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Politica

Scintille alla Camera, fischi e proteste contro Meloni: i particolari

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In vista del Consiglio Europeo del prossimo 20 marzo, si è svolta in aula alla Camera la discussione generale sulle comunicazioni della premier Giorgia Meloni, alla presenza tra gli altri di Guido Crosetto, Tommaso Foti, Giancarlo Giorgetti, Orazio Schillaci, Gilberto Pichetto Fratin, Roberto Calderoli, Eugenia Roccella, Adolfo Urso e Luca Ciriani.

In particolare, era stato Davide Faraone di Italia Viva ad aprire il dibattito sulla questione: “La risoluzione di maggioranza è unitaria perché è vuota, non c’è nulla, è acqua fresca”.

Pronta la replica di Meloni, che ha così risposto:

“Approfitto per fare i miei auguri a tutti i papà dentro e fuori da quest’aula. Sul Mercosur e gli accordi di libero scambio, in linea di principio siamo favorevoli, ma come ho spiegato tante volte il mercato non può essere libero se non è anche equo. Si sta ponendo una questione di reciprocità, particolarmente importante per produttori come quelli italiani che fanno il grosso della fortuna sulla qualità del prodotto. Se non si difende la qualità prodotto e il libero scambio, si finisce per penalizzare le produzioni. È la questione che stiamo ponendo sul Mercosur e sugli altri accordi di libero scambio. Noi non siamo contrari all’euro digitale purché non sia sostitutivo, ad esempio la Svezia che puntava a fare sparire il contante, recentemente ha consigliato ai cittadini di mantenere una parte della propria ricchezza in contanti perché nei tempi degli attacchi hacker bisogna sapere i rischi a cui si va incontro. Nel caso di moneta digitale privata ci sono dei costi, mentre 100 euro in contanti valgono sempre 100 euro. L’euro digitale risolverebbe questo problema”. 

Poi, prosegue: “La compattezza del governo non è data dalla presenza dei ministri in Aula, anzi ho detto spesso che quando sono impegnati in altre vicende fanno bene a fare il loro lavoro, penso che dare risposte ai cittadini sia molto più importante che fare compagnia a me, me la posso cavare da sola. Ieri c’è stata una lunga conversazione tra il presidente Donald Trump e il presidente Vladimir Putin: tra i punti discussi c’è l’ipotesi di un parziale cessate il fuoco limitato alle infrastrutture strategiche. Si tratta di un primissimo spiraglio che va nel senso di quanto concordato a monte tra Trump e Zelensky a Gedda. La posizione del governo è chiara, noi abbiamo fatto le nostre valutazioni, il governo aveva chiesto lo scorporo delle spese difesa dal calcolo del Patto di stabilità. Oggi però non possiamo non porre il problema che l’intero Piano presentato dalla presidente della Commissione Ue Von der Leyen si basa quasi completamente del debito nazionale degli Stati. È la ragione per cui stiamo facendo altre proposte, perché ci aiuta scomputare le spese, però dall’altra parte una priorità deve essere quella di favorire gli investimenti privati su questa materia. Con Giorgetti abbiamo elaborato una proposta che ricalca l’Invest Eu, con garanzie europee per investimenti privati e cerchiamo di rendere questo piano maggiormente sostenibile. Ma la posizione mi pare chiara”.

Poi, ha aggiunto: “Non so che cosa volete che vi dica, mi spiace per voi che non avete evidentemente delle proposte da fare, capisco perché quando eravate al governo l’Italia aveva dei problemi. Capisco che i cittadini sono preoccupati, lo sono anche io e non ho tempo per la vostra lotta nel fango. Gli italiani valuteranno come comportarsi e la discrasia che esiste tra le posizioni che tenete all’opposizione e le scelte fatte al governo. Voi dall’opposizione siete antimilitaristi, quando siete stati al governo vi siete comportati diversamente, approvando il più alto aumento delle spese della difesa rispetto al Pil. Mi aspettavo proposte, ho ascoltato improperi e insulti, ma non ho tempo per la vostra lotta nel fango”.

