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Frattamaggiore

Frattamaggiore, i “dissidenti” e la loro politica dei “due forni”…

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FRATTAMAGGIORE – Nel centrosinistra è guerra totale. E la cosa peggiore riguarda una dinamica che si sta sviluppando totalmente nel sottobosco, né attraverso posizioni ufficiali dei consiglieri per spiegare alla città i motivi delle loro scelte e delle loro azioni, né nelle sedi di partito. L’alleanza Russo-Rossi, i due gruppi maggioritari del Pd, ha deciso di produrre un’azione forte sul bilancio per mettere in crisi il sindaco Marco Del Prete. Quest’ultimo accusato dai dissidenti di voler svuotare il gruppo consiliare democratico in modo da favorire una futura coalizione fatta di civiche, contro il Pd o nella quale il Pd non possa avere i numeri e le potenzialità per aspirare alla leadership.

I numeri, al momento, sono dalla parte del gruppo Russo-Rossi con i consiglieri Capasso, Di Marzo, Ferro, Vitale, Parolisi, Barbato, Gervasio, Amatucci, D’Ambrosio, Valentino. Con Russo e Rossi numericamente siamo a 12 consiglieri comunali. Tutti del Pd. Più Teore Grimaldi, fratello di Luigi Grimaldi, il consigliere di Napoli e della Città metropolitana che ha deciso dopo queste due esperienza fuori città di tornare sul locale in vista delle elezioni Amministrative a Frattamaggiore e le Regionali di Ottobre. Grimaldi, ovviamente, “tira” per la ricandidatura a sindaco di Russo. Quindi, ha messo a disposizione del duo Russo-Rossi anche il numero del fratello consigliere Teore. E siamo a 13.

Una vera e propria rivolta che dovrebbe concretizzarsi in aula sul bilancio con un maxiemendamento capace di stravgolgere il documento finanziario della giunta. Se il progetto dovesse andare in porto, nei fatti si aprirebbe una crisi politica e amministrativa a rendere profonda una ferita irrecuperabile tra Del Prete e i consiglieri in rivolta. Una crisi che riguarderebbe l’amministrazione e potrebbe metterebbe a rischio addirittura la tenuta della consiliatura.

Uno scenario in cui pochi credono perché fonda sull’affidabilità e sulla capacità di una parte di consiglieri comunali che negli anni hanno fatto il bello e il cattivo tempo, passando da una sponda all’altra della barricata senza farsi troppi problemi. Senza dimenticare che certe battaglie si dovrebbero fare con maggiore lealtà. Se un percorso si è chiuso, prima di qualsiasi azione contraria all’operato della giunta, i consiglieri promotori avrebbero il dovere di rinunciare ad incarichi di governo e poi portare avanti, legittimamente, qualsiasi azione di alternativa. Altrimenti diventa sempre lo steso gioco: da un lato si governa e dall’altro si mina il percorso del governo di cui si fa parte.

A Frattamaggiore bisognerebbe ritrovare innanzitutto le buone regole della politica e della serietà. Altrimenti ogni azione diventa nell’immaginario collettivo esclusivamente un modo per mettere in difficoltà il primo cittadino e pretendere più poltrone. E i promotori del dissenso non ci farebbero una bella figura davanti alla collettività. Ma siamo ancora nel campo delle ipotesi. Per il momento, ufficialmente, tutto tace e come detto le dinamiche si muovono nel sottobosco. Vedremo cosa accadrà. Se davvero i promotori dell’azione politica credono e lavorano ad un reale cambiamento oppure se si tratta solo di un tentativo per strappare, in caso di esito positivo, al primo cittadino qualche poltrona in più.

I numeri sono dalla parte di Russo e Rossi ma il pericolo è sempre lo stesso: i consiglieri che hanno aderito a questa iniziativa, avranno il coraggio di andare fino in fondo oppure si “venderanno” al miglior offerente strada facendo? Chi vivrà, vedrà. E “Minformo” ve lo racconterà.

 

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Frattamaggiore

FRATTAMAGGIORE. Francesco Russo lancia l’opa sull’alternativa: tutti vogliono lui

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FRATTAMAGGIORE – Ultim’ora clamorosa. Sossio Farina, vicesegretario del Partito democratico di Frattamaggiore, sta pensando seriamente di dimettersi dall’incarico. Spostando la partita politica dal gruppo consiliare ad un livello politico superiore.

