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CAIVANO. Angelino vende fumo ai suoi elettori. Come Totò vendeva la sua Fontana di Trevi

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CAIVANO – In una città chiamata alle grandi sfide dopo gli scioglimenti, spesso la politica si affida a scorciatoie comunicative, come se il trofeo dell’attenzione fosse diventato ormai l’unica posta in palio. In questa semplificazione la politica si rifugia sempre più spesso nella ricerca spasmodica di opportunità prive di contenuto, fatica e sudore, come se si potesse sostituire il consenso con l’incanto.

Così possiamo assistere al festival dell’ipocrisia, alle esibizioni dei venditori di fumo degni eredi del Cavalier Ufficiale Antonio Trevi, personaggio storico interpretato dal grande Antonio De Curtis alias Totò nella famosa scena della vendita della Fontana di Trevi nel film “Totò Truffa ’62”.

Tutto è successo nella giornata di ieri. Subito dopo l’uscita della notizia sulla risoluzione del caso delle terapie negate ai bambini affetti da autismo al centro Antares si sono sprecati post di accaparramento meriti dei soliti politicanti di turno. Tutto è partito quando da un giornale locale appare un post condiviso dalla pagina ufficiale del prossimo candidato a Sindaco per Caivano Conta Antonio Angelino che riportando la notizia nella sua interezza la arricchiva col seguente periodo: “Il nostro contributo a tutti i livelli sarà sempre a favore dei cittadini, e continueremo a batterci per garantire servizi e per informare celermente la comunità circa i risvolti istituzionali”. Periodo chiave questo che ha scatenato l’indignazione di chi ha lottato alacremente per la risoluzione del problema. E anche se, furbescamente aggiungerei, subito dopo il leader di Caivano Conta, raddrizza il tiro ringraziando cittadinanza attiva e Istituzioni preposte non evita il linciaggio mediatico da parte di chi si è indignato a questo presunto appropriarsi di meriti che in realtà non si sono mai posseduti.

È risaputo che tale problematica sia stata risolta dall’allarme lanciato dai genitori, insieme all’Associazione “La Battaglia di Andrea” nei confronti del Sindaco di Crispano Michele Emiliano, in qualità di Presidente dell’Azienda Speciale delle Politiche Sociali dei comuni Caivano, Cardito, Crispano e Afragola, che a sua volta informa il vicesindaco metropolitano Giuseppe Cirillo e insieme allertano la Regione Campania e la vicenda viene presa in considerazione direttamene dall’Assessore alle Politiche Sociali Lucia Fortini insieme alla vicepresidente del Consiglio Regionale Valeria Ciarambino che contattando Asl competenti e direzione del centro Antares, risolvono temporaneamente il problema del sovraffollamento terapeutico tra Asl NA2 Nord e Asl Caserta.

Quindi di Antonio Angelino, finora semplice cittadino che non ricopre nessun ruolo e nessun potere avrebbe mai potuto avere nel risolvere tale questione, manco l’ombra ma come legittimo e fisiologico che sia. Forse è anche questo che ha fatto scatenare l’indignazione e l’ilarità a tratti di chi è andato a commentare sotto il post del giornale locale. Ve ne riportiamo qualcuno: scrive Luigi di “La Battaglia di Andrea”: “io ho l’associazione che ha risolto il problema, ho visto che condividevate una persona che non conosco, che non ha combattuto con noi e quindi in buona fede ho commentato, precisando come stavano le cose”. Scrive Rita: “chi si deve vendere la fontana di trevi? Siamo tutti felici che il problema si stia risolvendo, ma è uno squallore il fatto che i politicanti si attribuiscono cose che non gli appartengono e che fanno politica sulla pelle dei bambini. VERGOGNA! VERGOGNA! VERGOGNA”. Ancora Rita rispondendo a Luigi di cui sopra: “purtroppo ci sono dei POLITICANTI che vogliono attribuirsi meriti che non hanno. Complimenti a chi ha combattuto e ottenuto!” Alessandro scrive: “infatti stanno tutti ad alzare questa bandiera . Da un articolo ho letto che devono ringraziare Padre Maurizio Patriciello” – Perché in un altro post si dava la notizia di una fantomatica lettera scritta dalle mamme e che il parroco avesse inviato direttamente alla Premier Giorgia Meloni – Luigi a questa affermazione tiene a replicare: “hanno risolto l’associazione La Battaglia di Andrea, Michele Emiliano, Valeria Ciarambino e Lucia Fortini. Termino solo con quest’altro che sembra esaustivo alla natura del mio editoriale di stamattina ma ce ne sono anche altri degni di nota. Tonia mamma coraggio scrive: “Ci siamo fatti un cuore così perchè finalmente tutti i bambini in cura presso il centro in questione, ricevessero senza restrizioni le terapie che gli spettavano di diritto! Sono state settimane durissime per noi genitori che, rimboccandoci le maniche e chiedendo i dovuti chiarimenti a chi di dovere ed ad associazioni di settore come La Battaglia di Andrea, siamo riusciti ad ottenere questo grandissimo risultato! Solo Grazie all’ausilio dei Sindaci dei paesi coinvolti nella questione, al commissario Straordinario di Caivano che ci ha ricevuto per ascoltarci, e all’impegno concreto della Vicepresidente del consiglio regionale Valeria Ciarambino,noi genitori siamo riusciti ad ottenere il risultato tanto sperato, il riconoscimento del diritto dei nostri bambini a ricevere le giuste terapie, senza alcuna riduzione ne dimissione. Adesso a problema risolto strumentalizzare tali notizie a fini politici è una mancanza di rispetto per un genitore che si è fatto in 4 per far valere il diritto del proprio figlio e di tutti i bambini colpiti da questa ingiustizia, partendo dal nulla, e con grande senso di smarrimento! Tanto si sa, le cose importanti da rendere note alla cittadinanza sono sempre altre…”

