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Caivano

CAIVANO vive nel degrado per colpa degli avvelenatori dei pozzi. Hanno cercato perfino di infangare la memoria di Domenico Celiento

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CAIVANO – Strumentalizzare il Memorial Domenico Celiento organizzato dall’Associazione Caivano Legalitaria, vuol dire offendere la memoria di un eroe che si è distinto al costo della propria vita per la lotta contro la criminalità organizzata.

Voler per forza, ancora una volta, attribuire meriti e organizzazione agli eventi di Caivano Legalitaria a chi meriti non ne ha, non solo denota una scarsa informazione su un cambio di rotta della società caivanese ma denota anche un doloso avvelenamento dei pozzi.

Se Caivano vive nel degrado è proprio perché le generazioni che ci hanno preceduto hanno covato odio e rancore durante gli anni, sentimenti che hanno reso gli avvelenatori di pozzi, gente senza scrupoli, pronti a strumentalizzare e infangare qualsiasi cosa, anche quella più nobile e bella.

Peccato che alcuni di questi avvelenatori hanno generato anche qualche erede, molto pericoloso, in combutta con zone ombra della città, a cui eventi come quelli della celebrazione di un eroe anticamorra non piacciono perché guastano i piani degli amici dei parenti. Ma veniamo ai fatti.

Il Memorial Domenico Celiento parte dall’idea dei soliti due che molto stanno dando fastidio alla vecchia classe dirigente caivanese, il sottoscritto e il Presidente Giuseppe Libertino.

Due persone comuni, due cittadini caivanesi che, non avendo nessun legame con nessun personaggio politico appartenuto alla vecchia classe dirigente, hanno saputo mettere su tre eventi di diverse entità a cui la gente comune come loro, hanno saputo rispondere presente.

I caivanesi, quelli slegati da alcuni concetti politici e mafiosi, hanno risposto presente sia ad un evento popolare come quello del Food & Show al Castello, che con la loro presenza hanno gridato al mondo intero la loro voglia di tornare a vivere una vita serena e spensierata, lontana dai problemi atavici e dalle etichette impresse durante gli ultimi dieci anni – eppure qui c’è stato qualcuno che ha pensato che qualche politico li volesse distrarre col cibo, incredibile come alcune devianze siano così lesive per una collettività così viva – e sia ad un evento dall’alto spessore etico e morale come quello che riguardava la consegna del Premio ad alcune alte cariche dello Stato.

Chi è legato ad alcuni sistemi ben rodati, gli stessi che hanno reso Caivano una città dormitorio dedita allo spaccio di droga e alla criminalità diffusa, al posto di applaudire l’Associazione Caivano Legalitaria per aver premiato la Presidente del Tribunale di Napoli Dott.ssa Elisabetta Garzo, la Procuratrice Capo del Tribunale Napoli Nord Maria Antonietta Troncone, la Procuratrice del Tribunale dei Minori di Napoli Maria De Lunzerberger, il Tenente Colonnello dei Carabinieri Paolo Leoncini che ha ritirato il premio per sé e per i Generali La Gala e Minicucci e don Tonino Palmese unico, vero esponente della Chiesa Cattolica in materia di antimafia – solo per citare i nomi più importanti – ha pensato bene volgere lo sguardo alla platea e scoprire che tra gli spettatori di un evento aperto al pubblico e non organizzato con inviti personali, c’era anche qualche ex Amministratore comunale, così, data la loro presenza, ha pensato anche di strumentalizzare tale evento e associare allo stesso, parole come “Malaffare, collusione con la camorra e processo agli imputati” dimenticandosi o non sapendo che se in questo evento ci fosse stato solo il minimo sentore dell’esistenza di almeno una di quelle parole usate, noi di Caivano Legalitaria, di sicuro non avremmo premiato quelle personalità mercoledì scorso.

E questi sono gli stessi che al posto di badare alle miglaia di caivanesi scesi in piazza a godersi uno spettacolo mai visto prima a Caivano, hanno badato ai nomi degli sponsor che rullavano attraverso il led wall sul palco. Hanno dato attenzione ai nomi di ex amministratori, non imputati e nemmeno indagati – è sempre bene ribadirlo – che per il bene di Caivano hanno messo a disposizione le loro disponibilità economiche. Avremmo fatto lo stesso con Sia Center laddove il bar del fratello dell’ex Consigliere Antonio Angelino fosse stato legittimo e richiesto dai proprietari come da loro stessa ammissione, praticamente si sono ritrovati un bar che non hanno mai richiesto. Peccato. Avremmo avuto l’occasione di offrire altri servizi all’interno della kermesse votata al food.

