CAIVANO – Qualcuno dalla piazza, sabato scorso, tra i tanti applausi ricevuti dal sottoscritto, si è permesso di darmi dell’invidioso. Qualche fratello di qualche occupante abusivo che ha comprato casa al Parco Verde dalle mani di boss destituiti non ha gradito il mio grido di rinnovamento, il mio invito alla Caivano accorsa in piazza per rispondere PRESENTE all’istanza di riscatto sociale e di indignazione nei confronti di chi ha fatto passare la nostra comunità come la peggiore classe sociale del mondo.
Colui che rientra nel cerchio magico pseudoecumenico non ha gradito gli applausi e i consensi della gente che condivideva e annuiva le mie proposte di autogestione e di rifiuto all’assistenzialismo becero dei mammasantissima della politica.
Sabato e Domenica in occasione del “Food & Show al Castello” organizzato dall’Associazione “Caivano Legalitaria”, associazione di cui mi fregio farne parte, si è mobilitata l’intera città, facendo registrare migliaia di presenze.
Più di tremila persone hanno affollato la piazza durante i due giorni di festa. L’invito era rivolto soprattutto ai caivanesi. La Comunicazione dell’evento è stata programmata strategicamente all’interno delle mura gialloverdi e come volontà dell’organizzazione, in piazza C. Battisti, si sono riversati per lo più abitanti di Caivano.
Caivano ha compreso quale sarebbe stata l’istanza devoluta dal sottoscritto e dal Presidente Giuseppe Libertino, ha compreso che due caivanesi doc volessero misurare il metro dell’indignazione e ha risposto egregiamente all’invito col farsi vedere in piazza raggiante, sincera e legalitaria come sempre. Si, perché la stragrande maggioranza di Caivano è gente laboriosa, professionale, perbene ed onesta. È gente che pretende il meglio da chi li rappresenta e desidera vivere una vita pubblica degna del proprio lignaggio e fortunatamente noi di Caivano Legalitaria abbiamo dimostrato al mondo intero la voglia della nostra comunità.
All’evento non è mancato quasi nessuno, erano assenti solo quelli addetti ai lavori che alla Caivano perbene non servono. Quelli che: “se non si fa come dico io, non ci sto”. Quelli che: “si è sempre fatto così, perché oggi dovremmo cambiare?”. Quelli che: “Non mi hanno coinvolto? E io non ci vado”. Quelli che: “Quelli vogliono che io non mi candidi più, se vado lì gli do ragione e sono costretto a non essere più dell’agone politico”. Quelli che semplicemente: “Devo andare lì per vedere come altri si prendono meriti e applausi?”.
Alcuni di questi sentimenti hanno caratterizzato per anni i pensieri della classe dirigente caivanese. Un motivo tra i tanti che dimostra perché in questa città mai nulla di buono sia stato fatto. Il personalismo e l’interesse economico hanno sempre dilapidato qualsiasi buona intenzione e hanno creato una matassa atavica, fatta di risentimenti e rancori, difficile da sciogliere.
A Caivano è da più di trent’anni che è sempre mancata la libertà. La stessa libertà che finalmente i caivanesi hanno avuto sabato e domenica nello scendere in piazza e gridare: “Caivano è tutt’altro”. La libertà che sterili appartenenze politiche impedivano finora di agire e condividere idee. La stessa libertà di cui la stampa locale non gode perché legata a triplo filo a quello o a quell’altro interesse, altro che “Francia e Spagna purché si magna”.
E lo dico da giornalista: una stampa davvero libera e che si occupa solo dei fatti di un solo territorio non può non parlare dell’unico evento che ha caratterizzato l’ultimo weekend e che ha visto mobilitare migliaia di cittadini di quel territorio. Che non mi si venga mai più a parlare di stampa libera a Caivano.
Un groviglio troppo torbido, troppo intrecciato per sperare di scioglierlo con un semplice uncinetto. Quando una cosa è irrecuperabile bisogna disfarsene.