Inutile ribadire che parecchi di questi dissidenti sono stati bloccati direttamente dall’Amministratore della pagina del leader di Caivano Conta Antonio Angelino, in spregio al dialogo, dibattito, confronto e senso di democrazia che un aspirante amministratore dovrebbe possedere in maniera innata.

Quindi è ora di dire basta anche a questa politica politicante. Non è possibile che un soggetto politico, comunque appartenente a quella classe dirigente fallimentare che ha portato Caivano a due scioglimenti consecutivi per camorra e che rappresenta, secondo la Prefettura, una continuità amministrativa, in assenza di temi e contenuti, debba continuare a prendere in giro la cittadinanza e i prossimi elettori con mezzucci da prima repubblica. La gente non ha più l’anello al naso e l’indignazione sotto quel post ne è la dimostrazione.

Caivano ha bisogno di voltare pagina. Ha bisogno di mettere un punto a questo tipo di politica, iniziare da capo e guardare al futuro con tanta, tanta, fiducia verso tutto il nuovo che si presenterà.

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Comune di Caivano, l’applicazione delle misure di prevenzione rischio incendi boschivi

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Venerdì 13 giugno, il Comune di Caivano ha emanato un’ordinanza commissariale riguardante l’applicazione delle misure di prevenzione rischio incendi boschivi in vista del periodo di massima pericolosità. Un annoso problema caivanese al quale si riesce a far fronte grazie alla solerzia del Responsabile del settore Ambiente, Francesco Dell’Aversano.

Le situazioni di incuria e di degrado descritte, soprattutto nell’area urbana, concorrono a
rendere precarie le condizioni igienico sanitarie e di salubrità ambientale, aumentando il rischio di propagazione di incendi, con conseguente complessivo danno e pericolo alla salute pubblica e alla sicurezza in generale, oltre a ledere o sminuire l’immagine cittadina.

Dal comunicato del Comune, emergono i seguenti divieti:

DIVIETO di combustione dei residui vegetali agricoli e forestali nel periodo di massimo rischio per gli incendi boschivi dichiarato dalla Regione.

DIVIETO di abbruciamento delle stoppie ed erbe infestanti, anche negli incolti, dal 1° giugno al 20 settembre

DIVIETO di accendere fuochi all’aperto nei boschi e fino ad una distanza di 100 m da essi, nonché nei pascoli, e quindi è vietato usare motori o fornelli che producano faville o brace; fumare o compiere ogni altra operazione che possa creare comunque pericolo mediato o immediato di incendio; usare apparecchi a fiamma od elettrici per tagliare metalli;far brillare mine.

DIVIETO di accendere fuochi d’artificio, lanciare razzi di qualsiasi tipo e/o mongolfiere di carta, meglio note come “lanterne volanti”, dotate di fiamme libere, nonché altri articoli pirotecnici a una distanza non inferiore a 1 km dalle superfici boscate e pascoli, salvo eventuali deroghe autorizzate con Ordinanza del Sindaco nel caso di manifestazioni pubbliche, con l’apprestamento di relative misure di prevenzione incendi.

