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CAIVANO. La Premier Meloni unica a prendersi cura del territorio. La sua bravura è data dalla scarsità dell’opposizione.

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CAIVANO – In questa città nessuno ha più il diritto di protestare o di criticare. Classe politica e addetti ai lavori si sono giocati tutte le opportunità. Al netto di chi la pratica per mestiere essendo uno strumento che permette di accrescere la altrui libertà di pensiero garantita dalla Costituzione, consistente nell’esprimere il proprio giudizio (solitamente negativo) su alcuni fatti, la critica chi fa politica a Caivano se l’è giocata da tempo.

Il giornalista può, infatti, dopo aver riportato in modo asettico i fatti di cronaca, decide anche di giudicarli secondo la propria opinione; oppure di chi scrive recensioni, esprimendo il suo parere di specialista su una certa opera (un film, un libro, ecc.).

Insomma: il diritto di critica consiste nell’apprezzamento e nella valutazione di determinati fatti. Con la tutela del diritto di critica, l’ordinamento garantisce quell’aspetto della libertà di pensiero che più di ogni altro è funzionale alla dialettica democratica, essa è insita nel lavoro del cronista ed è per questo che si reputa necessario fare alcune riflessioni su quanto sta accadendo nel comune gialloverde.

Per l’ennesima volta a Caivano si è tenuta la solita passerella del governo meloniano coincidente con la giornata della legalità. Infatti il giorno dopo, sabato 24 maggio scorso, il partito della Premier a Caivano ha mostrato i muscoli con il convegno intitolato “Il coraggio di cambiare”. Giorgia Meloni ha pensato bene di inviare nella villetta “Falcone e Borsellino” tutti gli stati generali del proprio partito per rivendicare, in vista delle elezioni amministrative, tutto il lavoro fatto su Caivano.

Ora, tutto si può dire. Io sono stato il primo feroce critico verso il lavoro fatto e la sprecopoli inutile intentata su Caivano, al di là dell’onta apposta su un’intera popolazione dando il nome ad un Decreto Legge con lo stesso nome della nostra amata città, fuorché il partito della fiamma tricolore non meritasse di prendersi il proprio merito. Da critico super partes e indipendente devo registrare soprattutto una totale assenza di tutta l’opposizione dell’arco costituzionale italiano.

La classe politica di sinistra caivanese, colei che ha governato nell’ultima Amministrazione e che è stata sciolta per infiltrazione camorristica ha dimostrato tutta la sua enorme scarsità e il suo totale slegamento dai propri partiti di riferimento.

E mentre, sabato scorso, i sinistroidi caivanesi gridavano alla Meloni, a mo’ di bimbominkia sui social, il riconoscimento del genocidio palestinese – oddio lotta e pensiero legittimo e sacrosanto se viene fatto nel contesto giusto e da gente che ha già dimostrato di lottare in prima persona, per il bene del proprio territorio – io mi domandavo come mai, le Shlein, i Renzi, i Calenda, i Conte, i Bonelli e i Fratoianni non sono mai venuti a Caivano ad esprimere dissenso verso almeno uno dei provvedimenti del governo meloniano che ho dimostrato in questi due anni, essere totalmente inutili e dannosi per la nostra comunità? Come mai a Caivano c’è stata la totale assenza dell’opposizione a Giorgia Meloni?

Chi sono i referenti dei leader su menzionati su Caivano? Siamo sicuri che i referenti territoriali abbiano sani rapporti, o abbiano un qualsiasi tipo di rapporto con i propri leader di partito? E se la risposta è si, come mai non hanno fatto in modo che questi leader venissero a Caivano e facessero la propria parte in un dibattito pubblico e democratico? Come mai non hanno fatto in modo che la propria posizione di minoranza venisse, quanto meno, rispettata dai vertici del proprio partito?

Qual è la geografia politica a Caivano di questi partiti? Ve la spiego io! A sinistra abbiamo nel PD Mimmo Semplice che si vanta di appartenere alla componente Casillo-Topo e di conseguenza facilmente potrebbe arrivare a Stefano Bonaccini, mentre il segretario Franco Marzano vanta amicizie con il segretario provinciale Giuseppe Annunziata e il deputato Marco Sarracino in stretto contatto con la segretaria Elly Schlein. Antonio Daniele alias Donato ed Enzo Falco nei Verdi che vantano dirette amicizie tra i vertici del partito tra cui il Segretario regionale Luigi Esposito. il duo Mariella Donesi-Antonio Perrotta che dovrebbero rappresentare Fratoianni a Caivano. Raffaele Sirico che attraverso Giovanni Peluso amico stretto dell’attuale segretario di Italia Viva Armando Cesaro, con facilità possono arrivare a Matteo Renzi, lo stesso Antonio Angelino ex portavoce dell’europarlamentare Giosy Ferrandino e figlioccio di Lello Topo del PD. L’ex Consigliere comunale Luigi Esposito che dovrebbe essere l’arto allungato su Caivano di Carlo Calenda mentre per ultimo ma – a mio avviso il caso più grave – non per ultimo è il deputato Pasqualino Penza che al parlamento è seduto al fianco del suo leader ed ex Premier, colui che dovrebbe essere il capo dell’opposizione al Governo, l’on. Giuseppe Conte.

