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CAIVANO conosce la storia, i nomi, l’omertà e il fango versato. Non basta la furbizia dei vecchi marpioni. Stavolta sarà diverso.

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CAIVANO. In questi giorni si è aperto un dibattito sui social e a mezzo stampa sul contesto caivanese e sulle regole che la politica vorrebbe affermare. Mi fa piacere che dopo due anni di silenzio c’è chi ritrova la parola, meglio tardi che mai. Fa specie, invece, prendere atto che chi per 40 anni ha costruito un contesto melmoso, infangando persone perbene con l’obiettivo di allontanarle dalla politica e dalla cosa pubblica, si preoccupi di dare lezioni su come si crea un contesto normale, senza rancori, senza offese e senza fango.

In sitensi, parafrasando ciò che dicono, se sono all’opposizione hanno la licenza di infangare, di offendere, di delegittimare, di inventare teoremi, di sporcare gente perbene; se tocca a loro la maggioranza, non si può nemmeno parlare di cose vere, di conflitti di interesse che li riguardano, di affarismo, di collusioni e dei loro silenzi quando dall’opposizione non si sono accorti che in maggioranza e pure tra le loro fila c’era chi parlava con la camorra in relazione agli appalti pubblici, alle somme urgenze e agli affidamenti diretti.

Sinceramente vedere professionisti del fango e i figli di quella logica, campioni di omertà, presentarsi come i sostenitori dei migliori principi da pubblicare sui social. Dimostrando di essere lontani dall’attualità, lontani dalla storia che vorrtebbero nascondere e soprattutto lontani dalle esigenze di Caivano. Una città che ha bisogno di tutto, necessita di tutto ma non del terzo scioglimento per camorra oppure di un altro intervento della Procura. E se nel secondo caso, la responsabilità penale è sempre soggettiva, quindi chi sbaglia e viene beccato con le mani nella marmellata dai magisrtrati paga, sulla questione della Prefettura è chiaro che la chiave di volta è contenuta nella relazione dell’ultimo scioglimento.

Ci sono dei nomi di consiglieri comunali che hanno ricopertto quel ruolo sia nell’Amministrazione Monopoli che in quella Falco. Enbtrambe sciolte per camorra. E il Prefetto scrive quei nomi e cognomi nella relazione di scioglimento degli organi elettivi dell’esperienza Falco indicandoli come “continuità” che lega l’esperienza Monopoli a quella Falco. Non è fango, non è una bugia. Si tratta di un fatto, determinato, verificabile che tutti conoscono. Quindi, è o non è un tema da affrontare la “continuità acclamata” che il prefetto individua anche in coloro che hanno ricoperto cariche nelle due fallimentari esperienze? Non si può evitare di affrontare questo tema e liquidarlo col termine “fango” perché la Prefettura non produce fango, la Prefettura si esprime su atti, su fatti e sancisce dei principi. E su questi principi, sul principio della continuità conclamata con le precedenti esperienze, chi vuole bene a questa città e vuole lavorare per scongiurare il terzo scioglimento per camorra, nella migliore delle ipotesi, deve comprendere che è necessario un rinnovamento della classe dirigente. Radicale.

Chi non ha interessi personali da seguire ed ha partecipato alle ultime esperienze fallimentari, ha il dovere di fare un passo indietro per amore di Caivano. Le ambizioni personali somno legittime, ci mancherebbe. Di tutti gli addetti ai lavori. Possiamo concordare sul fatto che queste ambizioni vengono un attimo dopo gli interessi di Caivano? E mi fermo sul prinicpio della “continuità” senza voler entrare in situzioni imbarazzanti che non sono personali e familiari ma riguardano la sfera pubblica. Anche qui servirebbero risposte mai arrivate su questioni di interesse pubblico ancora aperte e che nessuno vuole affrontare. Servono risposte, non minacce. Il concetto della reciproca legittimazione è nobile ma può mai essere credibile se arriva dalla bocca di coloro che negli anni hanno prodotto solo macchina del fango, manifesti anonimi, esposti anonimi, cercando di sovvertire con la melma il verdetto democratico delle elezioni aggredendo le persone perbene e chiudendo gli occhi di fronte alle collusioni evidenti tra politica e camorra? Questa è o non è una responsabilità storica di chi ha ricopertto ruoli politici ed istituzionali da 40 anni ad oggi? E questi soggetti possono mai rappresentare il nuovo al disastro che loro e le loro famiglie hanno determinato a Caivano per 40 anni? Si può mai far finta di nulla? Siamo seri, torniamo seri.

