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La CAIVANO perbene difficilmente scenderà in campo se a prevaricare sono le minacce e l’arroganza

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CAIVANO non è solo camorra, estorsioni, stupri e spaccio di stupefacenti. Caivano è anche la città delle lettere anonime, degli esposti falsi, dei dossier mistificatori e del fango. Ma è anche la patria delle intimidazioni, quelle che partono da un modus operandi tipico della vecchia classe dirigente, la stessa che ha visto il Comune che amministrava sciolto due volte per ingerenze della criminalità organizzata.

Le principali vittime di queste intimidazioni sono i giornalisti. I politici caivanesi non sono abituati alla cronaca e alla critica giornalistica. Quando una cosa che hanno commesso fa comodo tenerla segreta e invece viene svelata da uno zelante cronista allora si tenta in tutti i modi di mettergli il bavaglio. Come? Con la più ricorrente delle minacce. La querela per diffamazione a mezzo stampa.

È quello che è successo al sottoscritto ieri sera. Vi racconto questa storiella come promesso a mezzo social per fare due riflessioni insieme ai miei lettori. Risparmio di fare nomi per non distrarci dalla morale della storia.

All’indomani dell’articolo redatto al ritorno dall’udienza del processo sulle ingerenze criminali all’interno del Comune di Caivano, dove spiegavo la deposizione della Consigliera Giovanna Palmiero che aveva confermato quanto denunciato dal marito minacciato da brutti ceffi che gli intimavano di comunicare alla moglie di non contraddire i tre consiglieri di maggioranza con tanto di nomi fatti da lei in aula e ripetuti da me nell’editoriale (leggi qui). Vengo raggiunto da un messaggio audio della Presidente del gruppo politico dove dovrebbe essere candidato uno dei tre consiglieri graditi al clan e che in qualità di Presidente del partito e di Avvocato mi intimava, a sua volta, di smentire ciò che avevo scritto nell’articolo perché il coordinatore del suo partito, anche lui fresco di nomina e presente in aula al Tribunale perché anch’egli avvocato e difensore di un altro imputato del processo, le aveva riferito di non aver ascoltato il terzo nome fuoriuscito dalla bocca della Palmiero e che se non l’avessi fatto, l’ex Consigliere – estraneo ai fatti del processo e candidato alle prossime elezioni Amministrative – avrebbe querelato il sottoscritto e io e la sua Presidente, suo Avvocato difensore, ci saremmo ritrovati di nuovo in Tribunale per una nuova battaglia giudiziaria.

E già messa così dovrebbe far ridere. Già, perché l’Avvocato è di per sé già convinta che non si tratti di distrazione del collega coordinatore di partito bensì di malafede del giornalista, dato che il minacciato di querela è stato il sottoscritto.

Istantanea e lapidaria è stata la mia risposta, poiché sicuro di quanto ascoltato in aula e convinto che il coordinatore del partito non abbia la verità in tasca né impersona il verbo di Dio, ho comunicato istantaneamente alla Presidente Avvocato che se il suo cliente-collega di partito fosse convinto della querela si poteva tranquillamente accomodare e sarebbe stato un piacere ascoltare la registrazione dell’udienza o leggere il verbale della stessa davanti ad un giudice monocratico.

Nel frattempo il sottoscritto colleziona e prepara già le prove per un ipotetico confronto ma non passa neanche un’oretta che il sottoscritto viene raggiunto da un altro messaggio, stavolta è il consigliere e futuro candidato in persona che scrive: “Buonasera Mario ho saputo che sei stato contattato per un eventuale smentita dell articolo che mi riguarda . Volevo comunicarti che tale richiesta mi vede del tutto disinteressato e ne fautore . Tu fai il giornalista ed è giusto che fai cronaca”.

Ho dovuto leggere questo messaggio più di una volta, non riuscivo a capire ma soprattutto non credevo a quello che stavo leggendo. Una situazione più kafkiana di questa non mi era mai capitata. Neanche il miglior Scarpetta sarebbe stato capace di cucire addosso al suo Felice Sciosciammocca un copione del genere. Ho pensato subito: ma questi ci sono, o ci fanno? E pensare che sono gli stessi che hanno la presunzione di poter cambiare le sorti della nostra amata Caivano.

