CAIVANO – Due sono le cose: o Mantovano mente sapendo di mentire oppure è ignorante, nel senso che ignora la realtà caivanese. La conferenza stampa del sottosegretario di Stato al Consiglio dei Ministri di stamattina è stata una vera e propria pantomima. Doveva illustrare il piano di riqualifica del Parco Verde attraverso il partenariato pubblico-privato e invece si è lasciato andare ad affermazione piccate verso chi da sempre lotta solo ed esclusivamente affinché alla cittadinanza caivanese venga dato il meglio e non solo chiacchiere atte a costruire un vero sacco della città.
Il sottosegretario Mantovano ha osato addirittura etichettare con il termine “gufi” quelli che durante l’attuazione del “modello Caivano” facevano emergere tutte le lacune, le bugie e i danni etici e morali che lo stesso apportava ad una comunità di persone perbene.
Ha cominciato la sua conferenza stampa riportando una serie di notizie totalmente falsate ma al contempo sensazionalistiche ai fini della solita propaganda clerico-fascista di questo governo. Caro Mantovano, io non so chi le scrive quel foglietto che aveva davanti né chi le ha riportato quei dati/risultati totalmente menzogneri. Le voglio ricordare che l’ultima piazza di spaccio proprio nelle vicinanze della Chiesa San Paolo Apostolo è stata disarticolata proprio ieri sera dalla Compagnia di Caivano dei Carabinieri, segno tangibile questo che al Parco Verde il problema narcotraffico non è stato debellato del tutto.
Inoltre, le vorrei sempre ricordare che la riqualificazione del centro Delphinia non doveva essere quella di mettere su un centro sportivo e basta ma doveva avere anche il secondo ruolo di concorrenza alla camorra, in quanto doveva diventare luogo di ritrovo per bambini e adoloscenti meno abbienti del Parco Verde. Invece così non è. Al centro Delphinia dei ragazzi che hanno aderito al Progetto “Alzati” messo su dal Comune di Caivano solo all’indomani delle remostranze dei cosiddetti “gufi” come li ha apostrofati lei – progetto tra l’altro scaduto e non si sa se viene riproposto – solo 14 bambini erano del Parco Verde.
Il resto dei bambini caivanesi se vogliono praticare sport, impegnare i propri pomeriggi e sottrarsi al pericolo della manovalanza della camorra, devono pagare. E in una zona degradata – come l’ha chiamata lei quando ha tenuto a fare la differenza tra Caivano e Afragola e anche qui mi soffermerò dopo – non tutti i bambini in pericolo di essere ingaggiati dalla criminalità possono permettersi una retta mensile per fare sport.
Inoltre, mio caro sottosegretario, lei deve sapere – questo non gliel’hanno scritto sul foglietto – che al Centro Delphinia i bambini del Progetto Alzati potevano praticare gratis solo tre discipline su 43 ed erano Pugilato, Judo e karate. Non proprio sport storici e vocativi del posto. E c’è dell’altro. All’interno del Centro Delphinia non si praticano tennis, calcio, pallavolo, basket e padel perché alle associazioni sul territorio, che lei tanto ha tenuto a specificare che questo governo ha cercato di tutelare non abbassando i prezzi delle rette e dei fitti campo, non hanno avuto la possibilità di praticarvi le loro attività.
Queste migliaia di giovani che praticano il Centro Delphinia le ha viste solo lei e chi le ha redatto il foglietto che aveva davanti. Lei ha palesato un’enorme lacuna sulla conoscenza del territorio quando alla domanda di un collega su cosa stia facendo il governo dal punto di vista omeopatico, per arginare il problema della violenza giovanile e del femminicidio riferendosi alla morte della piccola Martina, ignaro delle problematiche comuni a tutta l’area a nord della Città Metropolitana di Napoli se non a tutto il Sud Italia, ha tenuto ad evidenziare come Caivano è terra di lanci di bambini dai balconi e di stupri sui minorenni – così ha detto – mentre ad Afragola si può parlare di caso sporadico, dimenticando o volendo dimenticare che la vicina città è la casa di uno dei clan camorristici più efferati che abbiamo in Campania, che presenta un agglomerato di povertà grande il doppio del Parco Verde, dove il settore immobiliaristico è egemonizzato dalla camorra e che fino a poco tempo fa si facevano deflagrare ordigni come fuochi a Natale. Ma con una sola differenza: ha un’Amministrazione filogovernativa e un parroco comunista.
Per quanto riguarda, invece, la riqualificazione del Parco Verde, da non conoscitori del territorio, posso garantire, senza tema di smentita, ma mi riservo per ulteriori critiche quando vedrò il progetto, che siete totalmente fuori strada.
Quelle case sono fatte di prefabbricato amianto e cemento, erano state costruite come alloggi temporanei e hanno superato di gran lunga la loro soglia di agibilità. Quel parco è nato su una palude, le fondamenta sono costantemente allagate di acqua sorgiva e i bulloni che mantengono insieme le lastre di cemento totalmente infradiciati e arrugginiti. Qui, da anni, si teme il crollo con conseguente morte collettiva, ma cosa volete riqualificare? L’unica riqualificazione giusta da fare è l’abbattimento e ricostruzione, e non credo che con 130 milioni di euro e tre anni e mezzo di tempo si possa terminare il vero risanamento del Parco Verde.
Per questo la invito ad essere meno sicuro di sé, soprattutto sulle cose e sulla gente che non conosce e al posto di chiamarli “gufi” farebbe molto meglio il suo lavoro se li chiamasse “antenne” o addirittura “consigliori”. E farebbe più bella figura se la prossima volta venisse a Caivano a illustrare fatti concreti, come li ho illustrati io in questo editoriale e in quelli di sempre, piuttosto che venire a fare il testimonial della propaganda meloniana.