A Caivano serve discontinuità nei nomi, nei cognomi e poi nella gestione del Comune. Serve discontinuità nell’amministrazione in riferimento ai valori, alle loghce, agli obiettivi. I riflettori sono accesi più di prima e niente sfuggirà alla scure di Prefettura e Procura. Men che meno quella continuità conclamata che trova spazio già nella relazione che manda a casa Falco, la giunta e il Consiglio. Non una teoria ma un principio che il Prefetto di suo pugno individua in quei documenti assumendosi la responsabilità di sancire nomi e cognomi. E allora la “discontinuità” può mai essere rappresentata proprio da quei cognomi? Siate seri, siate onesti. E ripeto, mi fermo qui potendo andare oltre su fatti e atti che meritano ancora risposte, le stesse risposte che Angelino non ha ancora offerto alla città sulle questioni che lo vedono interessato in prima linea, fatti che vanno ancora chiariti e che vanno nella direzione opposta di quanto deve interpretare chi aspira a ricoprire una carica istituzonale in questa città.

Andando oltre nel ragionamento, è emerso un altro dato che pare nessuno voglia analizzare. Appena il Pd e il centrosinistra abbiano ufficializzato sui social e sulla stampa la formazione di un tavolo di costruzione della coalizione, con la regia dell’ex sindaco Mimmo Semplice, già regista dell’esperienza targata Enzo Falco, i commenti dei cittadini sono stati devastanti contro chi a Caivano ha scritto le peggiori pagine di storia e non ne vuole sapere di rinnovarsi.

Un’oligarchia asserragliata dietro quei simboli di centrosinistra che hanno governato male e all’opposizione hanno dato dimostreazione di come si mandino a casa le amministrazioni avversarie senza fare priogionieri. E sapete a cosa mi riferisco. La storia di Caivano, quella vera che non si può raccontare, la conoscete. Questo segnale nemmeno va analizzato? Il dissenso popolare nei confronti di quei nomi, di quei cognomi, di quelle facce, di quei simboli, nemmeno va considerato? per fortuna c’è una Caivano diversa che si sta organizzando. Che cercherà di organizzarsi fuori da questo sistema che, ormai, mette quasi tutti dentro.

Lo stesso Pasquale Mennillo, amministratore e politico di lungo corso, riesce a stare allo stesso tempo con un piede nelle coalizioni della continuità e un piede nel radicale rinnovamento. E così non si dà certo una mano alla città e nemmeno alla politica per recuperare immagine, credibilità, serietà, sobrietà. Serve chiarezza, trasparenza. E’ una scelta di campo, netta, radicale, senza indugi, doppi giochi e senza nemmeno quella caratteristica propria della vecchia classe diirgente secondo la quale “se stai con me sei bravo, se stai contro sei il demonio”. Anche questa caratteristica ha fatto parte e fa parte del “vecchio” che tenta di riciclarsi sotto il viso di figli, nipoti o, nella migliore delle ipotesi, lanciando soggetti inadeguati e inesistenti per mostrare un volto nuovo da pilotare poi col telecomando nascosti nelle retrovie.

Non è ciò che serve a Caivano. E questo dev’essere il tema dei temi, al netto della propaganda, al netto del fango, al netto delle offese, al netto della melma, al netto dei capucci, al netto dei buoni propositi sulla boca di chi ha sempre seguito i peggiori. Inutile trincerarsi, oggi e solo oggi, dietro all’ipocrisia dei bei concetti perché quando lo fate dimenticate un aspetto. Il paese è piccolo, ci conosce, vi conosce, ha vissuto la storia passata e recente. Ed ogni cosa che scriviamo, ogni cosa che diciamo sarà oggetto di valutazione da parte dei cittadini.