Quindi mi metto anche io a guardare la platea stavolta e una volta scorto che tra il pubblico non sedeva gente che ha parenti o affini prestanome di un boss detentore di una piazza di spaccio già noto alle Forze dell’Ordine, non sedeva gente che appartiene ad un Sistema ben rodato che fa rilasciare permessi di costruire e autorizzazione di attività produttive fasulle e nemmeno gente che grazie alla Politica oggi vanta di avere una professione come pochi, né tanto meno giornalisti azzeccagarbugli che per una concessione vendono l’anima al diavolo o blogger che per una manciata di euro al mese difendono a spadatratta il vecchio sistema corrotto dell’antimafia di destra, mi domando dove erano i politici che tanto vogliono vendersi per il nuovo che avanza? Dove erano gli Angelino? Al Memoria Domenico Celiento non c’erano persone da ammaliare e rendere seguaci. Dove erano i Senatori Russo o chi fa le sue veci? Stavolta non c’era nessun stadio simbolo della camorra da difendere. Dove era il prete? L’evento era aperto al pubblico, quando non è lui il premiato l’evento non è legittimato a divulgare il tema dell’antimafia? A cosa bisogna attribuire la loro assenza? Perché, da persone oneste e dedite al bene pubblico, scelgono di non celebrare la memoria di un eroe che ha dato la sua vita per la lotta alla camorra? A chi giova la loro assenza? Queste sono le domande che un buon giornalista dovrebbe farsi.

Fortunatamente per i caivanesi, stavolta a Caivano c’è un’associazione che sta facendo emergere la volontà dei cittadini di cambiare, di pretendere una nuova classe dirigente e di aprire una nuova era politica scevra dai vecchi sistemi e da solite ingerenze ed è per questo che alcuni esponenti di quel vecchio Sistema, servendosi di avvelenatori di pozzi, cercano e cercheranno fino alla fine di infangare e sporcare tutto quanto di bello si sta creando sul territorio.

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Attualità

CAIVANO. La Parrocchia “Santa Maria della Sperlonga” di Casolla ha il suo nuovo parroco e con egli anche il suo riscatto sociale.

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CAIVANO – Il primo dicembre scorso è stato festeggiato con gli onori che merita il nuovo parroco della Parrocchia “Santa Maria della Sperlonga” a Caivano nella frazione di Casolla Valenzano.

Grande adesione da parte del popolo casollano con una buona partecipazione di cittadini che si sono riversati in chiesa per dare il benvenuto a don Antonio Pacilio, 51 enne di Frattamaggiore che da domenica scorsa ha già cominciato a ricoprire il proprio ruolo di pastore delle anime casollane di Caivano.

Una ventata di freschezza, quindi, anche dal punto di vista ecclesiastico che dopo le varie vicissitudini della parrocchia legate a notizie di cronaca derivanti dalla condotta dell’ex parroco, finalmente anche la parrocchia “Santa Maria della Sperlonga” con don Antonio Pacilio, uomo mite, giovane, ecumenico e sempre sorridente e accogliente, potrà vivere il proprio riscatto in comunione con i propri fedeli.

Domenica scorsa il parroco Pacilio è stato accolto con grande piacere ed entusiasmo, segno questo che il nuovo pastore ha già trafitto i cuori dei propri fedeli e noi possiamo asserire, senza tema di smentita, che questa è stata un’ottima scelta del Vescovo Mons. Angelo Spinillo.

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Caivano

CAIVANO. Città assediata. La colpa non è di Maurizio Patriciello ma di chi ha concesso la commistione tra i due ruoli prete e politica.

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CAIVANO – Odio dire “ve l’avevo detto!” ma stavolta nessuno può smentirmi. Sin dal 2013, da quando si è cominciato a raccontare menzogne su Caivano e i suoi rifiuti intombati dalle aziende chimiche del nord che ho cominciato a dire, scrivere e urlare che questo tipo di comunicazione, questo tipo di allarmismo ma soprattutto questo tipo di commistione tra i ruoli, tra chi dovrebbe punire e chi dovrebbe accogliere, tra chi ha competenze e chi non ne ha, avrebbe portato sicuramente ad un corto circuito pesante.

