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Cronaca

Saviano, scoppia l’incendio in casa: morto 55enne, salvi la mamma 87enne e il fratello maggiore

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L’hanno trovato a terra, sul pavimento del bagno, soffocato dal fumo dell’incendio che si è sviluppato proprio nella sua stanza. L’anziana mamma è stata messa in salvo dal fratello maggiore, ma per Carmine Napolitano, 55 anni ed una patologia psico motoria non c’è stato nulla fare: il fumo asfissiante e le alte temperature hanno impedito ogni tentativo di strapparlo alla morte.

In quella casa a due piani di corso Europa a Saviano (Na), Carmine viveva insieme con i genitori ed il fratello Felice che si prendeva costantemente cura di lui. Quando si è sviluppato il rogo, in casa, oltre alla vittima, c’erano solo la madre di 87 anni ed il fratello. Il papà, infatti, si trova in ospedale da qualche giorno.

L’episodio si è verificato intorno alle 7 di questa mattina ed è stata proprio la nuvola di fumo nero a far accorrere in pochi minuti i militari dell’Arma sul posto. L’ipotesi è che le fiamme possano essere divampate per un sovraccarico di energia all’interno della camera da letto di Carmine, pienissima di oggetti accumulati nel corso del tempo. In ogni caso non si esclude nessuna pista: a dare un contributo alla lettura del caso saranno sicuramente l’autopsia che sarà effettuata sul corpo dell’uomo e la relazione dei Vigili del Fuoco presenti nella casa che da questa mattina è stata posta sotto sequestro. 

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Cronaca

Spari tra la folla davanti al bar: gambizzato un 25enne

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Momenti di terrore nella serata di ieri, giovedì 19 giugno, a Scafati, nella provincia di Salerno: un giovane di 25 anni è stato gambizzato, ferito da colpi di pistola alle gambe tra la folla, mentre si trovava all’esterno di un bar in via Martiri d’Ungheria.

Soccorso dal 118, il giovane – già noto alle forze dell’ordine – è stato trasportato al Pronto Soccorso dell’ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia, nella provincia di Napoli, dove è ricoverato: da quanto si apprende, il 25enne non sarebbe in pericolo di vita.

Sulla vicenda indagano i carabinieri che, giunti sul posto, hanno effettuato i rilievi del caso per ricostruire i contorni dietro il raid e identificare il responsabile, o i responsabili.

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Cronaca

Danneggiata la statua di Giògio Cutolo in piazza Municipio a Napoli

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Il monumento posizionato in piazza Municipio a Napoli per ricordare Giovanbattista Cutolo, il ragazzo ucciso in quella zona a colpi di arma da fuoco a soli 24 anni, è stata inaugurata a marzo e seriamente danneggiata a maggio: «Proprio il giorno della mia denuncia sulle videochiamate effettuate dal carcere dal killer di Giogiò», sottolinea la mamma del musicista assassinato nell’agosto del 2023, Daniela Di Maggio.

Da due mesi la targa che raffigurava Giogiò mentre suona il corno è rotta e sistemata momentaneamente con dello scotch.

«I ragazzi che si occupano di pulirla la trovarono a terra, rotta e danneggiata anche nell’effige». Daniela racconta di avere presentato denuncia: «Gli inquirenti mi hanno detto che poteva trattarsi anche di qualche soggetto che, manovrando un monopattino, l’avrebbe potuta rompere. Per me invece siamo di fronte ad un nuovo oltraggio a mio figlio».

Per questo la donna annuncia che provvederà a sostituire le parti rotte: «Perché questa gente non può averla vinta».

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Capua

17enne ucciso nel Casertano: c’è un sospettato

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Ci sarebbe un sospettato per l’omicidio del 17enne gambiano, avvenuto ieri pomeriggio nel ristorante della Masseria Adinolfi di Sant’Angelo in Formis, frazione di Capua: è un altro straniero, un bengalese, che pare lavorasse già da tempo nella struttura, e che avrebbe litigato con la vittima, colpendolo poi più volte al corpo.
I sostituti della Procura di Santa Maria Capua Vetere Mariangela Condello e Gionata Fiore, coordinati dal procuratore Pierpaolo Bruni, hanno aperto un fascicolo per omicidio volontario, ma mantengono, con i carabinieri della Compagnia di Capua delegati alle indagini, il riserbo sugli accertamenti in corso, anche perché il quadro non è stato ancora ricostruito con chiarezza.

Di certo c’è che il lavoratore bengalese e la vittima hanno litigato; la stessa proprietaria della struttura, sentita dagli inquirenti, avrebbe infatti confermato di aver visto il primo brandire un’arma, probabilmente delle forbici, senza però vederlo colpire il gambiano.

Anche il presunto aggressore avrebbe reso delle dichiarazioni, dicendo di aver litigato con il 17enne ma di essere poi svenuto, e di non ricordare dunque nulla.
Sembra inoltre che subito dopo il fatto sia stato chiamato il 118, mentre i carabinieri sono arrivati in un secondo momento, trovando una scena del delitto in cui gli elementi di prova non emergevano con nitidezza; la forbice, che potrebbe essere l’arma del delitto, è stata rinvenuta ma sembra senza impronte. Si tratta di particolari che si apprendono da fonti investigative, che non cristallizzano dunque un quadro chiaro, e che potrebbero anche essere confutati nel prosieguo degli accertamenti.

Importanti saranno anche i riscontri sulla condizione lavorativa della vittima e del presunto aggressore. In particolare la vittima pare lavorasse a giornata e comunque da pochi giorni; sono in corso accertamenti anche sulla presenza di eventuali contratti part-time fatti al 17enne. La famiglia Adinolfi ha dato incarico all’avvocato Mauro Iodice di rappresentarla.

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