A seguito di queste dichiarazioni sono partiti i buu dai banchi del M5S, con il presidente Lorenzo Fontana che ha dovuto riportare la calma. Meloni si è poi rivolta al Pd:

“Voglio chiedere alla collega Schlein, che immagino interverrà per chiarire la posizione del Pd, perché non è chiarissima l’idea di Europa a cui si fa riferimento”: “Stare con la Ue significa mandare le truppe in Ucraina, perché lo hanno proposto Macron e Starmer?”. E “quando dice che Trump non sarà mai niente di simile ad un alleato che vuol dire che dobbiamo uscire dalla Nato e dal G7, che non dobbiamo avere rapporti bilaterali? Io penso che i Paesi alleati non cambino in base a chi vince le elezioni”.

Ancora proteste, stavolta dai banchi del Pd, quando la premier legge alcuni passaggi del manifesto di Ventotene verso l’opposizione. Tra gli altri Dem. Federico Fornaro, Piero De Luca e Anna Ascani. A fatica il ministro Tommaso Foti legge i pareri del governo scandendo il parere contrario. A quel punto il presidente Fontana interrompe la seduta.

In conclusione, Meloni si rivolge così alla Camera:

“Non so se questa è la vostra Europa ma certamente non è la mia. Non mi è chiarissima neanche la vostra idea di Europa, perché nella manifestazione di sabato a piazza del Popolo e anche in quest’aula è stato richiamato da moltissimi partecipanti il Manifesto di Ventotene: spero non l’abbiano mai letto, perché l’alternativa sarebbe spaventosa”.

Caivano

A CAIVANO L’etica è un lusso! La sfera morale e la corsa elettorale dei tutti dentro!

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CAIVANO – La lista degli “impresentabili” della Commissione parlamentare antimafia, pubblicata a pochi giorni dal voto a Caivano, non è un mero elenco burocratico: è un monito, un severo richiamo al concetto basilare che dovrebbe reggere la partecipazione alla res publica. Quando i nomi di Giuseppe Gebiola, Pierina Ariemma, Antonio De Lucia e Pasquale Mennillo finiscono sotto i riflettori, il dibattito non può e non deve limitarsi alla sola legalità formale, ma deve innalzarsi al livello, molto più esigente, dell’etica e della morale pubblica.

Il Codice di autoregolamentazione delle candidature è stato concepito proprio per questo: per superare la visione minimalista del “non ho ancora una condanna” e innalzare l’asticella. L’integrità morale di un aspirante politico non è un optional, ma il prerequisito fondamentale per chiunque voglia dedicare il proprio tempo e la propria azione alla cura degli interessi collettivi. Chi si candida a governare una comunità deve essere al di sopra di ogni sospetto, non solo per rispettare la legge, ma per meritare la fiducia dei cittadini.

Il “Carico Pendente” e la Sfera Privata di Gebiola

Il caso di Giuseppe Gebiola, che con una lunga nota si difende dalla dichiarazione di impresentabilità, merita un approfondimento per l’acrobatica distinzione che tenta di operare. Gebiola ammette la pendenza di un procedimento penale risalente a circa dieci anni fa, legato al suo ruolo di controllo contabile in una società privata, ma nega qualsiasi rilevanza etica e morale per la sua candidatura.

La sua argomentazione ruota intorno a due concetti cardine: la mancanza di una condanna definitiva e l’estraneità dei fatti alla gestione della cosa pubblica.

“La mera pendenza di un procedimento penale, soprattutto per fatti che non attengono direttamente alla gestione della cosa pubblica ma all’esercizio di una professione privata, non dovrebbe di per sé costituire elemento sufficiente per una valutazione di impresentabilità.”

Ecco la seria stilettata che non può mancare: l’idea che un illecito – presunto o accertato – commesso nella sfera privata non intacchi l’idoneità etica per la sfera pubblica è pericolosa e insostenibile. Con lo stesso distorto metro, dovremmo forse ritenere che camorristi, assassini o stupratori, i cui reati non si consumano nelle stanze dell’amministrazione comunale, siano automaticamente candidati eticamente integri per un incarico pubblico? Assolutamente no! Il reato è una rottura del patto sociale, e l’etica non ha un interruttore che si accende o si spegne a seconda del luogo di lavoro. L’integrità è un valore olistico che riguarda la persona nella sua interezza.

Ma c’è un altro aspetto che rasenta l’incoscienza politica. Gebiola afferma che il procedimento si concluderà a gennaio 2026. Cosa accadrebbe se in quella data, a distanza di un mese o due dall’insediamento, un giudice decidesse per una condanna in primo grado? Il neo-eletto consigliere Gebiola si troverebbe costretto a difendere una posizione legale compromessa mentre ricopre una carica pubblica. Non solo, ma l’intera Amministrazione di Caivano si troverebbe ad affrontare una nuova, penosa, e mediatica, grana giudiziaria.