Per questo motivo tra sabato e domenica il sottoscritto ha invitato la cittadinanza caivanese presente sotto al palco a pretendere una nuova nomenclatura della classe dirigente. Candidàti dalle facce nuove che non hanno mai ricoperto un ruolo istituzionale, specie nelle ultime due amministrazioni sciolte per ingerenze criminali, proprio per non far registrare nessun fumus di continuità amministrativa, dato che tra quella Monopoli e quella Falco la Prefettura ne ha menzionati ben 13 di consiglieri in continuità amministrativa tra le due amministrazioni sciolte per camorra.
Tra questi tredici guarda caso, quasi tutti erano assenti alla kermesse. Tra questi tredici quasi tutti vorrebbero ricandidarsi di nuovo e vendersi per i casti e puri. Tra questi tredici c’è chi ha commissionato e scritto il messaggio whatsapp incappucciato alla fine della prima serata del nostro evento. Allora la domanda che mi pongo è: “Chi è l’invidioso?” Ai posteri l’ardua sentenza.
Il decreto Caivano prevedeva un fondo di 40 milioni di euro destinato a contrastare la dispersione scolastica, dimostrando l’impegno del Governo nella tutela di bambini e ragazzi vulnerabili alla violenza di strada. Tuttavia, è emerso che nella Legge di Bilancio il fondo è stato ridotto a poco più di 10 milioni di euro.
Il decreto Caivano era il provvedimento simbolo del Governo Meloni per sostenere i giovani che vivono in quartieri difficili e a rischio criminalità, ma è stato ridimensionato dallo stesso esecutivo nella manovra economica. Nonostante il nome, le misure previste non si limitano al solo comune a nord di Napoli, ma mirano, nelle intenzioni del Governo, a colpire la criminalità minorile in tutto il Paese. Tra le novità, l’introduzione di pene più severe per i genitori che non mandano i figli a scuola, con sanzioni che possono arrivare fino a due anni di reclusione.
Uno degli elementi chiave del decreto Caivano è l’introduzione del Daspo urbano per i minorenni dai 14 anni in su che si siano resi responsabili di episodi di violenza. Questa misura, che vieta l’accesso a determinate aree cittadine, ha visto un’estensione della sua durata massima a due anni, rispetto al limite precedente.
Sul fronte della giustizia minorile, il decreto modifica le disposizioni relative al carcere preventivo, riducendo da nove a sei anni la soglia per l’applicazione della custodia cautelare per i minori. Inoltre, vengono previste sanzioni più severe per gli adolescenti di almeno 14 anni trovati in possesso di droga o armi, con l’obiettivo di rafforzare il contrasto alle attività criminali tra i giovani.
Per i minorenni colpevoli di reati che prevedono una pena massima di cinque anni, il decreto Caivano introduce un percorso di definizione anticipata della pena, che prevede l’impegno in lavori socialmente utili o attività benefiche a titolo gratuito. Questa misura è nota come “messa alla prova”. La sua attivazione è disposta dal Pubblico Ministero, in accordo con i genitori e con il parere dei servizi minorili, per una durata variabile tra uno e sei mesi.
Tagli che risultano in netto contrasto non solo con le promesse fatte in occasione del decreto Caivano, ispirato al Comune teatro di una violenza sessuale su due cugine minorenni, ma anche con le drammatiche cronache di questi giorni. “Una scelta che rivela la volontà del Governo di azzerare gli investimenti nell’istruzione e di considerare il Sud un peso”, affermano Irene Manzi e Marco Sarracino del Pd. “L’ennesimo omicidio dimostra invece l’urgenza di un piano straordinario per l’assunzione di più assistenti sociali e insegnanti”, sottolinea Sandro Ruotolo della segreteria Pd.
Il centrodestra, invece, contrattacca accusando i dem: “Il finto buonismo della sinistra, che governa Napoli e la Campania, è uno dei fattori che ha contribuito a questa deriva”, afferma Severino Nappi, capogruppo della Lega in Campania. Fratelli d’Italia continua a lodare il decreto Caivano: “Con questa iniziativa abbiamo gettato le basi per recuperare tanti ragazzi”, sostiene il senatore Sergio Rastrelli.