Allora in questa situazione ho voluto vederci chiaro e scrivo alla Presidente Avvocato testuali parole: “mi fate capire cosa succede perché credo che a questo punto io debba capire chi mi sta minacciando non credi?” La sua risposta non è stata per nulla rassicurante dato che nel suo audio mi dice che il suo collega ultimamente è un po’ agitato perché anche lui aveva creduto al coordinatore che non aveva sentito il suo nome fatto dalla Palmiero in aula e che lei gli aveva consigliato di andare direttamente alla fonte e se ci fosse qualcuno da accusare sarebbe stato proprio la coordinatrice di Fratelli d’Italia dato che non si può permettere di fare nomi, visto che non è lei a fare le indagini ma a questo ci pensa la Magistratura. Poi mi da il consiglio di stare sereno perché non è successo nulla.

A parte il fatto che non capisco perché trovare a tutti i costi un colpevole su una verità oggettiva grossa quanto una casa. Ma poi per chi non è successo nulla? Per me? Intanto sono stato agitato una serata intera. Questi sono quelli che si apprestano a voler Amministrare – un’altra volta – Caivano. E sono gli stessi che non comprendono che un giornalista, un cronista che cerca di fare bene il proprio lavoro, la sera è a casa con la propria famiglia, in grazia di dio e vorrebbe cenare tranquillo. Invece No! Deve essere raggiunto dalla loro arroganza, spavalderia, presunzione e boria. Deve essere minacciato di querela. Deve essere minato nella propria serenità solo perché ha fatto bene il suo lavoro evidenziando e portando alla luce i nomi di alcuni personaggi che imperterriti, pur di dimostrare la loro innocenza ed estraneità ai fatti, vogliono continuare a rappresentare fumus pericolosi sul territorio, candidandosi comunque nonostante il proprio nome sia presente sui documenti della magistratura e nonostante presentino parentele scomode.

Allora mi domando: come può un caivanese perbene avere il coraggio di scendere in campo per competere contro questi individui che al primo intoppo, senza scrupoli, ricorrono allo strumento della minaccia?

Fino a quando a scendere in campo sono sempre gli stessi. Coloro che volente o nolente, protagonisti o spettatori, colpevoli o ignavi e silenti. Quelli che con il loro modus operandi hanno il demerito di aver fatto sciogliere per ben due volte il Consiglio Comunale per ingerenze della criminalità organizzata, difficilmente la Caivano perbene avrà il coraggio di misurarsi parimenti a cotanta arroganza e prevaricazione, dato che quelli che sono passati per quegli scranni se non sono camorristi, poco ci manca! E, non me ne vogliate tutti, chi è buono si salva da solo!

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Caivano

CAIVANO. Si sgretola il tavolo del Csx. Oramai è chiaro che non si può non prescidere da una nuova classe dirigente

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CAIVANO – Il Campo largo si è ristretto! Il tavolo del centro sinistra si è rotto. Ieri sera nella sede del Movimento 5 Stelle in via Roma si è svolto il quarto incontro del tavolo proposto dal PD e che prevedeva l’intervento dei partiti che fanno parte del campo largo a livello nazionale.

Disposti in tondo c’erano i rappresentanti del PD, Verdi, Sinistra Italiana, Italia Viva, Noi Campani e i pentastellati padroni di casa. A prendere subito la parola, data l’assenza del deputato Penza è un certo Pasquale Ristoranto e anche lui, commettendo lo stesso errore dei suoi commensali negli scorsi incontri, come primo punto all’ordine del giorno, vuole tracciare il profilo di quella che deve essere la sintesi della loro ipotetica coalizione e parte col dire che il candidato sindaco debba essere espressione dei partiti oppure della società civile e che non abbia mai rivestito ruoli politici, mai consigliere, mai assessore e mai sindaco.

Insomma. Pur tenendo conto che tra i candidati al Consiglio comunale in quella schiera ci sarà inserito di tutto e di più, almeno sulla figura del Sindaco vogliono salvare la faccia attenendosi non solo alla mia proposta editorialista di sempre ma anche a quello che in realtà è il sentiment del popolo caivanese. Sulla stessa linea dei pentastellati si sono disposti anche i Verdi, Italia Viva e Noi Campani.

