metodo Caivano” – quello messo davvero in atto e non quello propagandato dai mass media – avrà ancora vita lunga e forse si servirà pure di alcuni yes man locali dediti all’asservimento per il suo consolidamento.

Da più parti – ambito poltico, imprenditoriale e professionale – in questi mesi si sono consumati byte su byte di scritti social per complimentarsi di quanto buono sia stato fatto a Caivano da questo governo e dal Commissario Ciciliano e poi scopri che gli stessi autori (esponenti politici di centro, sodali dal punto di vista sportivo, con alcuni imprenditori che non perdono tempo a mostrarsi proni al potente di turno pur di raccattare qualche piccolo interesse personale) sono stati destinatari di 24mila euro per una manifestazione e dalla stessa parte politica vedi alcuni trasformisti di centro sinistra, passati al centro e che ambiscono di cambiare ancora una volta casacca, stavota alla corte della bionda di borgata, che insieme ad alcuni esponenti della lobby affaristica caivanese, creare un andirivieni all’Ufficio Suap per sistemare alcune carte – in pieno stile coppoliano – inerenti ad un profilo di illegittimità su un avviamento di attività legata al parente prestanome con la speranza che qualche slinguazzata regalata al regime possa far chiudere un occhio agli Amministratori attuali.

Insomma. Tutti allineati alla propaganda demagogica di regime. Tutti. Impegnati a sistemare il proprio orticello. E ai caivanesi chi ci pensa? Ai posteri l’ardua sentenza.

Continua a leggere
Pubblicità

Caivano

Anche a Caivano abbiamo i nostri Sangiuliano, sperando che preti, politici e frodatori non si innamorino anche di loro.

Pubblicato

il

CAIVANO – L’argomento del momento è la relazione sentimentale che è intercorsa tra il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano e la sua collaboratrice Maria Rosaria Boccia e a me non può venir meno il pensiero alla sua visita recente fatta a Caivano, dove preti, politici locali e imprenditori frodatori non hanno lesinato inchini e salamelecchi.

Così come il mio primo pensiero va a mio padre, una persona intelligente con la sfortuna di essere nato in un’epoca che non gli ha permesso di studiare, se no oltre alla sua saggezza, quante cose avrei potuto attingere di più da lui. Uno degli insegnamenti di vita che mi ha dato e che vorrei proporre a tutti i caivanesi è: “Fattell cu chi è meglio ‘e te e fance ‘e spese!”, ossia frequante chi è migliore di te al costo di mantenere quell’amicizia anche dal punto di vista economico.

A Caivano questo aforisma non l’ha mai messo in pratica nessuno. Si sono innamorati subito di personaggi ambigui, opportunisti e menzogneri. Hanno creduto come da bambini alla favola di Pinocchio, da adulti al risanamento del territorio promesso dalla Meloni. A distanza di tempo non solo abbiamo scoperto, come largamente anticipato dal sottoscritto, che la Meloni ha solo sottratto un bene alla comunità per vendersi agli occhi del mondo l’immagine della Premier mecenate ma ha anche lasciato il territorio alla mercè della criminalità, forse più di prima: vedi stesa silente al Parco Verde, la ricostituzione di un nuovo gruppo criminale che continua a gestire estorsioni sul territorio e la mancata presenza del padrone di casa – Comune di Caivano nelle persone della terna commissariale prefettizia – all’evento della chiusura estiva del Delphinia, con l’aggiunta dell’assenza costante dagli uffici del Commissario Straordinario di Governo del buon Fabio Ciciliano da quando è stato nominato Capo della Protezione Civile.

Tornando al Ministro della Cultura, i caivanesi non hanno capito che un’istituzione non può permettersi una condotta morale discutibile e se andiamo indietro nel tempo, possiamo scorgere che tali inconvenienti si registrano sempre tra i partiti di centro destra. Il cavaliere su questo, col suo bunga bunga, ha fatto scuola. Con questo non voglio dire nel centrosinistra non esistono tradimenti e/o altri vizi, solo che forse li sanno nascondere meglio, chissà.