Tuttavia, nella legge di bilancio, gran parte delle risorse previste dal decreto sono state ridotte.
CAIVANO – Da un anno che i caivanesi onesti devono subire l’onta dell’etichetta approntata e diffusa dai soloni della legalità che attraverso le interviste, passerelle e ospitate nei talk show dipingono questa città alla stregua delle periferie del quarto mondo.
Piani, decreti, misure e convegni consumati nel nome della tanta ostentata legalità. Non che Caivano non ne abbia bisogno per carità, che ben vengano iniziative atte a sensibilizzare la comunità verso un valore, secondo me, prioritario.
A mettere in dubbio però è l’onestà anche intellettuale, la moralità e la coerenza di alcuni personaggi che si apprestano a calcare i red carpet delle passerelle e i tavoli dei relatori nei convegni nostrani.
A Caivano, specialmente nell’ultimo anno a trazione meloniana, si applica la legalità a senso unico alternato, far rispettare le regole solo alla povera gente che non sa come difendersi e a chi la pensa diversamente dal Pensiero Unico che si sta cercando di instillare nel tessuto sociale e nell’opinione pubblica.
Basta leccare la gonnella giusta e subito si diventa intoccabili. Basta una distrazione volontaria da parte di chi amministra e chi ha abusato di un’apertura di attività illegittima si vede lasciato in pace. Basta rappresentare i piani alti della politica nazionale e ottieni automaticamente la patente di legalitario.
Vorrei tanto sapere se il Commissario Prefettizio Filippo Dispenza, uomo di Stato dopo averlo servito per tutta la sua vita in giro per il mondo a catturare narcotrafficanti, seduto al tavolo di uno dei tanti convegni che promuovono la legalità tenutosi ieri mattina nella Basilica SS. Maria di Campiglione, fosse a conoscenza del fatto che il settore SUAP del Comune che oggi amministra sia negligente nell’applicare le regole e nel chiudere l’iter burocratico riguardante l’apertura illegittima di un bar sorto senza autorizzazione all’interno della zona ASI.
Infatti, dopo che il suddetto settore sia stato raggiunto da un esposto in cui si denunciava l’anomalia legata a quel tipo di attività, tra l’altro ricordiamolo attività facente riferimento all’ex Consigliere Antonio Angelino poiché di proprietà del fratello, investiva il Comando della Polizia Locale affinché si verificassero le condizioni illustrate nella denuncia. All’indomani gli agenti della Polizia Locale accertavano con prove che in quei locali venissero somministrate bevande, caffè ed alcolici anche agli avventori della zona ASI e comunicavano il tutto, attraverso una relazione dettagliata al SUAP, in attesa di ulteriori disposizioni da parte del settore.
Ovviamente, le disposizioni che chiunque tiene un po’ alla legalità si dovrebbero tradurre nella chiusura di quell’attività o quanto meno assicurarsi in qualche modo che tali contravventori non fossero più messi nella condizione di continuare ad espletare tale attività. Invece niente. Dal SUAP silenzio assoluto e in mancanza di direttive dal settore competente, gli agenti di Polizia Locale non possono agire perché privi di indirizzi.
E su questa vicenda, inoltre, registriamo ancora una totale assenza dell’ex Consigliere Antonio Angelino, dato che non si è ancora espresso in merito, attraverso i suoi canali di Comunicazione.
Come succede anche al settore Tributi. Il Commissario Filippo Dispenza è a conoscenza che un immobile di proprietà della sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio Pina Castiello – sua commensale ieri al tavolo di Campiglione – e dei suo fratelli, che insiste in via quattrovie e via cinquevie sia del tutto estraneo ai registri TARI, salvo una piccola porzione destinata a quagliodromo intestata al fratello Luigi e che su tali immobili – parliamo di una superficie di 1888 mq – non sia stata mai pagata la Tassa dell’IMU?