La mancata osservanza dei divieti e degli obblighi sopraelencati, comporterà l’applicazione delle sanzioni previste dalla legislazione statale e regionale vigente, nonché l’applicazione delle sanzioni penali in caso di violazione delle norme di cui agli artt. 423, 423-bis, 449 e 650 c.p.. Ogni altra violazione relativa alla mancata esecuzione degli interventi di prevenzione – per cui non sia già prevista una specifica sanzione – è punita con la sanzione amministrativa da un minimo di 25 euro ad un massimo di 500 euro, ai sensi dell’art. 7 bis del D.lgs. 267/2000.

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CAIVANO. Ecco spiegato, in maniera elementare, perché la vecchia politica è incandidabile

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CAIVANO – Sto leggendo alcuni post di politici navigati, soprattutto coloro che hanno fatto parte dell’ultima devastante esperienza. Poi stamattina ho ascoltato con interesse il videomessaggio del coordinatore di Noi al Centro Peppe Barra. Sarei stato durissimo nella critica ma penso che non sia il caso. Per un semplice motivo: quelle cose si possono scrivere solo se davvero si è in buona fede nella totale ed innocente manifestazione di non averci capito niente. Quello che leggo non è in malafede e non vuole nemmeno prendere in giro nessuno. Semplicemente manifestano una totale inconsapevolezza di quanto accaduto. Ed allora è necessario ripristinare un minimo di verità nel ragionamento, anche per tentare di far prendere coscienza a coloro che si definiscono “vecchi politici” cosa hanno combinato e cosa hanno prodotto.

Caivano in tutt’Italia e anche sulle televisioni estere è il simbolo dell’intreccio tra politica e camorra. In altri territori gli organi elettivi sono stati sciolti dal Ministero degli Interni per infiltrazioni della criminalità, in larga parte determinata dal famoso “fumus”. A Caivano la vecchia politica ha determinato un contesto diverso: i politici, tra consiglieri e assessori, non erano collusi. Erano organici al clan e si recavano sui cantieri a riscutore tangenti per l’organizzazione criminale.

E’ chiara la differenza? Qui non è intervenuta la Prefettura per scioglimenti che altrove sono anche divenuti discutibili e persino il Ministro Piantedosi ha messo finalmente in evidenza dei limiti della legge antimafia sugli scioglimenti (su questo ci torneremo in seguito). A Caivano è intervenuta la Procura perché chi governava il Comune non era corrotto ma si muoveva da epsonente del clan, svolgendo ruoli e mansioni che di solito vengono affidati alla manovolanza dei boss. Dopo la Procura, l’intervento della Prefettura è passato quasi inosserevatro, come se fosse una cosa naturale e persino il male minore rispetto al ruolo che la politica ha svolto sul territorio non in rapporto con la camorra, ma in alcuni settori addirittura organica alla camorra.

Questa differenza almeno è chiara nella testa di chi continua a voler riabilitare quello che da nessuna parte al mondo sarebbe stato possibile che accadesse? Figuriamoci se si possa pensare di riabilitarlo. E non si confonda la responsabilità penale, soggettiva, con la responsabilità politica.

Mi rivolgo, adesso, a quelli che hanno governato insieme e a quelli che erano seduti nei banchi dell’opposizione ai politici organici ai clan e oggi rivendicano il ruolo della loro purezza solo perché non sono finiti nell’ordinanza della Procura. I fatti erano chiari, acclarati, sulla bocca di tutti durante l’amministrazione Falco. Lo dicevano i consiglieri comunali, si ricordi l’audio di Pippo Ponticelli. Lo scriveva sui social sulla sua pagina Pasquale Mennillo quando fu estromesso dalla giunta: parlò pubblicamente della deriva e dei rapporti tra Comune e la zona grigia della città. Lo scriveva “Minformo”, soprattutto sulla Manutenzione, delle mani nella marmellata dell’ex Assessore Carmine Peluso – oggi condannato e collaboratore di giustizia – delle frequentazioni facili tra segretari di partito e boss egemone e delle assunzioni alla Green Line di parenti e affini del boss.