Sossio Farina non è uno sprovveduto e se davvero lunedì si dimetterà dalla carica di vicesegretario, significa che il gruppo Russo ha deciso di aprire seriamente la partita riguardante il futuro. Soprattutto in vista delle Amministrative 2026. La scelta di Farina rappresenterebbe un primo significativo segnale alla classe dirigente, agli addetti ai lavori e alla città. Soprattutto perché a quel punto lo scontro non riguarderà l’Amministrazione e le poltrone; il confronto salirà di livello sui temi, sulle azioni e saranno sempre più chiare le squadre che si formeranno sul campo giorno per giorno, trovando convergenza sulle scelte che i vari gruppi metteranno in campo.

Francesco Russo ha capito che non poteva perdere più tempo dietro molti consiglieri comunali dimostratisi inaffidabili. Sul fallimento delle ultime azioni politiche, Russo ha incassato le critiche, ha commesso errori dettati proprio dalla volontà di “coprire” le spalle a chi, nel corso di questi giorni, si è rivelato solo un doppiogiochista; nessuna reazione scomposta ma il medico frattese ha compreso che di fronte aveva ed ha una strada obbligata: scendere in campo sin da subito e mettersi alla guida dei processi, indipendentemente da tutto.

Traccia la linea e sul percorso, sui contenuti, punta ad aggregare soggetti politici, consiglieri, movimenti e partiti. Facendo breccia nel cuore dei cittadini. Chi c’è bene, chi non c’è andasse altrove. Approfittando del pensiero comune a molti attori della politica locale che hanno compreso la delicata fase che l’amministrazione sta vivendo in questa città, per cui vogliono investire su un “normalizzatore” fatto di serietà, di affidabilità e di esperienza.

In quest’ottica, nessuno migliore di Russo. E allora dopo quanto accaduto in queste settimane, prima, durante e dopo il bilancio, il medico frattese ha capito che non poteva più rimandare. E le eventuali dimissioni di Farina, che dovrebbero arrivare, secondo indiscrezioni, lunedì mattina, rappresentano una prima pietra di un progetto politico ben più ampio da organizzare che passa, necessariamente, attraverso lo scontro con la componente di Del Prete.

Quest’ultima nel Pd può contare su Enzo Pellino, su un Gervasio a mezzo servizio, sempre in attesa dell’assessore come da promessa; e sul segretario di sezione Andrea Saviano. La restante parte del gruppo consiliare, almeno nei soggetti politici che contano, come Parolisi, D’Ambrosio, Vitale, Rossi, Capasso, Di Marzio, sono tutti schierati con Russo e pare abbiano compreso che il medico democratico riesca ad aggregare più di tutti oltre a rappresentare una guida esperta e sicura. Tralasciando il valore aggiunto in termini di liste e di consensi che Russo storicamente ha sempre dimostrato. In qualsiasi occasione, dentro e soprattutto fuori il Pd.

Il sindaco Marco Del Prete di sicuro attende che sia Farina a fare la prima mossa. Se dovessero arrivare le sue dimissioni da vicesegretario della sezione, allora il primo cittadino prenderà atto che è mutato il livello dello scontro. Dal campo degli assessori, degli incarichi e dell’amministrazione, dovrà organizzarsi per affrontare la partita sul campo politico e lì i cespugli, i doppiogiochisti e i “tengofamiglia”, assumeranno un ruolo del tutto marginale.

Questi salvano la consiliatura in attesa ancora di qualche risposta ma rappresentano un valore pari a zero quando c’è da competere sul piano delle aggregazioni, su quello del confronto, su quello dello scontro, su quello dell’elaborazione di un’idea di città e sulla costruzione di percorsi proiettati nel tempo che richiedono rinunce, coerenza, credibilità e serietà. Valori non da tutti. Come storia presente e passata dimostra.

Insomma, le dimissioni di Farina, appena diventeranno ufficiali, apriranno una fase interessante e garantiranno il salto di qualità al confronto politico. Giusto un anno prima del voto. La prossima settimana si apriranno ufficialmente le danze. Le squadre prenderanno sempre più corpo e vedremo la partita chi la giocherà, come la giocherà e ne racconteremo dinamiche ed esito. Giorno per giorno. Verità dopo verità.