Soprattutto su ciò che abbiamo fatto e su ciò che rappresentiamo. i commenti negativi, indignati, all’annuncio del Pd ne sono la dimostrazione. Mi direte: il reperimento del consenso qui non riguarda l’opinione ma le promesse di posti di lavoro, di incaerihi, di buste della spesa nelle case del disagio. Avrete anche ragione ma vi accorgerete che questa volta sarà diverso perché Caivano è indignata da ciò che avete fatto, da ciò che avete omesso di combattere, da ciò che avete fatto finta di non sapere mentre nel momento in cui si consumavano quelle pratiche erano sui giornali ed io l’ho denunciato in tempi non sospetti, nel totale isolamento.

Caivano queste cose le sa perché le ha vissute e non basta un pò di ipocrisia sui social e qualche punta di vittimismo per nasscondere la storia passata e presente. Ci sono temi che vanno affrontati e situazioni che vanno chiarite. Altrimenti la conclamata continuità non dovrà essere scoperchiata perché quei nomi sono già nell’ultima relazione del Prefetto. basta leggerla, senza saltare quella parte. Breve ma signifricativa pensando la futuro.

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CAIVANO. Si sgretola il tavolo del Csx. Oramai è chiaro che non si può non prescidere da una nuova classe dirigente

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CAIVANO – Il Campo largo si è ristretto! Il tavolo del centro sinistra si è rotto. Ieri sera nella sede del Movimento 5 Stelle in via Roma si è svolto il quarto incontro del tavolo proposto dal PD e che prevedeva l’intervento dei partiti che fanno parte del campo largo a livello nazionale.

Disposti in tondo c’erano i rappresentanti del PD, Verdi, Sinistra Italiana, Italia Viva, Noi Campani e i pentastellati padroni di casa. A prendere subito la parola, data l’assenza del deputato Penza è un certo Pasquale Ristoranto e anche lui, commettendo lo stesso errore dei suoi commensali negli scorsi incontri, come primo punto all’ordine del giorno, vuole tracciare il profilo di quella che deve essere la sintesi della loro ipotetica coalizione e parte col dire che il candidato sindaco debba essere espressione dei partiti oppure della società civile e che non abbia mai rivestito ruoli politici, mai consigliere, mai assessore e mai sindaco.

Insomma. Pur tenendo conto che tra i candidati al Consiglio comunale in quella schiera ci sarà inserito di tutto e di più, almeno sulla figura del Sindaco vogliono salvare la faccia attenendosi non solo alla mia proposta editorialista di sempre ma anche a quello che in realtà è il sentiment del popolo caivanese. Sulla stessa linea dei pentastellati si sono disposti anche i Verdi, Italia Viva e Noi Campani.

Una cosa è certa. A Caivano non si può non prescindere dalla proposta di una nuova classe dirigente e data l’enorme difficoltà ad aggregare, anche chi voleva e poteva derogare sulla vecchia nomenclatura se ne sta rendendo conto. Così cominciano a scimmiottare il progetto messo su da Caivano Liberal Democratica, senza però tenere ancora fermamente fede al criterio naturale del gruppo rappresentato da Giuseppe Libertino, ossia tutti nomi nuovi, dal sindaco all’ultimo candidato al Consiglio comunale.

Da quelle dichiarazioni è evidente che i tre partiti – M5S, Italia Viva e Verdi – estromettono dai loro pensieri il candidato a Sindaco che poteva piazzare sul tavolo proprio il PD, ossia Mimmo Semplice. Anche perché da indiscrezioni raccolte in esclusiva da Minformo, a muovere i fili di questo principio è proprio il fratello dell’ex Sindaco, Donato Falco – assente alla riunione – che da un lato candida il figlio tra le file del PD e dall’altro lato tenta di replicare il copione del 2020 mettendo a capo della coalizione una persona mite, moderata e acculturata ma che non si sia mai interessato alla politica, almeno da diversi anni e che ha già in mente, chiaro, il suo nome. A tempo debito ve lo sveleremo.