Il Corto Circuito a Caivano si è registrato giovedì scorso quando la Prefettura, insieme alla Procura Napoli Nord, ha deciso di cominciare a sgomberare le famiglie occupanti abusive al Parco Verde.

Attenzione. Il corto circuito non è quello dovuto agli sgomberi, che sia chiaro. Prefettura e Procura insieme alle Forze dell’Ordine hanno fatto un lavoro encomiabile. La legge va rispettata, il ruolo delle due istituzioni è quello di far rispettare le leggi e lo stanno eseguendo egregiamente.

Il corto circuito si è avuto all’indomani degli sgomberi. Quando non si è programmati il futuro e chi poteva, in questo caso, colmare quella lacuna poiché rientra nel proprio ruolo, non è stato in grado di poter espletarlo adeguatamente data proprio la sua commistione con le istituzioni laiche.

Parliamoci chiaro. Chi è stato sgomberato appartiene a famiglie con all’interno del loro nucleo persone che hanno scontato una pena di oltre 7 anni passata ingiudicata o che superano il reddito massimo per poter usufruire di residenza pubblica o che sono stati condannati per Associazione mafiosa. Praticamente. Tutte persone già conosciute alla Magistratura e alle Forze dell’Ordine, e guardando i fatti, e leggendo documenti, le azioni di questi giorni, erano già stati messi sotto la lente di ingrandimento degli organi preposti e nessuno può asserire che non fosse arrivato questo tempo in maniera fisiologica e senza alcuna pressione mediatica.

L’errore matornale, abnorme è stato commesso dal Governo centrale e dalla sua propaganda elettorale prima e mediatica poi.

Addirittura neanche il prete Maurizio Patriciello poteva immaginare prima di oggi, cosa sarebbe accaduto se avesse continuato a raccontare bugie e ad usare il “brand” Parco Verde per gonfiare ancora di più il suo ego e accrescere ancor di più la sua notorietà. E mi spiego.

Premesso che un Governo che si rispetti, in piena continuità amministrativa con quelli che lo hanno preceduto, prima di arrivare ad un’azione repressiva così forte, abbia il dovere di pensare anche a tutelare e a mettere in atto strumenti e mezzi idonei alla reintroduzione nella vita sociale di alcuni elementi ritenuti pericolosi, laddove lo fossero davvero.

E siccome quelle famiglie sono lì da 40 anni, allora ci si domanda: che fretta c’era di fare quest’azione repressiva così in maniera sprovveduta, lasciando 36 famiglie a dormire per strada, senza creare corridoi umanitari, convenzioni con enti di volontariato se non per dare una risposta immediata all’opinione pubblica montata da una stampa feroce e famelica alimentata da personaggi degni del miglior sceneggiatore di serie televisive di crimine?

E mi ridomando: Cosa sarebbe accaduto se Maurizio Patriciello avesse chiamato in privato la Premier Meloni, senza attirare l’attenzione della Stampa Nazionale, e avesse raccontato che all’interno del Bronx – non Parco Verde – ci sono famiglie che già da diversi anni soffrono perché hanno all’interno del loro nucleo minori sfruttati e abusati sessualmente e che questi abusi si consumano periodicamente tra capannone abbandonato alle spalle degli stessi immobili di residenza pubblica, villetta comunale di via Necropoli ed ex campo sportivo “E. Faraone” e non di violenza sessuale avvenuta nel Centro Sportivo Delphinia come raccontato davanti alle telecamere di tutto il mondo?

Sicuramente sarebbe accaduto tutto in maniera diversa. La Premier Meloni, libera da attenzioni e pressioni mediatiche sarebbe stata messa in grado di risolvere un problema di natura sociale e non un’emergenza di violenza giovanile e le differenze sulle soluzioni sono ben diverse perché si sarebbe trattato di lasciar fare il proprio lavoro alla Magistratura – visto che le famiglie avevano già denunciato e c’erano già in atto le indagini – e attuare i mezzi idonei dal punto di vista delle Politiche Sociali per valutare caso per caso i problemi socio-culturali che insistono in tutte le famiglie degli addensamenti di povertà insiti nel Comune gialloverde.

