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Inchieste

Corruzione, indagato il governatore del Molise Francesco Roberti: la situazione

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Guai seri per il governatore del Molise Francesco Roberti, dopo che il suo nome è finito nel registro degli indagati di un’inchiesta della Dda di Campobasso. In particolare egli è accusato di corruzione, così come altri 47 indagati ai quali nei giorni scorsi è stato notificato l’avviso di conclusione delle indagini.

A confermarlo è lo stesso Roberti, che ha così precisato:

“La vicenda in questione non riguarda il mio ruolo da Presidente della Giunta Regionale del Molise, è per attività precedenti alla mia elezione. Mi preme precisare come da parte mia ci siano stati sempre comportamenti corretti e rispettosi della legge. Sono pronto a fornire alla magistratura tutte le necessarie informazioni utili a fare luce su ogni aspetto, affinché sia fatta piena chiarezza. Entro i 20 giorni previsti fornirò ogni dettaglio utile, per far sì che questa situazione possa risolversi rapidamente a conferma della correttezza del mio operato”.

Poi, conclude: “Chiedo di essere ascoltato per ogni utile informazione finalizzata a chiudere questa situazione. Continuerò a svolgere il mio lavoro con la massima serietà e serenità. Come sempre, nutro piena fiducia nel lavoro della magistratura”.

Inchieste

Ecobonus e bonus facciate, sequestro da 7,5 milioni: nei guai tre imprenditori

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Maxi operazione della Guardia di Finanza di Salerno, che ha eseguito un sequestro preventivo di 7,5 milioni di euro nei confronti di una società, con l’accusa di frode fiscale.

Contestualmente, tre persone che rivestivano ruoli apicali all’interno della stessa sono state denunciate per truffa aggravata ai danni dello Stato. Infatti le indagini hanno consentito di individuare crediti fiscali inesistenti generati da lavori edilizi mai eseguiti, connessi ai bonus facciate ed ecobonus.

Inoltre, circa 500mila euro del totale sono risultati estinti, in quanto già utilizzati per le compensazioni: saranno recuperati attraverso la tassazione dell’Agenzia delle Entrate.

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Inchieste

Caos al Parlamento Ue, sotto inchiesta due deputati italiani: ecco i nomi

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Caos al Parlamento Europeo, dove due eurodeputati italiani sono finiti sotto indagine per sospetti rimborsi gonfiati. Si tratta di Giuseppe Ferrandino, ex membro del Pd e ora sindaco di Casamicciola Terme, e Fulvio Martusciello capodelegazione di Forza Italia.

Secondo l’accusa i due avrebbero firmato a vicenda la partecipazione ai lavori parlamentari, quando solo uno dei due era effettivamente presente, per incassare la diaria giornaliera di 350 euro. Inoltre, sono emerse incongruenze anche sui rimborsi dei trasporti.

Pertanto, a notare le irregolarità, è stato un funzionario incaricato di registrare le presenze degli eletti. L’inchiesta è stata avviata dalla Procura pubblica europea su richiesta della giustizia belga, che ha sottoposto i due politici a controlli.

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Inchieste

Soldi e favori in cambio di informazioni per il clan: arrestato un carabiniere

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Nell’ambito di un’inchiesta della Dda di Napoli, è stato tratto in arresto un carabiniere che avrebbe svelato segreti d’indagine ai capi del clan della 167 di Arzano, in cambio di denaro e altri benefit.

Questa è l’ipotesi di reato ascritta all’arrestato, finito in manette insieme ad altre tre persone. Secondo gli inquirenti gli venivano versati un migliaio di euro al mese, nonché somme di denaro tra i 2mila e i 3mila euro periodicamente, oltre a favori fatti come interventi di manutenzione e di carrozzeria per le sue auto e per quelle dei suoi familiari.

Pertanto, stamane, è stata notificata l’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico del 58enne luogotenente dei carabinieri originario della provincia di Caserta, insieme agli altri arrestati: Giuseppe e Mariano Monfregolo, e Aldo Bianco.

Coinvolti anche due fratelli collaboratori di giustizia, indagati a piede libero. Si tratta di persone ritenute dagli investigatori ai vertici del clan della 167 di Arzano, i quali avrebbero versato al carabiniere un mensile da circa mille euro e ulteriori extra in occasione di rivelazioni di segreti d’ufficio.

Tra le contestazioni anche le false relazioni di buona condotta per il boss, quando era sotto sorveglianza speciale, la mancata notifica delle misure cautelari e precautelari e anche il favoreggiamento della fuga e della latitanza per i suoi benefattori.

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