Termina così con un nulla di fatto l’ennesima riunione e l’amaro che resta in bocca ancora a chi ama questa città è il fatto che la vecchia classe dirigente ancora litiga sulle poltrone, ancora non ha fatto seria introspezione sugli errori commessi nel passato recente e con la solita presunzione cerca un riscatto sociale e politico nel nome di quella innocenza e impunità singola che non assolve affatto dalla responsabilità politica, oggettiva e collettiva che la vecchia nomenclatura dovrebbe prendersi.

Dal canto suo il Movimento 5 stelle, convinto pure del fatto che ci sono liste civiche di sinistra che non si avvicinano al tavolo causa presenza del PD, ha deciso di iniziare degli incontri bilaterali con tutte le forze progressiste e democratiche di Caivano e lo fa attraverso un post apparso stamattina sui social.

Errare è umano ma perseverare è diabolico. Il M5S ricomincia da capo ma nella sostanza non cambia i criteri di aggregazione e non ha ancora compreso che forse, slegandosi da diktat calati da Roma che nulla hanno a che vedere con la realtà locale caivanese, il partito dei pentastellati, al netto dei suoi alleati che presentano profili in odore di fumus, potrebbe essere davvero l’unico partito del rinnovamento, in quella schiera, e che potrebbe presentare una lista fatta di nomi nuovi così come vuole la gente di Caivano. Invece no. Si ricomincia da capo perché poi il giorno della presentazione delle liste sempre deve arrivare e qualcuno sempre sarà disposto a cedere pur di non essere escluso dai giochi. Ed è proprio questo il principio che non ha mai assicurato la governabilità su questo martoriato territorio. E se mala tempora currunt, sed peiora parantur.

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CAIVANO. La totale assenza di indignazione della società civile presta il fianco ai piani dei soliti politicanti

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CAIVANO ha già perso! Ci sono ottime probabilità che questo comune verrà sciolto di nuovo dalla Prefettura e buone possibilità che possa essere sciolto già prima di andare a votare nel novembre prossimo.

La società civile è dormiente, sfiduciata, menefreghista e priva di entusiasmo. Le tante persone perbene che abitano questa città si sono assuefatte al pensiero che debbano vivere in un dormitorio privo di qualsiasi tipo di servizio e ostaggio del narcotraffico. Dopo gli arresti per ingerenze criminali poche persone si sono indignate della malagestio perpetrata da oltre trent’anni dalla vecchia classe dirigente. Troppo pochi per spedire a casa i vecchi politicanti di sempre.

Adesso è troppo tardi. Mancano pochi mesi al traguardo della presentazione delle liste e l’assenza dell’indignazione della parte sana della città ha giovato alla sete di potere dei soliti noti. Chi dai social urlava di volere gente nuova al governo della città non ha capito che doveva scendere in campo in prima persona. Non ha capito che il futuro a Caivano non si può più delegare, specialmente non si può delegare sempre in mano agli stessi. Non si può chiedere il cambiamento a chi ha creato questo status. Stato di cose che fa comodo alla maggior parte degli abitanti di questa città. Un territorio abitato per la maggior parte da falsi poveri e media borghesia che o rappresenta le zone d’ombra della città o nell’arco degli anni ha saputo tessire un buon equilibrio con le stesse. Insomma una grande fetta di Caivano ha dimostrato di temere addirittura il cambiamento.

Così, a presentarsi ai nastri di partenza della prossima competizione elettorale saranno sempre gli stessi. Nomi usurati dal tempo e dalle indagini. Nomi che se non saranno scesi in campo in prima linea, determineranno più di prima dalle retrovie. Da destra a sinistra già sono in atto i più massonici accordi per cercare di vendere al popolo il cambiamento di gattopardiana memoria.