Anche a Caivano abbiamo i nostri Sangiuliano. Solo che forse, dato anche il momento non idoneo più che alimentare i loro sogni di gloria, preferiscono restare nelle retrovie per la paura di essere linciati.

Ad esempio abbiamo due aspiranti candidati a sindaco che fregandosi del fallimento della vecchia classe dirigente caivanese e di conseguenza anche della loro disfatta, continuano a perpetrare, di nascosto, vecchie abitudini anche quelle simili al Ministro Sangiuliano, addirittura si vocifera che uno di questi, laddove fallisse il suo tentativo, abbia promesso alla sua amante di farle fare la Sindaca a Caivano, mentre un altro, nella sua immagine pulita di uomo colto con tanto di famiglia del Mulino Bianco al seguito, nasconde a quelli che dovranno essere i suoi elettori, la sua omosessualità con tanto di relazione extraconiugale stabile.

In più di tremila editoriali redatti non sono mai trasceso nella vita personale dei personaggi politici dei quali, al contrario, mi sono sempre soffermato sulla loro condotta politica e tengo a ribadire che ognuno di noi, con la sua vita può giocare come vuole, così come può esprimere liberamente la propria sessualità ma ricoprire un ruolo istituzionale richiede altro. Bisogna, prima di tutto essere onesti col popolo che si è decisi di rappresentare e avere, come pre requisito, nel nome di una responsabilità politico-istituzionale, una condotta eticamente giusta.

Per questo i caivanesi non dovranno ripetere lo stesso errore di credere a dei delegati opportunisti, immorali e superficiali ma pretendere un rinnovamento sano della classe dirigente, perché il momento è quello buono e i fatti di cronaca consumati sul territorio con il secondo scioglimento degli organi elettivi per ingerenze criminali lo recriminano e contestualmente devono rivendicare, in netta controtendenza col pensiero lecchinario dei profeti salvatori della patria e dei frodatori fiscali finora registrati sul territorio, una rappresentanza politica degna della loro storia e del loro nome, eticamente integerrima, intellettualmente preparata, competente e visionaria.

Continua a leggere

Caivano

CAIVANO. Il polo universitario nell’Ex ICIF sarà per sempre una università illegittima grazie alle deroghe del Governo Meloni

Pubblicato

il

CAIVANO – Con il finto risanamento del territorio caivanese non si finisce mai di stupire. Ho dovuto già largamente illustrare come i cittadini caivanesi non hanno minimamente percepito i 54 milioni pubblicizzati dal Governo Meloni dedicati al comune gialloverde. Ho già ampiamente trattato il tema Delphinia e i suoi 13 milioni di euro fantasma e grazie anche al supporto dell’On. Francesco Emilio Borrelli con la sua interrogazione parlamentare, abbiamo denunciato lo spreco di denaro pubblico avvenuto sulla sola parte progettuale del nuovo teatro “Caivano Arte”, per non parlare dei circa 5 milioni di euro “regalati” al Comune di Afragola e Frattamaggiore e dei 3,2 milioni investiti per la riqualificazione della chiesa adiacente al Tribunale Napoli Nord di Aversa.

Oggi, scopriamo un’altra decisione da parte del Commissario Ciciliano che se solo l’avesse pensata un Amministratore comunale qualsiasi, minimo sarebbe stato linciato dalla magistratura, dalla folla e dai giornali, ma, siccome al neo capo della Protezione Civile è tutto dovuto, si può permettere anche di far acquisire a patrimonio comunale, con la complicità della terna commissariale prefettizia, edifici che mettono in serio pericolo di salute i cittadini e che, in realtà, non potrebbero neanche godere di un’adeguata dichiarazione di agibilità, data l’annosa mancata bonifica della falda acquifera che da anni caratterizza quegli edifici, tra l’altro, argomento già trattato dalla testata di cui mi fregio esserne il direttore responsabile (leggi qui).