Ora consapevoli che a partire dal 2016 sono esenti dal pagamento dell’IMU i terreni agricoli, anche incolti, posseduti e condotti da coltivatori diretti e da Imprenditori agricoli professionali (Iap), iscritti nella previdenza agricola, indipendentemente dalla loro ubicazione, sappiamo pure che alcuni eredi di tali coltivatori diretti non posseggono aziende agricole, così come sappiamo pure che l’IMU sia esente solo se quell’immobile sia la casa di residenza e da quello che ci risulta nessuno dei quattro figli ereditari della mamma intestataria del bene abbia residenza in quell’immobile. Ma sarebbe bello sapere pure cosa sia successo prima del 2016, dato che quell’immobile già esisteva e la legge che consente l’esenzione non esisteva ancora.
Quindi. Accertato che dal database dell’Ufficio Tributi su quell’immobile non è stato mai pagata la tassa IMU, saremmo curiosi di sapere per quale motivo. Siamo sicuri che tutte le particelle catastali di quei beni immobili siano tutte esenti da IMU?
Poi se aggiungiamo che da indiscrezioni raccolte in esclusiva da Minformo, sappiamo pure che è partita anche una richiesta di verifica di accertamento TARI ma che si è infranta una volta venuti a conoscenza della dipartita della mamma della Sottosegretaria titolare del bene. Deduciamo anche che sia stata praticata un’azione, da parte del settore, in maniera superficiale e non approfondita con l’invio di tale accertamento ai diretti eredi, tra l’altro ben visibili all’interno della visura catastale.
Allora le domande che mi sorgono sono: Perché a Caivano si applicano le regole adottando due pesi e due misure? Tenendo conto che la Costituzione garantisce equità sociale, secondo l’Amministrazione caivanese i cittadini non sono tutti uguali? Ma poi. Siamo sicuri che tutte queste persone citate in quest’articolo abbiano i requisiti di insegnare la legalità a noi caivanesi? Ai posteri l’ardua sentenza.
CAIVANO – Nel 1870, con la Presa di Roma, il Regno d’Italia aveva annesso quanto rimaneva degli Stati della Chiesa, ponendo fine al potere temporale dei papi. L’Italia delineò unilateralmente i suoi rapporti con la Chiesa e la Santa Sede nel 1871 con la legge delle Guarentigie, che Pio IX non riconobbe mai, appunto in quanto unilaterale, né lo fecero i suoi successori. Al contrario Pio IX nel 1874 interdisse la partecipazione dei cattolici alla politica italiana con la bolla papale denominata “Non Expedit”, attraverso la quale si dichiarò inaccettabile che i cattolici italiani partecipassero alle elezioni politiche del Regno d’Italia e, per estensione, alla vita politica nazionale italiana.
Divieto gradualmente alleggerito, per poi essere annullato del tutto nel 1929. Il desiderio di papa Pio XI di salvaguardare giuridicamente la libertà d’azione della Chiesa dopo l’avvento del Fascismo, assieme a quello del dittatore Mussolini di incanalare nel movimento fascista il cattolicesimo nazionale, portarono alla firma dei Patti Lateranensi. I Patti presero il nome del Palazzo di San Giovanni in Laterano in cui furono firmati. Li sottoscrissero il Cardinale Segretario di Stato Pietro Gasparri per la Santa Sede ed il Capo del governo primo ministro segretario di Stato Benito Mussolini per il Regno d’Italia. Quel giorno Mussolini disse “Sono più bravo di Cavour“. A Caivano Patriciello disse: “La Meloni è stata più brava di Renzi e Conte“
A distanza di 95 anni la storia si ripete a Caivano. Una parte della Chiesa caivanese in netta controtendenza con le idee del Papa e dei Vescovi – vedi le posizioni dei vescovi sullo Ius Soli e la visita del Papa fatta l’altro giorno a Emma Bonino – stringe un patto ben saldo col governo Meloni dichiaratamente fascista poiché mai smentita la voce sugli ideali di appartenenza dall’attuale Premier.