Una cosa è certa. A Caivano non si può non prescindere dalla proposta di una nuova classe dirigente e data l’enorme difficoltà ad aggregare, anche chi voleva e poteva derogare sulla vecchia nomenclatura se ne sta rendendo conto. Così cominciano a scimmiottare il progetto messo su da Caivano Liberal Democratica, senza però tenere ancora fermamente fede al criterio naturale del gruppo rappresentato da Giuseppe Libertino, ossia tutti nomi nuovi, dal sindaco all’ultimo candidato al Consiglio comunale.

Da quelle dichiarazioni è evidente che i tre partiti – M5S, Italia Viva e Verdi – estromettono dai loro pensieri il candidato a Sindaco che poteva piazzare sul tavolo proprio il PD, ossia Mimmo Semplice. Anche perché da indiscrezioni raccolte in esclusiva da Minformo, a muovere i fili di questo principio è proprio il fratello dell’ex Sindaco, Donato Falco – assente alla riunione – che da un lato candida il figlio tra le file del PD e dall’altro lato tenta di replicare il copione del 2020 mettendo a capo della coalizione una persona mite, moderata e acculturata ma che non si sia mai interessato alla politica, almeno da diversi anni e che ha già in mente, chiaro, il suo nome. A tempo debito ve lo sveleremo.

Termina così con un nulla di fatto l’ennesima riunione e l’amaro che resta in bocca ancora a chi ama questa città è il fatto che la vecchia classe dirigente ancora litiga sulle poltrone, ancora non ha fatto seria introspezione sugli errori commessi nel passato recente e con la solita presunzione cerca un riscatto sociale e politico nel nome di quella innocenza e impunità singola che non assolve affatto dalla responsabilità politica, oggettiva e collettiva che la vecchia nomenclatura dovrebbe prendersi.

Dal canto suo il Movimento 5 stelle, convinto pure del fatto che ci sono liste civiche di sinistra che non si avvicinano al tavolo causa presenza del PD, ha deciso di iniziare degli incontri bilaterali con tutte le forze progressiste e democratiche di Caivano e lo fa attraverso un post apparso stamattina sui social.

Errare è umano ma perseverare è diabolico. Il M5S ricomincia da capo ma nella sostanza non cambia i criteri di aggregazione e non ha ancora compreso che forse, slegandosi da diktat calati da Roma che nulla hanno a che vedere con la realtà locale caivanese, il partito dei pentastellati, al netto dei suoi alleati che presentano profili in odore di fumus, potrebbe essere davvero l’unico partito del rinnovamento, in quella schiera, e che potrebbe presentare una lista fatta di nomi nuovi così come vuole la gente di Caivano. Invece no. Si ricomincia da capo perché poi il giorno della presentazione delle liste sempre deve arrivare e qualcuno sempre sarà disposto a cedere pur di non essere escluso dai giochi. Ed è proprio questo il principio che non ha mai assicurato la governabilità su questo martoriato territorio. E se mala tempora currunt, sed peiora parantur.

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Caivano

CAIVANO. La totale assenza di indignazione della società civile presta il fianco ai piani dei soliti politicanti

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CAIVANO ha già perso! Ci sono ottime probabilità che questo comune verrà sciolto di nuovo dalla Prefettura e buone possibilità che possa essere sciolto già prima di andare a votare nel novembre prossimo.

La società civile è dormiente, sfiduciata, menefreghista e priva di entusiasmo. Le tante persone perbene che abitano questa città si sono assuefatte al pensiero che debbano vivere in un dormitorio privo di qualsiasi tipo di servizio e ostaggio del narcotraffico. Dopo gli arresti per ingerenze criminali poche persone si sono indignate della malagestio perpetrata da oltre trent’anni dalla vecchia classe dirigente. Troppo pochi per spedire a casa i vecchi politicanti di sempre.

Adesso è troppo tardi. Mancano pochi mesi al traguardo della presentazione delle liste e l’assenza dell’indignazione della parte sana della città ha giovato alla sete di potere dei soliti noti. Chi dai social urlava di volere gente nuova al governo della città non ha capito che doveva scendere in campo in prima persona. Non ha capito che il futuro a Caivano non si può più delegare, specialmente non si può delegare sempre in mano agli stessi. Non si può chiedere il cambiamento a chi ha creato questo status. Stato di cose che fa comodo alla maggior parte degli abitanti di questa città. Un territorio abitato per la maggior parte da falsi poveri e media borghesia che o rappresenta le zone d’ombra della città o nell’arco degli anni ha saputo tessire un buon equilibrio con le stesse. Insomma una grande fetta di Caivano ha dimostrato di temere addirittura il cambiamento.