Quindi la domanda madre è: Sono i leader di partito a non interessarsi di Caivano o i loro riferimenti sul territorio sono così tanto scarsi da non lottare abbastanza per il proprio territorio o peggio ancora da non essere presi in considerazione dai propri vertici? Di questi personaggi menzionati che siedono nei banchi di Roma, a Caivano non si è vista manco l’ombra né al Parlamento si è mai registrata una mozione o un’interrogazione parlamentare che pendesse dalla parte dei cittadini caivanesi e contro qualsivoglia azione clientalare nepotista attuata dal Governo Meloni.

Quindi ben venga la Meloni. Oggi alla Premier non sento di accusarla più di nulla. Può prendersi tranquillamente Caivano e farne il proprio vessillo ai danni dell’immagine della comunità. Perché fino a prova contraria, è stata l’unica, con mezzi sbagliati o buoni, a prendersi cura di Caivano e dei caivanesi. L’evento di sabato scorso l’ha dimostrato così come lo hanno dimostrato le assenze ingiustificate dell’opposizione.

E in campagna elettorale, la sinistra non mi venisse a parlare di filiera politica perché a quel punto, dopo tutto il fallimento registrato con l’onta dello scioglimento e l’incapacità di far sentire la propria voce a livello istituzionale, sarebbe un’autentica presa in giro quella di vantare rapporti che nei fatti si è dimostrati di non possedere o di non servire affatto alla collettività. Sempre più “mala tempora currunt”.

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Caivano, Parco Verde: 41 condanne in Appello per il clan Sautto-Ciccarelli

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Il sistema criminale del Parco Verde regge anche in Appello.
Dopo la maxi-retata del 2022 e le pesanti condanne inflitte in primo grado, si è concluso nei giorni scorsi il processo di secondo grado nei confronti del clan Sautto-Ciccarelli, ritenuto responsabile della gestione capillare dello spaccio nel cuore di Caivano. La Corte d’Appello ha confermato la solidità dell’impianto accusatorio, pronunciando 41 condanne per un totale di oltre 330 anni di reclusione.

Nonostante le attenuazioni riconosciute a diversi imputati – tra patteggiamenti, benefici per la continuazione con altre sentenze e concessione delle attenuanti generiche – il verdetto certifica l’esistenza di un’organizzazione ben strutturata, in grado di gestire un flusso costante di sostanze stupefacenti: cobret, cocaina, crack, eroina, hashish e marijuana, smerciate non solo nel Parco Verde ma anche in diverse aree delle province di Napoli e Caserta. Centrale, come emerso nel corso delle indagini, anche il ruolo operativo delle donne.

Nel dettaglio, tra le condanne più significative:

  • Nicola Sautto, considerato vertice dell’organizzazione, ha visto la sua pena aumentata da 20 a 24 anni di reclusione;
  • Rosa Amato, condannata a 18 anni in continuazione;
  • Cristofaro Iuorio, 18 anni;
  • Pasquale Spatuzzi, 12 anni in continuazione;
  • Salvatore Spatuzzi, 14 anni e 8 mesi in continuazione;
  • Giulio e Vincenzo Angelino, confermate le condanne a 6 anni;
  • Sonia Brancaccio, 10 anni e 8 mesi (difesa dall’avv. Leopoldo Perone);
  • Antonio Cozzolino, 12 anni e 8 mesi (difeso dall’avv. Rocco Maria Spina);
  • Mariano Vasapollo, collaboratore di giustizia, ha ottenuto 14 anni in continuazione;
  • Vincenzo Iuorio, altro pentito, ha ricevuto 4 anni e 6 mesi;
  • Anna Sportiello, condannata a 2 anni e 8 mesi.

    Molti imputati hanno ottenuto riduzioni consistenti rispetto al primo grado, ma nessun colpo di spugna: la mappa del narcotraffico delineata dalla DDA resta pressoché intatta. La Corte ha disposto il deposito delle motivazioni entro 60 giorni.
  • L’indagine ha disvelato un sistema affaristico-criminale fortemente radicato nel territorio, capace di operare con efficienza imprenditoriale, reclutando giovani, donne e soggetti già condannati, pur di mantenere attive le piazze di spaccio. Un’organizzazione che, nonostante i colpi subiti, si dimostra ancora una minaccia concreta per il tessuto sociale dell’area nord di Napoli.