Quelli che oggi vorrebbero riabilitare la “vecchia politica”, dov’erano in quei giorni? Ascoltavano, leggevano, sapevano ma non hanno mai detto nulla. È questo l’atteggiamento da condannare. Il silenzio è da condannare. Non si può governare una città, apprendere da più parti cosa accade di grave e far finta di nulla. Se non interveniva la Procura, oggi magari erano ancora tutti insieme a parlare di legalità, di buon governo, di buona politica. E nessuno poteva più scrivere nulla. Anzi, le denunce di “minformo” e le mie battaglie di legalità, nella veste di giornalista e cittadino attivo, diventavano bugie, addirittura sarebbero finite nelle querele per diffamazione che la politica non mi ha mai risparmiato.

Per quanto poi, i fatti mi hanno dato ragione. Allora cara vecchia politica, ancora che parli? E di cosa vuoi parlare? Della storia? Avete governato per decenni e vi rendete conto cosa avete prodotto sul piano politico, sociale e amministrativo? L’esempio peggiore d’Italia. E non solo per i politici organici ai clan.

La pagina più brutta l’hanno scritta quelle persone perbene che hanno fatto finta di nulla quando accadeva il peggio, occupando il ruolo di fedeli alleati, contestando chi, invece, come me e tanti altri come me, denunciavano tutto quello che poi la Procura ha scoperchiato. E allora di cosa volete parlare? Iniziate a chiedere scusa per l’omertà e per la vostra ignavia. E se non è stata omertà, ma semplice incapacità nel comprendere le dinamiche che le vostre Amministrazioni mettevano in campo, cambia poco. Omertà, complici o silenti incapaci non cambia nulla. Caivano non rinasce certo con voi.

Anche se si tratta solo di incapacità di fronte a quanto accaduto, non dev’essere un merito oppure una scusa. Un incapace deve stare lontano dal Municipio. Soprattutto se all’incapace cosa stava accadendo gli è stato spiegato più volte e da più parti, ma non ne ha mai voluto sapere nulla.

Caivano ha bisogno di soggetti nuovi, di aria fresca, di nuovi valori, di nuovi metodi per estirpare un cancro che ha messo radici in questi decenni grazie alla vecchia politica. La stessa che attraverso l’anonimato e il fango ha infangato gente perbene, capace, costretta a restare lontano da questo paese perché qui negli anni la legalità si è trasformata in una clava strumentale nelle mani di una cabina di regia opaca che volutamente infangava le persone perbene per allontanarle dalla politica.

Complice una legge sugli scioglimenti sbagliata, da modificare, come ha dichiarato anche il Ministro Piantedosi con estremo coraggio. Ed oggi gli stessi che hanno creato il “terrore” parlano di normalizzazione? A Caivano il mondo è sottosopra. I politici organici ai clan per ovvie ragioni non possono ricandidarsi grazie al lavoro della Procura. Quelli che rappresentano la “continuità” amministrativa, sarebbe un errore candidarli per i concetti espressi dalla Prefettura durante i due scioglimenti per camorra, quando ha redatto precisamente un elenco con tredici nomi di ex Consiglieri.

E poi c’è la ragion di Stato, il bene dei caivanesi. La vecchia politica ha la responsabilità di aver distrutto un paese. Se Caivano è la vergona nel mondo e i caivanesi sono costretti a vergognarsi nonostante siano persone perbene, chi ha governato fino ad oggi questo paese dovrebbe avere davvero difficoltà a mettere ancora la testa fuori e il suo cognome in una lista.

La vecchia politica che ha governato con politici organici ai clan, senza accorgersene, non ha il diritto di tornare al governo. La vecchia politica che ha infangato persone perbene per epurarle e continuare a tenere le mani salde sulla città, valorizzando chi non lo meritava, non ha i valori per continuare ad amministrare Caivano. E i caivanesi non possono, nella migliore delle ipotesi, subire il terzo scioglimento su tre amministrazioni, perché c’è una vecchia nomenclatura che non vuole lasciare il passo, che pretende di continuare ad occupare poltrone nei settori del Municipio dopo i disastri collezionati.

I cittadini si sono allontanati non perché noi scriviamo la verità ma si sono allontanati per il fango che avete prodotto fino ad oggi colpendo le persone perbene e portando al governo politici, consiglieri e assessori, organici ai clan. Questa non è una responsabilità penale ma è la responsabilità di tutte le responsabilità perché la selezione della vecchia politica ha favorito i corrotti ed espulso le persone perbene. In modo subdolo e perverso.

Oggi tutto è chiaro e c’è una responsabilità che deve valere ancora di più di quella penale. Si chiama responsabilità politica.