Così, a presentarsi ai nastri di partenza della prossima competizione elettorale saranno sempre gli stessi. Nomi usurati dal tempo e dalle indagini. Nomi che se non saranno scesi in campo in prima linea, determineranno più di prima dalle retrovie. Da destra a sinistra già sono in atto i più massonici accordi per cercare di vendere al popolo il cambiamento di gattopardiana memoria.

Non è bastata la lotta di anni e anni intrapresa dalla stampa libera, non sono bastati i fiumi di parole che dal 2015 hanno cominciato a denunciare il fenomeno delle somme urgenze e degli affidamenti diretti a vantaggio sempre e solo delle stesse ditte; il fenomeno dell’affidamento e della liquidazione a distanza di sette giorni, in alcuni casi si sono registrati anche affidamenti con la rovesciata, ossia dopo la liquidazione dello stesso lavoro determinato dai settori più volte, tutto questo nella totale distrazione di esecutivo e amministrazione; posti di lavoro affidati a parenti e affini del capoclan attualmente in carcere; assessori, consiglieri e segretari di partito che non disdegnavano di farsi vedere in giro con i camorristi. Per finire di denunciare tutta l’ipocrisia di un decreto che a tutto è servito fuorché a risanare un territorio, anzi, ha solo affibbiato una etichetta indelebile ad una comunità formata da persone perbene e laboriose. Tutto questo non è servito a far indignare i caivanesi, farli scendere in campo per pensionare una volta e per tutte la vecchia classe dirigente. Maggioranza e opposizione, senza far distinzione, perchè chi per omertà, chi per paura, chi per ignavia, tutti allo stesso modo, hanno prestato il fianco all’ascesa e all’ingerenza della criminalità organizzata.

Il silenzio della politica dettato dalla paura di essere coinvolta nelle vicende giudiziarie e il silenzio della parte sana della città hanno finito di creare quel vuoto che sarà colmato dai soliti profeti, nani, ballerine e saltimbanchi. Già se si guarda alla Festa di Campiglione. Alla fine, per la sua fattibilità, bisognerà ringraziare una sola persona e gli imprenditori che hanno messo mano al portafogli e sacrificato i loro momenti di svago e lavoro, me ne potranno dare atto.

Se a tutto questo aggiungiamo anche la memoria corta dei cittadini, appare più che naturale la discesa in campo dei soliti politicanti. Così da destra a sinistra si stanno organizzando ma sempre con le stesse dinamiche se non peggio. Dinamiche che nulla hanno a che fare con il cambiamento. Politicanti in cerca di burattini da manovrare. Personaggi che vogliono cambiare il vestito alla politica senza farle fare prima una grande doccia sanificatrice. Questo sta succedendo a Caivano.

Partendo dalla sinistra, c’è un gruppo di partiti chiamati in adunanza dal PD che insieme al primo partito della vecchia Amministrazione sciolta per camorra, si sono seduti ad un tavolo senza aver prima rinnovato la propria classe dirigenziale e alla prima loro riunione già litigano perché sbagliano totalmente l’argomento, poiché la prima cosa che pensano è quella di tracciare il profilo dell’ipotetico candidato a Sindaco. Ma come si può pensare di far amministrare una città allo stesso gruppo di partiti e persone che hanno rappresentato la coalizione sciolta per camorra, che al loro primo incontro per le prossime amministrative al posto di fare una seria introspezione, capire quali sono state le loro lacune che hanno permesso l’ingerenza della criminalità organizzata e dopo aver individuato causa e colpevoli iniziare a ragionare sui criteri di aggregazione, vogliono tracciare non solo il profilo del candidato a sindaco che dovrebbe essere il penultimo tema da affrontare al tavolo prima del nome, ma addirittura il carattere. E indovinate un po’ parte di quel tavolo come lo vuole? Lo vuole mite, moderato che non abbia mai fatto politica o si sia mai interessato ma acculturato. Insomma un bamboccio da poter manovrare con i fili ma che alla cittadinanza possa essere venduto come una mente pensante difficile da manovrare.