Così come le indagini che riguardavano le ingerenze criminali nel Comune di Caivano. Esse erano già in atto e la Magistratura già stava indagando da tempo come poi dimostrato dai documenti resi pubblici dalla Procura della Repubblica. Quindi anche qui merito dell’unico organo istituzionale indipendente preposto a far rispettare la legge.

Quando si raccontano frottole per attirare l’attenzione dei grandi, si può correre il rischio di diventare potenti, di determinare l’andamento politico, di cominciare a dare risposte politiche sul territorio, creare posti di lavoro per amici e far fittare casa di qualche amica a qualche ente importante che gli assicuri una rendita stabile e duratura, e come diceva Ben Parker lo zio del Peter del film Spiderman: “Da un grande potere derivano grandi responsabilità”.

Ed è qui che si è avuto il corto circuito, perché chi oggi detiene grande potere a Caivano, l’ha ottenuto, in epoca passata basando le sue lotte su una bugia che ha visto fallire cinque aziende agricole sul territorio, oggi per alcune bugie dette sugli abusi sessuali di due ragazzine ma soprattutto l’ha ottenuto perché durante questi 11 anni è stato in grado di mischiare il proprio ruolo a quello delle istituzioni, ha ingerito la politica, andando a colmare i vuoti lasciati da essa e ponendosi a capo di un popolo senza attestare il proprio consenso attraverso una competizione elettorale democratica.

Il quadro che si registra oggi è figlio di questa commistione. Chiesto aiuto in maniera plateale e roboante in un periodo storico molto allettante per la Premier Giorgia Meloni che si apprestava a preparare la campagna elettorale delle elezioni europee, il governo non ha potuto fare altro che mettere in atto alcune azioni decisive, rapide e inutili dal punto di vista del risanamento del territorio ma utilissime dal punto di vista della propaganda. Ovviamente quali sono i mezzi posseduti storicamente dalla destra nazionale? L’uso della forza e della repressione in stile storico littoriano. Ed è naturale che in un’azione di risanamento, come lo intende la destra, doveva essere fatto tutto in fretta, sempre per dare risposta all’opinione pubblica montata da una certa stampa sensazionalistica. Un risanamento degli immobili del Parco Verde con annessi sgomberi utili al ripristino della legalità. Ed è naturale che in questo scenario, logicamente, il messaggio che sarebbe passato è che tutto questo sia avvenuto grazie al prete Maurizio Patriciello che, quando si è trattato di prendersi i meriti in tutte le reti nazionali era in prima fila ad accrescere il proprio consenso che lo vede in giro per l’Italia a raccontare le bugie dette su Caivano, quando si è presentata, invece, l’occasione da prete, di accogliere con un pasto caldo i propri parrocchiani non l’ha potuto fare proprio perché gli sgomberati, dato il messaggio fuorviante del genitore del risanamento che si è dato attraverso la stampa, lo ritengono proprio la causa dei loro mali e oggi lui è costretto a disattendere il proprio ruolo.

Bisogna sempre tenere conto del rispetto dei ruoli. Bisogna avere la consapevolezza che ogni organo, ogni istutuzione, nella nostra società, gioca un ruolo ben predefinito e secondo il mio modesto avviso la confusione tra essi genera confusione e pericolo di sicurezza in società.

A determinare il ruolo delle istituzioni è sempre un pensiero etico, talvolta dettato dalla filosofia. Per le istituzioni laiche il massimo pensiero filosofico è quello della libertà e quest’ultima non potrebbe non derivare dal rispetto delle leggi. Per le istituzioni religiose, nel nostro caso cattolico-cristiane, la più alta forma filosofica è legata al concetto di carità.

Per Tommaso d’Aquino, riferimento della dottrina filosofica della religione cristiana, la fede non è solo atto intellettuale di assenso alla verità di determinate proposizioni. Tale assenso è infatti dovuto principalmente alla carità, che Tommaso ritiene metta i credenti in condizione di credere fermamente quanto Dio abbia rivelato.

Se l’istituzione religiosa si sostituisce a quella laica, credendo di dover proteggere i diritti degli abusati dimenticandosi degli abusatori, come ha tenuto a ribadire qualcuno, si rischia di fare confusione. Un prete non deve giudicare, non deve dividere, non deve classificare ma soprattutto non deve fare differenze. Per il principio di Tommaso d’Aquino se non si pratica la carità verso gli ultimi c’è il rischio che questi oltre la casa perdino anche la fede.