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Pizzo a imprenditori di Caivano, spunta una lista tramandata da clan a clan: arrestati due reggenti del clan Angelino

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Erano inseriti in una lista tramandata da clan a clan, gli imprenditori del Napoletano, precisamente di Caivano, risultati essere vittime di estorsioni per mano di due indagati, che hanno ricoperto il ruolo di reggenti nel clan, arrestati dai carabinieri per associazione a delinquere di tipo mafioso ed estorsione aggravata.

A scoprirlo sono stati i militari del nucleo investigativo di Castello di Cisterna, nell’ambito di indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia partenopea.

Dall’inchiesta sono emersi diversi episodi estorsivi ai danni di imprenditori di Caivano, dove i due avevano assunto ruoli apicali nell’ambito di un’organizzazione malavitosa.

Le misure cautelari in carcere sono state notificate a Giovanni Barra, detto “Giovanni o’ scucciato”, 39 anni, e a Roberto Alfio Maugeri, 33 anni, ritenuti stretti collaboratori del boss Antonio Angelino, detto “Tibiuccio”, che hanno assunto la guida dell’organizzazione camorristica nel periodo in cui il capo era irreperibile in quanto destinatario di un arresto.



(fonte: Ansa)

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CAIVANO. Cosa c’è ancora da capire? La vecchia classe dirigente continua a fallire!

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CAIVANO – Venerdì scorso si è registrato l’ennesimo fallimento della vecchia politica e non certo quello dello sprovveduto e ingenuo Pasqualino Penza, come qualcuno vorrebbe far credere. All’interno del Palazzo Capece si è consumato l’ennesimo boicottaggio, un’ulteriore strategia della vecchia classe dirigente che di farsi da parte e di non determinare successivi fallimenti proprio non ne vuole sapere. Ma cosa c’è ancora da capire per questi dinosauri della politica? Andiamo per gradi.

Dopo essere stato l’unico a fare ferma e convinta opposizione all’Amministrazione Enzo Falco, denunciando attraverso le pagine di Minformo tutto quanto poi scoperto all’indomani degli arresti dell’ottobre 2023, senza avere neanche l’appoggio dell’opposizione che fino ad ora si rivela silente, ignava ed omertosa, il sottoscritto si è ritrovato solo anche nel lottare contro i procurati allarmi basati su delle menzogne atroci per la nostra comunità e anche durante la lotta intrapresa sulle scelte scellerate adottate dal Governo Meloni, facendo risultare Caivano come il bancomat della fiamma tricolore senza che il modello tanto decantato avesse portato un benché minimo beneficio al territorio. Completamente isolato poi, nel vero senso della parola, quando sul territorio, inspiegabilmente, si è sparsa la voce di un’ipotetica velleità personale verso una candidatura a Sindaco di Caivano.

Premesso che la candidatura a Sindaco non la si impone ma caso mai la si porge come disponibilità in maniera del tutto autorevole, ancora una volta mi ritrovo a fare “scuola” su cose che da tempo propongo ma che il protagonismo della vecchia classe dirigente tenta di insabbiare e/o minimizzare.

Che io abbia avuto ragione su tutta la linea adottata dalla testata giornalistica che rappresento attraverso i miei editoriali a partire dal Febbraio 2022 quando redassi“L’Assessore Carmine Peluso con le mani nella marmellata” lo si è evinto poi con gli arresti e con tutto quanto si legge dai documenti redatti dalla DDA. Che io abbia avuto ragione sul fatto che il modello Caivano non poteva funzionare nella maniera in cui è stato pensato lo si desume anche dalle dichiarazioni del Commissario Ciciliano, colui che lo ha applicato in prima persona, affermando: “Le periferie sono un’anima viva pulsante delle comunità e non è che con la presenza di un commissario si trasformano anni di devastazione sociale in un paradiso terrestre”.

È da un anno e mezzo che attraverso i miei editoriali asserisco che il risanamento di Caivano doveva passare attraverso la bonifica sociale e l’abbattimento e ricostruzione con la redistribuzione di immobili su tutto il tessuto urbano dell’intero Parco Verde e solo alla fine, si poteva pensare a qualche infrastruttura sportiva. Invece no. La riqualifica o la costruzione degli impianti sportivi, ha permesso solo la fuoriuscita di moneta sonante – a prezzi gonfiati presi dal listino del genio civile – che è servita solo a riempire la tasca di imprenditori scelti autonomamente dal Commissario in deroga a qualsiasi norma civile, con la conseguenza che ad oggi di riqualificato abbiamo solo il Centro Delphinia, un teatro abbattuto e non ancora ricostruito e uno stadio fantasma.