In poche parole quelli della sinistra caivanese, quelli sciolti per camorra, per intenderci, continuano a fare i “draghi” della politica. Solo loro riescono a partorire queste idee geniali, credendo che tutto il resto del mondo abbia l’anello al naso. Questo tavolo si aggiornerà domani stavolta nella sede del Movimento 5 stelle e il tema sarà di nuovo la scelta della sintesi. Da un lato col PD che spinge per una figura politica autorevole ma comunque appartenente alla vecchia classe dirigente, dall’altro lato Verdi, M5S e Italia Viva spingono per il burattino di turno. Staremo a vedere chi la spunta, fermo restando la mia opinione di fare prima seria introspezione sui reali problemi che persistono in questo gruppo di partiti e che sono forieri di ingerenze criminali.

Ma se Atene piange Sparta non ride. Dal centro destra, il silenzio della parte sana e la memoria corta dei cittadini hanno dato vita a una forma di gerontocrazia pesante. Se a sinistra si parla di vecchia classe dirigente, a destra si può benissimo parlare di antica e longeva classe dirigente. Tutto quello che è successo, in assenza di nuove proposte, scaturisce il sentimento del “si stava meglio quando si stava peggio” e i vari Carofilo, Castelli e Del Gaudio si sentono in diritto di rappresentare anch’essi il “nuovo” che avanza. Tanto è vero che da indiscrezioni raccolte in esclusiva sul territorio, si sono consumate già più di una riunione tra di loro con la speranza di unire il centro destra insieme a Giovanna Palmiero e Maria Fusco di Fratelli d’Italia, e Giuseppe Mellone di Forza Italia. Riunioni che per ora non hanno sortito alcun effetto perché non si riesce ancora a capire da quale criterio intendono far partire i lavori del tavolo programmatico. Resta alla finestra per ora l’ex Sindaco Simone Monopoli che ai più fa sapere di voler stare fuori dai giochi della politica che per troppo tempo l’ha reso solo una vittima del sistema.

Al centro invece regna la confusione più totale. Scompare la figura di Antonio Angelino dalle varie testate giornalistiche amiche per far spazio al vero nuovo di Caivano Conta. Infatti al netto del suo leader e della figlia d’arte Orsella Russo, la lista che davvero potrebbe rappresentare ciò che ho sempre auspicato è proprio quella di Caivano Conta, dato che i vari Peppe Grande, Tobia Angelino, Pasquale Licito, Giuseppe Leodato etc. potrebbero impersonare perfettamente la base della nuova classe dirigente.

A tal proposito da indiscrezioni raccolte in esclusiva da Minformo pare che anche in questa fazione ci sia più di una spaccatura. Da un lato alcuni fedelissimi del topiano Angelino pare stiano consigliando allo stesso di fare un passo indietro per fatti già conclamati e illustrati dalla stampa e dall’altro lato Luigi Esposito coordinatore cittadino di Azione pare stia tentando di essere promotore di un altro tavolo di centro, invitando allo stesso quelle forze liberali e popolari non ancora decisamente collocate per poi valorizzare la propria stessa figura come leader dell’intera coalizione. Su questo versante vi terremo aggiornati.

Insomma, il dato politico che ne esce fuori è alquanto raccapricciante ed è determinato proprio da quanto detto in premessa. Gli scenari appena illustrati non sono altro che figli dell’immotivata assenza della società civile a far parte della prossima competizione elettorale, la quale poteva in un certo senso sbaragliare i programmi atavici di alcuni politicanti e aprire la strada alla creazione di una nuova classe dirigente. In parole povere: mala tempora currunt.

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Caivano

CAIVANO. 1°Memorial Carmine Semplice. Un riconoscimento dovuto ad un uomo promotore dei sani principi dello sport

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CAIVANO – Il tre maggio dell’anno scorso ci lasciava un personaggio illustre della comunità gialloverde Il Prof. Carmine Semplice, docente di chimica presso l’Isis “Attilio Romanò” di Miano. Stimato e voluto bene da tutti, egli, oltre ad essere un professionista dedito e amante del proprio lavoro e della propria famiglia, amava anche lo sport, in particolare il tennis.

Iscritto e socio sostenitore del Club Tennis Campiglione, insieme al direttorio del club era solito promuovere questo sport sul proprio territorio.

Così l’ASD Tennis Campiglione con un memorial, nella sua prima edizione, attraverso un torneo di terza categoria, ha voluto ricordare la sua splendida persona.

Il torneo si svolgerà presso la sede dell’ASD Campiglione in via Colanton Fiore Caivano dall’1 al 14 giugno e prevede un montepremi di € 500,00 per i vincitori.

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