Dalla prima visita della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni a Caivano nulla è cambiato, a parte la riqualificazione dell’ex Delphinia, tra l’altro anche sottratto alla comunità caivanese, per il risanamento del territorio non è stata attuata nessuna misura in termini di riabilitazione sociale e culturale né instillati fondi all’interno del tessuto economico della città. Dall’ultimo report in nostro possesso degli € 27,9 mln dei fondi FSC sono stati spesi € 18.490.331, 87 di cui € 13.076.772,93 per la riqualificazione del Centro Delphinia.
Eppure una parte della Chiesa nella persona di Maurizio Patriciello, quello che rimane della destra caivanese e alcuni servi sciocchi abituati a vivere di lecchinaggio verso il potente di turno gridano ad alta voce “viva Meloni”. A distanza di 14 mesi possiamo asserire, senza tema di smentita, che il commissariamento straordinario di Governo per il risanamento del territorio di Caivano sia stato solo un atto di sostituzione del potere come tenterò di dimostrare in seguito.
Al punto tale che il prete Maurizio Patriciello sembra addirittura sia diventato parte integrante di tutte le azioni pensate dal governo centrale sul territorio. Tralasciando le parate militari a cui pare tanto piacciono alla toga caivanese – altro esempio di contraddizione: la Chiesa, la casa di Dio, un dio fatto di amore e pace che benedice e idolatra l’esercito e le forze belliche del Paese – prendiamo ad esempio un evento che si terrà nel Santuario di Maria SS di Campiglione lunedì 11 novembre che riguarda la Celebrazione del Centenario della Cappella dedicata ai Caduti.
Un evento fissato a distanza di dieci giorni dalla celebrazione della memoria dell’unico esempio di lotta all’antimafia caivanese Domenico Celiento. Quasi a voler mostrare i muscoli di una Chiesa forte e dominante in pieno accordo col governo centrale e in contraddittorio con la parte sana e laica della città.
Un evento che dimostra quanto ci sia commistione tra Chiesa e Governo e quanto poco scopo culurale ci sia osservando solo la sua nomenclatura, la stessa che si ripete poi anche in altri eventi come quello di Afragola che si è tenuto in queste ore alla Masseria Ferraioli in occasione della consegna dell’immobile destinato al centro per le donne vittime di violenza.
Oramai ci accorgiamo della presenza di una Prefettura totalmente asservita alla Politica e in questo caso al Governo Meloni. Mi domando, in effetti, se il Prefetto Michele di Bari in realtà conosce a fondo le vicende che riguardano i propri commensali o se si presenta agli eventi solo perché invitato. Mi domando inoltre se il Prefetto di Napoli sia a conoscenza dell’ultimo incarico ricevuto dal Prefetto in quiescenza Filippo Dispenza a Torino in qualità di membro del gruppo di prevenzione e contrasto all’illegalità sui fondi che serviranno a costruire quattro ospedali in Piemonte. Nomina ricevuta dal partito Fratelli d’Italia e che lo incardina precisamente nel ruolo di uomo di governo, una nomina politica in netto contrasto con quella prefettizia ricevuta a Caivano e che lascia intendere quanto la Prefettura sia ingerita dal Governo Centrale. Allora vorrei un attimo soffermarmi sul resto della nomenclatura che questo governo vanta di mettere in mostra insieme alla Chiesa di Campiglione che, secondo il mio modesto avviso, dato anche il mancato invito fatto al vero titolare della Chiesa Maria SS di Campiglione don Antonio Cimmino, è ingerita dal prete Patriciello.
Partiamo dalla Dott.ssa Pina Castiello, sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio con delega per il Sud e vicesindaco di Afragola nota alle cronache del territorio per essere stata oggetto di alcune dichiarazioni di un pentito di spicco del clan moccia: «Il boss Luigi Moccia era intimo amico dell’ex senatore (An) Vincenzo Nespoli, io Nespoli l’ho definito un criminale. Pina Castiello era molto vicina a Nespoli ed era a totale disposizione nostra, del clan Moccia».