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Frattamaggiore

FRATTAMAGGIORE. Sei consiglieri del PD interrogano il Sindaco sulla gestione della villetta comunale di via Vittorio Emanuele

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FRATTAMAGGIORE – Sei consiglieri comunali del Pd (Russo, Di Marzio, Rossi, Vitale, Parolisi e D’Ambrosio) inviano una lettera al sindaco, al segretario comunale e ai dirigenti del 2,3,4 e 5 settore per chiedere lumi in merito alla villetta comunale di via Vittorio Emanuele III.

In sostanza, si punta ad ottenere una serie di informazioni in merito alle utenze, alle autorizzazioni legate all’attività del bar e ad eventuali abusi edilizi presenti in quell’area pubblica affidata tramite bando alla gestione privata.

Sicuramente si tratta di un’iniziativa meritoria ma alcune considerazioni politiche vanno comunque messe su carta. Si tratta, com’è consuetudine a Frattamaggiore, di un atto per rilanciare sul piano politico nei confronti del sindaco oppure trattasi del primo passo che sancisce il passaggio dei sei consiglieri del Pd all’opposizione? Quindi, da questo argomento, per quanto importante, si passerà anche ad accendere i riflettori su questioni più di sostanza e significative come le concessioni nell’Urbanistica, un settore in cui già il nuovo dirigente ha iniziato a bonificare e a fare chiarezza mettendo al primo posto la legalità?

Anche perché, queste iniziative, ormai, definiscono anche le squadre in campo in vista del voto. Francesco Russo fa gruppo con i firmatari di questo documento. Gli altri dissidenti, per diversi motivi, sono tornati alla corte di Del Prete. Quest’ultimo ha mollato ormai il Partito democratico e tenta di costruire il futuro con alcuni consiglieri dem ma punta tutto sulle civiche di Giovanni Pezzullo, Pasquale e Franco Del Prete, Gennaro Arborino e la lista di Michele Granata.

Da qui in avanti lo scenario sarà sempre più chiaro e bisognerà capire quali saranno le prossime mosse di uno scontro ormai acceso a definire sempre di più gli equilibri in campo in vista del voto Amministrativo previsto durante la primavera del 2026.

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Editoriale

FRATTAMAGGIORE. Il Consigliere Aveta è solo la punta di un iceberg

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FRATTAMAGGIORE – Frattamaggiore. La situazione politica è così intrigata per cui ritengo di mettere su carta qualche riflessione sia con l’obiettivo di riordinare i tasselli, sia per sbrogliare una matassa intrigata come non mai.

Un caos determinato dal primo elemento che emerge. La sensazione è che sia sfuggito tutto di mano. Non ci sia un percorso lineare, condivisibile o no, a guidare il percorso della maggioranza, dell’opposizione, della minoranza e nemmeno della “zona di mezzo”.

Quest’ultima è un’area molto folta dove i consiglieri si danno battaglia pure a colpi di denunce, si etichettano in malo modo, usano parole durissime e cercano di impegnare persino le forze dell’ordine per poi fare pace e mettersi di nuovo insieme. Tutto fluttuabile, mobile, liquido. È vero che la politica è evoluzione ma accusare persone di aver commesso reati e poi andarci a braccetto un minuto dopo dimostra che c’è qualcosa che non va. Nessuno vuole contestare nessuno. La stampa ha messo in croce i consiglieri del Pd che rappresentano la massima espressione di questa incoerenza, chiamiamola così. Sacrificare solo i democratici diventa ingiusto perché chi più, chi meno, hanno dato tutti il contributo ad un contesto ormai senza più regole.

L’ultimo caso che ha trovato spazio sui blog locali è quello di Pasquale Aveta. Anni fa dall’opposizione salvò la maggioranza sul bilancio quando proprio la coalizione di Del Prete in aula si sgretolò. Con il tempo, Aveta cambiò posizione. In aula usò parole durissime accusando nei fatti i presenti di voto di scambio. Un concetto espresso in aula e ripreso dalla stampa: “Ho votato gratis il sindaco a Città metropolitana, non come chi ha avuto prebende e incarichi”.