Spiegatelo soprattutto a chi solo per interessi politici e personali fa finta di non capire. Perché non si possono candidare i politici non arrestati? E’ scritto nell’ultima relazione di scioglimento: rappresentano la continuità amministrativa di due esperienza finite con lo scioglimento per camorra. Non si possono candidare perché nella migliore delle ipotesi mentre la camorra governava i settori, loro erano lì a fa rfinta di niente oppure, peggio ancora, sono stati talmente incapaci da non comprendere nemmeno cosa stesse accadendo. E non lo hanno compreso nemmeno quando glielo spiegavamo. Malafede o buonafede, nella migliore delle ipotesi abbiamo di fronte degli incapaci. Adesso vi è chiaro?

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CAIVANO. Qualcuno comincia a credere nel rinnovamento della classe dirigente.

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CAIVANO – Non c’è altra soluzione politica se non quello del rinnovamento totale della classe dirigente. È più di un anno che lo dico, lo scrivo e lo riscrivo e dopo fallimentari tentativi da parte dei vecchi pachidermi della politica, qualcuno sta cominciando a capire che la soluzione per portare di nuovo gente a votare, specialmente quella sfiduciata di sempre è quella di proporre una nuova nomenclatura, una nuova visione di città, nuova progettualità e con esse nuovo entusiasmo. Così, dopo i richiami caduti quasi nel vuoto da “Caivano Liberal Democratica” rappresentata dal vicedirettore di Minformo Giuseppe Libertino, ieri appare un post su Facebook, dal gruppo fondato dal Dott. Giuseppe Gebiola “Caivano 2.0” che trasformando la sua community social in movimento politico scrive: “Caivano 2.0. La vera novità politica nel panorama politico caivanese… Amici ed amiche che mai hanno ricoperto cariche elettive. Come dice il nostro simbolo cittadini che prendono per mano i nostri colori”.

La mia attenzione cade subito sulla frase “Amici ed Amiche che mai hanno ricoperto cariche elettive”. Finalmente qualcuno comincia a capire. A Caivano, forse c’è speranza in un rinnovamento della classe dirigente e non ho neanche il tempo per rallegrarmente che altri segnali arrivano dal PD che attraverso la propria pagina social annuncia: “Il Segretario politico del PD Caivano, comunica che sono stati nominati come Vicesegretari Iuri Bervicato e Michelangelo Emione. I quali coadiuveranno il Segretario nell’azione Politica del PD Caivano”.

Non proprio un rinnovamento al cento per cento, però è una dimostrazione di non arroccamento sulle proprie posizioni. Con queste due nuove nomine, non proprio di personaggi di primo pelo ma che comunque sono rimasti fuori dall’agone politico per più di dieci anni, il PD dimostra di aver accolto il nostro suggerimento, quando asserivamo che il partito principale che ha governato nell’Amministrazione sciolta per ingerenze criminali aveva, prima di sedersi ai tavoli, l’obbligo di rinnovarsi nei ruoli dirigenziali.

A tutto questo aggiungiamo che subito dopo il PD Caivano redige e fa girare a mezzo whatsapp un documento che apre a tutte le forze sane – poi magari ci verrà spiegato anche con quale metro si misura la salute di una forza – con la frase più importante letta in quel documento, sedendosi ai tavoli con “pari dignità”. Vuol dire che tutti i commensali del PD Caivano avranno egual peso, misura e importanza del principale partito strutturato in Italia.

Segno tangibile che il primo criterio di aggregazione, ossia quello del campo largo sia fallito del tutto. Per questo motivo il PD apre ad un’alleanza con forze civiche e al rinnovamento della classe dirigente, così come auspicato dal sottoscritto e dal vicedirettore di Minformo Giuseppe Libertino. E manco il tempo di redigere il mio editoriale che ieri sera si è avuto già il primo incontro in tal senso, proprio tra il PD di Caivano e Giuseppe Gebiola rappresentante di “Caivano 2.0”.

Da indiscrezioni raccolte in esclusiva da Minformo pare che l’incontro sia andato anche piuttosto bene. Il PD ha cambiato rotta, avendo dichiarato di offrire “pari dignità” non ha imposto la sua leadership in coalizione né tanto meno ha esatto il nome o il profilo della sintesi. L’incontro è vertuto soprattutto sull’idea di città e della composizione di un’ipotetica coalizione. All’incontro però erano assenti i due nuovi vicesegretari e i due gruppi si sono ripromessi di portare avanti questo tavolo. Vi terremo aggiornati su eventuali aggiornamenti.

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