A parlare così al quotidiano Domani in un servizio del collega Nello Trocchia è il collaboratore di giustizia, Salvatore Scafuto, meglio conosciuto come Totore ‘a carogna, reggente per anni del clan Moccia, i signori della camorra. Il clan controlla Afragola, Caivano, anche il Parco Verde e, da tempo, fa affari e domina anche a Roma. Il collaboratore parla di Pina Castiello, sottosegretaria con delega ai rapporti con il parlamento, in prima linea nelle manifestazioni sul territorio, in foto con la premier, Giorgia Meloni, con il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, e con i vertici delle forze dell’ordine. Questo è quanto si legge sul quotidiano edito da Carlo De Benedetti.
Inoltre la Sottosegretaria Pina Castiello anche se risulta essere residente a Formia dove vive il figlio con i nonni, nei suoi momenti di relax che la tengono lontana dalle fatiche romane, vive proprio a Caivano in un ranch con attiguo tiro al volo e quagliodromo che presenta alcuni profili di abusivismo, specialmente per quanto riguarda i sottotetti, oggi trasformati in veri e propri appartamenti, per non contare il fatto che la licenza sia stata sicuramente rilasciata per casa di alloggio per uso agricolo data la destinazione d’uso dei terreni e non certamente per una villa di lusso con tanto di piscina per come si presenta nelle foto.
Ma questo è il segreto di Pulcinella dato che di questo argomento se ne è sempre parlato ma nessuno mai delle istituzioni che vantano legalità e rispetto delle leggi ha mai avuto il coraggio di approfondire la questione. Inoltre da indiscrezioni raccolte in esclusiva da Minformo quel villone che insiste su terreno agricolo che presenta locali commerciali al piano terra che dovrebbero fungere da deposito e appartamenti per un totale di 16 vani, non risulta presente nei registri del Comune di Caivano sotto il profilo dei tributi TARI. Infatti gli abitanti di quella struttura non pagano la TARI e a quanto pare il servizio di igiene urbana su quell’immobile viene espletata dalla ditta dei rifiuti del Comune di Afragola dove la Sottosegretaria Pina Castiello espleta il ruolo di vicesindaco.
La stessa vicesindaco che presta il suo ufficio di via Oberdan per un incontro tra il Sindaco Pannone e alcuni dirigenti del Comune di Afragola col titolare de facto di una ditta affidataria di un incarico di supporto all’Ufficio Gare e Appalti del valore di 134mila euro il cui Amministratore risulta essere il RUP della Centrale Unica di Committenza dell’area nolana a cui afferisce il Comune di Afragola per l’espletamento delle proprie gare d’appalto. Un conflitto di interesse grande quanto una casa prodotto proprio sotto gli occhi della sottosegretaria del Governo.
Per non contare tutti i processi in atto nel Comune di Afragola che riguardano il dominus politico della Castiello e le ingerenze che lo stesso fa all’interno dell’Amministrazione comunale.
Allora una delle mie riflessioni è rivolta anche al Prefetto Michele di Bari, sempre presente agli eventi del Governo centrale e del prete Patriciello e la coincidenza che si presenta sul mancato invio, finora, di Commissioni di Accesso in comuni amministrati dai partiti appartenenti al Governo centrale e che presentano tutti i crismi per essere sottoposti a indagini, come quelli di Afragola e di Poggiomarino dove in quest’ultimo nel 21 ottobre scorso i carabinieri di Torre Annunziata hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip di Napoli su richiesta della Dda partenopea nei confronti del sindaco Maurizio Falanga, del vice sindaco di Poggiomarino Luigi Belcuore e di un imprenditore con l’accusa di scambio elettorale politico-mafioso, il cui consigliere di Fratelli d’Italia Giuseppe Orefice, estraneo ai fatti di cui sopra, ma citato nelle documentazioni prodotte dalla Procura come cugino del pregiudicato Giovanni Orefice appartenente al clan di Rosario Giugliano risulta essere una conoscenza caivanese perché firmatario del contratto dell’appalto della mensa scolastica a Caivano e molto amico della ex Consigliera di Fratelli di Italia Giovanna Palmiero.