Stiamo parlando dei cinque milioni di euro messi a disposizione dal Commissario Straordinario per progetti finalizzati alla costruzione o rigenerazione di edifici e spazi nell’area del Comune di Caivano da destinare ad attività educative e formative, realizzati dalle istituzioni universitarie, di cui 3,2 milioni di euro dovranno servire per il polo universitario che dovrà essere ubicato nei locali sulla S.S. Sannitica, una volta di proprietà della ex ICIF immobiliare srl e per i quali assistemmo alla passerella da parte del Ministro dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini che a maggio scorso firmò un protocollo di intesa con il quale il Comune mise a disposizione i locali che verranno adeguati per accogliere al più presto quattro nuovi corsi di laurea.

E qui i dubbi nascono come i funghi. Con quale potere la terna commissariale prefettizia ha potuto mettere a disposizione tali locali? Ovvero, con quale potere ha potuto acquisire a bene patrimoniale quei locali se dall’ultimo verbale della Conferenza dei Servizi redatto dall’Unità operativa dirigenziale della Regione Campania – Autorizzazioni ambientali e rifiuti, quei locali risultano essere privi di avvenuta bonifica delle falde acquifere?

Per tali problemi c’è stata anche una divergenza giudiziaria tra coloro che la Regione riteneva colpevoli e indampienti e l’ente di Santa Lucia stesso, dove il TAR ha riconosciuto il fatto che mancano prove inconfutabili sulla colpevolezza dell’inquinamento da parte degli attuali proprietari degli immobili (Ex ICIF Immobiliare srl di Antonio Mennillo, Gestimm srl di Giuseppe Aprovitola e ICIF Costruzioni srl di Pietro Magri) ma è pur vero che all’indomani della sentenza del Tribunale Amministrativo che annullava il provvedimento della Regione Campania fatti salvi gli ulteriori provvedimenti della stessa Amministrazione, i proprietari degli immobili non hanno fornito successive documentazioni attestanti le motivazioni per le quali si ritenessero non colpevoli dell’inquinamento delle falde acquifere prodotto dalla produzione di calce, anche se la stessa produzione sia stata cessata da oltre un trentennio.

Ora, non tocca a noi, stabilire chi è colpevole dell’inquinamento e a chi spetterebbe la bonifica delle falde acquifere. Un dato è certo! La bonifica a quel terreno andava fatta e non è stata eseguita e contestualmente, in assenza della stessa, si è messo e si sta mettendo a repentaglio la salute dei cittadini così come ebbe a puntualizzare l’ex Sindaco Enzo Falco nella missiva indirizzata al suo Responsabile Urbanistica e come ebbe modo di esternare nell’ultima Conferenza dei servizi quando spiegò le motivazioni del suo rifiuto a prendere in consegna gli edifici derivanti dalla lottizzazione dell’ex ICIF.

Allora la domanda di un semplice cronista, osservatore del territorio, nasce spontanea: se quegli appartamenti nuovi di zecca, così come già scritto in passato,rappresentano un serio pericolo di salute per chi li abita nonché una natura illegittima basata su permessi di costruire che non potevano essere rilasciati poiché manchevoli di autorizzazione da parte dell’ottava unità operativa della Regione Campania, e gli edifici antistanti dedicati ai quattro corsi universitari presentano gli stessi problemi, con quali autorizzazioni il Governo Meloni, il Commissario Ciciliano e la terna commissariale prefettizia hanno potuto realizzare il polo universitario a Caivano? Ai posteri l’ardua sentenza.

Continua a leggere

Caivano

Il risanamento Meloni distrazione per trasformare Caivano in città di stoccaggio rifiuti con la complicità degli ambientalisti.

Pubblicato

il

CAIVANO“Ecco, la musica è finita. Gli amici se ne vanno. E tu mi lasci solo più di prima”. Recitava così un famoso brano del compianto cantautore Franco Califano e sono versi questi, che si sposano perfettamente con l’attuale situazione caivanese.