Che io abbia avuto ragione, sempre in assenza di supporto da parte di qualsiasi parte politica o civile, sul fatto che la nostra comunità necessitava di un radicale rinnovamento della classe dirigente, lo dimostrano i numerosi tavoli politici saltati, appuntamenti falliti e incontri bilaterali andati a vuoto.

Cosa c’è ancora da capire? La vecchia classe dirigente, quella che ancora cerca di restare a galla boicottando, facendo saltare i tavoli e delegittimando tutto quello che di nuovo voglia nascere sul territorio, deve fare i conti col suo fallimento avvenuto già con la scorsa Amministrazione, deve guardarsi allo specchio e fare piena introspezione sul degrado in cui vive la comunità caivanese e non deve ostacolare, nella maniera più assoluta, la volontà della società civile di scendere in campo e di correre ai ripari prima che l’ente comunale collassi.

Da qualche parte ho letto un articolo di un collega che parlava di continuità amministrativa e di quanti di loro la rappresentino a pieno e con essa anche il pericolo di un terzo scioglimento per ingerenze criminali. Praticamente le stesse cose che ripeto da due anni oramai. Solo che il collega, molto vicino agli ambienti di “Caivano Conta”, in questo elenco risparmia il suo leader Antonio Angelino, dimenticandosi che lo stesso compare tra i tredici nomi indicati dalla Prefettura proprio come continuità amministrativa tra le due Amministrazioni sciolte per ingerenze camorristiche.

La Prefettura non fa differenze tra maggioranza e opposizione. Fare la distinzione tra maggioranza e opposizione fa parte di una narrazione fantasiosa messa su da chi si deve difendere a tutti i costi. La Prefettura sa a cosa servono le dimissioni di un Consigliere seduto tra i banchi della minoranza. Le dimissioni di Antonio Angelino certo non possono essere vendute per quelle di un consigliere che accortisi delle ingerenze criminali poi si va a dimettere, anche perché dopo non sono seguite né dichiarazioni che avessero fatto credere questo né tanto meno sono seguite denunce in tal senso da parte del’ex Consigliere. Se poi a tutto questo aggiungiamo il silenzio triennale del leader di Caivano Conta, credo proprio che ad oggi non si possa proprio parlare di lotta antimafia perpetrata tra i banchi dell’opposizione. Pertanto farebbero bene i giovani di “Caivano Conta”, data la loro estrema potenzialità di cambiare totalmente la nomenclatura della classe dirigente, a scegliere una coalizione che possa rinnovare la classe dirigente e che possa scegliere un leader autorevole, impavido, credibile, lungimirante e militante.

Così come non si spiegano le scelte fatte finora dall’On. Pasqualino Penza di confrontarsi a tutti i costi con la vecchia classe dirigente, con marpioni della caratura di Raffaele Sirico e Franco Marzano per non parlare degli altri prenditori della politica che hanno pensato bene di boicottarlo.

Il Movimento 5 Stelle, insieme a “Caivano Conta” è uno dei pochi gruppi politici sul territorio che potrebbe mettere su una lista di nomi nuovi da offrire a quel rinnovamento tanto agognato dalla popolazione caivanese, eppure entrambi i gruppi continuano ad impantanarsi, forse per sudditanza psicologica, dietro al nulla cosmico rappresentato dalla fallimentare vecchia classe dirigente.

I vecchi hanno tentato in tutte le salse una loro riproposizione. Come hanno tentato di fare capolino, il popolo del web si è ribellato. Perfino la posizione del vicesegretario Iuri Bervicato, che non apre ancora ad un totale rinnovamento, appare in contrasto con i movimenti del suo segretario, al punto tale da non far prendere piena credibilità al proprio progetto basato su un cambiamento tanto pubblicizzato ma poco praticato.

Tutti gli altri, invece, aspettando i movimenti e i diktat dei soliti noti restano incastrati in un limbo. Mancano due mesi alla presentazione delle liste, se non consideriamo il mese di Agosto, ed è giunta l’ora del coraggio. Chi ha la possibilità di creare liste con una nuova nomenclatura si faccia promotore di un tavolo del rinnovamento e vediamo chi ha il coraggio di sedersi a quel tavolo. Solo così si può realmente occupare uno spazio importante nel panorama politico caivanese, solo così si possono andare a catturare i voti persi e lasciati per strada dalla vecchia politica. Solo così Caivano potrà cambiare e forse dopo, solo dopo, avrete il coraggio di darmi ragione. Forse.

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