Da qui l’appello può essere rivolto direttamente alla Curia di Aversa e al Vescovo Mons. Angelo Spinillo, dato che la Chiesa di San Paolo Apostolo è interdetta alle 36 famiglie sgomberate con conseguente rifiuto di dare rifugio agli ultimi in netta controtendenza con la dottrina cristiana e dato l’oggettivo pericolo di incolumità del prete Maurizio Patriciello, perché ritenuto da queste famiglie l’artefice dei loro mali, magari si possa pensare di lasciare la chiesa aperta e di sospendere/trasferire pro tempore il prete anticamorra, risolvendo così due problemi in uno dal punto di vista etico, morale e religioso e un altro dal punto di vista laico, logistico ed economico, dato che è giusto proteggere l’incolumità del prete di periferia aumentando la scorta e i controlli sul territorio ma è pur vero anche che questo stato di cose determina un’ulteriore spesa ai danni dei contribuenti che sono costretti a pagare presidi continui a Caivano con il conseguente rischio di restare scoperti in termini di sicurezza su altri territori.

Io credo che un Governo che si rispetti non deve farsi dettare l’agenda poltiica da preti, nani e ballerine. Io credo che il Governo degli italiani debba affrontare i problemi di natura sociale e criminale allo stessso modo su tutto il territorio nazionale e con una buona dose di mezzi preventivi e provvedimenti lungimiranti.

Perché le azioni messe in atto a Caivano, ripeto per delle bugie dette, non vengono applicate al Corvetto di Milano dopo la guerriglia urbana scaturita all’indomani della morte del giovane Ramy Elgaml o a Torino dopo il corteo degli studenti pro Pal dove alcuni manifestanti hanno  bloccato la circolazione sui binari 1 e 2 della stazione, hanno dato alle fiamme un fantoccio di stracci con il volto del ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini e tre maxi foto coi i volti della premier Giorgia Meloni, del ministro della Difesa Guido Crosetto e del ceo di LeonardoRoberto Cingolani. Accompagnando con “Maiale al rogo”, il gentile coro dedicato al ministro leghista, con insulti anche al “serpente Meloni”? E innegabile che anche in queste due periferie ci sia un problema sociale di grave importanza. Inoltre, perché i controlli solo al Parco Verde e non anche agli altri rioni IACP, Salicelle, Rione Speranza, 219 di Brusciano e 167 di Scampia, solo per citarne alcuni simili delle nostre zone?

Perché Caivano deve continuare a subire l’onta di una città assediata da furgoni blindati e militari armati che manco a Bagdad si sono mai visti? Quando la gente di Caivano si stuferà di tutto questo e scenderà in piazza a gridare BASTA CONFUSIONE, OGNUNO FACCIA IL PROPRIO DOVERE SECONDO IL PROPRIO RUOLO? Mi auguro con tutto me stesso che qualcuno, molto presto, riesca a stabilire la normalità nella mia bella città.

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Caivano

CAIVANO. Rimandata l’inaugurazione del Polo Universitario nell’ex ICIF

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CAIVANO – A seguito del blitz di stamattina al Parco Verde, dove sono stati eseguiti 36 sgomberi di famiglie occupanti abusive, la Ministra dell’Università e della Ricerca ha informato gli invitati all’inaugurazione del nuovo polo Universitario che l’evento è stato spostato dal 2 dicembre al 20 dicembre sempre alle ore 11.00.

Evidentemente la Ministra ha ritenuto opportuno non avventurarsi a Caivano con il clima infuocato che c’è e dove le proteste di alcune famiglie – anche se per rispetto della legalità sono state sgomberate – a cui qualcuno, che millantava chissà quali rapporti col Governo centrale e quale potere, aveva promesso di dormire sogni tranquilli poiché questo giorno non sarebbe mai arrivato.

Legittima la scelta della Ministra Bernini di voler allontanare un evento di festa da alcuni eventi di cronaca che presentano uno spessore e una importanza diversa e anche per non confondere gli applausi con le proteste che la Ministra, forse, ha ritenuto probabile che ci fossero. Rimandata quindi di soli diciotto giorni la festa per l’apertura del nuovo Polo Universitario.

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