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Politica

Tangenti, appalti truccati e la mafia nel Napoletano e nel Casertano: chiesti 27 arresti tra politici, manager e imprenditori

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Appalti truccati per favorire ditte ‘amiche’ nei servizi di raccolta rifiuti e sanificazione, un intreccio di tangenti e l’ombra dei Casalesi, capaci di stringere alleanze con clan napoletani e mafia siciliana: sono i tre assi portanti dell’indagine, condotta dai pm Maurizio Giordano e Vincenzo Ranieri, che coinvolge 34 persone. E per loro – ad eccezione di Domenico Romano – i magistrati dell’Antimafia partenopea – coordinati dal procuratore aggiunto Michele Del Prete – hanno chiesto misure cautelari: carcere o domiciliari per 27 indagati; obbligo di firma, divieto di dimora o di contrattare con la pubblica amministrazione per gli altri sei.

Prima di decidere sull’emissione di eventuali provvedimenti restrittivi, il gip del Tribunale di Napoli ha disposto interrogatori preventivi per alcuni degli inquisiti. Le audizioni inizieranno lunedì. È un’inchiesta complessa, che tocca personaggi di spicco della società casertana e napoletana. Un’inchiesta, condotta dai carabinieri del Nucleo investigativo di Caserta, la cui esistenza era già stata rivelata nei primi giorni di ottobre del 2023, quando vennero eseguite numerose perquisizioni per prelevare dispositivi informatici, telefonini e documenti che potessero essere utili a supportare la tesi dell’accusa. Esaminato quanto trovato durante quei blitz, associato a intercettazioni, servizi di appostamento e dichiarazioni di collaboratori, la Procura di Napoli, ora guidata da Nicola Gratteri, ha deciso di procedere proponendo gli arresti.

Protagonista dell’indagine, secondo gli investigatori, è Nicola Ferraro, detto ‘Fucone’, ex consigliere regionale dell’Udeur e già condannato per concorso esterno in associazione mafiosa (pena che ha interamente scontato). Adesso la Dda gli contesta la partecipazione ‘piena’ al clan dei Casalesi, perché, secondo i pm, tornato in libertà, ha indossato i panni di referente stabile nel settore degli appalti per la raccolta rifiuti e per la sanificazione ospedaliera, organizzando – anche con altri soggetti legati alle cosche Alfieri e Nuvolettaun’azione di infiltrazione nelle pubbliche amministrazioni tramite una rete di società ritenute a lui vicine.

Nell’elenco degli indagati, con ‘Fucone’ compaiono, con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, il già citato Domenico Romano, per gli inquirenti vicino ai clan Alfieri e Nuvoletta (per lui non è stata proposta misura), Antonio Moraca, che avrebbe fatto da ‘factotum’ di Ferraro, Luigi Bosco, già consigliere della Regione, che sarebbe intervenuto sui dirigenti delle Asl per favorire le ditte riconducibili a ‘Fucone’, Felice Foresta, Giuseppe Rubino, Antonio Montanino, i fratelli Giuseppe e Luigi Rea, Carlo e Vittorio Ciummo, Paolo Verolla e il suo omonimo più giovane, 36enne, tutti considerati dalla Dda imprenditori beneficiari delle ipotizzate prestazioni camorristiche di Ferraro.

Sono accusati di turbativa d’asta, invece, Aniello Ilario, legale rappresentante della Czeta, consorziata del Ciclat, Angelo Ciampi, ex sindaco di San Giorgio del Sannio, e Pietro Buonanno: la procedura manipolata che viene loro contestata, dice l’accusa, è quella per il servizio di igiene urbana per il paesino beneventano datata 2022. L’obiettivo, secondo gli inquirenti, era far arrivare l’appalto al consorzio Ciclat, a cui aderiva la Czeta di Ilario, ma per un errore di formulazione dell’offerta, il servizio fu assegnato a un’altra società. Ciampi, Buonanno e Aniello Ilario, in concorso con Virgilio Damiano, Giuseppe Ilario e Vittorio Fuccio, rispondono anche di corruzione, reato contestato con l’aggravante mafiosa ancora ad Aniello Ilario, Giuseppe Guida, sindaco di Arienzo, e Ferraro.

Avrebbero turbato la gara nel giugno 2023 per i rifiuti a Frattamaggiore, inoltre, ancora Ferraro, Romano, Vincenzo Agizza, Luigi Grimaldi, ex consigliere comunale di Frattamaggiore e attuale componente dell’Assise di Napoli, Domenico Raimo, dirigente tecnico di Frattamaggiore, e Ilario Aniello. Caso curioso quello di Frattamaggiore: una piccola parte della Politica frattese aspettava l’intervento della Giustizia, teorizzando battaglie di legalità, ma nel momento in cui è arrivata la Procura a svolgere il proprio dovere, quella piccola parte della Politica frattese ha preferito immergersi nel silenzio.