Queste, in sintesi le sue parole che non lasciarono e non lasciano spazio all’interpretazione e tutte indirizzate al primo cittadino e ai consiglieri della sua coalizione. Non so se qualcuno ha presentato una formale denuncia, non sappiamo se qualcuno dei presenti si è sentito diffamato, ma quelle parole nell’ultimo consesso sul bilancio quando Aveta ha votato nuovamente favorevole per Marco Del Prete e insieme a quei consiglieri oggetto della sua denuncia pubblica, sono tornate nella testa di molti.

Frattamaggiore sta dimostrando un brutto vizio, quasi come se la legalità e le denunce debbano essere utilizzate a scopo politico, quasi per regolare i conti tra consiglieri in un determinato momento. E tutte su questioni importanti comunque ma di minore rilievo rispetto ai grandi temi sui quali nessuno parla. Concorsi di assunzione del personale al Municipio, concessioni edilizie, Pnrr, rifiuti, Ambito sociale, appalti, gare, cooperative edilizie e popolari. Qualcosa si potrebbe pure dire, qualche valutazione si potrebbe pure esprimere. Niente. Si prendono piccoli casi, spesso riconducibili alla politica, e li si denuncia per colpire ad personam quei soggetti che politicamente rappresentano un problema in quel momento magari in chiave elettorale per il denunciante. Dopo poco tempo, il denunciante non ha nessun problema ad intraprendere una iniziativa politica col denunciato facendo finta che niente sia successo.

Si può mai fare questo? Lo Stato può mai essere oggetto di queste dinamiche di piccolo cabotaggio? Di esempi sulle strane incoerenze se ne poterebbero fare ancora tante. Si pensi a Enzo Pellino del Pd. Dispiace che la penna cadi sempre lì, ma sono i fatti che la portano lì. Firma un documento pubblico con altri consiglieri nel quale afferma che la giunta va cambiata. Poche ore dopo, con altri consiglieri, firma un documento che la giunta deve restare in carica. È normale? Sul bilancio firma gli emendamenti “anti sindaco” con Francesco Russo e Nello Rossi. Arriva la seduta e si presenta in aula a votare il bilancio come se nulla fosse, rivendicando che “i consiglieri eletti del Pd eletti a sostegno di Marco Del Prete, tranne Parolisi” erano tutti in aula. Quindi attacca le iniziative degli assenti dimenticando che quelle iniziative riportavano la sua firma. Tralasciando il concetto politico “tutti presenti tranne Parolisi”. Significa che non erano presenti nemmeno tutti i consiglieri eletti con Del Prete.
Potrei continuare a citare ancora altri esempi. Inutile sprecare inchiostro. C’è da prendere atto che non esistono più regole, non esistono più posizioni e nemmeno schieramenti definiti. Non esiste più ordine. Caos totale e nessuno a rimettere il corso della consiliatura su un percorso che reputa lineare. Giusto o sbagliato che sia, serve qualcuno che riprenda il bandolo della matassa perché di questo passo non si va da nessuna pare. L’impazzimento può portare ad una degenerazione pesante che nessuno si augura per il bene della città. Il rischio c’è ed è fortissimo proprio a causa dei comportamenti assunti dai consiglieri comunali in questi anni. Come se l’insieme di quelle azioni avesse portato tutti in un imbuto.

Una persona interessata ad un minimo di coerenza, ad un progetto politico serio, ha difficoltà persino a collocarsi e persino a capire chi c’è, dove sta e per fare cosa. E allora la cosa più grave passa inosservata e una cosa lieve può far scoppiare il terremoto. Tutto alterato come non mai.
Come se ne esce? Il sindaco Del Prete dovrebbe fare chiarezza, tracciare una linea, definire uno steccato di maggioranza e prendere le distanze da chi ritiene non faccia il bene della città.

Restare nel limbo, dove persino nel suo partito ci sono tre, quattro, cinque, linee diverse su una decina di consiglieri comunali, non servirà a nulla. E si andrà sempre peggio. Lo scrivo nel suo interesse per tentare di salvare questo finale di consiliatura, minato ormai alle fondamenta dagli stessi consiglieri che hanno votato il bilancio. L’impazzimento totale che nessuno vuole fermare.

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