Non è bastata la lotta di anni e anni intrapresa dalla stampa libera, non sono bastati i fiumi di parole che dal 2015 hanno cominciato a denunciare il fenomeno delle somme urgenze e degli affidamenti diretti a vantaggio sempre e solo delle stesse ditte; il fenomeno dell’affidamento e della liquidazione a distanza di sette giorni, in alcuni casi si sono registrati anche affidamenti con la rovesciata, ossia dopo la liquidazione dello stesso lavoro determinato dai settori più volte, tutto questo nella totale distrazione di esecutivo e amministrazione; posti di lavoro affidati a parenti e affini del capoclan attualmente in carcere; assessori, consiglieri e segretari di partito che non disdegnavano di farsi vedere in giro con i camorristi. Per finire di denunciare tutta l’ipocrisia di un decreto che a tutto è servito fuorché a risanare un territorio, anzi, ha solo affibbiato una etichetta indelebile ad una comunità formata da persone perbene e laboriose. Tutto questo non è servito a far indignare i caivanesi, farli scendere in campo per pensionare una volta e per tutte la vecchia classe dirigente. Maggioranza e opposizione, senza far distinzione, perchè chi per omertà, chi per paura, chi per ignavia, tutti allo stesso modo, hanno prestato il fianco all’ascesa e all’ingerenza della criminalità organizzata.

Il silenzio della politica dettato dalla paura di essere coinvolta nelle vicende giudiziarie e il silenzio della parte sana della città hanno finito di creare quel vuoto che sarà colmato dai soliti profeti, nani, ballerine e saltimbanchi. Già se si guarda alla Festa di Campiglione. Alla fine, per la sua fattibilità, bisognerà ringraziare una sola persona e gli imprenditori che hanno messo mano al portafogli e sacrificato i loro momenti di svago e lavoro, me ne potranno dare atto.

Se a tutto questo aggiungiamo anche la memoria corta dei cittadini, appare più che naturale la discesa in campo dei soliti politicanti. Così da destra a sinistra si stanno organizzando ma sempre con le stesse dinamiche se non peggio. Dinamiche che nulla hanno a che fare con il cambiamento. Politicanti in cerca di burattini da manovrare. Personaggi che vogliono cambiare il vestito alla politica senza farle fare prima una grande doccia sanificatrice. Questo sta succedendo a Caivano.

Partendo dalla sinistra, c’è un gruppo di partiti chiamati in adunanza dal PD che insieme al primo partito della vecchia Amministrazione sciolta per camorra, si sono seduti ad un tavolo senza aver prima rinnovato la propria classe dirigenziale e alla prima loro riunione già litigano perché sbagliano totalmente l’argomento, poiché la prima cosa che pensano è quella di tracciare il profilo dell’ipotetico candidato a Sindaco. Ma come si può pensare di far amministrare una città allo stesso gruppo di partiti e persone che hanno rappresentato la coalizione sciolta per camorra, che al loro primo incontro per le prossime amministrative al posto di fare una seria introspezione, capire quali sono state le loro lacune che hanno permesso l’ingerenza della criminalità organizzata e dopo aver individuato causa e colpevoli iniziare a ragionare sui criteri di aggregazione, vogliono tracciare non solo il profilo del candidato a sindaco che dovrebbe essere il penultimo tema da affrontare al tavolo prima del nome, ma addirittura il carattere. E indovinate un po’ parte di quel tavolo come lo vuole? Lo vuole mite, moderato che non abbia mai fatto politica o si sia mai interessato ma acculturato. Insomma un bamboccio da poter manovrare con i fili ma che alla cittadinanza possa essere venduto come una mente pensante difficile da manovrare.

In poche parole quelli della sinistra caivanese, quelli sciolti per camorra, per intenderci, continuano a fare i “draghi” della politica. Solo loro riescono a partorire queste idee geniali, credendo che tutto il resto del mondo abbia l’anello al naso. Questo tavolo si aggiornerà domani stavolta nella sede del Movimento 5 stelle e il tema sarà di nuovo la scelta della sintesi. Da un lato col PD che spinge per una figura politica autorevole ma comunque appartenente alla vecchia classe dirigente, dall’altro lato Verdi, M5S e Italia Viva spingono per il burattino di turno. Staremo a vedere chi la spunta, fermo restando la mia opinione di fare prima seria introspezione sui reali problemi che persistono in questo gruppo di partiti e che sono forieri di ingerenze criminali.