L’attività investigativa avrebbe fatto emergere anche il reato di calunnia, condotta ascritta dalla Dda a Domenico Romano e ad Anna Lanzuolo: avrebbero fornito scritti anonimi alla Procura di Napoli e ai Comuni di Frattamaggiore e Gragnano riguardanti presunte condotte corruttive tra esponenti politici locali e due società attive nel settore dell’igiene urbana. Spulciando l’elenco degli indagati, figurano pure Nicola Mottola e Pietro Paolo Ferraiuolo (zio di Ferraro e già presidente del consiglio regionale), che risponde di riciclaggio con l’aggravante mafiosa.

I carabinieri di Caserta hanno raccolto elementi anche in merito a una presunta ipotesi di corruzione riguardante l’appalto per il servizio triennale delle pulizie dei locali dell’Università Parthenope 2023-2026, vicenda che vede coinvolti, con l’ipotesi di corruzione. Paolo Onofrio, Mauro Marchese, Eugenia Iemmino, Massimo Cirillo, il rettore Antonio Garofalo e Romano. Sotto inchiesta anche Giuseppe Rea per istigazione alla corruzione e riciclaggio.

L’attività dei militari dell’Arma ha acceso i riflettori anche sull’appalto per la disinfestazione dalla legionella che aveva indetto l’Asl di Caserta nel 2022. In relazione a questa presunta turbativa sono coinvolti Ferraro, Romano, Roberto e Barbara Fiocco, Paolo Onofrio, Luigi Bosco, Amedeo Blasotti, direttore generale dell’Asl di Caserta, e Giuseppe Rea.

L’inchiesta non è ancora conclusa e il suo prosieguo potrà anche far emergere l’estraneità dei coinvolti rispetto alle accuse contestate.
Sulle misure cautelari proposte, come già detto, dovrà esprimersi il giudice per le indagini preliminari dopo che saranno conclusi gli interrogatori preventivi chiesti per alcuni degli inquisiti. I 34 sotto indagine sono da ritenere innocenti fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile. Tra gli avvocati presenti nel collegio difensivo, i legali Claudio Sgambato, Mauro Iodice, Giuseppe Stellato, Mario Griffo, Vincenzo Montanino, Tommaso Giaquinto, Francesco Fabozzi e Gianluca Giordano.

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Politica

Mariagrazia Di Scala lascia Fratelli d’Italia e approda in Italia Viva

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Mariagrazia Di Scala, che da Fratelli d’Italia approda in Italia Viva.

“Il prezioso lavoro di Mariagrazia come consigliere regionale in questi anni è una dote che accogliamo con orgoglio e gratitudine”. Così in una nota Armando Cesaro, coordinatore di Italia Viva in Campania. “Questa scelta dimostra l’attrattività di Italia Viva in Campania. Il contributo della consigliera sarà prezioso anche in vista delle prossime elezioni regionali”, sottolinea.

“Desidero dare il mio più caloroso benvenuto e quello della comunità di Italia Viva a Mariagrazia Di Scala, consigliere regionale in Campania, che ha scelto di lasciare Fratelli d’Italia per aderire a Italia Viva. La Tenda riformista sarà decisiva per vincere in Campania in autunno e alle Politiche del 2027. E Mariagrazia sarà con tutti gli amici di Italia Viva un pilastro di questa scommessa”. Lo scrive in una nota il leader di Iv, Matteo Renzi.

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POLITICA

Napoli, confronto alla Federico II sui LEP: “Un percorso che parte dai territori”

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Si è tenuto questa mattina presso l’Università Federico II di Napoli il convegno dedicato ai Livelli Essenziali delle Prestazioni, un tema sempre più centrale nel dibattito pubblico e politico per garantire diritti uguali a tutti i cittadini, a partire dalla sanità, dall’istruzione e dai servizi sociali.

L’incontro, organizzato presso il Dipartimento di Giurisprudenza, ha visto la partecipazione del senatore Francesco Silvestro, presidente della Commissione bicamerale per le Questioni Regionali, insieme al professor Sandro Staiano, ordinario di Diritto Costituzionale che ha moderato e presieduto i lavori, al giornalista e scrittore Marco Esposito e all’editorialista del Corriere della Sera Marco De Marco.

Il convegno ha rappresentato un momento di approfondimento sulle prospettive di attuazione dei LEP, visti come strumento per ridurre le disuguaglianze tra i territori e costruire un’autonomia responsabile, capace di non lasciare indietro nessuno.

“Abbiamo percorso tutte le regioni d’Italia, raccogliendo la voce di chi vive le difficoltà dei territori e di chi lavora ogni giorno per garantire diritti e servizi essenziali ai cittadini. È stato un cammino prezioso che ha dato concretezza al nostro lavoro in Commissione e che oggi diventa patrimonio collettivo per costruire un Paese più giusto”, ha affermato il senatore Silvestro durante il suo intervento.