Passate le elezioni europee, spenti i riflettori e le telecamere della campagna elettorale a Caivano col governo Meloni che ha piazzato qui gente, che seppur professionisti e professionali, ahimé, non conoscendo bene il territorio, non avendo avuto tempo per conoscerlo o non avendo voluto conoscerlo, hanno creato solo caos e disservizi più di prima.

Lo stesso caos in cui è finito il governo attuale con la voglia spasmodica di far passare la legge sull’Autonomia Differenziata. Una legge che piace solo alla Lega, che si fa piacere a Fratelli d’Italia e che mal digerisce Forza Italia.

Ma a rompere le uova nel paniere, oltre alle opposizioni che con molto successo, grazie alla spinta delle regioni meridionali, hanno già raggiunto il traguardo delle 500mila firme utili all’indizione di un referendum per abrogare tale legge, ci si mette anche la CEI (Conferenza episcopale italiana) che nella persona di Francesco Savino ha manifestato tutta la contrarietà dei vescovi italiani alla riforma sull’Autonomia differenziata: “una legge che divide il Paese e rischia di rendere ancora più «povero e spopolato» il Mezzogiorno”. Un attacco, quello della Cei, che arriva dopo mesi di malumori contro il governo sui temi sociali: dall’immigrazione, all’abolizione del reddito di cittadinanza, alla minore attenzione alle fasce deboli del Paese.

Dal canto suo Fratelli d’Italia, attraverso alcuni portavoce del partito, fa trapelare tutto il suo “stupore” per la posizione presa dalla Chiesa, demandando, contestualmente, l’ordine di scuderia di non replicare per non alzare i toni della discussione, sperando che la notizia passi in subordine, e che presto sui giornali si parli d’altro.

Gia alcuni giorni fa, sull’argomento si espresse anche l’arcivescovo di Napoli don Mimmo Battaglia definendo la riforma sull’Autonomia differenziata: “un progetto politico perverso”.

A Caivano come al solito le cose non vengono comprese come si deve e come sempre c’è qualcuno che vorrebbe far passare un messaggio fuorviante della realtà per alimentare i propri interessi.

A differenza di tutto l’ambiente ecclesiastico, nel comune gialloverde c’è un prete che fino a ieri, in pieno stile politico, ha seguito, con la sua comunicazione, il passo della propaganda meloniana sul territorio, senza disdegnare elogi e complimenti, mettendo bocca su tutto, persino sulla polemica nata con l’incontro di boxe tra Angela Carini e Imane Khelif alle ultime olimpiadi. Oggi stranamente sul tema Autonomia differenziata non si è espresso.

Un prete diviso a metà. Da un lato la passione per la politica come la coltivano la maggior parte dei comuni mortali appartenenti al mondo materiale e dall’altro lato la vocazione verso un dio fatto di amore, giustizia ed equità. Il prete di Caivano, non sa cosa scegliere e nel dubbio resta in silenzio.

Ci farebbe enormemente piacere, invece, sapere cosa ne pensa in proposito. Se è d’accordo con l’amica Premier – la stessa che finora a Caivano ha dato modo di far spendere al governo 54 milioni di euro, tutti finiti nelle tasche degli amici romani e degli amici degli amici di Rome, e di certo nessun euro speso è servito a ravvivare l’economia caivanese né con questi soldi ha creato redditività per qualche caivanese – o con i suoi superiori, che senza coltivare interessi personali, preferiscono uscire fuori da alleanze storiche con la destra nazionale per difendere i più deboli e chi è rimasto indietro!?

Forse per questo, oggi su questi territori, si tenta di tornare alle origini, rispolverando un vecchio tema, sempre legato al mondo delle emergenze, delle bonifiche e delle somme urgenti, della Terra dei Fuochi. Un argomento dove anche qui, come al Parco Verde, manca la volontà politica di risolvere il problema. Un problema che come detto e ridetto, va risolto a monte con il contrasto al lavoro nero e a quello del parallelo e non a valle con la repressione ai roghi tossici, beccando qua e la, ogni tanto, un manutengolo della camorra o un rom che occupa l’ultimo tassello della filiera criminale del ciclo dei rifiuti.