L’etica e la morale impongono di non candidare il rischio alla cosa pubblica. L’onestà intellettuale, di cui Gebiola si fa paladino, dovrebbe spingerlo a rimuovere ogni ombra per il bene superiore della collettività.

Il Silenzio, Talvolta, è d’Oro

I quattro candidati, pur con le loro diverse motivazioni (per Ariemma, De Lucia e Mennillo il legame con la giunta sciolta per ingerenze criminali, per Gebiola il carico pendente), rappresentano un fronte comune: la volontà di non rinunciare.

Se l’intenzione di Gebiola e degli altri era comunque quella di proseguire nella corsa elettorale, forse avrebbero fatto meglio a seguire l’esempio di Pasquale Mennillo, che tra i quattro dichiarati impresentabili, non ha rilasciato alcuna dichiarazione pubblica. Il tentativo di giustificazione, infatti, ha sortito l’effetto opposto, amplificando il rumore e la distrazione su una questione che, in una città che cerca la rinascita, dovrebbe essere risolta nel modo più limpido possibile: un passo indietro, per il bene di tutti.

La parola finale spetta ai cittadini di Caivano: devono riflettere attentamente su quale tipo di leadership desiderano. Una che antepone l’ambizione personale alla trasparenza assoluta, o una che fa dell’integrità morale la sua bandiera, senza se e senza ma.

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Attualità

Studenti in piazza a Napoli, anche bara per morte scuola pubblica

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Espongono striscioni e urlano slogan contro ‘genocidio, repressione e riarmo, gli studenti che sono scesi in piazza oggi a Napoli in un corteo partito da Piazza Garibaldi.

La manifestazione rientra nelle iniziative del #Nomeloniday promosso in diverse piazze italiane.
    In marcia anche una bara con sopra un fiore e una croce a simboleggiare la morte della ‘scuola pubblica, laica, antifascista’.

Tra i temi della protesta la denuncia della situazione a Gaza ed il no alla ‘militarizzazione’ del sapere e la necessità di una inversione totale rispetto alle politiche sul clima.

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campania

Regionali Campania: vertice di centrodestra a Napoli, Meloni, Salvini e Tajani a sostegno di Cirielli

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La coalizione di Governo riversa la sua attenzione sulla Campania: oggi, venerdì 14 novembre 2025, i leader nazionali del centrodestra si riuniscono a Napoli in un comizio congiunto al Palapartenope (ore 17:30) per dare un sostegno massiccio alla candidatura di Edmondo Cirielli, Viceministro degli Esteri, nella corsa contro Roberto Fico per la presidenza della Regione. Sul palco saranno presenti i tre leader di partito: Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia) Antonio Tajani (Forza Italia) Matteo Salvini (Lega), già arrivato in Campania ieri. A

L’incontro di oggi è il culmine di una serie di visite di alto livello che hanno animato la regione: Ignazio La Russa (Presidente del Senato): Ieri a Napoli ha partecipato a un evento a supporto di Gennaro Sangiuliano, capolista di FdI, sostenendo che il voto in Campania avrà un “valore nazionale” e che la sinistra “sente il fiato sulle orecchie”. Matteo Salvini (Ministro dei Trasporti): Ieri ha tenuto un tour elettorale a Salerno, dove ha attaccato l’avversario Fico e criticato lo stato della sanità e i servizi come la Circumvesuviana, accusando la sinistra di clientelismo. Francesco Lollobrigida (Ministro dell’Agricoltura): Ha partecipato a un appuntamento con Cirielli ad Avellino, lodando la sua storia di amministratore e sottolineando come il candidato sia in grado di far crescere la Campania fino a renderla leader in Italia e in Europa. L’ex Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, rivolgendosi alla platea (dove molti indossavano il cappello “Make Naples great again”), ha ripercorso il suo operato per la cultura a Napoli (Maschio Angioino, Albergo dei Poveri) e ha lanciato un affondo contro Fico, mettendone in dubbio la competenza amministrativa: “Come può chi non ha mai lavorato pensare di governare la Campania?”. Anche Maurizio Leo, Viceministro dell’Economia, ha lodato Cirielli per la sua competenza e concretezza, definendolo un leader che ha conquistato la stima delle istituzioni a tutti i livelli.

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