Ma se Atene piange Sparta non ride. Dal centro destra, il silenzio della parte sana e la memoria corta dei cittadini hanno dato vita a una forma di gerontocrazia pesante. Se a sinistra si parla di vecchia classe dirigente, a destra si può benissimo parlare di antica e longeva classe dirigente. Tutto quello che è successo, in assenza di nuove proposte, scaturisce il sentimento del “si stava meglio quando si stava peggio” e i vari Carofilo, Castelli e Del Gaudio si sentono in diritto di rappresentare anch’essi il “nuovo” che avanza. Tanto è vero che da indiscrezioni raccolte in esclusiva sul territorio, si sono consumate già più di una riunione tra di loro con la speranza di unire il centro destra insieme a Giovanna Palmiero e Maria Fusco di Fratelli d’Italia, e Giuseppe Mellone di Forza Italia. Riunioni che per ora non hanno sortito alcun effetto perché non si riesce ancora a capire da quale criterio intendono far partire i lavori del tavolo programmatico. Resta alla finestra per ora l’ex Sindaco Simone Monopoli che ai più fa sapere di voler stare fuori dai giochi della politica che per troppo tempo l’ha reso solo una vittima del sistema.

Al centro invece regna la confusione più totale. Scompare la figura di Antonio Angelino dalle varie testate giornalistiche amiche per far spazio al vero nuovo di Caivano Conta. Infatti al netto del suo leader e della figlia d’arte Orsella Russo, la lista che davvero potrebbe rappresentare ciò che ho sempre auspicato è proprio quella di Caivano Conta, dato che i vari Peppe Grande, Tobia Angelino, Pasquale Licito, Giuseppe Leodato etc. potrebbero impersonare perfettamente la base della nuova classe dirigente.

A tal proposito da indiscrezioni raccolte in esclusiva da Minformo pare che anche in questa fazione ci sia più di una spaccatura. Da un lato alcuni fedelissimi del topiano Angelino pare stiano consigliando allo stesso di fare un passo indietro per fatti già conclamati e illustrati dalla stampa e dall’altro lato Luigi Esposito coordinatore cittadino di Azione pare stia tentando di essere promotore di un altro tavolo di centro, invitando allo stesso quelle forze liberali e popolari non ancora decisamente collocate per poi valorizzare la propria stessa figura come leader dell’intera coalizione. Su questo versante vi terremo aggiornati.

Insomma, il dato politico che ne esce fuori è alquanto raccapricciante ed è determinato proprio da quanto detto in premessa. Gli scenari appena illustrati non sono altro che figli dell’immotivata assenza della società civile a far parte della prossima competizione elettorale, la quale poteva in un certo senso sbaragliare i programmi atavici di alcuni politicanti e aprire la strada alla creazione di una nuova classe dirigente. In parole povere: mala tempora currunt.

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Caivano

CAIVANO. 1°Memorial Carmine Semplice. Un riconoscimento dovuto ad un uomo promotore dei sani principi dello sport

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CAIVANO – Il tre maggio dell’anno scorso ci lasciava un personaggio illustre della comunità gialloverde Il Prof. Carmine Semplice, docente di chimica presso l’Isis “Attilio Romanò” di Miano. Stimato e voluto bene da tutti, egli, oltre ad essere un professionista dedito e amante del proprio lavoro e della propria famiglia, amava anche lo sport, in particolare il tennis.

Iscritto e socio sostenitore del Club Tennis Campiglione, insieme al direttorio del club era solito promuovere questo sport sul proprio territorio.

Così l’ASD Tennis Campiglione con un memorial, nella sua prima edizione, attraverso un torneo di terza categoria, ha voluto ricordare la sua splendida persona.

Il torneo si svolgerà presso la sede dell’ASD Campiglione in via Colanton Fiore Caivano dall’1 al 14 giugno e prevede un montepremi di € 500,00 per i vincitori.

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