Una coincidenza che mi balza agli occhi e che unita alla nomina politica del Commissario Filippo Dispenza lasci immaginare quanto l’organo della Prefettura sia a stretto contatto con il Governo di centro destra.
Per quanto riguarda il dott. Fabio Ciciliano dovremmo scrivere a Chi l’ha Visto, dato che dalla sua nomina a capo della Protezione Civile a Caivano non è stato più visto, tra l’altro, al netto che il DPCM della sua proroga stenta ancora a comparire sul suo sito e forse sfuggito a noi la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, dopo l’emorragia di denaro pubblico, ampiamente descritto nei miei editoriali, e dopo le elezioni europee tenutesi nel giugno scorso, tutti i cantieri aperti dallo stesso risultano sospesi, al netto di quello che riguardano i locali e l’aula magna dell’Università Federico II nell’ex ICIF affidato a Sport & Salute SpA e dati in sub appalto ad un grande elettore di Fratelli d’Italia sul territorio.
Considerando inoltre il ruolo chiave del prete Maurizio Patriciello avuto sin dagli albori di questa vicenda legata all'”annessione” – come preferisco chiamarla io – di Caivano da parte del Governo Centrale, sembra proprio che questo accordo Stato-Chiesa in stile Patti Lateranensi sia finalizzato ad un controllo del territorio ben delineato.
Da indiscrezioni raccolte in esclusiva da Minformo pare che all’indomani del fallimento della Festa di Campiglione, in accordi con la Commissione Straordinaria, l’attuale Priore e Rettore del Santuario Maria SS Campiglione P. Dominic Praaven Lawrence dell’ordine dei carmelitani abbia accettato di farsi aiutare proprio dal prete anticamorra nell’organizzazione della prossima festa di Campiglione. Praticamente, grazie al governo Meloni e alle sue ingerenze per la prima volta la Festa di Campiglione non sarà organizzata da caivanesi bensì da un anglo-indiano e da un frattaminorese.
A tutto questo aggiungiamo che il Comune di Caivano sotto l’egida della terna commissariale prefettizia ha ritenuto opportuno di dotarsi di venti nuove figure amministrative di cui diciannove scelte attraverso un concorso Ripam condotto direttamente dal Ministero e una col metodo della mobilità attingendo la figura da un altro comune.
Bene, quest’ultima figura è stata scelta dal Comune di Calenzano in Provincia di Firenze e corrisponde ad un cittadino caivanese molto vicino al prete Patriciello per aver immortalato tutte le lotte fatte sul discutibile tema della “terra dei veleni” ed aver aiutato il prelato alla diffusione del messaggio sui terreni inquinati di Caivano, lo stesso messaggio che ha causato il fallimento di 5 aziende agricole che esportavano prodotti tipici in tutto il mondo. Stiamo parlando del fotografo Mauro Pagnano.
Attenzione, nulla quaestio, dal punto di vista del merito. Poiché tutto è stato fatto secondo le norme vigenti e Mauro Pagnano possiede tutti i requisiti ed è e sarà un’ottima risorsa che andrà ad arricchiere il quadro funzionario-dirigenziale del Comune di Caivano. Ottimo professionista che molto probabilmente ricoprirà il ruolo di dirigente – classe D – dell’Ufficio Anagrafe.
Quello che si discute è il metodo. Si poteva scegliere di assumere 15 con Ripam e 5 con mobilità? Si poteva scegliere di assumere tutti e venti con il metodo della mobilità? Perché la formula del 19+1? Anche questa è una coincidenza che lascia pensare a un tipo di politica clientelare, tra l’altro praticata stavolta da un organo non eletto dal popolo e che determina solo una mera sostituzione del potere sul territorio e non un vero e proprio cambiamento teso alla trasparenza come vogliono farci credere.
Quindi la mia domanda è: a chi sta giovando questa pseudo-riqualificazione del Governo Meloni? Siamo sicuri che dalla democrazia sporcata dalla vecchia classe dirigente con le sue commistioni e omertà non siamo passati alla gestione monocratica e teocratica del territorio tesa al Pensiero unico di memoria fascista? Ai posteri l’ardua sentenza.