Il dibattito ha toccato diversi punti: dalla necessità di definire in modo chiaro i livelli essenziali in tutte le materie che riguardano i diritti sociali, alla questione delle risorse necessarie per garantirli, superando le disparità storiche tra le diverse aree del Paese. È stato sottolineato anche il rapporto tra LEP e autonomia differenziata, con l’idea che la definizione dei livelli essenziali sia una condizione indispensabile per rendere l’autonomia uno strumento di efficienza e coesione, evitando nuove fratture tra Nord e Sud.

“Non si tratta solo di definire standard e procedure, ma di mettere al centro le persone, le famiglie, le comunità, garantendo che a ogni cittadino sia assicurato un livello dignitoso di diritti fondamentali”, ha aggiunto Silvestro.

Il professor Staiano ha richiamato l’importanza di momenti di confronto come questo per stimolare il dibattito pubblico e far crescere la consapevolezza su un tema che tocca la vita quotidiana dei cittadini e il futuro delle istituzioni.

L’incontro si è concluso con l’impegno a continuare a lavorare per far diventare i LEP una realtà effettiva e non solo un principio sulla carta, riconoscendo che questo percorso passa anche attraverso il dialogo tra istituzioni, università e comunità locali.

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Caivano

CAIVANO. Al di là delle passerelle. Le vere risposte arrivano dai settori interni all’ente comunale

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CAIVANO Eppur si muove: da cronisti imparziali, quali ci riteniamo essere, questa volta dobbiamo dare atto. Dalla notte del 3 luglio u.s., quando il nostro direttore ha pubblicato l’ennesimo incendio di un autoveicolo procurato presso il campo nomadi, qualcosa si è mosso. Per onestà intellettuale non ci riteniamo gli artefici promotori, ma semplici osservatori.

Ad eccezione della ennesima passerella del 7 luglio delle varie figure della Commissione Parlamentare d’Inchiesta a Caivano, accompagnati dalle solite illustri figure di spicco locali, che hanno sfilato dove tutto sembra già legalizzato. Come si dice a Napoli: hanno “pulezzato ‘ncopp ‘o pulito”. Non un accenno alla problematica dei campi nomadi (periferia della periferia) né una visita di striscio!

Un vento amico noi cittadini l’abbiamo percepito però dagli uffici comunali: dopo l’ennesima rimozione dei rifiuti, in parte combusti, presso quell’area da sempre deturpata da rifiuti e da incendi, abbiamo notato che il Responsabile del Settore Ambiente, ing. Francesco Dell’Aversano, ha voluto dare un segnale di presenza. Forse non risolverà la problematica, ma il messaggio ha una sua valenza. Infatti, a protezione dell’ingresso incontrollato aperto nel muro di recinzione, ha posto in opera delle barriere cementizie, arginando l’ingresso di automezzi che scaricavano all’interno dell’area comunale (vedi foto). Ciò non vieterà lo scarico ed i roghi dei rifiuti, vedasi le due carcasse incendiate da poco. Ma è il messaggio ai malintenzionati che qualcosa sta cambiando.

L’altra lecita risposta ce l’aspettiamo nei prossimi periodi dalle Forze dell’Ordine locali. La determinazione dirigenziale n° 1063 pubblicata l’8/7/2025 del Comandante Dott. Espedito Giglio, ci dice che la Polizia Locale rafforzerà la prevenzione ed il contrasto al fenomeno dell’abbandono dei rifiuti e dei roghi tossici, con fondi finanziati dal Governo. Bellissima notizia, bravo il Comandante che ha saputo ottenere questo supporto dal fondo Unico Giustizia!

Ciò significa: non più una semplice osservazione e segnalazione di dove sono stati abbandonati i rifiuti. Questo lo vediamo anche noi cittadini facendoci una passeggiata nelle zone periferiche e nelle campagne. Ci aspettiamo una presenza concreta ed operativa soprattutto nelle ore extra servizio ordinario: che ci portino lo scalpo dei reali artefici dei reati in materia ambientale, con sanzioni esemplari.

Se fate un giro in campagna nelle ore serali, si vedono circolare mezzi che trasportano scarti di demolizioni (guaine, eternit, cartongesso, etc) prodotti da imprese edilizie sommerse, scarti di ritagli di fabbrichette, trasporto di autoveicoli cannibalizzati e poi dati alle fiamme, furgoni pieni di frigoriferi e lavatrici consegnate ai nomadi, o altro materiale che, chi lavora in modo illecito, smaltisce in modo illecito.

Che ben vengano questi progetti e questi finanziamenti, ma i cittadini, ancora fiduciosi in un cambiamento, cercano risposte concrete, dei RED CARPET ne abbiamo le scatole piene!

Buon lavoro a tutti

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