E mentre tutti, in questi anni, hanno guardato al dito mentre il sottoscritto e tanti come lui, indicava la luna, il progetto di desertificare i campi agricoli caivanesi per permettere alle aziende del nord di installare, negli stessi terreni, impianti di stoccaggio rifiuti, trasformando la cittadina gialloverde da città a vocazione agricola a pattumiera d’Italia, con l’aiuto di qualche personaggio ambientalista funzionale alla causa, si sta via via concludendo.

Nel baillame del finto risanamento del territorio, legato ai finti stupri – perché trattasi di abusi sessuali su minorenni – avvenuti nella finta location del Delphinia, a novembre 2023 in località omo morto, ai confini col Comune di Acerra, sono partiti i lavori del progetto Biotech, da parte dell’Edison Next ramo del gruppo Edison, per la costruzione di un impianto di produzione biogas metano derivante dal trattamento di Frazione Organica del Rifiuto Solido Urbano e da sfalci di potatura. I rifiuti, che proverranno dai comuni limitrofi della provincia di Napoli, saranno sottoposti a un processo di digestione anaerobica per essere trasformati in due nuove materie prime: biometano e compost di qualità, da usare per il giardinaggio e in agricoltura.

L’impianto che vedrà la luce entro la fine del 2025 è dimensionato per trattare 80mila tonnellate di rifiuti all’anno utili ad avere una produzione a regime di circa 1.000 standard metri cubi ora di biometano. Il gas verde prodotto verrà immesso per la maggior parte nella rete Snam e sarà destinato alla decarbonizzazione del settore dei trasporti.

Se a questo aggiungiamo che la Biotech srl, presto in località cinquevie, realizzerà un sito di compostaggio, dato che l’opposizione del Comune di Caivano fatta in epoca Amministrazione Enzo Falco, molto probabilmente sarà respinta, così come è stata respinta quella fatta dal Commissario Mone per l’impianto sopra citato, e considerando che sul territorio già insiste uno Stir e un biodigestore anareobico, sito di stoccaggio rifiuti, aziende per il trattamento di carcasse animali, senza contare un termovalorizzatore a pochi passi, possiamo pensare, senza tema di smentita che far diventare Caivano terra di stoccaggio dei rifiuti è un progetto che parte da lontano, da molto lontano.

Ad avvalorare la tesi di un umile editorialista come me è soprattutto il silenzio dei tanti ambientalisti che mentre si shakerano come un Mojito preparato dal miglior barman su una spiaggia tropicale al grido di “ci state ammazzando tutti” riferendosi al fenomeno dei roghi tossici, nessuno di essi mette bocca sull’installazione di enormi impianti di stoccaggio rifiuti che oltre a deturpare l’ambiente con questi grossi mostri di ferro, nella distrazione di tutti, specialmente di notte, sono anche soliti spegnere qualche depuratore, facendoci inalare i lezzi emanati dal frutto del loro lavoro e vendendoceli come profumo di pasticceria.

Ovviamente, inutile stare qui a ribadire che in tutto questo, quei personaggi politici sul territorio che si stracciavano le vesti subito dopo gli arresti di ottobre scorso, vendendosi come i puritani e che oggi non parlano, perché conoscono bene il loro fallimento per essere stati silenti, ignavi e omertosi su cose ben risapute, continuano a stare in silenzio su temi importanti come questi, perché allineati e coperti al Sistema come sempre e da sempre, nel mentre però, sottobanco, tentano di dare risposte all’elettorato, nelle uniche modalità conosciute, alimentando il concetto di clientela politica, basando il loro attivismo sul principio di metamorfosi diritto-favore, dimostrando, ancora una volta, che dall’ennesimo scioglimento per ingerenze criminali, non hanno imparato perfettamente nulla. E che matita ce ne liberi presto.

Continua a leggere

Popolari

Copyright © 2020 Minformo - Testata giornalistica reg. 20/2016 Tribunale Napoli Nord - Direttore Responsabile Mario Abenante - info@minformo.com - Privacy Policy